Alfabetizzazione finanziaria Continua il percorso di iniziative della Fisac
di Paolo Cecchi
Nelle giornate del 6 e del 9 febbraio u.s., si sono svolte due importanti appuntamenti, rispettivamente, a San Casciano Val di pesa ed a Pisa riguardanti l’educazione finanziaria. In particolare, compagne e compagni della Fisac hanno intrattenuto molti pensionati appartenenti allo Spi di Firenze e di Pisa su alcuni concetti base che occorre ‘possedere’ per una migliore conoscenza dei diritti e dei doveri sottesi ai rapporti contrattuali tra banca e cliente.
Come già detto in precedenti newsletter, tali iniziative cercano di far acquisire maggiore consapevolezza degli strumenti bancari e finanziari alla cittadinanza, specie quella parte avente minori strumenti informativi di base, anche al fine di ridurre quel gap di conoscenze che colloca il nostro paese agli ultimi posti in Europa.
In più, visto quanto occorso negli ultimi anni caratterizzati da frequenti difficoltà del sistema bancario italiano, le iniziative in discorsi rappresentano occasioni pubbliche utili al nostro sindacato per spiegare e ribadire meglio come interessi e destini dei risparmiatori siano legati nonché coincidenti con quelli dei bancari..
I 2 appuntamenti sopra richiamati hanno avuto un grande successo in termini di partecipazione e di attenzione da parte dei pensionati; anche per tale motivo, visto le richieste già ricevute, provvederemo nel prossimi giorni a moltiplicare iniziative della specie proprio al fine di fornire un servizio che riteniamo utile e necessario.
FisacSostiene
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Coriandoli
di Daniele Quiriconi
Non viene titolo diverso per descrivere questa campagna elettorale. Non si parla dei problemi delle persone e la discussione e la polemica tra gli schieramenti, complice l’informazione (soprattutto radio televisiva) che alimenta l’insicurezza e la percezione di pericolo dei cittadini, verte tutta sulla cronaca nera, sui migranti la sicurezza o i militari per le strade.
Assolutamente assente appare, almeno fino ad ora il tema della sanità, in un paese in cui 12 milioni di cittadini hanno smesso di curarsi e nel quale le varie finanziarie impongono entro il 2020 una spesa del personale dell’1,4% più bassa di quella del 2004 (per la Toscana -45 milioni di euro).
E basta andare in un reparto ospedaliero per capire cosa può significare.
Per non parlare della precarietà diffusa, del lavoro sempre più trattato come merce, della diffusione del lavoro povero, dei 180.000 italiani ( in prevalenza giovani) che anche nel 2017 hanno abbandonato l’Italia, a volte per carriere che qua non erano possibili, a volte semplicemente in cerca di fortuna. Sono temi peraltro sui quali potrebbero emergere quelle differenze di sostanza che potrebbero appassionare un po’ di più un’opinione pubblica comprensibilmente distaccata ed incline più all’astensione che alla partecipazione attiva.
Un problema democratico enorme, proprio nel momento in cui riaffiorano minoranze fasciste aggressive, per troppo tempo sottovalutate e che godono però di un’alone di simpatia corposa per combattere il quale non saranno sufficienti i comportamenti “furbetti” delle Istituzioni come nella vicenda di Macerata.
Come già detto, in queste settimane non rimane che cercare, ognuno nei propri ambiti e per le proprie capacità e convinzioni, che cercare di far emergere i temi veri, a partire dalle crescenti diseguaglianze, che sono determinanti per rappresentare il livello di civiltà di un paese.
Far emergere cioè differenze valoriali tra gli schieramenti progressisti e la demagogia reazionaria che permea buona parte dell’arco politico nazionale. Vale per il 4 marzo, ma soprattutto varrà per il dopo.
Unicredit: al via il ricambio generazionale
di Alfonso Botta
550 uscite per maturazione requisiti pensionistici o accesso al Fondo con altrettante assunzioni di giovani, rientro nel Gruppo Unicredit di SSC, ramo d’impresa scorporato nel 2012. Sono questi i due elementi più densi di significato politico concretizzati nell’accordo del 1 febbraio.
L’accordo è il punto di sintesi finale di un percorso vertenziale aperto dalle Organizzazioni Sindacali dallo scorso ottobre con la produzione di una vera e propria piattaforma che è stata discussa in tutte le assemblee convocate tra novembre e dicembre.
Le assemblee hanno certificato il livello di guardia raggiunto, in particolare nella Rete, su tenuta occupazionale e pressioni commerciali.
Il ruolo della Fisac nella trattativa è stato all’insegna del “tutto si tiene”, vale a dire che nel lungo elenco delle tematiche affrontate gli argomenti riguardanti le condizioni di lavoro della Rete trovassero una soluzione significativa. Ma andiamo per ordine. Sul piano occupazionale si riportano tre elementi.
Il primo riguarda la riapertura dei termini di uscita a coloro che non avevano aderito al vecchio Piano. Successivamente a questa adesione si aprirà a coloro che maturano il requisito nel primo semestre del 2024 (il vecchio Piano si fermava al 31/12/2023).
E’ stata rigettata la proposta aziendale, contenuta nella lettera di avvio procedura art 17 del CCNL, di un offerta di 24 mesi a personale che, senza alcun requisito, decidesse di uscire. L’abbiamo giudicata pericolosa.
Il secondo elemento riguarda l’anticipo delle assunzioni. In relazioni allo stato critico della Rete per effetto delle uscite dei precedenti Piani Industriali, abbiamo richiesto e ottenuto di anticipare al primo semestre di quest’anno 280 assunzioni già concordate a febbraio dello scorso anno.
Terzo e ultimo elemento, come già detto, è il rientro di un ramo d’azienda, SSC, che ha letteralmente fallito i presupposti del Piano Industriale che determinò l’esternalizzazione da parte aziendale e con la nostra forte opposizione.
Per altre due aziende esternalizzate, ABAS e VTS, c’è l’impegno a prorogare di un anno la scadenza quinquennale delle garanzie occupazionali. Sul piano salariale è stata trovata poi l’intesa sul Premio Aziendale.
Dopo un timido confronto su indicatori di bilancio si è ancora una volta optato per un Premio “a stralcio” con l’ormai ricorrente opzione: cash 800 euro,welfare 1150 euro.
Sono poi stati ripuntualizzati aspetti di percorso, in corso da anni, rispetto agli impegni sulle modifiche strutturali del mondo welfare riguardanti la confluenza dei Fondi Previdenza, l’Assistenza Sanitaria e Cral.
Sempre in tema welfare l’accordo rappresenta il primo tentativo di “scaricare a terra” la Dichiarazione Congiunta del Comitato Aziendale Europeo Unicredit del 28 novembre scorso in tema di conciliazione tempi di vita/di lavoro.
Tutti temi riporati nell’accordo, quali smart working, disconnesione, banca del tempo, avranno bisogno di accordi attuativi.
In merito alle pressioni commerciali vengono definiti, precisandoli, due impegni contenuti nell’accordo del 22/4/16 e mai attuati dall’azienda.
Riguardano il sistema di monitoraggio, dove si definisce la procedura informatica standardizzata per la raccolta dei dati al fine di evitare le “autonomie” manageriali locali, e la formazione obbligatoria e generalizzata per tutti i capi relativi agli accordi in materia di pressioni commerciali.
Lo sdoganamento dei fascisti e le colpe delle “Elite”
Ormai abbiamo fatto l’abitudine ai banchini dei neofascisti per le piazze italiane e meritoriamente alcuni comuni hanno approvato delibere per negare la concessione di spazi a forze che non riconoscano la Costituzione e i relativi richiami antifascisti. Insistiamo….
Non è folclore, il fatto che movimenti di discreta consistenza elettorale come la Lega ormai superino in violenza verbale con un linguaggio misogino, omofobo, xenofobo, retrogrado i vari capi di Forza Nuova o Casapound è un indice della regressione culturale e politico del paese.
Tuttavia, la vicenda surreale di Macerata, partita da un fatto di cronaca agghiacciante come l’uccisione atroce di una ragazza di 19 anni, proseguita con la sparatoria del fascioleghista razzista e completatata da un’opportunismo e uno strumentalismo delle forze politiche intollerabile, rimanda ai limiti della classe dirigente e di quelle che un tempo avremmo chiamato le “elite” del paese.
E’ stato un grave errore non fare della manifestazione di Sabato 10 un evento ancor più di massa, sconcertano le motivazioni addotte dal sindaco e ancor più il comportamento dei vertici di Governo che a lungo hanno dato l’impressione che un corteo di Forza Nuova, che peraltro non si è stati capaci di impedire da parte delle forze dell’ordine e un corteo delle forze democratiche antifasciste pari fossero. La rimozione per incapacità del questore della città cambia poco del quadro.
Sarà difficile, come è stato in altre fasi della nostra storia repubblicana, ricostituire un ampio arco di forze democratiche costituzionali in difesa dei principi fondamentali delle democrazia. E’ molto triste che nemmeno i progressisti siano capaci, per mero calcolo, di uno sforzo in questa direzione.
Il Questionario
Lo sdoganamento dei fascisti e le colpe delle "élite"
È appena uscita
La Newsletter
Fisac Cgil Toscana
Numero 25
Febbraio 2018
Fisac Graffiti
Coriandoli
Oltre l’8 marzo
Alfabetizzazione finanziaria
Continua il percorso di iniziative della Fisac
Qui UBI:
Ubi Banca ed estensione degli accordi di secondo livello alle Bridge Banks
Con l’approssimarsi dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, ferve l’attenzione verso i temi “sensibili” che riguardano la vita delle donne, con tavoli, discussioni, focus che però poi non trovano seguito in azioni concrete volte a risolvere le problematiche che rendono la vita delle donne più complicata rispetto quella degli uomini. Ecco quindi che oltre all’elevata attenzione verso questi temi servirebbero poi... Leggi tutto
Non viene titolo diverso per descrivere questa campagna elettorale. Non si parla dei problemi delle persone e la discussione e la polemica tra gli schieramenti, complice l’informazione (soprattutto radio televisiva) che alimenta l’insicurezza e la percezione di pericolo dei cittadini, verte tutta sulla cronaca nera, sui migranti la sicurezza o i militari per le strade. Assolutamente assente appare, almeno fino ad ora il tema della sanità, in un paese in cui 12 milioni di cittadini hanno smesso di curarsi e nel quale le varie finanziarie impongono entro il 2020 una spesa.... Leggi tutto
FisacSostiene
EDITORIALE
Ormai abbiamo fatto l’abitudine ai banchini dei neofascisti per le piazze italiane e meritoriamente alcuni comuni hanno approvato delibere per negare la concessione di spazi a forze che non riconoscano la Costituzione e i relativi... Leggi tutto.
Nelle giornate del 6 e del 9 febbraio u.s., si sono svolte due importanti appuntamenti, rispettivamente, a San Casciano Val di pesa ed a Pisa riguardanti l’educazione finanziaria. In particolare, compagne e compagni della Fisac hanno intrattenuto molti pensionati appartenenti allo Spi di Firenze e di Pisa su alcuni concetti base che occorre ‘possedere’ per una... Leggi tutto.
Giovani lavoratori del settore: parte l’indagine
Dalle banche
Qui Unicredit: al via il ricambio generazionale
Ubi Banca ed estensione degli accordi di secondo livello alle Bridge Banks
di Maria Agueci
Nella serata di giovedì 1° febbraio 2018 è stato siglato un importante accordo che estende ai dipendenti delle Bridge Banks, con decorrenza 1° marzo 2018, la contrattazione di secondo livello vigente in Ubi Banca.
L’applicazione alle lavoratrici ed ai lavoratori di 3 delle ex banche in risoluzione, tra cui Banca Tirrenica (ex Banca Etruria), dei vari istituti contrattuali avverrà “a step”, parimenti agli accordi di armonizzazione già in vigore nel perimetro così detto “Stand Alone” e nelle società prodotto.
Il processo si concluderà il 1° luglio 2020, termine in cui tutti i dipendenti del gruppo saranno soggetti ad una uniforme disciplina contrattuale di secondo livello. Permarranno differenziazioni normative ed economiche, sebbene limitate all’arco temporale di armonizzazione, e al netto di diritti acquisiti grazie a normative precedenti.
Nelle more dell’entrata in vigore dei singoli nuovi istituti, continueranno ad applicarsi le disposizioni dei vecchi contratti integrativi di provenienza, un risultato rilevante, e per nulla scontato, che abbiamo ottenuto nel corso della trattativa.
Molti ed importanti sono gli istituti che saranno applicati dal 1° marzo prossimo al 1° luglio 2020, tra cui mobilità ordinaria e grande mobilità, permessi retribuiti e non retribuiti, importo dei buoni pasto, welfare e politiche sociali.
Dal negoziato, difficile e dagli esiti inizialmente del tutto incerti a causa delle chiusure aziendali, abbiamo guadagnato una formale cornice di appartenenza (normativa ed economica) alla nuova banca, ed una condizione di equità con le lavoratrici ed i lavoratori già dipendenti del gruppo, scongiurando i molti timori da più parti ventilati di veder cristallizzate caste di dipendenti, vicini di scrivania, ma divisi per condizioni e trattamenti peggiorativi.
E’ stata una battaglia che Fisac ha condotto strenuamente, ben consapevole del fatto che il peso di fusioni, piani industriali lacrime e sangue, e pressioni commerciali intollerabili deve almeno essere bilanciato da congruità ed equità dei trattamenti tra lavoratori, da certezza dei diritti e tutela nelle mansioni svolte.
Ma il quadro non è ancora completo, ci aspettano altre complesse trattative, tra cui quella sugli esuberi e sul nuovo modello inquadramentale per tutto il gruppo.
Parallelamente, Fisac si aspetta che l’azienda mostri adeguata attenzione nei confronti di migliaia di dipendenti delle ex Bridge Banks ancora alle prese con gli effetti di una migrazione non certo ben ideata e gestita, e con nuovi ruoli e mansioni. Su questi lavoratori, ai quali spesso non sono state impartite formazione e istruzioni adeguate, non dovrà in nessun modo essere scaricata la responsabilità di eventuale errata osservanza delle direttive aziendali.
Questo accordo non è la destinazione finale, ma un buon mezzo che traghetta fino al 2020 oltre 22 mila lavoratori del gruppo Ubi. In attesa che la incerta geografia bancaria nazionale, alle cui spalle aleggiano le tiranniche indicazioni europee e le volatili dinamiche dei mercati, trovi una mappatura definitiva.
Oltre l’8 marzo
di Fernanda De luca
Con l’approssimarsi dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, ferve l’attenzione verso i temi “sensibili” che riguardano la vita delle donne, con tavoli, discussioni, focus che però poi non trovano seguito in azioni concrete volte a risolvere le problematiche che rendono la vita delle donne più complicata rispetto quella degli uomini.
Ecco quindi che oltre all’elevata attenzione verso questi temi servirebbero poi delle soluzioni da applicare nella vita pratica di noi tutte, non solo nella giornata dell’otto marzo ma in tutti i giorni dell’anno.
Perché è 8 marzo tutti i giorni in cui:
- una donna che riesce ad entrare nel mondo del lavoro scopre che esiste una disparità salariale evidente per cui a parità di lavoro gli uomini guadagnano di più;
- una donna subisce molestie sul luogo di lavoro dove la disparità di potere tra le parti è ancora più elevata con la conseguenza che a dover lasciare il posto di lavoro è poi spesso la vittima;
- una donna deve scegliere tra l’essere madre e l’essere lavoratrice a causa della mancanza delle corrette politiche di conciliazioni e di un modello organizzativo del lavoro fatto su misura del genere maschile;
- ci troviamo avanti ad offerte di lavoro contenenti, esplicitamente o meno, parametri relativi ad aspetto fisico;
- a una donna viene negato il diritto alla sua autodeterminazione quando decide di interrompere la propria gravidanza nei termini stabiliti dalla L.194 e trova le porte chiuse degli ospedali pubblici dove la percentuale media di obiezione di coscienza intorno al 70% (con punte di oltre il 90% in alcune zone d’Italia);
- a una donna il farmacista nega la pillola del giorno dopo;
- acquistiamo prodotti rivolti al genere femminile e li paghiamo mediamente molto di più rispetto ai prodotti analoghi rivolti al genere maschile;
- per non parlare poi della tampon tax relativa all’IVA sugli assorbenti considerati alla stregua di beni di lusso;
- vediamo un cartellone pubblicitario ammiccante con donne ritratte svestite e sottomesse al piacere maschile o una reclame televisiva in cui il nostro compito è quello di tenere pulita la casa e far trovare tutto pronto al marito che rientra a casa stanco dal lavoro;
- si sente parlare di ministro e non di ministra, di sindaco e non di sindaca e così via... senza tenere conto che il lessico di genere non è una forzatura della lingua ma è una battaglia culturale;
- a una ragazza che deve scegliere del suo futuro le viene detto: “non è un mestiere da femmina”;
- una sportiva non si vede riconosciuto il titolo di professionista ma resterà sempre una dilettante;
- non viene garantita la pari rappresentanza di genere in tutti i livelli delle istituzioni se non attraverso la forzatura delle “quote rosa” .
Sono tutti temi che possono declinarsi nel più ampio tema della violenza di genere che non è solo quella terribilmente fisica il cui epilogo è il femminicidio ma comprende tutte le questioni sopra citate (e molte altre) espressione di una società patriarcale da combattere con tutte le nostre forze, oltre l’otto marzo.
Giovani lavoratori del settore: parte l’indagine
di Cristina Pascucci
La Fisac CGIL Toscana in collaborazione con il Dipartimento Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma ha avviato un’indagine rivolta alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno un’età inferiore ai quarant’anni e che appartengono al settore del credito assicurativo.
Sebbene negli ultimi anni siano state pochissime le assunzioni effettuate dalle aziende del settore nella nostra regione, la fascia più giovane costituisce una parte importante di lavoratori con cui il sindacato fatica spesso ad entrare in contatto.
I nuovi assunti vengono da realtà contrattuali di precarietà in cui il sindacato, se non completamente assente, difficilmente riesce a raccogliere un numero elevato di adesioni come poteva accadere in passato.
Sono gli stessi giovani che arrivano nelle aziende del nostro settore, condizionati dal loro vissuto, ma anche dalla cultura di disintermediazione distante dalla logica di tutela collettiva dei diritti, in un contesto politico istituzionale fortemente mutato negli ultimi anni in cui sono scomparsi i riferimenti a cui hanno fatto capo le generazioni precedenti.
L’obiettivo è analizzare questa generazione di lavoratrici e lavoratori da molteplici punti di vista a partire, naturalmente, da quello del proprio quotidiano professionale, al rapporto con le gerarchie e le politiche aziendali e a quello con il sindacato a cui scelgono di aderire o meno, capire cosa pensano del sindacato e cosa chiedono ad esso e alla politica in generale.
Il questionario attraverso il quale verrà svolta l’indagine è il frutto del lavoro di un gruppo di giovani delegati e iscritti alla Fisac CGIL Toscana che, coadiuvato dal Prof. Domenico Carrieri e dalla Prof.ssa Luisa De Vita dell’Università La Sapienza, ha individuato le tematiche e le questioni fondamentali su cui oggi è utile che il sindacato si interroghi e si dia delle risposte attraverso la diretta testimonianza di una delle generazioni più “impenetrabili” della storia sindacale del paese.
Le lavoratrici ed i lavoratori che rientrano nel campione dell’indagine potranno rispondere alle domande del questionario attraverso un apposito applicativo on line che garantisce il totale anonimato delle risposte.
Siamo convinti che sia utile partire dal loro pensiero, dalla loro visione del mondo, della politica, del ruolo da occupare nella società per aprire un canale con questa generazione e per avviare una riflessione sulla necessaria azione sindacale in un mondo del lavoro in continuo cambiamento.
E’ anche attraverso un contatto diretto con questa generazione che il sindacato può rendersi interprete in ottica di avanzamento e acquisizione di nuovi diritti e tutele e non solo ricoprire un ruolo in difesa degli impianti contrattualistici esistenti.