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Fisac Cgil Toscana
Numero 11
Novembre 2016
EDITORIALE
Il corso, Comunicare con Efficacia
a cura della Fisac Cgil Toscana
www.fisac-cgil.it/toscana
Qui tutti i numeri di fisac
sostiene
A 4 giorni dal referendum
di Chiara Rossi. Quanto è cambiata la professione del giornalista? E quanto in conseguenza di ciò è cambiato il rapporto che il sindacato ha con i media? Ce ne hanno parlato il 17 novembre a Villa Cesi- Impuneta Nazzareno Bisogni (responsabile ufficio...
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BANCHERENDUM?
di Daniele Quiriconi
4 giorni al voto e a reti unificate un impressionante bombardamento di notizie riferite al rischio di fine del mondo in caso di vittoria del NO sta inondando le case e la vita degli italiani. Se tuttavia, in vista del giudizio universale la metà degli italiani rimarrà....
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TRIBUNA APERTA
Le Alte Professionalità
nella crisi
Era prevedibile e sta purtroppo accadendo: l’approssimarsi del voto del 4 Dicembre e la conclusione di una campagna elettorale nella quale si è annunciata in caso di vittoria del NO “la fine della storia” ci fa assistere a strumentalizzazioni e speculazioni di ogni sorta. La sortita del Financial Times ispirata anche dal dopo Brexit e dal futuro negoziato con la UE, quindi tutt’altro che neutra, ripresa dai più importanti media italiani, é solo l’ultimo capitolo, per ora, di questa saga. Annunciare rischi per 8 banche e addirittura non solo la sopravvivenza di MPS, le banche Venete, Etruria, tutte al centro di differenti situazioni ampiamente note ma addirittura il buon esito della ricapitalizzazione di Unicredit nel 2017, é inaccettabile, soprattutto collegandole ad un voto referendario. Le puntualizzazioni di forma di ieri del Ministro Padoan non bastano. Il Governo, le autorità di vigilanza, le forze politiche, anche le Istituzioni locali, per quello che la Toscana rappresenta in questa vicenda, smentiscano ipotesi catastrofiste, garantiscano su una fisiologica gestione del post voto nell’interesse nazionale e del paese che non è di questo o quello schieramento.
Dalida Angelini S. G. CGIL Toscana - Daniele Quiriconi S. G. FISAC CGIL Toscana
Qui Banco Popolare
di Paolo Cecchi
Annualmente, lo stato italiano finanzia sul mercato il proprio debito pubblico emettendo titoli ad un tasso di interesse determinato dal mercato finanziario, con obbligo di rimborso a scadenza. Uno degli indicatori più usati per valutare il debito italiano è lo “spread con… Leggi tutto.
di Andrea Giuntoli*. La Fisac Cgil Toscana ha recentemente deciso di istituire un organismo di “coordinamento quadri direttivi” come luogo di elaborazione, analisi e proposta sulle tematiche specifiche. ...
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Hedge Fund
di Andrea Monti. La trattativa sul Piano Strategico del Gruppo Banco Popolare BPM entra nel vivo. Il tempo delle schermaglie, per conoscersi, prendersi le misure, stabilire modalità di confronto sembra essere esaurito. La storia di due importanti banche del mondo Popolare, sostanziosa, diversa ed ugualmente ricca si riversa sui tavoli sindacali e sfocia in un pacchetto organico di richieste… Leggi tutto
di Alfonso Botta. La fase attuale dell’attività sindacale in Unicredit è segnata e condizionata dall’attesa del nuovo Piano Industriale che verrà presentato dai vertici aziendali ai mercati e alle OOSS il prossimo 13 dicembre. Immediatamente dopo partirà la procedura di confronto della durata di cinquanta giorni prevista dal CCNL... Leggi tutto
Fuori dalla campagna referendaria le strumentalizzazioni sulle banche
Fisac Graffiti - di Alessio Atrei
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Banco Popolare: la situazione di Andrea Monti
La trattativa sul Piano Strategico del Gruppo Banco Popolare BPM entra nel vivo. Il tempo delle schermaglie, per conoscersi, prendersi le misure, stabilire modalità di confronto sembra essere esaurito.
La storia di due importanti banche del mondo Popolare, sostanziosa, diversa ed ugualmente ricca si riversa sui tavoli sindacali e sfocia in un pacchetto organico di richieste che, tutte insieme, disegnano i valori che per le OO.SS. dovranno distinguere il nuovo Gruppo.
Proponendo garanzie occupazionali, tutela delle strutture di back office decentrate, spostamento del lavoro e non dei lavoratori, attenzione ai livelli occupazionali, attenzione ai territori, famiglie e PMI, forme di partecipazione dei dipendenti alla gestione aziendale, formazione e riqualificazione, regole chiare di mobilità territoriale e professionale, riconoscimento della contrattazione di secondo livello oggi applicata, attenzione ai più deboli in ogni tipo di scelta gestionale, l’attenzione un alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la ricerca costante della volontarietà in ogni passaggio gestionale, un sistema di relazioni sindacali stabile, articolato e partecipato, non si sono infatti volute soltanto fare una serie di richieste “alte”, ma determinare un insieme inscindibile di princìpi che dovranno caratterizzare la vita interna ed i rapporti verso l’esterno del nuovo Gruppo, in ottemperanza ma anche ben oltre lo Statuto che l’Azienda si è data.
Accanto a questo si propone la gestione dei 1800 esuberi con l’utilizzo di strumenti esclusivamente volontari, in alcuni casi incentivati e di assoluto gradimento da parte dei lavoratori quali: esodo volontario per chi in possesso dei requisiti AGO, accesso al Fondo di Solidarietà per chi matura i requisiti entro il 2022, giornate di sospensione lavorativa, periodi di congedo, valorizzazione del part time.
Anche la storia però costituisce un pacchetto unico dal quale non si pesca solo ciò che si desidera e così, in questi giorni, insieme ai valori popolari ha fatto irruzione sul tavolo sindacale l’attenzione dedicata alla stampa a presunte irregolarità statutarie nella procedura informativa e decisionale riguardante la fusione da una parte, e presunte valutazioni ottimistiche della qualità del credito dall’altra.
Il livello di dettaglio riportato dalla stampa sui passaggi interni alle Aziende, il richiamo forte ad un problema che esiste – la qualità del credito – la determinazione del quale è un problema per tutto il sistema creditizio, ci parlano sostanzialmente di persone che a quei processi hanno probabilmente partecipato, che a questa fusione forse si sono opposti, per quali probabilmente l’istinto viscerale di attaccamento alla “cadrega” per dirlo alla milanese, supera di gran lunga il senso di responsabilità e magari anche l’onestà intellettuale.
Nel dare una risposta complessiva al Sindacato l’Azienda dovrà quindi considerare un quadro complicato, che spazia dai precisi impegni pre-fusione sottoscritti nei due ex Gruppi, agli attacchi speculativi sui due titoli azionari, al quadro di incertezze fomentato probabilmente da qualche escluso, ad un conto economico al momento insoddisfacente.
Si tratta sicuramente di un quadro delicato nel quale a nostro avviso serve fare fronte comune e cementare tutti i lavoratori del nuovo Gruppo in un insieme equilibrato di valori capaci di infondere sicurezza, determinazione e serenità.
FisacSostiene
di Alessio Atrei
A 4 giorni dal referendum
di Daniele Quiriconi
4 giorni al voto e a reti unificate un impressionante bombardamento di notizie riferite al rischio di fine del mondo in caso di vittoria del NO sta inondando le case e la vita degli italiani.
Se tuttavia, in vista del giudizio universale la metà degli italiani rimarrà a casa si porrà un primo problema democratico; “settimana decisiva per il futuro dell’Italia” l’incipit di tutte le ultime “e news” di Matteo Renzi e in generale i toni apocalittici di tutti i poteri forti europei; come sempre abbiamo detto, confermando la nostra propensione e l’invito a votare NO, ci sarà anche il 5 Dicembre, qualunque sia l’esito del voto.
Tuttavia l’irresponsabilità di legare le proprie sorti politiche, alle fondamenta democratiche del paese con questo referendum è l’eredità più pesante che il renzismo lascia all’Italia. Anche se il quadro politico dovesse restare immutato.
La spregiudicatezza irresponsabile con la quale si evoca la distruzione di futuro in caso di prevalenza del NO, evocare la “fine della storia”, una sorta di anno zero, non è degna della tradizione democratica e progressista del paese.
Legare poi il destino delle banche al referendum, come scriveva l’Espresso il 27 Novembre è un patetico imbroglio.
Gravido di rischi come camminare sul filo senza rete. Esistesse un tribunale della storia, che in realtà dovrebbe riunirsi per cose più serie, ci sarebbe lavoro per i Pubblici Ministeri. Con giudizi severi da irrogare anche agli ignavi e ai tanti critici silenti.
Hedge Fund
di Paolo Cecchi
Molti osservatori finanziari nonché istituzioni segnalano una crescita delle fluttuazioni, specie al ribasso, dei titoli borsistici con l'avvicinarsi dell'appuntamento referendario.
Protagonisti di questa 'volatilità azionaria' sembrerebbero essere i fondi speculativi ... Ebbene, gli hedge found, o fondi speculativi nell'accezione italiana, sono fondi comuni di investimento privato che, a differenza di quanto dice il nome, utilizzano tecniche e strategie di copertura finanziaria per ridurre la perdita dei portafogli, al fine di gestire al meglio il patrimonio riducendo il rischio di mercato.
Gli Hedge Funds possono investire i capitali dove preferiscono e acquistare titoli senza nessun tipo di limitazioni, dalle azioni, alle obbligazioni fino ai derivati, come futures e opzioni.
In virtù del fatto di poter vendere allo ‘scoperto' (cioè vendere un bene che non si possiede nella speranza che il prezzo scenda e si possa riacquistarlo in futuro a un prezzo più basso), i fondi speculativi non solo possono tutelarsi da un calo dei mercati, ma addirittura guadagnare, in quanto se un gestore è bravo, riesce a sfruttare una fase negativa del mercato rovesciando le posizioni rialziste in ribassiste.
Appartiene a questa categoria di fondi il Quantum di G. Soros, celebre per il fatto che nel 1992 speculò contro la Lira spingendo fuori la nostra valuta dallo SME e obbligando la Banca d'Italia a svalutare del 7%. Altrettanto famoso il Fondo Algebris, fondato anche da D. Serra, che ha raggiunto performance ragguardevoli anche attraverso la gestione ed il recupero di crediti in sofferenza acquisiti dalle banche.
Comunicare con efficacia
di Chiara Rossi
Quanto è cambiata la professione del giornalista? E quanto in conseguenza di ciò è cambiato il rapporto che il sindacato ha con i media? Ce ne hanno parlato il 17 novembre a Villa Cesi- Impuneta Nazzareno Bisogni (responsabile ufficio stampa CGIL) in occasione del primo modulo del percorso formativo “Comunicare con efficacia” organizzato dalla Fisac Toscana.
Il percorso nel suo complesso è stato progettato con l'obiettivo di migliorare l'impatto delle dichiarazioni pubbliche (comunicati stampa, interviste sia su carta stampata che su media on line o radio TV) al fine di promuovere e diffondere le iniziative e le azioni sindacali della Fisac.
E' infatti, in questo momento di profonde ristrutturazione aziendali, strategico rinforzare il ruolo dei quadri sindacali fornendo loro competenze sulle modalità di comunicazione con l'esterno anche attraverso l'ausilio dei social. Il primo modulo del percorso ha affrontato il canale comunicativo del “Comunicato stampa”.
Nel corso della mattina è stato approfondito il tema attraverso una panoramica, a cura di Nazzareno Bisogni e Marzio Fatucchi, tesa a illustrare il contesto di precarietà nel quale lavorano la maggior parte dei giornalisti e gli effetti che tale precarietà produce in termini di competenze e tempi di approfondimento.
E' stato affrontato più nello specifico poi l'oggetto del corso; il comunicato stampa: la tipologia di diffusione, la modalità più efficace per scriverlo e darne risalto.
La giornata si è conclusa con un'esercitazione pratica di scrittura di un comunicato stampa, curata da Tommaso Galgani (ufficio stampa Cgil Toscana) su argomenti di interesse settoriale e più generale.
A febbraio il II modulo del corso tratterà l'intervista video, le criticità e le possibilità che questa forma di comunicazione ci apre, come affrontarle nel modo migliore.
Unicredit: lo stato delle trattive
di Alfonso Botta
La fase attuale dell’attività sindacale in Unicredit è segnata e condizionata dall’attesa del nuovo Piano Industriale che verrà presentato dai vertici aziendali ai mercati e alle OOSS il prossimo 13 dicembre. Immediatamente dopo partirà la procedura di confronto della durata di cinquanta giorni prevista dal CCNL.
Per quanto riguarda il sindacato, al fine di evitare la politica dei due tempi, oltre al confronto sulle ricadute del Piano questa della procedura dovrebbe essere la sede per la definizione di alcune materie ancora sospese agli attuali tavoli di confronto, primo fra tutti gli inquadramenti e alcuni importanti aspetti di welfare. Sarà da definire, inoltre, il premio aziendale da corrispondere il prossimo anno.
La ricostituzione dei requisiti di capitale, come evidenziato dagli ultimi stress test del luglio scorso, è la prima delle questioni che il nuovo Piano dovrà definire. Ad oggi non è dato sapere quant’è il fabbisogno di capitale che oscilla, nelle notizie della stampa, dai quattro ai quattordici miliardi.
Quel che è certo è che questa definizione condiziona il difficile equilibrio tra le Fondazioni e i grandi fondi di investimento. Per questa ragione sono in corso vendite eccellenti del patrimonio aziendale.
Le vendite dei “gioielli di famiglia”, in quanto fonti di redditività aziendale, non possono che preoccuparci. Le altre questioni riguarderanno la sistemazioni degli NPL, problema purtroppo tipico del settore, e gli obiettivi di redditività rispetto ai quali avanza con forza la frontiera della digitalizzazione con le pesanti conseguenze che potrebbe avere sulla struttura organizzativa.
Su questo tema valuteremo con particolare attenzione sia perché i precedenti Piani non hanno mai raggiunto gli obiettivi prefissati, ma anche perché, a quanto è dato di capire, a questo aspetto seguirà una modifica sostanziale del modello distributivo attualmente in vigore.
Infine in tema costi l’AD Mustier non ha escluso ulteriori interventi rispetto agli attuali massicci piani di uscita del Personale, mentre dovrebbero proseguire le chiusure di sportelli sia per effetto delle forme alternative di commercializzazione che per la diminuzione di Personale.
C’è attesa quindi, ma l’attività negoziale non è ferma. In questi mesi il confronto con l’azienda si è tenuto su due direttrici. Da una parte abbiamo la conclusione dei temi dell’Accordo 8/10/15 dove fu individuata una sorta di “road map” in base alla quale si sarebbero dovuti concludere entro il 30 giugno una serie di accordi.
Ad oggi sono stati definite intese su formazione on line, pressioni commerciali, tutela superstiti, fondi previdenziali interni, agevolazioni creditizie ai dipendenti e nuovi modelli di famiglia, esodi dirigenti
Restano aperti, e siamo al confronto di questi giorni, temi importanti quali inquadramenti per il quale si è aperto il confronto, ma rimane tra le materie da chiudere nell’ambito della procedura Piano Industriale.
Dopo sei anni in carenza di accordo, la definizione degli inquadramenti rimane l’obiettivo principale dell’attività negoziale.
Sono in fase di definizione anche modifiche statutarie di Unica (la cassa malattie) e, in tema previdenza, il confronto sulla omogeneizzazione dei Fondi prosegue.
Dopo l’accordo sui Fondi interni a capitalizzazione collettiva si sta discutendo dei fondi esterni a capitalizzazione individuale.
Si sono poi svolti in questi giorni i primi confronti territoriali sulle pressioni commerciali. Questi confronti, valutati positivamente da tutte le delegazioni territoriali, sono l’attuazione di quanto previsto dall’Accordo sulle pressioni commerciali.
E’ in corso la trattativa in Ubis (società di servizi e IT) relativamente alla cessione del settore Cards (ca 400 addetti) a SIA per la quale sosteniamo garanzie occupazionali, tutele economiche e professionali.
Per Ubis si tratta della quarta cessione che il Gruppo attua in ordine di tempo e per le quali abbiamo continuamente ribadito la nostra contrarietà. Per una di esse HP-Esssc poiché è evidente il fallimento palese della natura industriale prevista all’epoca della vendita abbiamo richiesto il rientro nel Gruppo.
Alte Professionalità nella crisi
di Andrea Giuntoli Consulta Quadri Fisac Cgil ToscanaMps Toscana Nord
La Fisac Cgil Toscana ha recentemente deciso di istituire un organismo di “coordinamento quadri direttivi” come luogo di elaborazione, analisi e proposta sulle tematiche specifiche che interessano questa categoria professionale del sistema bancario.
Questa iniziativa rappresenta senza dubbio un elemento di novità nel sistema della rappresentanza sindacale toscana di categoria e interpreta l’esigenza di una maggiore attenzione e sensibilità del sindacato sui problemi che affliggono l’area quadri alla luce dei grandi cambiamenti che sono intervenuti nel sistema negli ultimi anni e soprattutto in vista dei nuovi processi di riorganizzazione che le banche stanno varando per razionalizzare ulteriemente i costi operativi e liberare maggiori energie sul comparto commerciale alla ricerca di aumenti sempre più significativi dei ricavi da commissioni. Ormai da un decennio chi lavora nel settore bancario sta affrontando un percorso che ha visto gli istituti modificare la struttura dei ricavi in ragione dei cambiamenti macro delle politiche monetarie e economiche in un contesto progressivo dove si sono ridotti notevolmente i margini finanziari e di conseguenze sono aumentati quelli sui sevizi ovvero le commissioni su prodotti offerti alla clientela.
Questi processi già in corso da anni e destinati a rafforzarsi nel futuro, hanno radicalmente modificato le condizioni di lavoro dei dipendenti o perlomeno di una gran parte di essi, e hanno comportato un sostanziale cambiamento anche del ruolo del quadro direttivo nelle diverse articolazioni in cui può declinarsi all’interno dell’organigramma dei singoli istituti.
E’ bene infatti puntualizzare che all’interno dell’area quadri possono essere individuati diversi ruoli e responsabilità, dal titolare di Filiale o centro specialistico, al responsabile di servizio, al gestore professionale e via dicendo; senza voler entrare nelle problematiche dei singoli ruoli che evidentemente hanno diverse specificità potremmo riassumere i problemi di fondo che sta vivendo la categoria dei quadri asserendo senza ombra di smentita che alla luce dei cambiamenti storici di cui sopra, sono peggiorate le condizioni di lavoro in ordine alla valorizzazione delle professionalità, ai carichi di lavoro, all’aggravio di responsabilità gestionali e operative alla gestione delle pressioni commerciali, il tutto in un contesto in cui i salari si sono impoveriti e gli incentivi in molti casi tolti e/o notevolmente ridotti.
Naturalmente questo quadro di peggioramento delle condizioni di lavoro non riguarda solo i quadri ma per altri aspetti anche tutto il sistema delle aree professionali che storicamente hanno comunque trovato più ascolto e tutela da parte delle grandi organizzazioni sindacali di categoria.
L’elemento interessante dell’iniziativa della Fisac regionale sta proprio nel tentativo di coniugare in modo innovativo un’analisi più approfondita delle criticità che stanno vivendo i quadri direttivi con le problematiche delle aree professionali al fine di avere una visione più ampia e approfondita della condizione dei lavoratori e poter elaborare in sede di proposta e contrattazione proposte ancora più puntuali e esaustive con la finalità di tutelare al meglio le prerogative degli iscritti e di tutti i colleghi.
In questo senso un’ organismo di coordinamento quadri regionale, come organo consultivo degli organismi statutari, può assumere un ruolo di importanza “politica” sia per i tanti colleghi quadri che cercano e sperano di trovare più rappresentanza delle loro ragioni , sia per il sistema in generale che può leggere questa iniziativa in Toscana come un primo passo per dare maggiore peso sindacale a un’area strategica negli organigrammi degli istituti bancari, sperando di stimolare le altre organizzazioni sindacali a fare altrettanto e di dare un segnale alle controparti che molto spesso si approfittano di una situazione di sotto-rappresentanza di questa categoria per mettere in atto azioni distorsive degli istituti contrattuali e dei relativi accordi integrativi.