Indice
Il Decreto e la difesa del lavoro
di Daniele Quiriconi
Allungamento dei periodi di cassa integrazione, proroga delle indennità di disoccupazione, copertura delle categorie di lavoratori finora senza ammortizzatori, blocco dei licenziamenti, aiuti a partite iva e "atipici.
E poi ancora sostegno alle famiglie che ricorrono all'aiuto delle baby sitter, incremento di altri 12 giorni dei permessi per la L.104, raddoppio dei giorni di congedo parentale a 1 dei 2 genitori, istituzione di un reddito di emergenza alle famiglie più povere con ISEE sotto i 15.000 Euro prive di altre fonti di reddito.
E ancora ecobonus fino al 110% della spesa per mettere a norma edifici, effettuare lavori antisismici, cambiare caldaie, per sostenere l'edilizia, il più anticiclico dei settori.
E molti soldi a imprese piccole e grandi che naturalmente non sono mai contente ( sul taglio dell'IRAP indiscriminato a tutte le imprese anche a quelle che hanno guadagnato di più il sindacato non era d'accordo) per provare a resistere.
Resistere si, perché di ben altro ci sarà necessità nelle prossime settimane e mesi e qui le risorse dell'Europa i cui negoziati continuano in queste ore sono essenziali.
Positivo che si semplifichino inoltre le procedure burocratiche, alcune delle quali come la doppia lettura per l'erogazione della cassa in deroga anacronistiche e foriere solo di ritardi che ne l'INPS ne l'accordo col sistema bancario, sostanzialmente fallito al punto che i segretari gemerli di CGIL CISL UIL hanno chiesto un incontro al presidente di ABI, sono riusciti a compensare.
ABI che pervicacemente e strumentalmente si sottrae ai tavoli di accordo interconfederale, anche quando coordinati dalla Presidenza del Consiglio, costringendoci, anche sui temi della sicurezza, alla rincorsa di una serie di accordi di categoria, quasi sempre con qualche clausola in meno rispetto a quella generale.
Personalmente lo ritengo di una gravità unica, anche perché in discussione non c'è una clausola contrattuale, o la rappresentanza di un sindacato o di un altro, ma la sicurezza dei lavoratori, dei cittadini e del paese.
Fortunatamente a livello aziendale i tanti accordi di queste ore si mostrano, spesso, più tutelanti degli accordi quadro.
E' questa la forza del sindacato che in tutte le sue articolazioni riesce a costituire un caposaldo di tutela della condizione individuale e collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori, svolgendo a tutti i livelli la propria azione negoziale.
Ciò è tanto più importante soprattutto per quelle categorie, come la nostra , che non hanno mai smesso di lavorare in tutte queste drammatiche settimane.
FisacSostiene
Agenzie di rating e rischi per il sistema Italia
di Paolo Cecchi
A seguito del recente declassamento dei titoli di stato nazionali ad un livello appena superiore a quello “spazzatura”, l’agenzia di rating Fitch ha anche, in questi giorni, provveduto al downgrade di molte importanti imprese italiane, quantomeno le più esposte al “rischio paese”. Nel mondo bancario si è assistito così al declassamento di Intesa, di Unicredit ma anche di Mediobanca e di Ubi.
Peraltro, quest’ultima si è ritrovata al livello BB+, sotto la valutazione dei BTP, quindi classificata come “junk” (spazzatura).
L’agenzia di rating ha tenuto a precisare che il downgrade della banca bergamasca sconta debolezze strutturali che non si sono intraviste in altri competitor italiani e che, comunque, la valutazione ha un “outlook” (prospettiva) positivo in relazione alle possibili future “nozze” con Intesa.
Nel frattempo, ci si augura che Ubi non debba accedere al mercato per finanziarsi perché, altrimenti, dovrebbe pagare tassi di interesse più elevati del resto del sistema e, in generale, significativi in valore assoluto.
Più in generale, la valutazione di Fitch sul sistema Italia (l’altra grande agenzia Moody’s ha rimandato per fortuna la propria pagella…) deve comunque far sollevare una serie di preoccupazioni, in primis alla classe politica, ma anche a tutti i cittadini, per le possibili nefaste conseguenze che si potranno determinare già dal prossimo anno con il finanziamento della spesa pubblica tramite il consueto ricorso al mercato.
Come già scritto precedentemente in questa sede, in mancanza di un intervento di monetizzazione del deficit (alla stregua di quanto avviene ad esempio nel Regno Unito) da parte della Banca Centrale Europea ad oggi impossibile visto i trattati costitutivi, il rischio di una crescita del tasso di interesse per remunerare i Btp appare piuttosto probabile con conseguente ulteriore peggioramento delle casse statali.
Con un verosimile crollo del Pil italiano 2020 intorno al 10% e un altrettanto plausibile rapporto debito /Pil ad oltre il 155%, anche un eventuale ribalzo dell’economia nel 2021 (crescita intorno al 5%) difficilmente potrà far cambiare idea alle agenzie di rating rispetto alla solvibilità del nostro paese.
C’è da dire che in questo periodo, l’ombrello della Bce con il programma Pepp (il famoso quantitative easing…) ha consentito di ridurre - e di molto - la pressione sulla nostra finanza pubblica; anche la stessa decisione di pochi giorni fa di estendere l’intervento di Francoforte ai titoli spazzatura, fino a settembre 2021, non può che essere salutato come un toccasana in relazione ad un possibile e ulteriore downgrade.
E’ evidente, peraltro, che in assenza di solidarietà da parte dell’Europa sia sotto il profilo della politica monetaria sia della politica fiscale nei prossimi anni, il rischio di non poter controllare la tenuta del nostro debito sovrano sarà reale, con la conseguenza di dover effettuare tagli draconiani alla spesa pubblica o incrementare significativamente la pressione fiscale. Anche il sistema bancario italiano non potrà che subire gli effetti di questa situazione.
Come già scritto più volte in questa sede, l’ammontare significativo di titoli di stato presenti nei bilanci può rappresentare un serio problema per le nostre banche; il downgrade di molte imprese italiane da parte del mercato, in presenza di una grave depressione economica, può alimentare , ad esempio, la crescita delle npl. Molti osservatori, durante questi difficili mesi di pandemia hanno spesso usato lo slogan “niente sara’ più come prima”; ebbene, si potrebbe cominciare ad esempio a ridurre l’influenza del mercato sulle dinamiche della finanza pubblica, in quanto afferente la vita dei cittadini.
Detto di un diverso ruolo della Bce, si fa presente che in passato alcuni esponenti della politica e dell’economia proposero la nascita di un’agenzia di rating pubblica in Europa tale da far da contraltare alle grandi agenzie private statunitensi i cui legami con le grandi banche americane sono stati tra le principali cause della crisi economica del 2008. Forse, oggi sarebbe l’occasione per attuare un progetto del genere.
FisacSostiene
La Newsletter della Fisac Cgil Toscana - Numero 38 - Maggio 2020
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La Newsletter della Fisac Cgil Toscana - Numero 38 - maggio 2020
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di Laura Marchini
Il comprensorio pisano oltre ad essere piuttosto vasto in superficie , contiene al suo interno due realtà locali ma di rilievo , quali la Cassa di Risparmio di Volterra che ha nella ns provincia la sua direzione e S.E.P.I. SpA , società in house del settore esattoriale con circa 100 dipendenti.
In S.E.P.I a seguito del primo Decreto determinato dalla pandemia è stata predisposta la chiusura al pubblico e tutte le lavoratrici e i lavoratori messi in smart working a rotazione. E' stato inoltre stilato un dettagliato protocollo sicurezza per la gestione del rischio Covid 19 ed è stata organizzata in loco la possibilità per i dipendenti di sottoporsi al test Sierologico così come auspicato dalla Regione Toscana.
La sospensione dei Tributi sta però comportando una crisi di liquidità per l'azienda che potrebbe sfociare nel ricorso alla cassa integrazione. Questo in una realtà in cui a Febbraio molti precari storici hanno guadagnato il diritto a un contratto a tempo indeterminato grazie alla “contrattazione inclusiva” portata avanti per oltre un anno dalla Fisac di Pisa, primo sindacato in azienda, con la nuova Amministrazione.
Nella Cassa di Risparmio di Volterra registriamo un ritardo nell’ implementazione dello smart working per i ruoli di rete che sta avvenendo solo ora dopo una forte spinta sindacale.
Mentre in tema di protocollo Sicurezza per rischio Covid siamo riusciti a formalizzare momenti di confronto da parte del tavolo di crisi aziendale sia con gli RLS che con le OO.SS. Inoltre, come altri provinciali, siamo stati investiti dallo Tsunami di richieste di cassa integrazione in deroga/Fis da parte delle agenzie assicurative locali. Si parla di lavoratori (nella maggior parte dei casi di lavoratrici) che solitamente facciamo fatica a raggiungere, che rappresentano solo una minima parte dei nostri iscritti e che sono i più fragili della nostra categoria, spesso vittime di un contratto pirata.
Pur nei limiti imposti alla parte Sindacale dal DPCM che una volta tradotto in legge ci ha di fatto esclusi , abbiamo comunque lavorato per poter ottenere un qualche risultato.
Siamo riusciti come Fisac Pisa a contrattare verbali che nel 90% dei casi prevedono l'anticipo da parte del datore di lavoro dell'ammortizzatore sociale e il diritto a un'assemblea a fine emergenza sanitaria, verbali che interessano quasi un centinaio di lavoratori e lavoratrici.
Anche laddove non siamo riusciti a firmare il verbale, l'informativa ci ha consentito una mappatura dei luoghi di lavoro che ci stanno intorno e in cui in futuro poter tentare la sindacalizzazione.
Infine abbiamo cercato come territoriale di stare vicini a Rsa, lavoratrici e lavoratori bancari che in questi mesi sono rimasti al loro posto, nonostante il covid , nonostante i mezzi di trasporto pubblico sempre meno disponibili, nonostante la chiusura delle scuole e i figli e le figlie da curare, nonostante mai ricordati dall'opinione pubblica e nonostante le Banche che hanno presentato ai bancari compiti “inattesi” con informative e direttive lacunose.
Il lavoro da fare è stato molto, in alcuni casi “nuovo” e forse non ci saremo aspettati che la figura del sindacalista fosse tanto richiesta durante una Pandemia.
A 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori il sindacato resta il peso capace di tenere in equilibrio il piano dei diritti. Laura M.
Qui Siena
di Alessandro Lotti
Sono poco più di due mesi che il Coronavirus è entrato violentemente nelle nostre vite, ma l’impatto che ha avuto è stato e continua ad essere talmente forte da far apparire questi mesi come interminabili.
Quasi tutto è cambiato e in questo tutto è ricompreso anche il modo di fare sindacato di un comprensorio provinciale Fisac come quello di Siena.
Se torniamo indietro con la mente a due mesi e mezzo fa, un periodo non troppo lungo ma che in questo contesto sembra un’era geologica, ci troviamo in una fase nella quale eravamo completamente impegnati in due attività principali: la consegna delle tessere agli iscritti e l’organizzazione delle assemblee per l’approvazione del nuovo CCNL Abi.
Due attività che rappresentano al massimo la “vicinanza” tra rappresentanti sindacali e lavoratori, un’occasione preziosa di confronto. Una “vicinanza” che, da valore fondante del nostro modo di fare sindacato, è diventata, in piena emergenza Covid19, un “pericolo” da scongiurare in nome del distanziamento sociale.
Ed ecco quindi che la nostra agenda è improvvisamente cambiata: annullati forzatamente gli appuntamenti assembleari e di tesseramento, abbiamo dovuto affrontare le problematiche nuove che questa situazione creava sui posti di lavoro. Il sindacato ha dovuto quindi ascoltare e tentare di risolvere problemi inediti.
Abbiamo affrontato, in primo luogo, i rischi per la salute, con la collaborazione quotidiana dei delegati, degli RLS e dei coordinamenti sindacali delle Aziende.
Ci siamo confrontati con i problemi personali e familiari delle lavoratrici e dei lavoratori, acuiti dalla inedita situazione creata dalla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado.
Abbiamo cercato di promuovere e tutelare la riconversione del lavoro d’ufficio in lavoro agile, con tutte le problematiche tecniche, organizzative e psicologiche che questo comporta.
E, per ultimo, ma non per importanza, abbiamo dovuto gestire, per la prima volta in categoria, le richieste di ammortizzatori sociali (Cassa integrazione e Fis) che ci sono pervenute dalle agenzie del settore assicurativo.
Poiché era la prima volta che alcuni lavoratori della nostra categoria venivano sottoposti al trattamento di Cassa integrazione, come sindacato provinciale abbiamo dovuto imparare in pochi giorni le regole di questo strumento al fine di stipulare i migliori accordi possibili con le Aziende.
Un ringraziamento particolare va alle strutture della Fisac Regionale Toscana e della Camera del lavoro di Siena che ci hanno validamente supportati in questa attività.
L’applicazione della cassa integrazione sulle lavoratrici e i lavoratori delle Assicurazioni è stata il primo segnale tangibile, anche in Fisac, di come questa crisi sanitaria fosse diventata in pochi giorni crisi economica.
E come i primi a pagare questa crisi economica siano stati i lavoratori e, in particolare, come nel caso dell’appalto assicurativo, i lavoratori economicamente più deboli della nostra categoria. Lavoratori ai quali, appunto perchè più deboli, dobbiamo dirigere la nostra azione di proselitismo e sindacalizzazione nei mesi che verranno.
Concludo ricordando che in queste settimane abbiamo cercato di rispondere alle quotidiane domande che le categorie e la confederazione provinciale della CGIL ci ponevano in materia di anticipazione bancaria della Cassa integrazione.
Una materia che a causa di ritardi ed eccessi di burocrazia delle Banche è stata motivo di tensioni con la clientela, tensioni che sono ricadute pesantemente sui nostri colleghi allo sportello. Un compito, quello affidato alle Banche e ai Bancari dai molteplici decreti emanati dal governo, che deve essere motivo di riflessione sul ruolo sociale delle aziende di credito nella fase di ricostruzione economica che ci attende.
La speranza di tutti noi è ovviamente che, lentamente e con prudenza, la situazione dei nostri posti di lavoro torni alla normalità e con essa anche il lavoro sindacale.
Un lavoro sindacale che prosegue e proseguirà anche con gli strumenti tecnologici del lavoro a distanza, un lavoro che forse non sarà più uguale a prima, ma che non potrà mai prescindere da quel contatto umano e da quei momenti assembleari e congressuali dei quali il lock down ci ha momentaneamente privato.
50 anni dopo la forza dello Statuto
Il 20 maggio del 1970 veniva varato definitivamente lo Statuto dei Lavoratori.
Giunti al termine di un ciclo di lotte operaie e democratiche, si regolava in via definitiva la possibilità di assemblea, di attività sindacale nei luoghi di lavoro, una griglia di diritti minimi uguali per tutti, a partire dal licenziamento per giusta causa, che ha costituito per anni un modello per tutto il mondo.
In 50 anni gli attacchi alle libertà e all’autonomia sindacale quando non allo stesso diritto del lavoro si sono moltiplicati, non di rado richiamandosi al superamento di vecchie regole ostative del pieno sviluppo economico. La destra ha sempre individuato nella tutela dei diritti fondamentali un obiettivo altamente simbolico da colpire, ma anche dal fronte progressista gli attacchi si sono moltiplicati, dando luogo a scontri sociali molto aspri.
La CGIL che negli anni scorsi, ha raccolto oltre 3 milioni di firme a sostegno di un nuovo Statuto dei diritti universali dei lavoratori, includendovi partite iva ed autonomi, rilancia insieme alle altre organizzazioni la sfida per un riordino del sistema dei diritti e delle tutele, i cui limiti, alla luce delle formidabili innovazioni organizzative e tecnologiche del lavoro di questi anni, si sono evidenziati proprio in questa emergenza COVID.
Diritti da allargare quindi, non da restringere! E con la forza propulsiva dello Statuto del 1970 ancora straordinaria 50 anni dopo.
Qui Firenze
di Laura Sostegni
Nell’Area Metropolitana di Firenze, la Fisac da due mesi mantiene un costante collegamento con le lavoratrici e lavoratori di tante diverse e complesse aziende bancarie e assicurative di questo territorio.
Accordi di FIS CIGD nell’Appalto Assicurativo in parte anticipato ed in parte ancora in attesa di erogazione del dovuto. Nella difficile fase iniziale di chiusura generalizzata, è stato fondamentale il coordinamento con la CDLM sul tema della salute e sicurezza per tutti i nostri RLS e RSA.
In prima linea e coinvolti in un settore come il nostro rimasto aperto perché “servizio essenziale”. È stato gestito da remoto ogni tipo di assistenza: le richieste di congedi parentali, il bonus baby sitter, la campagna fiscale. Per troppo tempo in questo Paese si è ritenuto di poter fare a meno delle competenze e del contributo del mondo del lavoro e di chi lo rappresenta. Proprio il dibattito pubblico e politico negli anni ne ha svilito il ruolo.
Valore che lo Statuto L300 del 20/5/970 riconosceva, facendo la sintesi del delicato bilanciamento di diritti ed interessi tra le parti. L’appuntamento con la Storia ci consegna un ruolo di visione.
Priorità precise. Un modello di sviluppo che dovrà tenere conto della condizione femminile, dei giovani e di una riconversione che risponda alla non più rinviabile questione di garantire la salvaguardia dell’ambiente e del clima.
FISAC GRAFFITI
di Alessio Atrei