Cercasi Europa
Spazio Aperto: RSI e accordo su pressioni comerciali i possibili sviluppi
È appena uscita La Newsletter  Fisac Cgil Toscana  Numero 16 Marzo 2017
Continua la riorganizzazione del credito cooperativo
di Daniele Quiriconi - Il 3 Aprile all'Istituto degli Innocenti di Firenze " CERCASI EUROPA" un incontro di riflessione sulla crisi bancaria, politica, economica e sociale del continente promossa da Fisac e Cgil Toscana in collaborazione con la Fondazione F. Ebert. Con sindacalisti, economisti, parlamentari, rappresentanti delle Istituzioni ed esperti di differenti paesi. La crisi bancaria e finanziaria, le differenti misure intraprese nei diversi paesi, le connessioni con la crisi produttiva in Italia e in Europa, i rinascenti nazionalismi, saranno al centro di un ' intera giornata di discussione. L' obiettivo sarà far emergere il ritardo con il quale le autorità di vigilanza e controllo e quelle politiche si sono accorte della situazione delle banche tra crediti deteriorati, derivati, bilanci fasulli... Leggi tutto
A Firenze la Fisac Costruisce il Futuro con le Alte PRofessionalità
La lotta paga. Dopo i decreti su voucher e appalti
di Roberto Errico
Monte dei Paschi: le preoccupazioni del direttivo riunito a Siena
a cura della Fisac Cgil Toscana www.fisac-cgil.it/toscana
Un vecchio slogan evergreen. Mobilitazioni massicce, una faticosa campagna di raccolta firme che ha impegnato tutta l'organizzazione e le sue categorie con 3,3 milioni di italiani che hanno sottoscritto i referendum e la carta dei diritti della Cgil e infine un risultato (parziale) che accoglie la richiesta da noi avanzata.  Leggi tutto
EDITORIALE
L'intervento
FisacSostiene
di Silva Biagi - Il 14 marzo scorso si è conclusa, con un'ipotesi di accordo da sottoporre alla approvazione delle assemblee dei lavoratori, la procedura art:22 parte terza CCNL per la Banca Valdinievole CC e ViBanca CC.
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DOPO LA CRISI DEL SISTEMA FINANZIARIO E BANCARIO
La Lotta paga. Dopo i decreti su voucher e appalti.  di Daniele Quiriconi  Un vecchio slogan evergreen. Mobilitazioni massicce, una faticosa campagna di raccolta firme che ha impegnato tutta l'organizzazione e le sue categorie con 3,3 milioni di italiani che hanno sottoscritto i referendum e la carta dei diritti della Cgil e infine un risultato (parziale) che accoglie la richiesta da noi avanzata. Guardia alta perché i decreti vanno convertiti, quindi giusto mantenere tutte le iniziative in campo, rammarico per il quesito sull'articolo 18 non ammesso che avrebbe consentito una vittoria piena e un salto del banco, ma anche così abbiamo dimostrato che quando la forza delle idee poggia su solide basi organizzative e sul consenso i risultati arrivano. La lotta continua quindi, sulla Carta, sull'articolo 18 e su una riforma delle pensioni meno iniqua. Non nascondendoci che la zavorra del debito pubblico, esaurite le campagne elettorali, tornerà a pesare nel dibattito politico nazionale e non, ed allora, una politica di redistribuzione del reddito, del fisco e di riduzione delle diseguaglianze, non potrà che poggiarsi su un movimento in piedi per contrastare l'applicazione di facili e già note ricette. Non si disarma quindi. E appaiono un po' tristi, in qualche caso insultanti, le reazioni che da qualche altro sindacato, rimasto controfigura anche sul referendum Costituzionale, ma da quanto si legge molto attivo in vicende come le nomine alle Poste, arrivano verso la Cgil. Sappiamo, come abbiamo scritto nella proposta della Carta, instradata nel percorso parlamentare, che il lavoro veramente occasionale dovrà essere regolamentato; sarebbe utile lo fosse a valle di un confronto. Parlare di minijob come panacea, visto la discussione in corso in Germania che questo strumento ha inventato, ci pare azzardato. Perché non si esce da un'ossessione: il lavoro malpagato, la competizione da costo scaricata sul lavoratore, come leva per la competitività e il contrasto alla disoccupazione. Proprio ciò che sta portando l'Europa alla dissoluzione e il Trumpismo al trionfo.
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FisacSostiene
 MPS: le preoccupazioni del direttivo riunito a Siena di Cristina Pascucci  Nei giorni 13 e 14 marzo si è riunito a Siena il Direttivo della Banca e del Gruppo Monte dei Paschi di Siena. Nella relazione il Segretario ha illustrato una situazione di sostanziale attesa in cui il confronto sindacale sul piano industriale è subordinato ai risultati della discussione attualmente in corso a livello europeo. A dicembre Camera e Senato, seppure con un ritardo tutto politico che ha contribuito a complicare ulteriormente la situazione dell'Istituto, hanno approvato il decreto sugli interventi statali nel sistema bancario, a seguito della non riuscita del piano di ricapitalizzazione della banca tramite il canale privato. Abbiamo a quel punto assistito ad un ulteriore aumento delle pretese di ricapitalizzazione da parte delle autorità europee, un nuovo cambio delle carte in tavola avvenuto nella più assoluta assenza di trasparenza. E della stessa assenza si caratterizza il periodo che stiamo vivendo adesso con un confronto fra Azienda e autorità europee del quale non conosciamo i termini e che non fa che aumentare la preoccupazione dei Lavoratori del Gruppo che assistono al trascorrere del tempo e al rimandare, ancora una volta, il momento del rilancio della Banca. La discussione ha evidenziato queste preoccupazioni e la necessità di mettere a punto un Piano Industriale che ponga al centro l'obiettivo di recuperare redditività e fiducia della clientela attraverso la valorizzazione della professionalità dei Lavoratori e non una ulteriore richiesta di sacrifici. Chiedere ancora tagli del costo del lavoro significherebbe in questo momento mettere in discussione l'obiettivo primario e compromettere seriamente il piano di rilancio. E' invece necessario un intervento immediato sulle retribuzioni del Top Management per porre rimedio ad una situazione del tutto fuori controllo e riportarla alla tollerabilità dal punto di vista etico e legata ai risultati ottenuti. L'interesse del sindacato è salvaguardare lavoro e risparmio e un progetto serio di rilancio della Banca deve saper percorrere entrambe le strade in un'ottica di sostenibilità e di lungo periodo.
Continua la riorganizzazione del credito cooperativo    di Silva Biagi Il 14 marzo scorso si è conclusa, con un'ipotesi di accordo da sottoporre alla approvazione delle assemblee dei lavoratori, la procedura art:22 parte terza CCNL per la Banca Valdinievole CC e ViBanca CC. Questo accordo permetterà alle due banche di beneficiare di un contributo di oltre 50 milioni da parte del Fondo Temporaneo. Tale intervento é necessario per la messa in sicurezza delle banche ed avere così i requisiti patrimoniali sufficienti per poter procedere con la successiva operazione di fusione. Senz'altro un "ricatto" la richiesta del Fondo di subordinare l'erogazione ad un taglio temporaneo, ma consistente del costo del personale, ma ben più gravi secondo noi le conseguenze di un mancato o anche ritardato intervento. Come FISAC riteniamo che la miglior tutela per i lavoratori sia sedersi ai tavoli di trattativa in modo rigoroso attenendosi sempre al merito delle questioni e ricercando ogni volta soluzioni che salvaguardino i posti di lavoro ed i diritti. Riteniamo di essere riusciti nell'intento di contenere i sacrifici e di fare una operazione di riequilibrio salariale pesando maggiormente su chi ha retribuzioni più alte e ruoli di responsabilità. Non è affatto scontato l'impegno ottenuto e formalizzato per una significativa riduzione dei compensi di amministratori e sindaci. Non è stato purtroppo possibile stabilizzare i lavoratori precari, ma abbiamo chiesto ed ottenuto un prolungamento, rispetto a quanto previsto dalla legge, del periodo di prelazione. per questi colleghi, in caso di future assunzioni. La firma di un accordo che prevede strumenti solidaristici non deve però essere intesa come disponibilità a proseguire con ulteriori sacrifici sulle spalle dei lavoratori ogni giorno in prima linea. Non significa ignorare le responsabilità di chi le banche le ha condotte sull'orlo della crisi e cioè sulle responsabilità dei "manager" talvolta fin troppo pagati e sulle modalità con cui é stato concesso il credito, in molti casi anche quando non era il caso per mancanza di garanzie sufficienti, inaffidabilità e mancanza di merito del creditore.  Il rilancio del credito cooperativo non ha bisogno di tagliare sul costo del personale, ma dello sviluppo di una nuova classe manageriale capace di intrecciare relazioni e forti legami con i mercati locali, dando risposte adeguate alle esigenze delle famiglie e delle piccole imprese. Il ruolo di banca del territorio impone conoscenza, vicinanza e partecipazione ad ogni singola criticità tenendo conto dei valori solidaristici e di mutualità che sono alla base del credito cooperativo. 
E questo ci porta a una riflessione su CHIANTIBANCA e sui recenti avvenimenti. La banca, che ha aggregato cinque banche cooperative sviluppandosi nelle province di Firenze, Siena, Prato e Pistoia con 470 dipendenti, oltre 25000 soci e 103000 clienti ed è una realtà tra le più importanti nel panorama del credito in Toscana, negli ultimi anni ha manifestato un continuo “movimentismo” alla ricerca di un diverso (ma quale?) posizionamento. 
A dicembre l’assemblea Chianti Banca, rinunciando a un precedente progetto di trasformazione in SpA, ha approvato il progetto di adesione alla holding coordinata dalla trentina Cassa Centrale Banca (progetto alternativo a quello di Iccrea) che ha sottoscritto obbligazioni convertibili della banca toscana per 20 milioni. 
Nei giorni scorsi si è dimesso il Direttore Generale e con lui cinque consiglieri. Quello che ha fatto traboccare il vaso pare sia l'ispezione della Banca d'Italia che ha valutato opportuno rettificare gli accantonamenti di bilancio a fronte del credito deteriorato aumentandoli da 40 a 120 milioni determinando un possibile “buco” di bilancio. 
 Ci auguriamo che la banca recuperi presto una stabilità ed una rinnovata attenzione al territorio di competenza a garanzia dei risparmiatori, delle imprese e dei lavoratori. 
In questa fase di gravi difficoltà e turbolenze del sistema del credito cooperativo risulta oltremodo necessario rinnovare velocemente il CCNL scaduto ormai da oltre tre anni e dare così certezze normative ai 37000 addetti del settore. È indispensabile individuare nuovi strumenti da attivare anche in via transitoria per gestire le crisi, le concentrazioni e le riorganizzazioni delle aziende come quelle che stiamo affrontando in Toscana, tutelando però i livelli occupazionali ed il potere di acquisto dei salari.
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"CERCASI EUROPA”. Il 3 Aprile a Firenze.   di Daniele Quiriconi Il 3 Aprile all'Istituto degli Innocenti di Firenze " CERCASI EUROPA" un incontro di riflessione sulla crisi bancaria, politica, economica e sociale del continente promossa da Fisac e Cgil Toscana in collaborazione con la Fondazione F. Ebert. Con sindacalisti, economisti, parlamentari, rappresentanti delle Istituzioni ed esperti di differenti paesi. La crisi bancaria e finanziaria, le differenti misure intraprese nei diversi paesi, le connessioni con la crisi produttiva in Italia e in Europa, i rinascenti nazionalismi, saranno al centro di un ' intera giornata di discussione. L' obiettivo sarà far emergere il ritardo con il quale le autorità di vigilanza e controllo e quelle politiche si sono accorte della situazione delle banche tra crediti deteriorati, derivati, bilanci fasulli, selettività discrezionale nell'erogazione dei prestiti, mettere in evidenza la portata degli interventi pubblici a livello planetario per il salvataggio delle banche ( 800 miliardi di € secondo BCE SOLO DA 2008 al 2014 in Europa). Numeri che fanno apparire risibile la rigidità degli ortodossi di Bruxelles e del nord Europa sull'aiuto italiano dei 20 miliardi di cui al decreto del 23/12/2016. Proporre una discussione quindi, su un necessario salto di qualità dell'Europa, con una politica di riduzione delle diseguaglianze senza la quale i nazionalismi reazionari non potranno essere battuti. Trovo per esempio sconcertante, che nel brindare alla sconfitta dello xenofobo Wilders in Olanda, la sinistra europea non colga la scomparsa dei socialisti. E non si legga nella vittoria della destra neoliberale di quel paese, così come nel programma liberista di Macron in Francia, tanto sostenuto dal nostro ex premier, un antidoto immediato si al neofascismo, ma anche il trionfo di quelle idee fallite che stanno distruggendo l'Europa proposta dai fondatori. Come se la sconfitta figlia di decenni di grandi coalizioni e subalternità culturali dal blairismo in poi, non possa insegnare nulla! Partiremo dalla crisi finanziaria quindi, e dal "fai da te" di questi anni nei vari paesi, per arrivare alla crisi produttiva e politica che dal 2008 ha stravolto il profilo dell'Europa. Lo faremo, simbolicamente a pochi giorni dal l'anniversario del sessantesimo del "Patto di Roma". Con la particolarità, quella dell'Italia, dove la piccola dimensione di impresa e l'intreccio affaristico tra sistema finanziario economico e politico, ha determinato una dipendenza delle imprese dalle banche che ha fatto sprofondare nella peggior crisi sociale della storia repubblicana l'intero paese e ben più del resto d'Europa. Naturalmente ci saranno accenti sulla situazione Toscana e italiana, comunicazioni su casi simboli in Europa, come MPS e SANTANDER, opinioni di docenti ed economisti italiani e tedeschi, rappresentanti della Commissione UE e del parlamento nazionale ed europeo. E sindacalisti che per ruolo e funzione si sono misurati in questi anni con la dimensione delle banche e dell'Europa tra cui il segretario europeo del sindacato del credito e finanza, il segretario del sindacato della BCE e una segretaria della CES, il sindacato confederale europeo. Un confronto a più voci e un dialogo che spesso, anche in Europa oltre che in Italia, è mancato in questi anni. Nel corso della giornata saranno poste in evidenza, comparazioni tra le diverse realtà nazionali su addetti, sportelli bancari, tagli di personale e retribuzioni operate negli anni, quantità di risorse pubbliche destinate al salvataggio delle banche impiegate dai rispettivi paesi, a partire dai 240 miliardi della Germania nonchè le retribuzioni dei CEO delle principali banche italiane ed europee. Quasi sempre sganciate da obiettivi e risultati. I lavoratori pagano sempre, i banchieri, come dimostra anche l'ultima infornata di nomine delle aziende partecipate mai. Anche se la loro fallimentare attività si è scaricata sul destino di milioni di persone: risparmiatori e, appunto, dipendenti. 
RSI e accordo su pressioni comerciali, i possibili svilluppi   di  Roberto Errico  La ratifica dell’accordo sulle politiche commerciali e l’organizzazione del lavoro tra ABI e organizzazioni sindacali rappresenta un punto importante di svolta per il settore bancario. Con l’accordo viene finalmente disciplinata la materia delle pressioni commerciali e della vendita di prodotti, segnalando un’inversione di tendenza forte in un mercato sin qui dominato dagli obiettivi di vendita a breve termine. Ma un aspetto forse poco sottolineato ma altrettanto importante di quest’accordo è il suo inscriversi all’interno di un innovativo percorso di responsabilità sociale d’impresa che può aiutare a costruire un diverso approccio verso il mondo RSI. Secondo la più recente definizione della Commissione Europea, datata 2011, la responsabilità sociale d’impresa (RSI) è “la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società” che si tramuta nell’obiettivo di “porre in essere un processo di integrazione dei temi sociali, ambientali, etici, dei diritti umani e dei consumatori all’interno della gestione ordinaria delle attività di business”. Tali temi vanno dal rispettare la legislazione in materia di lavoro e gli accordi collettivi tra parti sociali ai principi di trasparenza e lotta alla corruzione sino il rispetto delle identità di genere, la non discriminazione, la tutela dell’ambiente e l’impegno all’emissione di inquinanti. Tuttavia, questa concettualizzazione si è tramutata nella pratica in quello che accademici e addetti ai lavori hanno definito come “RSI mainstream”, ovvero un insieme di comportamenti tendenzialmente volontaristici posti in essere dalle aziende, sulla base di dichiarazioni di intenti ratificate a livello sovranazionale e soggetti talvolta a generiche certificazioni di sostenibilità rilasciate da società ad hoc. L’RSI così applicata enfatizza il punto di vista dell’impresa rispetto a quello degli altri stakeholders che dovrebbero essere coinvolti, rendendo spesso le rendicontazioni in materia di responsabilità sociale e rispetto dell’ambiente e della persona umana un momento di mero marketing delle imprese, espellendo la dimensione politica e minimizzando alcune pratiche controverse poste in atto dalle aziende stesse. La stessa azione sindacale sia a livello globale che europeo e nazionale, non è ancora riuscita a spostare il terreno di confronto da una visione volontaristica da “capitalismo compassionevole” ad una che potremmo definire di tipo contrattuale, a cui ad una fase di denuncia di attività non sostenibili o controverse, fa seguito la firma di accordi validi ed esigibili. L’accordo sulle politiche commerciali, riletto alla luce di quanto appena scritto, acquista quindi un valore ancora più alto. Nello specifico, riprendendo in parte lo spirito dell’accordo del 2004 sullo sviluppo sostenibile nel settore, rilancia sui temi della sostenibilità dell’attività bancaria, sui principi di correttezza dei comportamenti, rispetto della persona e trasparenza nei rapporti con la clientela, rendendo possibile la “contrattualizzazione” di una serie di comportamenti/processi caratteristici della nostra attività. La creazione di una commissione nazionale paritetica e la previsione esplicita della possibilità di costituire simili strutture all’interno delle singole aziende, prefigura un futuro in cui sarà possibile rendere esigibile sindacalmente e sulle fattispecie concrete il rispetto dei vari punti dell’accordo. Ovviamente, starà alle organizzazioni sindacali lavorare affinché l’accordo possa vivere ed accompagnare l’attività quotidiana dei nostri colleghi. Tuttavia, proprio se mancherà una rilettura in ottica RSI i nostri sforzi potrebbero non bastare per rendere totalmente esigibile l’accordo, soprattutto in un momento in cui la crisi del settore è lungi dall’esser conclusa. Utilizzare quest’accordo all’interno della nostra azione in materia RSI può al contrario rendere più semplice l’applicazione dello stesso, consentendoci nello stesso momento di provare, almeno nel nostro settore, a riprendere il controllo di uno strumento che se sottratto alla cattura da parte delle direzioni marketing, può aiutarci a costruire nuovi spazi di democrazia e rappresentanza nel governo delle imprese. Tutto questo si può fare a patto di partire da un’analisi dei vari stakeholders ai quali possiamo proporre l’idea di un percorso comune. Il dialogo dovrebbe riguardare in primo luogo le associazioni dei consumatori, con le quali esistono già delle esperienze di collaborazione che però non sono ancora sfociati in una condivisione più ampia di un percorso di advocacy comune, come evidenziato anche dalle tensioni e le incomprensioni nate in seguito alle vicende riguardanti il cosiddetto decreto “Salva-banche”. Un’opera di sensibilizzazione e dialogo, pur nel rispetto dei diversi ruoli, dovrebbe poi riguardare con sempre maggiore forza i governi locali e quello nazionale, soprattutto in un periodo storico in cui, ob torto collo o meno, il pubblico si sta impegnando e si impegnerà nella stabilizzazione del sistema ritornando azionista di alcune grandi e medie banche. Con la società civile e l’associazionismo, infine, potremmo utilizzare una leva contenuta nell’accordo dell’8 febbraio, ove si fa riferimento alla qualità e alla trasparenza dei prodotti offerti come elementi necessari di un’azione commerciale sostenibile. Si pensi a titolo di esempio alla fortissima spinta commerciale sviluppatasi nel corso degli ultimi anni verso la vendita alla clientela retail di certificati sui diamanti, una tipologia di investimento di difficile valutazione per il cliente medio e che alimenta un settore merceologico basato su di un sistema estrattivo fondato troppo spesso su sfruttamento del lavoro, violenza ai danni delle popolazioni indigene, corruzione degli alti funzionari. Su questa tipologia di temi, l’accordo apre una piccolissima breccia, una traccia di percorso che potremmo e dovremmo provare ad allargare in collaborazione con ONG e società civile, provando a coniugare il concetto di sostenibilità in sé delle imprese bancarie con quella della sostenibilità generale e dell’impatto sistemico che le scelte del settore bancario possono avere su scala non solo locale ma globale.
A Firenze la Fisac Costruisce il Futurocon le Alte PRofessionalità    di Cristina Pascucci Si è svolta sabato 11 marzo all’Auditorium del Fuligno di Firenze l’iniziativa organizzata dalla Fisac-CGIL Toscana “Costruire futuro: una banca diversa con il contributo delle alte professionalità” sul ruolo dei quadri direttivi nel settore del credito e delle assicurazioni, settori che attraversano un momento di forte ristrutturazione. L’iniziativa ha visto l’ampia partecipazione di lavoratori che ricoprono ruoli di responsabilità nelle aziende i quali hanno dato testimonianza della loro personale condizione professionale fortemente influenzata dalla fase attuale. Alte professionalità addette nelle direzioni generali delle banche, nelle società finanziarie, titolari di filiale, promotori finanziari a partita IVA hanno raccontato, a partire dalla propria esperienza, fenomeni che sembrano attraversare tutto il settore come un unico grande progetto di ridisegno complessivo. La ristrutturazione in atto, caratterizzata da un appiattimento professionale, forti pressioni commerciali, aumento dei rischi operativi, cambia profondamente il rapporto fra alte professionalità ed aziende di riferimento segnando una netta distanza fra livelli apicali e personale direttivo in particolare per quello che riguarda la sempre minore influenza che questi ultimi hanno nei processi decisionali. In questo contesto di forte riorganizzazione e cambiamento cresce la necessità del sindacato di aumentare la sua forza di rappresentatività anche fra i quadri direttivi che sempre più si trovano ad essere meri esecutori di decisioni prese dall’alto e sempre meno riescono ad esprimere una professionalità acquisita in altri tempi. Per questo la Fisac-CGIL Toscana ha raccolto questa necessità costituendo il Coordinamento Quadri e Alte Professionalità, un luogo in cui figure professionali provenienti da aziende ed esperienze diverse possano incontrarsi e confrontarsi su questioni comuni al fine di costruire una proposta politica che possa essere un contributo al rilancio della contrattazione di settore a partire dal già previsto cantiere sugli inquadramenti fino all’elaborazione della prossima piattaforma contrattuale. In questo senso il Coordinamento Quadri e Alte Professionalità si pone come riferimento organizzativo per la Fisac-CGIL Toscana nella messa a punto dei contenuti e di iniziative specifiche. Si rende quindi necessaria una stretta collaborazione con le RSA e le strutture territoriali per l’individuazione di referenti in ambito aziendale e provinciale che entrino a far parte del Coordinamento e che possano dare il loro contributo affinché lo stesso Coordinamento sia in grado di rappresentare al meglio le varie specificità. L’iniziativa di sabato è stato un primo importante punto di partenza che, anche grazie al lavoro svolto negli anni dalla Consulta Quadri, ha avuto il merito di rimettere all’ordine del giorno nel dibattito sindacale la tematica del ruolo delle alte professionalità nel sistema del credito, tema che oggi più che mai ha bisogno di un’attenzione ed una elaborazione politica sindacale in grado di rispondere alle sfide che lo scenario di profondo cambiamento presenta.