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Assicurativi : un settore in fermento di Tania Cità Lo scenario che si staglia nel panorama del settore assicurativo è ricco di fermenti: scenari competitivi aggressivi (poste, banche,web), innovazione tecnologica, normative stringenti (solvency II), evoluzione canali distributivi, clientela più esigente in termini di servizio e richiesta di nuovi prodotti assicurativi. Per quanto concerne l'azione sindacale, dopo il rinnovo del CCNL ANIA nel febbraio 2017, si sta concludendo in queste settimane la fase di stesura testi per l'adeguamento dell'articolato contrattuale. Uno dei primi effetti scaturiti dal CCNL è stato in tema di area contrattuale: l'impulso dato dal nuovo art. 2, con la sua logica inclusiva, ha consentito al Sindacato di richiedere e ottenere un percorso di confronto con Rbm (compagnia leader nella vendita di welfare), per l'applicazione del CCNL ANIA alle attività del gruppo riconducibili al ciclo produttivo assicurativo. Sempre nell'ottica di un riordino dei contatti nazionali, anche il CCNL Aisa (applicato a società di assistenza come Europassistace, Filodiretto ecc.) grazie ad un percorso sindacale in via di condivisione, verrà ricondotto nel perimetro del CCNL ANIA. È stagioni di rinnovi, nel settore assicurativo: ASSICOOP è in procinto di iniziare le trattative per il rinnovo del CCNL, ALLEANZA sta svolgendo le assemblee per presentare la piattaforma del CCNL ai lavoratori. In quasi tutti i principali Gruppi assicurativi si aprirà a breve la stagione dei rinnovi della contrattazione di secondo livello (Generali, Allianz, Cattolica, Groupama, Zurich). Voce fuori dal coro è invece UNIPOL, già uscita da ANIA nel 2014, che adesso nel creare la società Unipolrec da uno scorporo di Banca Unipol, finalizzata al recupero degli NPL, annuncia di voler applicare il CCNL COMMERCIO, nella contrarietà generale del Sindacato, che ha manifestato con un suo presidio a Bologna. Il confronto con l'azienda proseguirà in sede nazionale di conciliazione presso ABI. Anche sul versante assicurativo Unipolsai sta portando il Sindacato su un terreno di conflittualità, per un persistente atteggiamento che rifugge da un modello di relazioni industriali avanzate e di confronto vero: il Sindacato non ci sta, ad essere relegato a mero notaio delle decisioni unilaterali aziendali e sta valutando iniziative. Sul fronte dell'appalto assicurativo, dopo l'appello fatto dalle Segreterie nazionali al Presidente ANAPA Dott. Cirasola sulla importanza e il valore politico del CCNL, la trattativa si riaprirà il 18 p.v. per addivenire - ci auguriamo - ad un positivo rinnovo; il tutto mentre in molte agenzie, nonostante lo sforzo del Sindacato, si continua ad applicare o addirittura si passa al contratto "pirata", complice l'assenza di regole sulla rappresentanza. In questo quadro è sicuramente da valorizzare il servizio RLST, che ha la sua fonte nel CCNL ANAPA-UNAPASS sottoscritto dalla FISAC. Secondo la filosofia della bilateralita', le agenzie aderenti ad E.M.B.Ass possono scegliere di avvalersi di un RLST che esercita le competenze in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con beneficio sia per i lavoratori che per i datori di lavoro (che potranno evitare il costo di un responsabile della prevenzione esterno). Per la regione Toscana i delegati che ricopriranno l'incarico sono Perini e Venturi (Unipolsai), Masciarelli e Giranneschi (Generalitalia), a cui auguriamo buon lavoro.
Annus Horribilis di Daniele Quiriconi Un anno fa, il nuovo Governo, all’indomani del referendum Costituzionale che aveva portato alle dimissioni il precedente Presidente del Consiglio, ponendo fine agli indugi e recuperando i colpevoli ritardi, varava il decreto 237 per “la tutela del risparmio” ponendo le condizioni per la messa in sicurezza del sistema. Come hanno dimostrato gli sviluppi successivi, non sono mancati i problemi e il prezzo pagato dal versante del lavoro, dei risparmiatori e del servizio non è stato banale. Tuttavia si può guardare avanti, in uno scenario denso di interrogativi posti da una crisi economica che non è affatto conclusa e da straordinari progressi tecnologici sostenuti anche da nuovi attori che stanno facendo irruzione sul mercato. Un anno, il 2017 che ha trasfigurato il credito e un 2018 che non è privo di rischi anche a causa del persistente conflitto in Europa tra i rigoristi del nord e i paesi mediterranei e che trova nelle banche uno dei terreni più accesi di conflitto, si tratti di ricapitalizzazioni prudenziali da chiedere, di NPL, di titoli pubblici in pancia. Quasi mai si parla di derivati. Conflitto reso più incerto dalla situazione di impasse politica della Germania fino ad oggi, nel bene e nel male, il dominus delle scelte europee. Per quel che riguarda noi, ci impegneremo anche nei prossimi mesi a far si che i temi del lavoro e della rappresentanza acquistino centralità nel dibattito politico nella prossima campagna elettorale, nello stesso tempo, sarà decisivo prepararsi a nuovi ed inediti scenari accennati anche nel recente convegno di Firenze col presidente delle BCC toscane e il CCO di Intesa San Paolo, per non arrivare impreparati ad un rinnovo contrattuale (il prossimo anno) che si annuncia complesso ma nel quale, come riaffermato più volte dalla FISAC, torna ad affacciarsi oltre al tema dell’organizzazione del lavoro, prepotentemente il tema salario.
Molestie e violenze nei luoghi di lavoro: ABI che fa? di Chiara Rossi  l’Istat afferma che sono un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Con riferimento ai soli ricatti sessuali sul lavoro, sono un milione 173 mila (il 7,5%) le donne che nel corso della loro vita lavorativa sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni nella loro carriera. Sono passati ormai quasi due anni da quando nel gennaio del 2016 Confindustra e Sindacati confederali hanno firmato “l’accordo quadro sulle molestie e la violenza sui luoghi di lavoro”. Un accordo che basa la sua piena efficacia sulla volontà delle parti, aziendali e territoriali, di combattere questi fenomeni a partire dal far propria in ogni contesto lavorativo, nella persona del datore di lavoro, la dichiarazione di non tolleranza di alcun comportamento che possa essere riconducibile ad atti di molestie e violenza sul lavoro. E' proprio il luogo di lavoro, infatti, un contesto a forte rischio di violenze per le donne, fisiche e psicologiche, nelle forme delle molestie sessuali, delle discriminazioni e del mobbing. Alcuni grandi gruppi come Poste italiane e Ferrovie dello Stato hanno recepito l’accordo, a livello territoriale in Toscana a gennaio di quest’anno è stato sottoscritto dalle Associazioni di categoria pratesi e a marzo da CONFAPI Firenze. Abi tace. Forse perché le molestie e la violenza rientrano tra le cause dello stress lavoro correlato di cui le banche fanno fatica addirittura ad ammetterne l’esistenza? Anche laddove le aziende si dimostrano disponibili a fare rilevazioni sullo stress lavoro correlato infatti difficilmente prendono in considerazione il questionario redatto e validato dalla università la Sapienza di Roma in collaborazione con la Fisac di Pisa che ad oggi costituisce sicuramente un benchmark positivo e la terzietà necessaria a garantire l’ addendibilità del risultato. Le donne sono le principali vittime non solo di violenze fisiche ma anche verbali, vessazioni, umiliazioni sessiste spesso legate alle pressioni commerciali che il middle management (composto principalmente di uomini) continua ad esercitare nonostante il protocollo del 7 febbraio e tutti gli importanti accordi siglati nelle nostre aziende. Quando una donna subisce una molestia, nel 80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro. La sottoscrizione del protocollo non fermerà il fenomeno ma darebbe un segnale di incoraggiamento per tutte coloro che subiscono e non hanno il coraggio di denunciare.
Fascisti su Marte  A leggere i proclami sgrammaticati delle organizzazioni neofasciste e neonaziste nostrane, pare a volte di essere paracadutati nell’esilarante film di qualche anno fa di Corrado Guzzanti sceneggiato, tra gli altri, da Andrea Purgatori. Ma c’è poco da ridere: anche nel secolo scorso siamo partiti dalla goliardia e dal micro-squadrismo e, complice una drammatica crisi economica e una mancanza di prospettiva, ci siamo ritrovati in un incubo da 60 milioni di morti. I fascisti hanno occupato prima le curve degli stadi, poi le periferie abbandonate dalle altre forze politiche e sociali, poi le nostre piazze con i loro banchini monotematici sulla minaccia migratoria e sulla razza, infine sono passati alle aggressioni. La sottovalutazione e la mancanza di reazione hanno fatto sì che si sviluppasse ormai impunemente, insieme ad un merchandising squallido fatto di calendari, accendini, o vino “del Duce” col faccione di Mussolini stampato, un’opera di sdoganamento culturale prima che politico. Ora, posto che le forze politiche del fronte antifascista debbono ( unitariamente) rioccupare gli spazi lasciati vuoti, che la cultura, la scuola, l’informazione devono fare la loro parte, potrebbero fare la propria parte anche la magistratura e le forze dell’ordine? Certo come ha insegnato la vicenda di Alba Dorata in Grecia che aveva tra gli appartenenti alla polizia un impressionante numero di simpatizzanti e come dimostra forse, il caso del carabiniere di Firenze che esponeva simboli filonazisti, pare che ci sia da lavorare di “bonifica” anche in quell’ambito. Però fa impressione sentire il Ministro della Giustizia dichiarare in TV: “ le leggi ci sono, c’è da capire perché non vengano applicate”. No caro Orlando, Tu sei il Ministro e, certo salvaguardando la divisione dei poteri costituzionalmente prevista, dovresti fare lo sforzo per provare a dircelo. Non è compito del Governo porre domande, ma individuare soluzioni. Non risulta che il reato di apologia sia stato abolito. E se c’è una delle organizzazioni più attive di questa galassia nera che è solita definirsi “Fascisti del terzo millennio” forse materia per intervenire ce n’è.
Bitcoin; i rischi di una bolla finanziaria
Riordino BCC:  il prezzo non sia pagato dai lavoratori
A leggere i proclami sgrammaticati delle organizzazioni neofasciste e neonaziste nostrane, pare a volte di essere paracadutati nell’esilarante film di qualche anno fa di Corrado Guzzanti sceneggiato, tra gli altri, da Andrea Purgatori. Ma c’è poco da ridere: anche nel secolo scorso siamo partiti dalla goliardia e dal micro-squadrismo e, complice una drammatica crisi economica e una mancanza di...  Leggi tutto.
È appena uscita La Newsletter  Fisac Cgil Toscana  Numero 23 Dicembre 2017
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Qui Carige: I dipendenti in sciopero chiedono un futuro per la banca
Annus Horribilis
Assicurativi: un settore in fermento
Molestie nei luoghi di lavoro: abi che fa?
Un anno fa, il nuovo Governo, all’indomani del referendum Costituzionale che aveva portato alle dimissioni il precedente Presidente del Consiglio, ponendo fine agli indugi e recuperando i colpevoli ritardi, varava il decreto 237 per “la tutela del risparmio” ponendo le condizioni per la messa in sicurezza del sistema. Come hanno dimostrato gli sviluppi successivi, non sono mancati i problemi e il prezzo pagato dal versante...   Leggi tutto
FisacSostiene
EDITORIALE
Fascisti su Marte
Negli ultimi anni il mercato delle cripto valute, segnatamente dei Bitcoin, è cresciuto in maniera esponenziale e risulta sempre più connesso ai mercati finanziari. È notizia recente l’avvio del primo derivato, quotato in borsa, basato proprio su Bitcoin. Parallelamente, è cresciuta l’attenzione delle autorità pubbliche su questi nuovi sistemi di pagamento. Sia la vigilanza europea che quella italiana hanno avviato alcune iniziative al fine di monitorare il fenomeno e renderlo coerente con uno sviluppo equilibrato del sistema. Ad esempio, da due anni la Banca d’Italia ha attivato un tavolo dedicato...  Leggi tutto.
Lo scenario che si staglia nel panorama del settore assicurativo è ricco di fermenti: scenari competitivi aggressivi (poste, banche,web), innovazione tecnologica, normative stringenti (solvency II), evoluzione canali distributivi, clientela più esigente in termini di servizio e richiesta di nuovi prodotti assicurativi. Per quanto concerne l'azione sindacale, dopo il rinnovo del CCNL ANIA nel febbraio 2017, si sta concludendo in queste settimane la fase di stesura testi per l'adeguamento dell'articolato contrattuale. Uno dei primi effetti scaturiti dal CCNL è stato in tema di area contrattuale: l'impulso dato dal nuovo art. 2, con la sua logica inclusiva, ha consentito al Sindacato di richiedere e ottenere un percorso di confronto con Rbm... Leggi tutto.
 Dalle banche
In onda su Controradio: www.controradio.it FM 93,6 - 98,9 Ogni mercoledì alle 9:30 In replica la domenica alle 9:30 
Carige: i dipendenti in sciopero chiedono un futuro per la banca   Coordinamento FISAC Banca del Monte di Lucca (Gruppo Carige) Sono 526 i dipendenti del Gruppo Carige, tra Banca Carige, ex Cassa di Risparmio di Carrara, ex Monte dei Paschi e Banca del Monte di Lucca, che lavorano in Toscana ed il cui futuro è legato a quello della banca genovese, che da anni ormai si dibatte in una spirale recessiva, tra tagli di bilancio, chiusura di filiali, riduzione del personale e cambio degli amministratori. Per protestare contro le politiche del personale preannunciate dalla banca, tra cui disdetta del CIA, ulteriori 765 esuberi, accordi sulla mobilità in deroga al CCNL, nonché per chiedere con forza un piano industriale credibile - dopo 5 piani in 4 anni - che dia finalmente una prospettiva al gruppo bancario ed alle migliaia di dipendenti, martedì 21 novembre questi ultimi hanno preso parte ad uno sciopero dichiarato prima unitariamente e poi, all’ultimo giorno, solo dalla FISAC/CGIL. Lo sciopero aziendale, il primo nella banca da 15 anni a questa parte, ha comunque registrato una consistente adesione, così come la manifestazione con corteo per le vie della città e presidio finale di fronte alla sede di Banca Carige. Si dice che erano 20 anni che non se ne vedeva una simile, alla quale hanno preso parte anche numerose delegazioni delle altre categorie, facendo sentire il senso della loro vicinanza e solidarietà. Tutto questo per dire che, anche per i bancari nella tranquilla Genova, la misura è colma! Ma quali sono gli aspetti che non ci convincono nelle politiche di Banca Carige? Oltre ad ingenti e ripetute ricapitalizzazioni, l’ultima delle quali per 560 milioni nei giorni scorsi, in sintesi il piano industriale prevede, come da copione, il taglio dei costi e l’incremento dei ricavi. Ma mentre entra molto nel dettaglio per il taglio dei costi, in gran parte riguardanti il personale e che nel concreto significano, esternalizzazioni di circa 230 persone e cessioni di asset (ICT, Creditis), attivazione del fondo esuberi, incremento dei part-time (più teorici che pratici), ulteriori chiusure di sportelli, mobilità territoriale e ricorso a giornate di solidarietà, molto più sfumate ed aleatorie sono le misure previste per l’incremento dei ricavi. Queste ultime dovrebbero infatti concretizzarsi in un riassetto organizzativo e nella capacità di collocare prodotti e fornire servizi a condizioni concorrenziali ad alto valore aggiunto ed appetibili dalla clientela, di cui però si stenta, come già nel passato, a vedere l’attuazione. A nostro avviso, quindi, la messa in pratica del piano industriale, così come definito, comporterebbe l’inaccettabile precarizzazione di una notevole quantità di lavoratrici e lavoratori, con le relative famiglie, coinvolte in processi di esternalizzazione o di mobilità territoriale, un ulteriore impoverimento delle retribuzioni – già ad oggi per ammissione dello stesso AD ai minimi di tutto il settore creditizio – ed un prevedibile ed intollerabile inasprimento delle pressioni commerciali. E tutto questo senza un effettivo rilancio del gruppo bancario. Dopo lo sciopero e la bella e partecipata manifestazione del 21 novembre la trattativa con l’azienda è comunque ripresa, con anche la FISAC al tavolo con pari dignità e la consapevolezza dei lavoratori che rappresenta. Si tratta ora di dare sostanza ad un percorso di confronto che possa davvero portare a misure serie e concretamente realizzabili per dare una prospettiva futura alla banca ed ai suoi dipendenti. A questo scopo è necessario, a nostro avviso, anche un più ampio coinvolgimento dei soggetti istituzionali, politici ed economici, che richiami il management della banca alle proprie responsabilità affinché non venga meno, anche in Toscana, una importante e radicata realtà creditizia, utile volano per l’economia dei nostri territori.
Bitcoin; i rischi di una bolla finanziaria di Paolo Cecchi Negli ultimi anni il mercato delle cripto valute, segnatamente dei Bitcoin, è cresciuto in maniera esponenziale e risulta sempre più connesso ai mercati finanziari. È notizia recente l’avvio del primo derivato, quotato in borsa, basato proprio su Bitcoin. Parallelamente, è cresciuta l’attenzione delle autorità pubbliche su questi nuovi sistemi di pagamento. Sia la vigilanza europea che quella italiana hanno avviato alcune iniziative al fine di monitorare il fenomeno e renderlo coerente con uno sviluppo equilibrato del sistema. Ad esempio, da due anni la Banca d’Italia ha attivato un tavolo dedicato alla tecnologia blockchain, alla base del Bitcoin. Sempre più spesso le cripto valute vengono utilizzate anche come ‘bene rifugio’, tipo l’oro. Anche per questo motivo il valore del Bitcoin negli ultimi tempi è cresciuto enormemente; basti pensare che la valuta tracciava ad inizio anno meno di 1000 $ mentre recentemente è stata quotata anche 15 / 16.000 $. Esiste davvero il rischio di una bolla su queste cripto valute tale da creare delle conseguenze nefaste sui mercati borsistici e finanziari? In proposito, le valutazioni degli operatori di settore sono ancora discordanti. Se per taluni si tratta di un fenomeno che, seppure in significativa crescita, risulta ancora di proporzioni contenute, per altri le conseguenze di un possibile crollo del Bitcoin sono già considerate seriamente, in specie sui corsi azionari. Sicuramente, un crollo del Bitcoin potrebbe determinare fin da subito ampie perdite economiche da parte degli operatori che, da tempo, speculano nella cripto valuta. Ma c’è di più… Ad esempio, si ricorda che il funzionamento del Bitcoin prevede che quando si effettua un pagamento si determina una registrazione su una sorta di ‘libro contabile’ su Internet la cui verifica viene fatta dai cosiddetti ‘miner’. Questi, per effettuare le proprie verifiche , alimentano una domanda molto importante di chip grafici per pc. Ebbene, lo scoppio di una bolla speculativa determinerebbe il presumibile crash delle azioni di alcuni importanti aziende produttrici di microprocessori che, ad oggi, segnano importanti risultati a Wall Street proprio sotto la spinta dello sviluppo della fintech. Altra conseguenza nefasta e diretta sarebbe sui titoli delle aziende che operano nella struttura tecnologica della block chain; ulteriori effetti negativi riguarderebbero anche tutte quelle piccole e medie aziende, specie start Up, che utilizzano strutture informatiche analoghe a quelle utilizzate dal bit Coin come canale di finanziamento alternativo al sistema bancario. In conclusione, trattasi di un fenomeno che ad oggi risulta ancora non del tutto compreso ed in piena evoluzione. Evidente, peraltro, che un eventuale crash delle cripto valute avrebbe molta probabilità di influenzare il sentiment del mercato azionario, soprattutto nei settori high-tech e finanziario. È pertanto indispensabile incrementare i livelli di attenzione sul fenomeno al fine di consentire alle aziende fintech di rappresentare una vera e propria opportunità per l’intera economia e non un rischio per la sopravvivenza degli operatori tradizionali o per lo sviluppo di importanti segmenti del sistema finanziario.
Riordino BCC: il prezzo non sia pagato dai lavoratori  La fase di ristrutturazione del Credito Cooperativo che abbiamo di fronte si prospetta impegnativa e difficile per tutte le parti in gioco, ma tutto fa pensare che lo sarà in particolare per tutti noi, lavoratrici e lavoratori del settore. 
 Dall’appello di Banca d’Italia alle Capogruppo che auspica "vertici forti” possiamo farci un’idea sull'entità della spinta alla riorganizzazione delle nuove Governance; poco o nulla però sappiamo di come esse intendano riassestare gli organici, le funzioni ed i conseguenti rapporti di lavoro che andranno a completare il nuovo scenario del Credito Cooperativo. 
 Siamo preoccupati da un lato per questo continuo tergiversare senza entrare mai nel merito di alcun piano industriale, dall’altro – ed è la cosa che più nell’immediato ci interessa – dalle dichiarazioni di Federcasse e dalle indiscrezioni sulla stampa in merito ai numeri degli esuberi sempre diversi, giunti fino a 7.000, in larga parte difficilmente riassorbibili dal sistema e dagli attuali strumenti a disposizione nel settore (Fondo di solidarietà). 
Siamo di fronte ad un momento chiave al quale dovremmo prepararci per uscirne illesi e, possibilmente rafforzati sia nei diritti, sia nella coesione fra le lavoratrici e fra i lavoratori di tutto il settore. A nostro avviso potremmo affrontare meglio questa fase se riusciremo a rimanere uniti, considerandoci esclusivamente lavoratori del “Credito Cooperativo”, e non separatamente lavoratori delle varie BCC, dei centri servizi e delle strutture centrali. 
Come Fisac CGIL siamo convinti che la fase richieda innanzitutto l'unità dei lavoratori e della compagine sindacale; oggi più che mai il sindacato deve tenere alta l'attenzione sulla difesa delle tutele e dei livelli occupazionali perché sarebbe un grave errore non capire la portata di questa battaglia comune. Questa è, non altre, la funzione di rappresentanza del lavoro! 
Dobbiamo difendere insieme i diritti ed il lavoro nel Credito Cooperativo per difendere le peculiarità e la storia che contraddistinguono la tradizione bancaria cooperativa portatrice di altri valori  che vanno oltre al semplice profitto, valori comuni, sociali e di solidarietà. PUOI CONTARE SULLA FISAC.