Libere di abortire
di Chiara Rossi
Solo 40 anni fa la vita delle donne era diversa, le donne solo 40 anni fa potevano morire di aborto. La vita delle donne oggi è diversa, così diversa che corriamo il pericolo di dimenticare come era un tempo.
Legalizzare l'aborto non ha semplicemente salvato le donne dalla morte, dalle lesioni fisiche, dalla paura di essere arrestate, non ha solo permesso alle donne di studiare e lavorare liberandole dai matrimoni forzati e dai troppi figli.
Ha cambiato il loro modo di vedere se stesse: finalmente madri per scelta. Finchè ha la possibilità di scegliere persino una donna convinta che l'aborto sia un omicidio compie una scelta quando decide di tenersi il bambino.
Sceglie di avere quel bambino. La legalizzazione dell'aborto ha infatti dato alle donne una libertà che non è sempre gradita ( anzi a volte è piuttosto dolorosa) ma è diventata parte integrante di quello che siamo.
Oggi il diritto ad un aborto sicuro e legale è messo in discussione anche in Italia dal un sistema sanitario in estrema difficoltà economica, dall'alto numero di medici obiettori e da un clima culturale che stigmatizza l'aborto molto di più di quanto non facesse negli anni 70.
Questi sono i fattori che impediscono nei fatti una piena applicazione della legge 194/78 che proprio negli anni 70' fu promulgata e che riconobbe alla donna il diritto di interrompere gratuitamente e nelle strutture pubbliche la gravidanza indesiderata.
Per questo il 28 settembre in occasione della giornata mondiale per l’aborto sicuro e legale le donne e gli uomini della CGIL sono scesi in piazza, per gridare che vogliamo rimanere “Libere di scegliere”, che vogliamo uno stato laico che garantisca l’applicazione della legge con un numero di medici , farmacisti e anestesisti non obiettori adeguato, perché anche la negazione alla libertà di scelta è violenza.
“Fidatevi delle donne”, è uno slogan famoso nel movimento per il diritto all'aborto. Suona un po' sentimentale ma “fidatevi delle donne” non significa che ogni donna è saggia, significa che nessun'altro può prendere decisioni migliore perchè nessun altro vive la sua vita.
Dunque “fidatevi delle donne” e continuiamo a lottare perché la legge venga applicata e le donne rimangano libere di scegliere. Ma la violenza sulle donne si manifesta in molte forme, non è solo negazione della libertà di scelta, è violenza fisica, violenza sul corpo ma anche e più spesso violenza psicologica, violenza come negazione della propria identità.
Pietro Grasso qualche giorno fa in occasione dell’ennesimo femminicidio ha pronunciato parole importanti, passate tristemente sotto silenzio “Tutto ciò che limita una donna nella sua identità e libertà è una violenza di genere.
Non esistono giustificazioni, non esistono attenuanti, soprattutto non esistono eccezioni. Finché tutto questo verrà considerato un problema delle donne non c'è speranza”.
E quindi è arrivato il momento che gli uomini comincino non solo a marciare accanto a noi ma ad interrogarsi su come possono davvero contribuire a cambiare la cultura che rappresenta il terreno sul quale cresce la violenza.
FisacSostiene
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La ferita catalana
di Daniele Quiriconi
Gli estremismi possono sempre preludere a situazioni che tendono ad andare fuori controllo. Nessuno pensava 27 anni fa che nella civile Europa si spalancassero gli abissi dell'orrore della guerra balcanica nella ex Jugoslavia.
Allora l'Europa, all'indomani della riunificazione tedesca e per l' avventurismo di alcuni leader di grandi paesi continentali, si voltò a lungo dall'altra parte incapace di svolgere un ruolo politico prima che militare.
Oggi, per contenere la spinta indipendentista che può essere governata solo con la mediazione ed eventualmente dando la parola al popolo con tutte le garanzie di costituzionalità, assistiamo allo stesso film.
Ad estremismo si contrappone estremismo, con la repressione poliziesca, " coperta" dallo sconcertante discorso del re alla televisione martedì 3 Ottobre, con gli eredi del partito franchista che sperano di lucrare consenso, indeboliti come sono da un' impressionante catena di scandali, purtroppo anche con il silenzio e l'ignavia della UE e dei principali paesi europei.
Va bene il richiamo alla legalità, non va bene il derubricare quel che sta succedendo a " fatto interno" perché dopo Brexit, la slavina che può partire in un ordine mondiale come l'attuale, che ha visto l'affermazione di avventurieri inquietanti alla testa di paesi determinanti gli equilibri planetari, rischia di essere fuori controllo.
Sarebbe anche il caso che i partiti della sinistra e del progressismo, assumessero in tutta Europa una posizione più forte insieme al sindacato e alle forze dell'associazionismo. La politica insomma, prima della forza.
La Fisac al lavoro sulle ricadute del piano industriale del Monte dei Paschidi Federico Di Marcello
Procedono senza sosta nel Gruppo MPS le trattative inerenti le operazioni previste per la realizzazione del Piano di Ristrutturazione 2017-2021 presentato lo scorso luglio dall’Amministratore Delegato Marco Morelli e condiviso con BCE e la funzione DGComp dell’Unione Europea.
Il Piano di Ristrutturazione prevede la ricapitalizzazione precauzionale del Capitale sociale della Banca da parte dello Stato che è diventato così il maggiore azionista di MPS con, al momento, il 55% circa delle azioni e che, a regime e con il ritorno della società in borsa, potrebbe arrivare a detenere fino al 70% del capitale. La Banca ha dovuto inoltre trovare un accordo con il Fondo Atlante 2 per la cessione di circa 28 miliardi di NPL. L’approvazione da parte delle Istituzioni europee del Piano MPS è subordinato al rispetto degli impegni (Commitments), suddivisi in step trimestrali, sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Il Progetto prevede nel periodo 2017 - 2021 circa 6.000 uscite delle quali 750 sono legate alle uscite naturali ed al turnover e circa 450 uscite relative alle filiali estere. Per le altre uscite la Fisac ha dichiarato fin da subito che dovranno essere gestite attraverso l'esclusivo ricorso al Fondo di Sostegno al reddito, unico strumento di settore in grado di affrontare il tema degli esuberi evitando il ricorso ai licenziamenti collettivi. Ai 600 Lavoratori già usciti al primo maggio 2016, altri 1200 si preparano a lasciare anticipatamente il Gruppo MPS grazie all’accordo siglato lo scorso 3 agosto che prevede l’adesione volontaria alla nuova tranche di uscite.
L’incontro di verifica tenutosi tra azienda e OO.SS. ha confermato il grande senso di responsabilità dei Lavoratori che hanno deciso di accettare l'uscita anticipata dal mondo del lavoro prevista per il prossimo 1 novembre. L’accordo garantisce peraltro le stesse condizioni che sono state applicate con il precedente accordo del 23.12.2016.
La conclusione positiva di questa procedura conferma ancora una volta la bontà e l’imprescindibilità di questo strumento di sostegno al reddito per la categoria che in MPS è considerato l’unico strumento per la gestione degli esuberi.
Altro nodo su cui OO.SS. e azienda si confronteranno sarà quello previsto dal Piano di Ristrutturazione inerente la razionalizzazione delle unità operative, che passeranno dalle attuali 1.860 circa a 1.400 in arco di Piano. Per questa operazione è già stata aperta una procedura per la chiusura di 115 sedi con conseguente riallocazione della clientela, ma soprattutto dei Lavoratori presso filiali limitrofe.
La complessità della trattativa è evidente ed il principale scopo della Fisac è quello di limitare al massimo l’impatto che questa procedura potrebbe avere sui Lavoratori dal punto di vista della mobilità territoriale e professionale.
Sono inoltre attualmente in corso ulteriori due procedure, una riguardante la ristrutturazione organizzativa della Direzione Crediti, l'altra, un progetto che vede coinvolte MPS e Widiba. La nuova configurazione della Direzione Crediti si è resa necessaria a seguito delle linee guida emanate per il settore dalla BCE nel marzo 2017.
Anche questa revisione organizzativa potrebbe prevedere per numerosi Lavoratori dislocati in tutto il Paese mobilità territoriale e professionale. In questa fase la Fisac ha richiesto la completa trasparenza nelle fasi di colloquio che l’Azienda intratterrà con i Lavoratori coinvolti, affinché le loro esigenze siano seriamente tenute in considerazione. L'altro progetto per il quale è partita la procedura ai sensi degli art.17 e.21 del CCNL riguarda il trasferimento di alcuni Lavoratori in Widiba, la Banca Digitale del Gruppo MPS, a seguito di una nuova segmentazione della clientela che, per caratteristiche commerciali, potrebbe essere interessata al passaggio nella nuova Banca del Gruppo.
La Fisac ha ribadito fin da subito che il trasferimento dei colleghi in Widiba dovrà avvenire esclusivamente su base volontaria e gestito attraverso l’istituto del distacco.
Gli accordi già raggiunti con l’Azienda e la prima fase di confronto riguardante le procedure previste dal Piano di Ristrutturazione hanno confermato che il concreto rilancio della Banca e del Gruppo debba necessariamente passare dal riconoscimento del ruolo dei Lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali, che da sempre dimostrano un costante impegno ed attaccamento al Monte dei Paschi ed è quindi evidente che il principio di trasparenza debba essere rispettato in ogni fase, a partire dalle procedure previste da CCNL fino alle verifiche dei risultati previsti dagli accordi fra UE, Governo e MPS.
San Miniato a Credite Agricòle: fine degli incubi?
Con la sottoscrizione definitiva dell’accordo quadro per la cessione della maggioranza del capitale sociale di Carisanminiato e delle altre 2 banche romagnole a Credite Agricòle, si chiude la fase più difficile per il sistema bancario toscano.
San Miniato è stata sull’orlo del default, si sono avvicendati al suo capezzale Fondi stranieri, finanzieri, assicurazioni e improbabili investitori sui quali dobbiamo dire, il lavoro della vigilanza si è rilevato determinante.
Nelle prossime settimane il confronto interno, prima che entro la fine dell’anno sia completato il necessario lavoro autorizzativo europeo, dovrà affrontare i nodi preannunciati per la ristrutturazione attraverso lo strumento del Fondo volontario su cui già era stata aperta una trattativa nei mesi scorsi.
Auspicando una rapida e consensuale definizione di questo processo, ci auguriamo che il Gruppo Cariparma - Credite Agricòle, che ha avanzato recentemente piani di sviluppo anche occupazionale interessanti, a livello nazionale possa, in virtù della crescita importante di posizionamento acquisita in una regione come la Toscana, rilanciare compiutamente la banca, il suo rapporto con il territorio, con il sistema economico locale, con i risparmiatori e non ultimi, con i propri lavoratori che hanno convissuto negli ultimi 2 anni con non poche preoccupazioni.
Cos’è il Bitcoin
di Paolo Cecchi
Un'opportunità o un altro strumento per attività illecite? Bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da un gruppo di persone aventi lo pseudonimo di 'satoshi Nakamoto'.
Questa moneta si basa su un insieme di computer collegati tra loro, a differenza delle monete tradizionali che sono emesse dalle banche centrali.
Questi computer, attraverso operazioni matematiche complesse, provvedono all'emissione di Bitcoin; l'algoritmo di generazione è studiato in modo tale da rendere sempre più difficile la generazione di nuova moneta digitale.
Al momento, il numero massimo di Bitcoin che possono essere creati è pari a circa 21 milioni, per cui è praticamente impossibile svalutare quelli già in circolazione, a differenza di quanto succede ad esempio con le monete tradizionali.
I Bitcoin possono essere acquistati e venduti in cambio di moneta tradizionale e trasferiti attraverso Internet con appositi software.
Questa moneta elettronica rappresenta forse il primo sistema di pagamento della 'rete' dove le transazioni avvengono senza commissioni o con commissioni molto basse .
Inoltre è un modo per scambiare denaro o beni senza un legame fiduciario preesistente. Infatti il mittente non ha bisogno di conoscere il destinatario o di fidarsi di lui: se si è in possesso del denaro necessario o del bene oggetto della transazione si può pagare altrimenti l'operazione non viene effettuata.
Quanto precede rappresenta una novità nell'ambito del sistema delle monete digitali. Infine, si sottolinea che tutte le transazioni in Bitcoin sono registrate nel libro mastro digitale, amministrato collettivamente.
È appena uscita
La Newsletter
Fisac Cgil Toscana
Numero 21
Ottobre 2017
Fisac Graffiti
Nei giorni scorsi Luigi di Maio, candidato premier, si è lanciato in un’intemerata contro i sindacati, ripercorrendo 23 anni dopo le orme di un ex Presidente del Consiglio pregiudicato e di un altro ex Presidente del Consiglio politicamente schiantatosi il 4 dicembre. Nessuna originalità dunque, né rispetto al “Nuovo” capo della destra italiana Berlusconi ( sic!) né rispetto a Renzi con il quale ha invece un tratto in comune che dà al Di Maio titolo per discettare sulla riforma della rappresentanza liberamente scelta dai lavoratori. Entrambi infatti sono uniti dall’avere poche settimane di contributi versati agli istituti previdenziali prima del professionismo della politica. In parole povere non hanno letteralmente mai lavorato!
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Il lavoratore Di Maio e il Sindacato
La Ferita Catalana
Libere di Abortire
Il Piano Industriale Ubi e le molte partite ancora aperte
Torna su Controradio
L’Angolo Rosso
Ciao Paolo
Solo 40 anni fa la vita delle donne era diversa, le donne solo 40 anni fa potevano morire di aborto. La vita delle donne oggi è diversa, così diversa che corriamo il pericolo di dimenticare come era un tempo. Legalizzare l'aborto non ha semplicemente... Leggi tutto.
Dall’11 ottobre riprendono le dirette della Fisac Cgil Toscana su Controradio. L’Angolo Rosso dell’informazione sul credito, il risparmio e del lavoro sarà in onda ogni mercoledì alle 9.30 ed in replica la domenica alla stessa ora.
Gli estremismi possono sempre preludere a situazioni che tendono ad andare fuori controllo. Nessuno pensava 27 anni fa che nella civile Europa si spalancassero gli abissi dell'orrore della guerra balcanica nella ex Jugoslavia. Allora l'Europa, all'indomani della riunificazione tedesca e per l' avventurismo di alcuni leader di grandi paesi continentali, si voltò a lungo dall'altra parte... Leggi tutto
FisacSostiene
EDITORIALE
Cos’è il Bitcoin
Dalle banche
San Miniato a Credite Agricòle: fine degli incubi?
Un'opportunità o un altro strumento per attività illecite? Bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da un gruppo di persone aventi lo pseudonimo di 'satoshi Nakamoto'. Questa moneta si basa su un insieme di computer collegati tra loro, a differenza delle monet... Leggi tutto.
Il lavoratore Di Maio e il sindacato
Nei giorni scorsi Luigi di Maio, candidato premier, si è lanciato in un’intemerata contro i sindacati, ripercorrendo 23 anni dopo le orme di un ex Presidente del Consiglio pregiudicato e di un altro ex Presidente del Consiglio politicamente schiantatosi il 4 dicembre.
Nessuna originalità dunque, né rispetto al “Nuovo” capo della destra italiana Berlusconi ( sic!) né rispetto a Renzi con il quale ha invece un tratto in comune che dà al Di Maio titolo per discettare sulla riforma della rappresentanza liberamente scelta dai lavoratori.
Entrambi infatti sono uniti dall’avere poche settimane di contributi versati agli istituti previdenziali prima del professionismo della politica. In parole povere non hanno letteralmente mai lavorato!
Ora, si può dir tutto dei sindacati dei sindacalisti e del loro burocratismo, ma in generale si tratta di persone che sono passate dall’esperienza del lavoro, della fatica, della discriminazione in molti casi o che hanno rinunciato a carriere più lusinghiere in termini economici in nome di un’idea.
Senza contare che delle decine di migliaia di delegati ed attivisti di un’organizzazione come la CGIL nessuno percepisce rimborsi o altro che non siano poche ore di permesso per svolgere la funzione di negoziazione e rappresentanza.
Vorremmo dire a Di Maio in amicizia che su flussi dei migranti, Ius Soli, lavoro ( in verità parla sempre di imprese e piccole imprese) può liberamente assumere le posizioni della destra trumpiana, ma ci risparmi di volerle spacciare come il nuovo che avanza. E’ un film proiettato milioni di volte.
Vorremmo anche consigliarlo, quando parla di pensioni d’oro dei sindacalisti, di fare nomi e cognomi dei beneficiari e delle loro organizzazioni. Così, per la precisione.
Il suo efficientissimo ufficio stampa saprà aiutarlo. Infine, non condividendo le grossolane accuse che Le sono state rivolte in questi giorni circa il DNA missino che non inganna, vorremmo suggerirle, a riprova delle ripetute affermazioni del suo “board” secondo cui il M5S non è nè di destra né di sinistra, di ardire uno smarcamento almeno una volta, dalla più trita propaganda che la destra reazionaria nostrana ci propina dalla fine della prima repubblica. Un voto in meno forse, ma un briciolo di dignità in più.
Il Piano Industriale Ubi e le molte partite ancora aperte
di Maria Agueci
Prosegue il negoziato relativo all’avvio della procedura ex articoli 17, 20 e 21 del CCNL, in relazione all’”Aggiornamento del Piano Industriale 2019-2020, comprensivo della fusione per incorporazione delle cd Bridge Banks”, ovvero Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti, poste in risoluzione a novembre del 2015.
Alla vigilia della incorporazione in UBI Banca di Banca Tirrenica, ex Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio spa, prevista per la fine di novembre prossimo, non sono stati ancora definiti i capisaldi dell’accordo sindacale che dovrà disciplinare la fuoriuscita di ulteriori 1.318 dipendenti (non full time equivalent) dichiarati in esubero dall’azienda.
Al netto dei lavoratori (tra cui circa 400 in Banca Tirrenica) che hanno già firmato accordi per fuoriuscite anticipate, l’azienda dichiara che non è attualmente possibile una ulteriore copertura economica per far confluire subito nel fondo di settore i 1.318 lavoratori in eccedenza.
Fisac e tutte le altre delegazioni sindacali sono unitariamente concordi nel rifiutare a priori qualsiasi ipotesi di esternalizzazione di lavoratori. Di fronte ad un piano industriale la cui principale voce di utile è costituita dalla riduzione del costo del lavoro (circa 500 milioni) e del numero dei dipendenti (circa 3.000), ci aspettiamo che l’azienda faccia ricorso a strumenti volontari e di settore, nel pieno rispetto del CCNL e in armonia con i pregressi accordi di secondo livello, e che si giunga velocemente ad una intesa in cui si formalizzi l’impegno a mettere in campo strumenti e risorse tali, in arco piano, da gestire gli esuberi. Il negoziato sta confermando, malgrado non poche opacità e ambiguità e problemi operativi tutt’altro che risolti, la consuetudine di UBI a mantenere per quanto possibile in loco i lavoratori, spostando piuttosto i poli di lavorazione o incrementando attività laddove maggiore è la concentrazione di dipendenti.
Vista la forte presenza di filiali e lavoratori di Ex Nuova Banca Etruria in Toscana, regione dove tra l’altro il gruppo non era presente prima dell’acquisizione, e visto l’elevato numero di dipendenti (circa 700) nella sola provincia di Arezzo, valutiamo positivamente l’attuale disegno aziendale sulla Toscana che, ci aspettiamo, dovrà necessariamente essere messo in sicurezza grazie al futuro accordo. Il piano di chiusura di 40 filiali di Banca Tirrenica, di cui solo 3 in Toscana, ed il passaggio di molte decine di lavoratori ad “Ubi Sistemi e Servizi” (società del Gruppo UBI con Circa 2.000 dipendenti localizzati in vari poli sul territorio nazionale) richiederà uno sforzo formativo da parte dell’azienda rivolto a coloro cui sarà richiesta la riqualificazione professionale.
Come rappresentanti dei lavoratori faremo in modo di esercitare tutto il controllo necessario affinché i processi di formazione e riqualificazione si svolgano nella massima trasparenza, e forniscano ai colleghi una preparazione congrua e adeguata alle nuove mansioni assegnate. Un’altra partita aperta riguarda il CIA. Purtroppo vi è molta incertezza su tale questione, ed emerge anche in questo contesto, come in altri istituti bancari in ristrutturazione, la tendenza ad un uso “tailor made” della Contrattazione di II livello: nelle operazioni di acquisizioni spesso e da tempo si “destruttura” l’impianto dei vecchi CIA e si tende a render “strutturali” le deroghe al CCNL.
Inoltre la prassi di alcuni grossi Istituti (come pure UBI nel suo perimetro “old”) di estendere “a step” i contratti integrativi alle aziende incorporate, determina il cristallizzarsi di trattamenti differenti tra lavoratori di una medesima azienda, che spesso si trovano nel medesimo ufficio con regimi retributivi e normativi differenti dietro identiche mansioni, in una direzione complessivamente al ribasso per tutti.
Non possiamo più accettare questa prassi, quindi faremo tutto quanto in nostro potere per ottenere l’estensione del CIA di UBI a tutti i dipendenti del gruppo, comprese le società controllate.
I lavoratori, a causa di politiche industriali fallimentari, subiscono da alcuni anni la erosione irreversibile di retribuzioni e diritti e di prospettive professionali, eppure sono caricati di maggiori responsabilità, di mansioni amministrative sempre più complesse ed obbiettivi commerciali sempre più ambiziosi.
I piani industriali che sulla pelle dei lavoratori richiedono subito utili a molti zeri (a fronte tra l’altro di costi sempre più ingenti delle immani macchine amministrative aziendali), ma procrastinano in anni l’armonizzazione di trattamenti o considerano come strutturali le deroghe al CCNL o sterilizzano la portata dei vecchi CIA non hanno scuse e non hanno alibi. Neppure l’Europa lo richiede. Invertiamo la rotta, a proposito di partite aperte, anche in vista del prossimo rinnovo del CCNL.