Bridge Banks e Nuovo Piano UBI
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FisacSostiene
Dopo l’acquisizione da parte di Ubi Banca, futura Banca Unica, del 100% del capitale sociale di Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti, prime ed uniche in Italia insieme a Cariferrara ad esser sottoposte a risoluzione, non posso che provare apprensione e manifestare molte perplessità sull’”Aggiornamento del Piano Industriale UBI per includere le 3 Bridge Banks”… Leggi tutto.
EDITORIALE
Monte dei paschi - Il documento
La Solidarietà di Fisac Toscana
a cura della Fisac Cgil Toscana www.fisac-cgil.it/toscana
Qui tutti i numeri di fisac sostiene
Il Direttivo di Coordinamento della Banca e del Gruppo Mps riunito a Roma in data 16 maggio 2017 esprime preoccupazione per i ritardi che si stanno registrando in merito alla definizione del Piano di Ristrutturazione propedeutico alla realizzazione dell'operazione di ricapitalizzazione precauzionale… Leggi tutto.
Il nostro futuro è adesso
 Banca Etruria
Fisac Graffiti   di Alessio Atrei
Il Parlamento si accinge a varare in via definitiva la commissione di inchiesta parlamentare sul credito. Si tratta di una vicenda che rischia di essere lo strumento buono ad agitare una campagna elettorale che si annuncia durissima e assai poco utile a proporre verità sugli intrecci criminali, le erogazioni arbitrarie del credito, il ruolo degli organi di vigilanza, i ritardi e gli errori di Governo e Parlamento a partire dal recepimento delle norme sul “ bail in.” Pochi mesi di lavoro rimanderanno ragionevolmente la discussione alla prossima legislatura e...  Leggi tutto
Trovare una soluzione efficiente per Gestire i crediti deteriorati iscritti nel bilancio delle banche rappresenta una necessità fondamentale per rilanciare il sistema… Leggi tutto.
Uscire dalla palude
Ania: Via libera al contratto degli assicurativi
È tempo di muoversi, è tempo di decidere: è l'appello accorato delle organizzazioni sindacali e dei colleghi del gruppo Banca Popolare di Vicenza rivolto al governo nazionale ed alle istituzioni europee . Come già dichiarato con voce unitaria dal nostro segretario generale Agostino Megale, come già ribadito da questa organizzazione all’Amm.re Delegato Dott. Viola, nessuno pensi di sperimentare su una delle banche venete strumenti di ingegneria finanziaria, per intendersi fallimenti pilotati... Leggi tutto
Crediti Deteriorati, perché non cederli
È appena uscita La Newsletter  Fisac Cgil Toscana  Numero 18 Maggio 2017
Il CCNL degli assicurativi, circa 47.000 lavoratori, chiude la stagione della contrattazione di primo livello. Al termine del lungo percorso assembleare - 124 assemblee e oltre 15.000 votanti... Leggi tutto.
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FisacSostiene
Monte dei Paschiil Documento del Direttivo Il Direttivo di Coordinamento della Banca e del Gruppo Mps riunito a Roma in data 16 maggio 2017 esprime preoccupazione per i ritardi che si stanno registrando in merito alla definizione del Piano di Ristrutturazione propedeutico alla realizzazione dell'operazione di ricapitalizzazione precauzionale. Il Direttivo chiede al Governo Italiano di intensificare gli sforzi per ottenere da parte della Bce e dell'Unione Europea una rapida identificazione delle soluzioni che possano consentire alla Banca di dare sostanza all'immediato rilancio commerciale ed alla ripresa di redditività. Non è più possibile infatti continuare ad assistere al balletto di dichiarazioni e controdichiarazioni, spesso contraddittorie, che le Autorità Europee riservano alle questioni relative alla ristrutturazione del sistema creditizio e finanziario. Immediatamente dopo la fase della ricapitalizzazione la Banca e le OOSS dovranno affrontare la fase di negoziazione del Piano Industriale che, lo ribadiamo, dovrà essere in grado di rilanciare la Banca anche attraverso le necessarie operazioni di riassetto organizzativo ed affrontare le ricadute sui Lavoratori esclusivamente utilizzando gli strumenti previsti dal CCNL, a partire dal Fondo di Solidarietà. Le OOSS aziendali hanno spesso unitariamente sottolineato il decisivo contributo dato dai Lavoratori nel corso degli ultimi anni, anche attraverso pesanti sacrifici salariali ed occupazionali.  A questo proposito non è più prorogabile un intervento teso alla drastica riduzione delle retribuzioni del Management ed alla razionalizzazione delle consulenze esterne. Non si può continuare ad operare solo ed esclusivamente sul piano della riduzione dei costi, occorre una immediata strategia di rilancio fondata sulla professionalità dei Lavoratori del Gruppo e che sappia intercettare le esigenze della clientela e delle economie territoriali di riferimento e confrontarsi con le innovazioni che stanno attraversando il Settore. APPROVATO ALL'UNANIMITA'
“Uscire fuori dalla palude di Daniele Quiriconi Il Parlamento si accinge a varare in via definitiva la commissione di inchiesta parlamentare sul credito. Si tratta di una vicenda che rischia di essere lo strumento buono ad agitare una campagna elettorale che si annuncia durissima e assai poco utile a proporre verità sugli intrecci criminali, le erogazioni arbitrarie del credito, il ruolo degli organi di vigilanza, i ritardi e gli errori di Governo e Parlamento a partire dal recepimento delle norme sul “ bail in.” Pochi mesi di lavoro rimanderanno ragionevolmente la discussione alla prossima legislatura e il rischio è di polveroni mediatici di scarso respiro almeno al fine dell’individuazione di responsabilità individuali e di sistema. D’altronde in qualche caso il Parlamento dovrebbe censurare sè stesso e il Governo e i partiti che lo sostengono autocriticarsi per le sottovalutazioni e l’incapacità mostrata nel dare nei tempi propri soluzioni adeguate. Il rischio di confusione o in alternativa di risultati deludenti, basti pensare ai risultati dell’analoga commissione di inchiesta della regione Toscana sulla vicenda MPS, è molto alto. Tutto questo mentre si assiste allo sconcertante balletto tra autorità europee e Ministero del tesoro italiano sulla vicenda della ricapitalizzazione con le risorse pubbliche di cui al decreto del 23 Dicembre scorso. Il decreto urgente che nel giro di un mese avrebbe dovuto intervenire per mettere in sicurezza innanzitutto il Monte dei Paschi e le 2 banche Venete (Vicenza e Veneto Banca) tarda a dispiegare i suoi effetti, il titolo MPS in borsa è sospeso da 5 mesi e il tempo non è una variabile indipendente.  Registriamo che nella discussione delle autorità europee riemerge il tema della bad bank per gli NPL che raccoglie una sollecitazione sindacale di buon senso ma, anche qui, bisogna fare presto. Assistiamo ad una polemica politica, (Etruria) relativa al ruolo familistico emerso in questi giorni in relazione al salvataggio degli istituti in crisi nella nostra regione, ma una scarsa attenzione al riposizionamento dei poteri e degli assetti di governance di sistema. Si parli di San Miniato, di Etruria, o di altri piccoli istituti, i salvataggi sono opera di grandi gruppi del nord o stranieri, prospettando rischi di ridimensionamento, in qualche caso già annunciati ( vedi piano industriale di UBI Banca) che oltre alla riduzione degli addetti, sposteranno le scelte sul modello di banca e sul ruolo di sostegno alle famiglie e alle imprese del territorio lontano da noi. Il rischio che la Toscana sia terra di raccolta e poco di impieghi come dimostrano i dati anche di questi primi mesi del 2017 è alto. In Italia il credito a famiglie e imprese riprende a salire ma non in Toscana. Nessuno, a parte il sindacato si occupa di questioni non di dettaglio come l’ubicazione futura della macro area e quindi dei centri direzionali delle 3 Banche tra cui Etruria, cosa sulla quale abbiamo chiesto a Regione e Anci Toscana di battere un colpo. La regione Marche lo ha fatto. Va bene quindi parlare del caso Boschi ma non basta! Anzi assistiamo ad una lotta senza esclusione di colpi per il potere di controllo, basta pensare alla grottesca vicenda di Chianti Banca, partita per essere un soggetto che, trasformandosi in SPA, avrebbe dovuto raccogliere funzioni e ruoli lasciati scoperti dalle banche in crisi e via via degradata a poco commendevole lotta senza esclusione di colpi per il potere e la restaurazione. E i lavoratori rischiano di essere strumento e ostaggio, spettatori passivi , di quello che non può essere una specie di “gioco di società”. La misura è ( quasi) colma. 
Il nostro futuro è adesso  di Diego Viti  È tempo di muoversi, è tempo di decidere: è l'appello accorato delle organizzazioni sindacali e dei colleghi del gruppo Banca Popolare di Vicenza rivolto al governo nazionale ed alle istituzioni europee. Come già dichiarato con voce unitaria dal nostro segretario generale Agostino Megale, come già ribadito da quest'organizzazione all'Amministratore Delegato Dott. Viola, nessuno pensi di sperimentare su una delle banche venete strumenti di ingegneria finanziaria, per intendersi fallimenti pilotati. Queste organizzazioni sindacali sono disponibili ad intavolare una trattativa che metta in sicurezza il gruppo ma vogliono farlo a fronte di garanzie reali e sicure per il futuro, un piano industriale chiaro di rilancio dell'istituto, un nuovo modo di fare banca reale affinché i sacrifici siano funzionali al raggiungimento di questo obiettivo. Questo è il messaggio che anche il 17 maggio abbiamo rinnovato alla Dott.ssa Piccin, Responsabile delle Risorse Umane Gruppo Bpvi. Gli sforzi richiesti ai lavoratori ed ai propri rappresentanti non possono essere atti di fede mossi davanti all'ignoto, ma devono essere messi in campo a fronte di impegni certi e concreti. Chiederci 12 giornate di solidarietà obbligatoria cadauno in 6 mesi, il godimento obbligatorio di ferie- banca delle ore e festività soppresse, di mandare in pensione i colleghi che hanno già maturato i requisiti AGO sono richieste pesanti, che per l'ennesima volta gravano esclusivamente sulla "manovalanza" (ed i manager quando e quali sacrifici faranno?!) e che sono difficilmente accettabili dai colleghi e dalle colleghe se lo scenario presente e futuro del nostro gruppo è ancora avvolto da una nebbia fittissima (proveniente dal nord Europa). Inoltre dobbiamo ribadire che i sacrifici dovranno essere fatti in maniera progressiva (chi più guadagna dovrà farne molti di più dei "normali" lavoratori) partendo forte dai dirigenti ed andando giù a calare. All'amministratore Viola chiediamo che siano riconosciuti gli sforzi fatti in questi anni da tutti colleghi mentre gli amministratori delegati di turno prima durante e dopo si coprivano di oro con i soldi guadagnati dai colleghi della banca . Se qualcuno pensa di utilizzare il posto di lavoro dei colleghi della popolare di Vicenza per le proprie carriere politiche nazionali ed europee avrà una risposta chiara ed univoca, unitaria e decisa di tutta il settore: sciopero e manifestazione a Bruxelles per ribadire a tutti che il mondo del lavoro non è in mano a manager senza scrupoli, ma ai colleghi ed alle colleghe che quotidianamente con il loro sacrificio ed il loro sforzo, mettendoci la faccia quotidianamente permettono ad un gruppo gestito male malissimo negli ultimi anni di avere ancora un presente e la speranza in un avvenire futuro.
Bridge Banks e Nuovo Piano Industriale UBI     di  Maria Agueci  Dopo l’acquisizione da parte di Ubi Banca, futura Banca Unica, del 100% del capitale sociale di Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti, prime ed uniche in Italia insieme a Cariferrara ad esser sottoposte a risoluzione, non posso che provare apprensione e manifestare molte perplessità sull’”Aggiornamento del Piano Industriale UBI per includere le 3 Bridge Banks”. La creazione di valore industriale voluta dall’amministrazione Ubi come presupposto e condizione necessaria per l’operazione di acquisizione delle 3 banche, avverrà attraverso il raggiungimento di obbiettivi estremamente ambiziosi, tra cui spiccano il conseguimento nel 2020 di un utile netto pari ad 1 miliardo e 176 milioni di euro ed un cost/income pari al 52,8% (comprensivo degli oneri di ristrutturazione). A parte la valutazione sul raggiungimento di un utile così importante, in un contesto di mercato segnato ancora fortemente da crisi sistemica, mi soffermo invece su alcune delle misure indicate a corredo della contrazione dei costi, ovvero: chiusura di 370 filiali, di cui 140 nel “perimetro delle Bridge Banks”, e tagli al personale per circa 3.000 risorse, di cui un migliaio all’incirca “nel perimetro delle Bridge Banks”. Per quanto riguarda la chiusura delle dipendenze, l’obbiettivo delle delegazioni sindacali sarà di attutire e contenere quanto più possibile le ricadute sui dipendenti derivanti da mobilità territoriale e funzionale. Lotteremo per evitare che vengano ulteriormente sviliti, dopo quanto subito negli ultimi 2 anni, sia la qualità della vita che la professionalità dei lavoratori. Per quanto riguarda invece la prevista pesante riduzione del personale, nel corso di incontro illustrativo del piano industriale tenutosi a Milano lo scorso 12 maggio, alla presenza delle rappresentanze sindacali, la delegazione aziendale ha individuato gli strumenti volti a conseguire tale risultato, ovvero prepensionamenti, esternalizzazioni e cessioni di ramo d’azienda, e “altre soluzioni da definire”. Tengo a ribadire la nostra assoluta contrarietà a cessioni o esternalizzazioni (ancora memori della lunga e dolorosa vicenda che ha coinvolto i lavoratori di Fruendo, alla fine conclusa positivamente, soprattutto grazie alla determinazione di Fisac), e ugualmente tengo a confermare il nostro rifiuto a trattare le uscite al di fuori da perimetri e prospettive pensionistiche. Ma un numero così elevato di esuberi, al netto degli accordi già in vigore sui prepensionamenti, mi sembra francamente chiedere troppo ai lavoratori. Non posso quindi che denunciare l’ennesimo progetto di creazione di valore industriale di una grande impresa bancaria, che pone il lavoratore esclusivamente alla voce dei costi, dei pesi, come fosse un ostacolo allo sviluppo e alla crescita. Nella ex Banca Etruria, sono andate via così tante persone che spesso la mattina non si sa chi apre una filiale, se un collega si ammala o va in esodo o in ferie, o una collega va in maternità anticipata si va in stallo. Le molte migliaia di giornate di ferie non godute, e le molte migliaia di banca delle ore non fruite e quindi azzerate (dopo 12 mesi, secondo i nostri accordi di contenimento dei costi, anziché 24 come da CCNL) lo confermano. Abbiamo lavorato gratis in questi ultimi 2 anni per migliaia di giornate. Ci viene quindi confermata la visione di un futuro in cui ad un sempre minor numero di dipendenti, su cui si investono risorse inadeguate e insufficienti, si chiederanno sempre maggiori utili (tra l’altro anche attraverso il repricing della raccolta, operazione commerciale in cui i dipendenti mettono ancora una volta in gioco la propria faccia con i clienti). Un aspetto del nuovo piano industriale di Ubi ritengo invece che vada messo in risalto, ossia il rafforzamento della struttura deputata al recupero crediti ed al precontenzioso. In occasione dell’incontro del 12 maggio a Milano il Ceo ha affermato che in Italia Ubi Banca è l’azienda di credito con la più alta percentuale di recupero delle sofferenze e che, pertanto, la cessione dei Non Performing Loans nella strategia aziendale è una scelta meramente secondaria. Ciò sia per motivi di economicità che per il “mantenimento dei livelli occupazionali”, tanto che verranno impiegati in tale attività circa 400 dipendenti. Questo dettaglio del piano industriale mi ha riportato alla mente i giorni post decreto di risoluzione delle 4 banche, nel dicembre 2015, quando nacque la nostra idea e la proposta Fisac, di gestire i Non Performing Loans direttamente nelle banche, evitando cessioni a scopo di lucro a soggetti speculativi, e a tutto vantaggio dell’economia dei territori, della valorizzazione della professionalità dei dipendenti occupati in tali mansioni, e del conto economico delle banche. Non siamo di fronte a vuota enunciazione di principi, ma ad una dimostrazione concreta che il lavoratore non è una voce di costo ma l’unico vero capitale spendibile in una moderna azienda di credito. L’unica fonte di utile. Ci aspetta, quindi, un’altra difficile trattativa. Siamo pronti al confronto, per contribuire ad accordi che guardino al futuro in chiave diversa, ma siamo altresì determinati a contrastare l’ennesimo esperimento sulla ex Banca Etruria, e sulle altre Bridge Banks, che l’azienda voglia attuare sulla pelle dei lavoratori.
Crediti deteriorati: perché non cederli    di Paolo Cecchi Trovare una soluzione efficiente per Gestire i crediti deteriorati iscritti nel bilancio delle banche rappresenta una necessità fondamentale per rilanciare il sistema. Tra l'altro questo tema è stato rilanciato recentemente dal presidente Vegas nella consueta relazione annuale della CONSOB. È noto che, specie con riferimento alle banche più in difficoltà, le sollecitazioni dei regolatori pubblici a vendere 'pacchetti di crediti' per ripulire il bilancio sono frequenti. Ma è davvero la soluzione migliore? Alcuni mesi fa la Banca d'Italia ha pubblicato le percentuali di recupero delle npl nel periodo 2006/2015 con questi inoppugnabili risultati: in media si recupera il 35%, che scende al 20,3 se trattasi di crediti ceduti a terzi ma che sale a circa il 45% se gestiti all'interno dell'azienda di credito. Altra informazione interessante da sottolineare è che ad oggi le npl che vengono vendute sul mercato ad operatori specializzati hanno 'un prezzo' che oscilla tra il 15 e il 25% del valore originario. Consideriamo, infine, che in media, i crediti deteriorati sono svalutati nel bilancio delle banche per una percentuale intorno al 60 / 70% ( quindi il loro valore residuo è intorno al 30/40% rispetto a quanto originariamente erogato al cliente). Alla luce di quanto precede, è chiara la perdita di valore che c'è nel cedere a terzi queste 'partite': minori riscossioni, deficit patrimoniali in media anche del 20% (quindi ulteriore necessità di aumenti di capitale...), ma soprattutto un altro motivo per dichiarare un surplus di personale bancario . È mio parere che la sulla questione della cessione dei crediti deteriorati si giochi un pezzo del sistema bancario. Chiedere, con forza, che queste poste di bilancio rimangano all'interno dell'azienda di credito e che vengano gestite dai nostri colleghi vuol dire salvaguardare occupazione, rafforzare i profili patrimoniali della banca e togliere un po' di 'appetiti' al cosiddetto 'mercato finanziario' .
di Alessio Atrei
Via libera al contratto degli assicurativi    di  Tania Cità  Il CCNL degli assicurativi, circa 47.000 lavoratori, chiude la stagione della contrattazione di primo livello. Al termine del lungo percorso assembleare - 124 assemblee e oltre 15.000 votanti - che hanno visto una forte partecipazione dei lavoratori e un importante confronto democratico - è stata approvata l'ipotesi di intesa raggiunta il 22 febbraio 2017 con il 65% dei voti favorevoli, il 30,81% di contrari, il 3,86% di astenuti. In questo quadro, nonostante alcune logiche sganciate dal contesto generale, si sono affermati gli argomenti e i contenuti del contratto, concluso dopo una lunghissima trattativa, che dimostra la complessità dello scenario normativo e di settore in cui si è operato: il demansionamento introdotto dal jobs act, la mutata normativa che ha reso inapplicabile l’ammortizzatore sociale per i dipendenti di imprese in liquidazione coatta, la digitalizzazione incombente, i nuovi competitors, le crisi occupazionali (vedi Direct Line), l’uscita di Unipolsai da ANIA. Contestualizzando bene il contratto si capisce il valore sociale dello stesso e si comprende lo sforzo fatto sia per respingere gli attacchi di ANIA su istituti centrali (artt. 15 e 16 per riorganizzazioni e fusioni, comporto malattia, classi di anzianità) sia per riaffermare e rafforzare la centralità del CCNL ANIA e la sua struttura portante in termini di garanzie e salvaguardia dei posti di lavoro: si è posto le basi per un allargamento dell’area contrattuale, si è dato rilievo politico alla problematica del contratto di riferimento nell’appalto, si è garantito un 3% di ricollocazioni di personale licenziato da imprese in liquidazione coatta, si è risolto con ridotti e residuali spazi di esigibilità la questione del venerdì pomeriggo, si è incrementato il salario di 103 euro (oltre al pagamento di arretrati) a regime mantenendo il riferimento del quarto livello settima classe.
La Solidarietà di Fisac Toscana In coerenza con una scelta compiuta molti anni fa sui progetti di solidarietà e cooperazione, la FISAC Toscana ha recentemente aderito ad alcuni progetti nell’ambito dell’iniziativa della Fondazione Onlus “Il Cuore si scioglie” sulle adozioni e il sostegno a distanza. Si tratta di: un progetto di adozione di bambini delle comunità di Quezon ( Metro Manila) nelle Filippine con finanziamento di attività educative e costruzione di una piccola scuola, che ha come partner l’ARCI Toscana; di uno sul sostegno scolastico agli adolescenti del quartiere di Bab el Tebbaneh, Libano con particolare riferimento ai bambini profughi siriani che da qualche anno non riescono ad aver accesso all’istruzione, con partner sempre ARCI; di un progetto sui bambini e gli insegnanti della scuola “Terra Santa “ a Betlemme, Palestina nell’ambito del progetto “ Children without borders” in collaborazione con i padri francescani della custodia di Terra Santa; di un quarto e ultimo progetto, rivolto ad ampliare le attività dei centri di accoglienza per i ragazzi lavoratori di strada a Lima, Ayacucho e Cuzco in Perù, in collaborazione con ARCI e Associazione Manthoc. Sul nostro sito potrete approfondire maggiormente i contenuti dei progetti. Fisac Toscana, sta inoltre concordando con la CGIL nazionale, un intervento più strutturato di cooperazione con un paese in via di sviluppo, rivolto al contrasto al lavoro minorile e alla tutela delle donne in quei paesi che avrà durata pluriennale. Nel prossima numero di Fisac Sostiene ne renderemo nota la struttura.
Link al sito www.cuoresiscioglie.it