ORA BASTAI LAVORATORI BANCARI PRONTI ALLA LOTTA!
di Daniele Quiriconi
Dopo 4 mesi di inutili incontri, dichiarazioni di principio da parte di ABI di voler chiudere rapidamente un’intesa, di condivisione di obiettivi, in realtà sul contratto, si perde tempo. E non arrivano dalla controparte risposte di merito su nessuno dei punti chiave di una piattaforma condivisa da oltre il 98% dei lavoratori del settore.
Abbiamo detto che era decisivo per la FISAC e per le altre sigle, che le questioni dei diritti e dell’uguaglianza dei lavoratori, del superamento per via contrattuale dell’arbitrio del licenziamento senza giusta causa introdotto dal jobs act, del salario differenziato per i giovani, erano uno degli assi portanti del negoziato.
Che il tema della disconnessione e della gestione del proprio tempo fuori da pressioni e richieste oltre l’orario, della redistribuzione equa con un aumento di salario di 200 euro in relazione ai risultati che le aziende hanno ricominciato ad avere in un contesto economico e politico assai migliore di qualche mese fa, erano temi ineludibili.
Rimaniamo di questa opinione. E non è accettabile sfogliare il carciofo poco per volta. Si troveranno sempre argomenti (dai dazi americani al rallentamento dell’economia mondiale) per cercare di sottrarsi ad un negoziato serio.
Resta il fatto che solo la stabilità del nuovo quadro politico, la riduzione dello spread, la riduzione della massa di debiti incagliati, il risparmio sui titoli di stato, cambiano il quadro e la prospettiva rispetto a solo 6 mesi fa. Poi certo ci sono le grandi manovre sul riassetto del sistema, le aggregazioni, le necessarie ricapitalizzazioni e le complessità connesse.
Ma i banchieri oggi devono dimostrare che le declamazioni sul valore del lavoro e del contributo dei lavoratori bancari a gestire una fase senza precedenti nella storia della repubblica, non sono parole al vento. E che valorizzazione delle “ risorse umane” non è slogan da convegno. Il modo è uno solo, dare alla trattativa un impulso serio, affrontando uno per uno tutti i temi proposti e misurare affinità e distanze. Il tempo è scaduto.
Se nei prossimi incontri da qui al 30 ottobre non ci saranno risultati, non rimarrà ad un sindacato normale, che fare ciò che è naturale e necessario. Informare i lavoratori e proporre una mobilitazione con le adeguate forme per rendere incisive le lotte.
Spiegando al paese, in primo luogo ai risparmiatori, che il disprezzo per le ragioni dei lavoratori è un disprezzo verso il paese e un problema anche per loro.
Le differenze di posizione tra grandi e piccole aziende, tra radicali e moderati nel fronte avverso non ci interessano. Ognuno gestisca le proprie contradizioni: quel che fa premio sono i risultati pattuiti alla fine! Tutto il resto è un gioco trito e ritrito , già visto e inaccettabile, nella forma e nella sostanza.
FisacSostiene
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Mentre è in pieno svolgimento la trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari, iniziano a scaldarsi i motori anche nel settore assicurativo. A fine settembre i segretari nazionali assicurativi hanno disdettato i CCNL ANIA, EX Aisa, e il CCNAL (Alleanza Assicurazioni), per poter procedere al loro rinnovo. Nei prossimi mesi quindi inizierà il percorso (prima di sigla, poi unitario), che porterà alla costruzione della piattaforma , in attesa anche della conclusione del CCNL dei bancari, chiamati ad affrontare in parte le stesse sfide...
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Soglia del contante
vero o falso problema ?
È appena uscita
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Fisac Cgil Toscana
Numero 33
Ottobre 2019
Il prossimo futuro nel settore assicurativo
Ora Basta
I LAVORATORI BANCARI PRONTI ALLA LOTTA!
Dopo 4 mesi di inutili incontri, dichiarazioni di principio da parte di ABI di voler chiudere rapidamente un’intesa, di condivisione di obiettivi, in realtà sul contratto, si perde tempo. E non arrivano dalla controparte risposte di merito su nessuno dei punti chiave di una piattaforma condivisa da oltre il 98% dei lavoratori del settore. Abbiamo detto che era decisivo per la FISAC e per le altre sigle, che le questioni dei diritti e dell’uguaglianza dei lavoratori, del superamento per via contrattuale dell’arbitrio del licenziamento senza giusta causa introdotto dal jobs act, del salario differenziato per i giovani, erano uno degli assi portanti del negoziato. Che il tema della disconnessione e della gestione del proprio tempo fuori da pressioni e richieste oltre l’orario, della redistribuzione equa con un aumento di salario di 200 euro in relazione ai risultati che le aziende hanno ricominciato ad avere in un contesto economico e politico assai migliore di qualche mese fa, erano temi ineludibili. Rimaniamo di questa opinione. E non è accettabile sfogliare il carciofo poco per volta. Si troveranno sempre argomenti (dai dazi americani al rallentamento dell’economia mondiale) per cercare di sottrarsi ad un negoziato serio. Resta il fatto che solo la stabilità del nuovo quadro politico, la riduzione dello spread, la riduzione della massa di debiti incagliati, il risparmio sui titoli di stato, cambiano il quadro e la prospettiva rispetto a solo 6 mesi fa. Poi certo ci sono le grandi manovre sul riassetto del sistema, le aggregazioni, le necessarie ricapitalizzazioni e le complessità connesse. Ma i banchieri oggi devono dimostrare che le declamazioni sul valore del lavoro e del contributo dei lavoratori bancari a gestire una fase senza precedenti nella storia della repubblica, non sono parole al vento. E che valorizzazione delle “ risorse umane” non è slogan da convegno.
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Editoriale
Il Libano non te lo aspetti, ti stupisce perché non è mai aderente all’immagine che ti eri fatta. Non si può descrivere se non si ha abbastanza tempo perché se ne banalizzerebbe la complessità che rappresenta il suo tratto distintivo. Nel corso degli anni è diventato luogo di accoglienza per chi è stato cacciato dalla propria terra; 4 milioni di abitanti ai quali va aggiunto oltre 1,5 milione di profughi; prima palestinesi ora siriani. Un paese che riesce a mantenere un equilibrio delicatissimo costruito mediando tra le 18 confessioni che lo compongono.
FisacSostiene
Uno dei dibattiti più accesi della politica autunnale attiene le misure della prossima manovra economica del Governo Conte bis ed in particolare l’eventuale abbassamento della soglia del contante per il pagamento delle transazioni economiche . Al momento, la proposta più accreditata sarebbe quella di abbassare tale limite da Euro 3000 a Euro 2000 a partire da luglio 2020, per poi portarlo definitivamente a Euro 1000 dal 2022. Leggi tutto.
La solidarietà della Fisac Toscana nei teatri di guerra
Soglia del contante: vero o falso problema?
Uno dei dibattiti più accesi della politica autunnale attiene le misure della prossima manovra economica del Governo Conte bis ed in particolare l’eventuale abbassamento della soglia del contante per il pagamento delle transazioni economiche.
Al momento, la proposta più accreditata sarebbe quella di abbassare tale limite da Euro 3000 a Euro 2000 a partire da luglio 2020, per poi portarlo definitivamente a Euro 1000 dal 2022.
Per chi ha letto i quotidiani in questi giorni trattasi di un’iniziativa molto discussa nella maggioranza a causa dei “mal di pancia “ dei 5stelle e dei renziani ufficialmente preoccupati che la misura colpisca negativamente i piccoli esercenti . In generale, a giudizio di chi scrive per ridurre la piaga dell’evasione fiscale ( stimata, tra tasse e contributi, per una cifra che si avvicina ai 200 mld di euro annuì) e recuperare quindi risorse da investire in servizi sociali è necessario (ma non sufficiente) ridurre le transazioni in contanti ed incentivare la moneta elettronica .
In questo modo, la tracciabilità dello strumento di pagamento riduce oggettivamente la possibilità di evadere il fisco.
Per fare un’operazione del genere è necessario quindi abbassare la soglia di uso del contante - alzata a 3000 Euro, guarda caso, dal Governo Renzi - e, contestualmente, ridurre significativamente le commissioni bancarie su pos e carte di credito in modo da evitare, ad esempio, che i maggiori costi vengano riversati sui consumatori finali.
Al riguardo, è necessario che l’articolazione commissionale del bilancio delle banche venga rivista e magari resa più somigliante a quanto avviene nel nord Europa.
La misura, come detto, è necessaria - anche per il segnale ‘psicologico’ che è in grado di dare in termini di rinnovata volontà dello stato di ridurre l’evasione - ma ovviamente non può esaurire completamente il fenomeno per alcuni motivi. Innanzitutto, l’uso del contante fa parte delle abitudini della cittadinanza per cui occorre tempo affinché siano cambiate; inoltre, alcuni aspetti dell’evasione fiscale attengono operazioni svolte con modalità più sofisticate rispetto al semplice utilizzo delle banconote.
Le statistiche ufficiali del Mef dicono chiaramente che la maggior parte del ‘fisco’ non pagato proviene da IVA e da Irpef sugli autonomi; l’evidenza dei dati smentisce quindi chiaramente le polemiche di questi giorni di 5 stelle e Italia Viva, magari alla ricerca del facile consenso tra commercianti o partite Iva.
La necessità di rinsaldare il patto fiscale tra operatori economici e stato (visto anche la situazione allarmante della finanza pubblica) rappresenta un obiettivo primario, non soltanto per ristabilire un equilibrio tra chi paga le tasse (dipendenti e pensionati) e chi, diciamo, le paga ‘un po’ meno’, ma anche per restituire alla programmazione economica pubblica un ruolo primario per il rilancio del nostro paese .
Il prossimo Futuro nel Settore Assicurativo
di Tania Cità
Mentre è in pieno svolgimento la trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari, iniziano a scaldarsi i motori anche nel settore assicurativo. A fine settembre i segretari nazionali assicurativi hanno disdettato i CCNL ANIA, EX Aisa, e il CCNAL (Alleanza Assicurazioni), per poter procedere al loro rinnovo.
Nei prossimi mesi quindi inizierà il percorso (prima di sigla, poi unitario), che porterà alla costruzione della piattaforma, in attesa anche della conclusione del CCNL dei bancari, chiamati ad affrontare in parte le stesse sfide: l'impatto della innovazione tecnologica e i nuovi grandi competitors.
Altro elemento di cui tener conto sono i rinnovi in corso di due importanti contratti integrativi aziendali, quelli del Gruppo Generali e del Gruppo Unipol, che insieme cubano più di metà settore. Il prossimo futuro vedrà anche “al via” i rinnovi dei CIA di ASSICOOP (è in corso la costruzione della piattaforma) e di AON.
Nel Gruppo Unipol, dopo il piano industriale altamente sfidante presentato nel luglio scorso, sta per chiudersi il bando per l'adesione al fondo dì solidarietà e agli incentivi per chi raggiunge i requisiti pensionistici, con uscite stimate di 600 lavoratori e con la previsione di un ricambio generazionale che si palesa necessario anche sul nostro territorio. Per la Sede Unipolsai del Gruppo Unipol, non più tardi di settembre scorso l'azienda ha comunicato, tra il lusco e il brusco, l'intenzione di procedere ad una riorganizzazione del settore vita.
Dopo gli accordi di fusione, la sede di Firenze si è connotata industrialmente con una marcata caratterizzazione del settore vita, mentre adesso un ciclo di lavorazione (la gestione delle polizze individuali del Gruppo) dovrebbe essere trasferita, senza compensazione di attività alcuna. Da qui le nostre preoccupazioni per le prospettive industriali della Sede: questo trasferimento di attività, seppur numericamente non allarmante, fa presagire un lento e inesorabile disinvestimento su questa piazza, che siamo fermamente impegnati a contrastare.
Sono necessarie, da parte aziendale, garanzie di stabilità, prospettive industriali, attività e livelli occupazionali adeguati, con l’obiettivo di garantire un futuro tranquillo alla sede di Firenze, che rappresenta una importante risorsa, insieme all’indotto, per il territorio toscano. Sul fronte dell’appalto, abbiamo appreso con grande disappunto che la neo-nata associazione degli agenti Unipolsai, AUA, ha aderito in blocco a SNA, con invitabili conseguenze sul fronte della battaglia contro il contratto “pirata” e il relativo dumping salariale e normativo.
Sul piano individuale, tra l’altro, qualsiasi azione in costanza di lavoro è più unica che rara e quando il rapporto finisce spesso la/il dipendente è talmente esasperato che vuole solo chiudere senza strascichi.
In questo quadro è di estrema importanza l’avvenuta sottoscrizione da parte di CGIL, Cisl, Uil, Inps e Ispettorato del lavoro della convenzione che attua l’intesa interconfederale sulla rappresentanza, che può costituire un passo avanti per arrivare alla legge: come reiteratamente chiesto da Maurizio Landini, è infatti ormai imprescindibile una norma sul valore erga omnes dei contratti insieme alla legge sulla rappresentanza.