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FisacSostiene
La conferenza di Organizzazione del Monte dei Paschi di Siena di Paolo Campione Nei giorni 24, 25 e 26 maggio, si è svolta a Chianciano Terme (SI) l’XI Conferenza Organizzazione della FISAC-CGIL del Monte dei Paschi di Siena. Il legame tra memoria e futuro è stato al centro dei lavori della prima giornata, nel corso della quale è stato presentato il libro Parole al Lavoro, utilizzato anche come titolo della Conferenza. Il volume è un racconto dei 50 anni della Fisac del Monte, nata proprio il 24 maggio 1968, attraverso la storia della contrattazione nel terzo gruppo bancario del Paese. Gli autori (Antonio Damiani, Toni Fibbi e Maurizio Framba) hanno ricostruito il filo che lega la Storia di questi ultimi decenni all’esperienza del Sindacato degli anni più recenti, parlandone con il Segretario Generale Agostino Megale, con la Presidente della Banca Stefania Bariatti e con il Senatore Dario Stefano. Il dibattito della Conferenza è stato incentrato sulle prospettive della Banca nell’attuale contesto nazionale e internazionale. Mentre i toni da Campagna elettorale non sembrano essere stati dismessi da parte di alcuni esponenti della maggioranza, a fare le spese di dichiarazioni avventate sul futuro della terza Banca del Paese, controllata con oltre il 70% della Azioni dal MEF, sono ancora una volta le oltre 24.000 lavoratrici e lavoratori della Banca, insieme ai milioni di correntisti che ancora una volta sono costretti a seguire le conseguenze della speculazione finanziaria e politica su un’Azienda che avrebbe invece bisogno di certezze e serenità. In un momento in cui il piano di ristrutturazione della Banca è al centro dell’attenzione da parte di Istituzioni e Risparmiatori, il tema della sostenibilità dei risultati da raggiungere non può essere ridotto a elemento accessorio della discussione. Il silenzio della Politica sul futuro del Settore e le troppe distrazioni degli Organi di Vigilanza del recente passato, hanno finito per scaricare sulle spalle di cittadini e lavoratori tutti gli sforzi per il necessario risanamento della Banca. La credibilità dell’Azienda e dell’intero settore passa per la difesa della reputazione della Banca, che negli anni recenti è stata garantita dai soli lavoratori e lavoratrici, a dispetto di politiche commerciali avventate e spregiudicate da parte del Management dell’Azienda. In questa prospettiva, il recente accordo sottoscritto a livello aziendale sulle politiche commerciali è un punto di partenza cui dare subito gambe per renderlo effettivamente esigibile. Il rinnovo del CIA, che vedrà Banca e Sindacato impegnati nei prossimi mesi, dovrà servire per rilanciare il ruolo imprescindibile dei lavoratori e lavoratrici del Monte e dei loro Rappresentanti. Come ha dichiarato nella sua relazione introduttiva il Segretario Responsabile della Banca, Federico Di Marcello, “La Banca deve smetterla di insinuare il senso di colpa nei lavoratori” come strumento di pressione psicologica per raggiungere risultati di corto respiro. Stefano Carli, Segretario Responsabile del Gruppo, ha invece posto l’accento, nella sua relazione conclusiva, sulla necessità di coinvolgere lavoratori e lavoratrici nel percorso di rilancio della contrattazione aziendale, individuando le soluzioni più avanzate per garantire Dignità e Diritti, salvaguardando come primi obiettivi l’occupazione e l’unitarietà della Banca e del Gruppo. Al termine dei lavori, è stato eletto il nuovo Direttivo di Banca e Gruppo, composto da 91 persone (la delegazione Toscana è composta da 23 Compagne e Compagni), che a sua volta ha confermato i due Segretari di Banca (Federico Di Marcello) e Gruppo (Stefano Carli) alla guida della prima Organizzazione sindacale del Monte dei Paschi di Siena. La nuova Segreteria risulta composta dai Segretari uscenti Paola Boccardo, Vincenzo Madonna, Paolo Fidel Mele, Maria Ruggeri e Michela Trento, oltre ai neo eletti Segretari Domenico Acunzo, Daniela Boschi, Giacomo Forni, e Alessandro Lotti.
90 Giorni di Daniele Quiriconi Infine, 3 mesi dopo fecero il Governo. Settimane e settimane di colpi di scena, stop and go, rilanci grotteschi e una discreta dose di avventurismo hanno prodotto un governo politico zeppo di tecnici. Alcuni dei quali, già consulenti del governo Berlusconi, alcuni (su cui si è rischiata una drammatica crisi istituzionale) ex capi di hedge found speculativi con sede in Lussemburgo e presentati come castigamatti dell’eurocrazia e uomini del popolo, altri come il neo Ministro della Famiglia attivi nelle campagne antiabortiste dei movimenti “pro-life”. Cambiamento si, ma inquietante! Il fatto che tanti lavoratori o tanti iscritti (e più di un dirigente) della CGIL abbia votato per qualcuno dei partiti che ha dato vita a questo governo non sposta nulla rispetto alla distanza valoriale riscontrabile ad esempio nel documento congressuale della CGIL rispetto al cosiddetto contratto di governo. Un Ministro dell’Interno che rilancia le parole d’ordine della deportazione degli immigrati e dei Rom, propone asili nido gratis per le famiglie italiane e anziché proporsi come elemento di mediazione sociale e politica alimenta paure con ricette primitive sulla sicurezza come quella dell’uso delle armi più facile, sgomenta assai più di un vecchio professore euroscettico. La CGIL è distante anni luce sui valori e tuttavia, sul merito, siamo pronti al confronto. Sarebbe sbagliato rinchiudersi in una ridotta, anche perché sulla necessità di un’altra Europa che superi l’ordo-liberismo germanico, un mercatismo che accentua le diseguaglianze e spiana la strada ai fascismi, non siamo secondi a nessuno. Vanno riscritte le regole e i trattati, affermata un’Europa sociale ma senza avventure e salti mortali senza rete. Sfideremo i nostri interlocutori sul merito: in campagna elettorale erano tutti contro il jobs act ma nel contratto di Governo non leggiamo una parola, i lavoratori e i loro diritti non vengono menzionati, dalle grandi vertenze industriali fino al riordino del sistema del credito noi misureremo fino in fondo le coerenze dei nostri interlocutori. Separare le banche commerciali da quelle di affari, rivedere il “bail in” sono cose che abbiamo sostenuto da ben prima di questi ultimi giorni. Rispetto quindi e nessun pregiudizio sui contenuti; gli atti e le azioni concrete, dopo una campagna elettorale infinita, forniranno la cifra di questo Governo. La difesa delle Istituzioni poi, al di sopra di tutto.
Nuovi requisiti patrimoniali delle banche. Opportunità o ulteriori rischi per l’economia di Paolo Cecchi  Il sistema bancario, anche con la voce del presidente dell’ABI, ha sottolineato più volte alcune preoccupazioni relativamente ai nuovi requisiti di vigilanza che dovrebbero partire dal 1 gennaio 2019 riguardanti l’esigenza di garantire adeguate coperture patrimoniali in caso di risoluzione o di liquidazione dell’azienda di credito, minimizzando l’intervento dello Stato. Trattasi, in particolare, di risorse dedicate nel passivo della banca e denominate, secondo la “famigerata” direttiva 2014/59 (la cosiddetta Brrd) , Tlac (total loss absorbing capacity) e Mrel ( minimum requirement for own funds and eligible liabilities). Il primo parametro, Tlac, esprime la capacità di assorbimento totale delle perdite e riguarda le maggiori banche sistemiche europee. Il secondo, Mrel, è il requisito minimo di passività ammissibili e riguarda tutte le aziende di credito, anche piccole e medie. Il requisito verrà determinato da due elementi: l’ammontare di patrimonio per l’assorbimento delle perdite e quello necessario per la ricapitalizzazione successiva ad un eventuale risoluzione. È evidente che, con riferimento a Mrel, la quantificazione del parametro declinato rispetto alla dimensione della banca o al tipo di attività di questa, nonchè la commisurazione del “periodo transitorio” per l’avvio definitivo della normativa, non saranno aspetti insignificanti. È infatti chiaro per le banche medio piccole italiane che la tempistica di applicazione del nuovo parametro e l’ammontare di risorse richiesto produrranno, o meno, nuovi aumenti di capitale. In una situazione macroeconomica che, con riferimento al caso italiano, è da poco uscita da una profonda crisi, con un quadro politico del tutto incerto ed un orizzonte ancora privo di certezze, l’eventuale esigenza di ulteriore capitale determinerà presumibilmente una spinta aggiuntiva alla aggregazioni aziendali con evidenti effetti sia sul livello dell’occupazione dei bancari sia, evidentemente, sulle politiche del credito nei confronti di imprese e privati.
L'evento
Nuovi requisiti patrimoniali delle banche
È appena uscita La Newsletter  Fisac Cgil Toscana  Numero 27 Giugno 2018
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90 Giorni
E la Fruendo a che punto è?
Monte dei Paschi di Siena  La Conferenza di Organizzazione
Fruendo è la società iscritta all’ABI costituita dai due azionisti Bassilichi e Accenture ormai quasi 5 anni fa per attuare l’esternalizzazione del ramo d’azienda del backoffice MPS, durante i primi anni della crisi MPS che ancora oggi si protrae. L’evento fu traumatico e per molti versi unico: maturò con un accordo separato che non vide la firma della FISAC, che si rifiutò di sottoscrivere la dichiarazione dell’esistenza del ramo d’azienda, con cui i lavoratori venivano ceduti senza garanzie se non la stipula di un contratto di fornitura fra le due aziende. Da quella vicenda nacque un contenzioso legale che dura tutt’oggi, e che ha visto le ragioni dei lavoratori che hanno contestato la cessione sempre vincenti in primo e secondo grado. Le due aziende (Fruendo e MPS) hanno sempre fatto ricorso, prolungando negli anni una questione tuttora irrisolta: solo in questi giorni una prima tranche di ricorsi... Leggi tutto   
Infine, 3 mesi dopo fecero il Governo. Settimane e settimane di colpi di scena, stop and go, rilanci grotteschi e una discreta dose di avventurismo hanno prodotto un governo politico zeppo di tecnici. Alcuni dei quali, già consulenti del governo Berlusconi, alcuni ( su cui si è rischiata una drammatica crisi istituzionale) ex capi di hedge found speculativi con sede in Lussemburgo e presentati come castigamatti dell’eurocrazia e uomini del popolo, altri come il neo Ministro della Famiglia attivi nelle campagne antiabortiste     Leggi tutto
FisacSostiene
EDITORIALE
Il sistema bancario, anche con la voce del presidente dell’ABI, ha sottolineato più volte alcune preoccupazioni relativamente ai nuovi requisiti di vigilanza che dovrebbero partire dal 1 gennaio 2019 riguardanti l’esigenza di garantire adeguate coperture patrimoniali in caso di risoluzione o di...    Leggi tutto.
L’ora di legalità
Nei giorni 24, 25 e 26 maggio, si è svolta a Chianciano Terme (SI) l’XI Conferenza Organizzazione della FISAC-CGIL del Monte dei Paschi di Siena. Il legame tra memoria e futuro è stato al centro dei lavori della prima giornata, nel corso della quale è stato presentato il libro Parole al Lavoro, utilizzato anche come titolo della Conferenza. Il volume è un racconto dei 50 anni della Fisac del Monte, nata proprio il 24 maggio 1968, attraverso la storia della contrattazione...   Leggi tutto.
Il 25 maggio, presso l'Auditorium Stensen a Firenze, si è svolto l’evento finale “L’ora di legalità”, per valorizzare il lavoro delle 10 scuole vincitrici del bando confederale dedicato, con progetti originali che hanno coinvolto in molti casi compagne e compagni dei territori, chiamati a dare il proprio contributo di esperienze e competenze agli allievi dei vari istituti… Leggi tutto
L'intervento  Finanza creativa e sofferenze bancarie: due trattamenti diversi
Opportunità o ulteriori rischi per l’economia
E la Fruendo a che punto è? di Alessio Atrei Fruendo è la società iscritta all’ABI costituita dai due azionisti Bassilichi e Accenture ormai quasi 5 anni fa per attuare l’esternalizzazione del ramo d’azienda del backoffice MPS, durante i primi anni della crisi MPS che ancora oggi si protrae. L’evento fu traumatico e per molti versi unico: maturò con un accordo separato che non vide la firma della FISAC, che si rifiutò di sottoscrivere la dichiarazione dell’esistenza del ramo d’azienda, con cui i lavoratori venivano ceduti senza garanzie se non la stipula di un contratto di fornitura fra le due aziende. Da quella vicenda nacque un contenzioso legale che dura tutt’oggi, e che ha visto le ragioni dei lavoratori che hanno contestato la cessione sempre vincenti in primo e secondo grado. Le due aziende (Fruendo e MPS) hanno sempre fatto ricorso, prolungando negli anni una questione tuttora irrisolta: solo in questi giorni una prima tranche di ricorsi è finalmente all’esame della Corte di Cassazione, ne attendiamo l’esito con fiducia. Il protrarsi di una vicenda legale così importante per così tanto tempo, portata avanti da un numero altissimo di lavoratori, ha tuttavia certamente condizionato l’evoluzione di una azienda nuova solo sulla carta, sia in termini di gestione interna che di posizionamento sul mercato. Man mano che le sentenze si accumulavano e ne appariva sempre più segnato il finale, la strategia aziendale è progressivamente cambiata. Abbandonato il tentativo dei primi anni di un impossibile coinvolgimento in una soluzione di compromesso dei sindacati, nel frattempo tornati ad un unico tavolo, si è poi finalmente cominciato a ‘costruire’, firmando una serie di importanti accordi che hanno portato ad avere un piano di regole condivise e importanti conquiste, le cui architravi sono state il Contratto Integrativo Aziendale e l’accesso al Fondo Esodi per ristrutturazione, cui hanno acceduto più di 200 lavoratori nel 2017. Sono state conseguentemente riorganizzate molte lavorazioni, e recentemente è partito anche un importante progetto di robotizzazione. Sono state avviate anche alcune commesse non legate ad MPS, anche se sempre troppo poche, piccole e spesso temporanee. Ben poco rispetto all’obiettivo dichiarato e auspicato di diversificare la clientela e diminuire progressivamente la dipendenza dalla commessa MPS. Ad oggi, dei 1068 originari, meno di 800 sono i lavoratori esternalizzati ancora presenti, e l’azienda ha visto arrivare moltissimi giovani, circa 170, assunti al momento con contratti di lavoro complementare (art.3 ccnl) a tempo determinato, sia interinali che diretti. L’impegno dichiarato è di regolarizzarne la maggioranza entro questa estate. Aspettiamo con grandissima attenzione la conferma di questo impegno, anche se già si è verificato un caso in cui una commessa ridotta anzitempo ha causato la non riconferma di 25 di questi giovani colleghi. Parallelamente a queste vicende, la proprietà Bassilichi ha cominciato a cambiare pelle ed entrare nell’orbita di Nexi: Fruendo ne è rimasta fuori, e la proprietà della quota Bassilichi è stata trasferita ad una holding di nome ‘Ausilia’. Con la recente crisi Bassilichi, poi, per la quale proprio in questi giorni è alla firma un accordo quadro, una parte di quei lavoratori sta per confluire in una ulteriore nuova società, che sarà a fianco di Fruendo nel gruppo Ausilia. Sono i circa 200 che si occupano di backoffice e lavorazioni massive -bancarie e non-, avvicinando ancora di più a Fruendo quei lavoratori che in molti casi già prestano servizio nelle stesse nostre sedi. Fruendo è insomma una azienda a cavallo fra passato e futuro. Un passato che non passa, quello del contenzioso giudiziario tuttora irrisolto e che resiste anche ai ripetuti tentativi di conciliazione proposti ai legali; E un futuro possibile, ma ancora troppo in nuce, le cui linee guida possono riassumersi in tre grandi tematiche che per molti versi attraversano tutto quanto il settore bancario, e che dovranno vedere focalizzata tutta l’attenzione del sindacato: Il primo è il grande tema dell’innovazione tecnologica, e conseguentemente della formazione: avendo a che fare con attività e lavorazioni che ancora in buona parte risentono delle vecchie logiche, la robotica e l’automazione, ma anche semplicemente l’evoluzione organizzativa, sono aspetti necessari per stare sul mercato, ma devono servire per liberare e riqualificare le risorse, non certo per farle sentire ferri vecchi. C’è poi il tema dei temi, il lavoro dei giovani; è stato preso un impegno importante verso i giovanissimi colleghi neoassunti: il loro deve essere un lavoro solido e di qualità, non l’ennesimo sfruttamento del precariato ma il ritorno sulla scena di una speranza attesa e frustrata da troppo tempo. Per noi OO.SS., che in Fruendo abbiamo visto saltare quasi per intero la generazione dei trentenni, è davvero IL tema da tenere in cima alla lista. Infine, con uno sguardo ancora più largo e lungo, nel percorso che attraverseremo ci sarà in qualche modo anche la convivenza con altri lavoratori, in particolare i metalmeccanici in arrivo sempre più ‘vicino’ a noi. E’ facile infatti prevedere una progressiva intersezione di due mondi sempre più correlati: presto servirà mettere in pratica tutti i mezzi consentiti dalla confederalità, affinché l’avverbio più adatto per descrivere quello che ci capiterà in futuro possa essere semplicemente ‘insieme’.
L’ora di Legalità di Tania Cità  Il 25 maggio, presso l'Auditorium Stensen a Firenze, si è svolto l’evento finale “L’ora di legalità”, per valorizzare il lavoro delle 10 scuole vincitrici del bando confederale dedicato, con progetti originali che hanno coinvolto in molti casi compagne e compagni dei territori, chiamati a dare il proprio contributo di esperienze e competenze agli allievi dei vari istituti scolastici. Il progetto è stato finanziato dalla CGIL TOSCANA e da tutte le catogorie, tra cui anche la FISAC, per favorire ed accrescere la diffusione dei temi legalità e contrasto alle mafie nelle giovani generazioni. Molte classi erano presenti e i loro lavori - musical, video sul tema del bullismo, invenzione di un gioco da tavolo con domande e risposte sul tema della legalità e altro ancora - sono stati presentati attraverso la proiezione di filmati e hanno ricevuto simbolicamente un “attestato” da parte del Sindacato. Dal palco è intervenuto anche Marco Omizzolo, giornalista e sociologo, responsabile scientifico dell'Associazione In Migrazione, attivo da molti anni nel denunciare e contrastare mafia e sfruttamento fra i lavoratori agricoli dell'Agro Pontino, che ha raccontato la sua esperienza nella comunità Indiana del Lazio e dello sciopero dei braccianti sikh del giugno 2016. Bellissimo il coinvolgimento e l’attenzione della giovane platea e dei professori, che hanno contribuito a motivare e sensibilizzare i ragazzi in questo importante percorso di crescita.
Finanza creativa e sofferenze bancarie: due trattamenti diversi di Paolo Cecchi Un recente studio della Banca d’Italia (2017), dal titolo “Rischi e sfide degli strumenti finanziari complessi: un'analisi delle banche del meccanismo di vigilanza unico”, analizza gli strumenti finanziari - spesso più complessi e piuttosto opachi - presenti nei bilanci delle banche europee (tecnicamente classificati col rischio L2 e L3). Trattasi quindi, prosaicamente parlando, di titoli tossici, non quotati, che per le modalità con cui sono stati pensati e costruiti sfuggono per lo più agli strumenti di supervisione di vigilanza, per cui “necessitano” normativamente anche di poco capitale a copertura del rischio che rappresentano (a tutto vantaggio dei profitti speculativi di chi li detiene). Gli autori del “paper” affermano chiaramente come tali “strumenti presentano alcune caratteristiche in comune con gli NPLs (illiquidità, opacità) e che anche i relativi rischi potrebbero essere considerati comparabili”. Ebbene, al di la’ della tecnicalità dello studio svolto, emerge chiaramente come il 74% di questi strumenti si trovano nei bilanci delle banche francesi e tedesche, per un ammontare stimato pari a 6800 mld di Euro. Pur tenuto conto delle responsabilità in capo al nostro sistema bancario, non si può non stigmatizzare il fatto che strumenti “creativi” della specie, anche per le difficoltà di misurazione che presentano, non vengano gestiti dalle autorità preposte ma anche dalla politica allo stesso modo delle Npl per le quali, come noto, sussistono ancora richieste pressanti di cessioni significative e /o di aumenti di capitale proprio per le aziende di credito italiane.