Indice
Toscana, tsunami in arrivo?  di Daniele Quiriconi La ricerca che trovate nel link sottostante, curata da ISFR LAB l’Istituto di ricerca della FISAC CGIL e da IRES Toscana, fotografa da una prospettiva regionale ciò che è stato sul piano economico e sociale nel trimestre alle spalle e prova a prefigurare ciò che sarà il futuro. La situazione drammatica che rischia di determinarsi ha bisogno di coesione e non di egoismi, di vecchie bandiere come quelle agitate da Confindustria sul superamento del CCNL, la riduzione delle tasse in modo indiscrimininato per le aziende, il taglio dell’Irap che tra l’altro sostiene in gran parte il sistema sanitario. Aiuto ai più deboli per superare le diseguaglianze, blocco ulteriore dei licenziamenti, prolungamento della cassa integrazione oltre settembre, un piano di investimenti pubblici straordinario ed orientato ad un cambio dei modelli e delle produzioni, una maggiore partecipazione dei lavoratori e nuovi modelli organizzativi contrattati, sono invece le richieste del sindacato. E sarà necessario un cambio di mentalità nel board e nel management delle banche di cui per ora non si vede l’ombra ( anzi) perchè il sistema si ponga al servizio dei cittadini e dell’economia superando uno sbilanciamento verso il commerciale in questa fase quanto più anacronistico possibile. Spetta a tutto il sindacato incalzare su questi temi. Il confronto col Governo dei prossimi giorni sarà determinante per comprendere orientamenti e opzioni prevalenti.
FisacSostiene
L’ESPERIENZA DI UN RLS FISAC CGIL  di Federico Marcantoni Il Gruppo Ubi Banca, ha saldamente la sede e l'epicentro, da molti decenni, a Bergamo, una delle città più colpite al mondo dalla pandemia da Covid-19. A fronte del veloce diffondersi del virus, dalla fine di febbraio buona parte del nord Italia correva verso il disastro. Con le banche dichiarate dal primo DPCM Conte "servizio pubblico essenziale", gli RLS del Gruppo Ubi si son trovati di fronte alla sfida di contribuire alla salvaguardia della salute dei colleghi, esposti quotidianamente ad una infezione particolarmente aggressiva, e alle non poche resistenze da parte dell'azienda, già alle prese con lo shock dell'OPS lanciata da Banca Intesa a poche ore dalla presentazione del nuovo piano industriale, e pochi giorni prima del vero e proprio lockdown. In quel contesto, abbiamo potuto ottenere significativi risultati grazie alla istituzione di un "tavolo permanente emergenza covid-19", che con cadenza settimanale ha riunito intorno ad un tavolo virtuale il datore di lavoro, RSPP (Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione) ed RLS. Ma non era stato affatto facile. Di fronte ad una prima fase di inerzia aziendale nei confronti degli altissimi rischi per la salute cui erano esposti i colleghi, siamo stati costretti ad inviare una lettera al datore di lavoro (ex articolo n. 50 DL 81/2008), richiamando il ruolo degli RLS, l'obbligo del loro coinvolgimento in tema di salute e sucurezza, è stato istituito il citato tavolo permanente che, posso ad oggi affermare, ha prodotto ottimi risultati in un clima di estrema collaborazione, pur non senza momenti di forte contrasto. Nella cosiddetta "fase 1" siamo arrivati ad ottenere le turnazioni nelle filiali, ossia la creazione di due squadre di colleghi che si sarebbero alternate settimanalmente, al fine di ridurre il rischio di contangio. Quasi tutti i mini sportelli sono stati chiusi, e le filiali più piccole sono state chiuse al pomeriggio. Abbiamo quindi ottenuto che i colleghi in turno settimanale a casa, e coloro che sarebbero rientrati a casa il pomeriggio, avrebbero fruito di permessi retribuiti, aggiuntivi alle spettanze annuali di ferie ex festività e banca delle ore, in modo tale da non intaccare a causa dell'emergenza le dotazioni spettanti. Sempre nell'ottica di evitare concentrazioni di dipendenti nelle strutture centrali, e lo spostamento con mezzi pubblici di migliaia di lavoratori abbiamo duramente lavorato per ottenere uno sforzo strutturale dell'azienda, volto ad organizzare e predisporre il lavoro da remoto per mezzo dello Smart Working. Nell'arco di poche settimane, su un gruppo di 20,000 dipendenti circa, ben 17,000 erano stati autorizzati allo smart working (tra i quali, successivamente, alcune figure di addetti delle filiali), dei quali 13,000 operativi praticamente all'indomani delle intese raggiunte. Tuttavia ho riscontrato anche una grande difficoltà nella prima fase emergenziale, in particolare per quanto riguarda la necessità di consentire gli accessi della clientela in filiale solo tramite appuntamento. Inizialmente dietro questo tema l'azienda aveva eretto un vero e proprio muro. Il protocollo ABI-Sindacati del 16/03/2020, che ha sancito la modalità di accesso in filiale solo previo APPUNTAMENTO, ha comportato un duro scontro tra RLS ed azienda risolto, dopo molta fatica e innalzamento significativo dei toni, positivivamente. Di rilievo l'attenzione che siamo riusciti a far riservare ai dipendenti rientranti nell'art 26 del DPCM del 17/03/2020 (cioè affetti da disabilità grave ex art. 3, comma 3, L. 104/1992), ai lavoratori con certificazione dei competenti organi medico legali attestante una condizione di rischio da immunodepressione, o da esiti di patologie oncologiche, o da svolgimento di terapie salvavita (ex art. 3 comma 1 L. 104/1992); il citato provvedimento è stato prorogato dall' art. 74 del DL 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Rilancio Italia). Per questi colleghi abbiamo ottenuto la garanzia di giorni di permesso cautelativo sanitario fino al 30 aprile, successivamente prorogati (o con possibilità di lavorare in modalità Smart working) fino al 31 luglio.  Tutt'oggi, in piena fase 2, anche dopo il protocollo Abi-Sindacati del 12 maggio, regge in UBI la modalità di accesso in filiale tramite appuntamento; a causa di spinte di natura commerciale sono tuttavia teminate le turnazioni, per i colleghi di uffici/strutture centrali in Smart Working è previsto il rientro, sebbene graduale e con la garanzia di poter disporre dei Dispositivi di Protezione Individuale (mascherine, guanti e visiere anticovid 19), gel per le mani, barriere in plexiglas e pareti divisorie, laddove non è garantita la distanza di sicurezza che, per quanto riguarda il Gruppo UBI, è di 2 metri. In questa fase una dei più importanti obbiettivi per me, in quanto RLS (ed RSA), è contrastare le logiche commerciali della banca, laddove i rinnovati e rinvigoriti budget di vendita (insieme agli adempimenti richiesti dai decreti cosiddetti Cura Italia, Liquidità e Rilancio) di fatto pregiudicano gravemente l'esigenza di lavoratrici e lavoratori di poter sistemare i figli minori di 14 anni mentre sono al lavoro. La sfida quindi, adesso, è garantire a colleghe e colleghi, sia di uffici/strutture centrali che di filiale, l'esigibilità dell'art 90 del DL 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Rilancio Italia), che ha previsto, fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, che i genitori lavoratori dipendenti del settore privato con almeno un figlio minore di anni 14, il diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile (Smart working); certo, la condizione che tale modalità debba essere compatibile con le caratteristiche della prestazione, non deve dare alle aziende l'alibi per non concedere il lavoro agile. Domani 28 maggio, avrà luogo l'undicesimo incontro settimanale del "tavolo permanente emergenza covid-19" del Gruppo UBI. Auspico che possa essere l'occasione per porre le basi per costruire un percorso che porti al riconoscimento di questi diritti per le lavoratrici ed i lavoratori.
FisacSostiene
La Newsletter della Fisac Cgil Toscana - Numero 39 - Giugno 2020
Come COVID-19  colpirà l'economia regionale
STart
Instagram
Le ordinanze della
L’esperienza di un RLS Fisac Cgil in UBI
Scarica l’elaborazione ISRF Lab - IRES Toscana
Facebook
Qui Settore Assicurativo
Facebook
Editoriale
Questa crisi mette in discussione il nostro modello
Instagram
Salute e Sicurezza, qui Intesa Sanpaolo
Speciale salute e sicurezza
Archivio di Fisac Sostiene  - Tutti i numeri
Twitter
In questo numero:
Qui Grosseto
Pandemia: il lavoro e la sua rappresentazione come possibile antidoto
Sicurezza e contrattazione in MPS
Twitter
“Adelante Pedro, con juicio” - L’esperienza BNL
Toscana, tsunami in arrivo?
Seguici su:
La Newsletter della Fisac Cgil Toscana - Numero 39 - giugno 2020
Sito
Salute e Sicurezza nelle BCC
RLST: comunicare e raccontare nelle assicurazioni
SPECIALE - Analisi Economia sulla Regione Toscana
Questa crisi mette in discussione il nostro modello di Roberto Errico Siamo di fronte ad una crisi recessiva globale dai contorni inediti. Tra Marzo ed Aprile 2020 l’export globale si è ridotto di oltre 30 punti, il 20% della produzione nell’area OCSE si è bloccata, i flussi turistici globali si sono sostanzialmente azzerati. A nostro giudizio, sbaglia chi crede che siano state le sole misure di lockdown adottate in quasi tutto il Pianeta a determinare questa situazione. Queste misure sono parte fondamentale ma non unica di un sentiment Globale negativo: dal nostro punto di vista è il Virus in sé la causa prima della recessione che è già in atto. Il lockdown è forse la conseguenza più diretta ed evidente della fase acuta pandemica, ma sono altre le reazioni alla pandemia - da nuovi modelli di consumo e produzione ad una ridefinizione dei flussi globali di merci e persone – che contribuiranno davvero a riconfigurare l’economia globale. Evidentemente, sottolineare questa discrasia temporale tra eventi e cambiamenti di lungo periodo da essi indotti, significa anche ribadire che la fase di caute riaperture che stiamo attraversando, non sarà automaticamente foriera di un rapido ed indolore recupero in termini di produzione e consumi. Ciò risulta particolarmente vero se guardiamo ad una Regione come la Toscana, che da decenni ha basato gran parte delle sue strategie di sviluppo su esportazioni di beni, ed in particolare di beni di alta gamma e di lusso, e “l’importazione” di imponenti flussi turistici. Per comprendere meglio la posta in gioco per una Regione da sempre aperta agli scambi e ai flussi internazionali, basta rivolgere lo sguardo al periodo 2009/2014, dove l’export ed il turismo hanno contribuito prima a limitare i danni della Grande Crisi Finanziaria e poi a porre le basi per la successiva ripresa. Questa crisi rischia di mettere in discussione proprio questo modello: di fronte a Stati che, a torto o a ragione, proveranno sempre più ad orientare le attività economiche verso i rispettivi mercati interni, e di fronte ad un turismo post-Covid che tenderà a maggiore selezione – anche alla luce dei maggiori costi connessi alle misure di distanziamento- risulta chiaro che una riflessione sulle debolezze, evidenti o nascoste, del sistema produttivo toscano sia necessario. Ciò si riflette inoltre sullo stesso sistema del credito Regionale: in particolare, preoccupa l’alto livello di esposizione rispetto alla media italiana di 3 settori molto proiettati su questa dimensione internazionale, tessile, alloggio & ristorazione, e quella parte del commercio collegata al settore turistico. Come abbondantemente confermato dalla fase più acuta dell’epidemia, il tema dei territori, dei loro percorsi di sviluppo e delle disuguaglianze tra di essi e all’interno di essi continua ad essere cruciale per il nostro Paese. Come ISRF LAB, si tratta di un filone di ricerca nuovo, che a partire dal convegno di Bari sul Mezzogiorno dello scorso Ottobre, stiamo cercando di sviluppare in sinergia con le strutture territoriali FISAC e non solo, come dimostra proprio questo studio d’impatto del COVID in Toscana, realizzato in collaborazione con IRES Toscana, che ringraziamo per la qualità del lavoro e la disponibilità dimostrata.
Sicurezza e Contrattazione di Luigi Pizzuto Un maremoto, una calamità senza precedenti, uno scenario che credevamo possibile solo nei film e che eravamo abituati a liquidare appunto così. E invece è proprio quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre mesi. Per chi rappresenta a vario titolo le lavoratrici e i lavoratori del settore il periodo intercorso fra l'inizio dell'emergenza Covid-19 e l'attuale fase di lento, parziale ritorno alla normalità è stato caratterizzato da una imponente mole di lavoro e da una ritrovata centralità del tema della prevenzione, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Tematiche che hanno acquisito un peso ed una rilevanza chiara a tutti i lavoratori ma non sempre condivisa dalla nostra controparte, nonostante l'oggettiva gravità dell'emergenza vissuta. Troppo spesso infatti l'atteggiamento datoriale nel nostro settore è stato balbettante e incerto, incapace a compiere azioni nette di contrasto e mitigazione dei fattori di rischio a cui i lavoratori erano e sono potenzialmente esposti, limitandosi il più delle volte ad una passiva ricezione dei Decreti e delle Ordinanze. RLS ed RSA conoscono bene le resistenze e le forzature messe in atto dalle aziende in materia di salute e sicurezza, campo nel quale sono solite esercitarsi per la riduzione (all’osso) di costi e oneri. Non stupisce dunque che le risposte date dalle aziende all'emergenza Covid siano state inizialmente insufficienti e stentate. Solo grazie ad una serrata e quotidiana azione di pressione da parte delle organizzazioni sindacali, Fisac CGIL in testa, e dei RLS è stato possibile provare ad approntare in molte realtà del settore risposte adeguate a fronteggiare una simile emergenza. In Monte dei Paschi abbiamo costruito negli anni relazioni industriali radicate ed è proprio grazie a questa riconosciuta credibilità e forza che siamo riusciti, anche in questo caso, a incidere e pesare sulle scelte e le strategie adottate. In sinergia con la Segreteria di Coordinamento e con le Rsa dei diversi territori, fin dal primo momento come RLS abbiamo richiesto incontri serrati con il Datore di Lavoro, chiamato costantemente a rispondere all’emergenza con azioni volte a ridurre concretamente il rischio di contagio. I vari Dispositivi di Protezione Individuale messi a disposizione (mascherine, gel detergenti, guanti monouso e plexiglas per le postazioni di lavoro a contatto con il pubblico) sono stati il frutto di una continua e coordinata azione da parte dei rappresentanti dei lavoratori e non una gentile concessione aziendale, così come gli appositi protocolli aziendali per le pulizie e le sanificazioni, in grado di garantire maggiore protezione rispetto anche a quanto stabilito dai protocolli firmati a livello nazionale in sede Abi. Anche la necessaria revisione della scheda di valutazione di rischio biologico da inserire nel DVR aziendale (con l'ottenimento di una classificazione di rischio Medio-Alto, migliorativa dunque rispetto alle indicazioni Inail di rischio Basso per i lavoratori del settore) e il continuo confronto sugli spazi aziendali finalizzato a garantire adeguate distanze di sicurezza interpersonale sono frutto di questa quotidiana azione. Abbiamo lavorato senza sosta in questi mesi, in stretto raccordo con le Rsa e gli Organismi di Coordinamento, ma credo rimanga ancora molto da fare, esercitando quella capillare presenza di cui la Fisac CGIL è da sempre capace, affinché vengano garantiti adeguati livelli di salute e sicurezza e, più in generale, vengano acquisiti diritti e tutele, contrattando ogni aspetto della vita nei luoghi di lavoro.
QUI GROSSETO di Andrea Chipa Dopo quasi tre mesi dall’inizio dell’epidemia Covid 2019 , possiamo affermare che , fortunatamente, la situazione in Provincia di Grosseto non è stata così drammatica come in altre zone d’Italia e della ns. Regione. Certo, le difficoltà ci sono state a partire dall’operatività quotidiana delle Banche con un susseguirsi di circolari e normative che regolavano le modalità di apertura filiali, appuntamenti con la clientela, ingressi contingentati, turnazioni dei lavoratori, smart working ed altro. Un bailamme di circolari emesse dalla varie Banche che hanno travolto i colleghi già provati dall’esperienza traumatica dell’epidemia, del distanziamento sociale, rapporti difficili con la clientela. Non abbiamo da segnalare particolari casi di tensioni o malumori dei cittadini, le Banche sul ns. territorio si sono dotate di Stuart che hanno regolato gli accessi… sono state date informative specifiche alla per ingresso in filiale , cartellonistica ed avvisi su Home Banking… Anche sul fronte sanitario registriamo in Provincia di Grosseto, dall’inizio dell’emergenza, circa 400 positivi con 21 decessi. Tutto bene quindi? Ma anche no… ci saranno forti tensioni sociali a partire da Settembre dovute alla mancanza di lavoro, specialmente lo stagionale per il turistico ricettivo, ristorazione, commercio ed agricoltura con perdite di migliaia di occupati in una terra che già prima del Coronavirus non brillava per opportunità di impiego. Saranno giorni difficili per tutte le Camere del Lavoro ed anche noi saremo chiamati a fare la ns. parte per le dichiarazioni di esuberi che alcune Banche hanno già fatto ma che sicuramente altre faranno. Come categoria spingiamo affinchè venga rinnovato al più presto il FONDO DI SOLIDARIETA' in scadenza al 30/06/2020 che è stato ed è strumento INDISPENSABILE per la gestione delle emergenze occupazionali negli ultimi 20 anni. Le Camere del Lavoro subiranno una notevole riduzione delle canalizzazioni per tesseramento e ciò costringerà a ripensare il Modello di Servizio offerto alla cittadinanza….saranno tempi di sacrifici ma li affronteremo con serenità e con la volontà che sempre ci anima nell’affrontare i momenti di difficoltà. Siamo una Grande organizzazione fatta di persone dedite al bene comune, alla solidarietà intercategoriale, alla difesa dei diritti di tutti i lavoratori... solo così riusciremo a sopravivvere… come disse Papa Francesco il 27 Marzo 2020 in Piazza San Pietro deserta… “nessuno si salva da solo”.
Il Settore Assicurativo di Tania Cità In questi ultimi anni si è assistito ad una forte scomposizione del mondo del lavoro e ad un sempre crescente lavoro "povero", povero nei diritti e nelle retribuzioni, violando la dignità del lavoro sancita nella nostra Carta Costituzionale. Come settore assicurativo, nel quale la Fisac è primo Sindacato, abbiamo dato un contributo per riunificare e ridurre il divario tra lavoratori contrattalizzando, per la prima volta nello scenario dei rinnovi dei contratti nazionali nel Paese, alcuni diritti essenziali alle partite iva che gravitano nel mondo di Alleanza assicurazioni, Gruppo Generali. Nell'ultimo rinnovo del Ccnl - 2017 - si è infatti contrattualizzato l'assunzione stabile di 900 partite iva e previsto tutele sanitarie, contribuzione previdenziale, garanzia del posto di lavoro in caso di maternità e infortunio, una sorta di indennità di fine rapporto, e applicazione della disciplina relativa alle pari opportunità alle restanti lavoratrici e lavoratori a partita iva. Anche in altri segmenti del settore assicurativo stiamo proseguendo questo percorso di contrattazione inclusiva, dopo aver organizzato le prime assemblee di lavoratrici e lavoratori a partita iva, vedi in Assicoop. Su altro versante, quello dell'appalto assicurativo, stiamo portando avanti una non meno importante battaglia per riaffermare Il tema della rappresentanza, contrastando, su più fronti e a tutti i livelli, il dumping contrattuale che si è creato per la compresenza di due contratti nazionali: quello da noi sottoscritto e un altro ccnl al ribasso, sottoscritto tra SNA e associazioni non realmente rappresentative del settore. Contrattazione inclusiva e tema della rappresentanza sono per noi prioritari, nel pieno spirito della Carta dei diritti CGIL, che fa vivere e rafforza lo Statuto lavoratori nel terzo millennio.
Pandemia: il lavoro e la sua rappresentazione come possibile antidoto di Chiara Rossi ln tempo di pandemia il lavoro ha svolto una funzione fondamentale, nell’emergenza si è dimostrato centrale per la tenuta del paese. Grazie alle/ai lavoratrici/tori sono stati erogati i servizi essenziali che hanno permesso ai cittadini/e anche in tempo di epidemia di alimentarsi, curarsi e per quanto riguarda il settore del credito di poter accedere a servizi di sostegno all’economia reale riportando le banche a quella che dovrebbe essere la loro missione primaria. Le/i lavoratrici/tori del credito hanno continuato a garantire l’apertura delle filiali per sostenere i soggetti “digitalmente non evoluti” come gli anziani, gli stranieri, coloro che hanno difficoltà economiche anticipando la cassa integrazione, sospendendo i mutui e finanziando le imprese. Nella storia spesso il lavoro e il sindacato hanno svolto un ruolo decisivo nelle crisi, e anche in questa occasione si sono caricati la responsabilità in un passaggio così critico. Nel 1971 i sindacati metalmeccanici Fiom-Fim-Uilm pubblicano una dispensa : ”L’ambiente di lavoro” che diventerà uno dei principali strumenti di lotta per la salute. Nella premessa si introduce la centralità dell’azione rivendicativa del sindacato sul tema della salute e sicurezza fino ad allora esclusivo appannaggio di aziende, medici e tecnici: “Solo una reale posizione di egemonia della classe operaia di fronte ai problemi della nocivltà può garantire quelle trasformazioni che possono e debbono portare ad un ambiente di lavoro a misura dell'uomo. Solo con la lotta, con l'azione sindacale condotta su precisi obiettivi rivendicativi, con la conquista di un potere reale dei lavoratori e del sindacato è possibile imporre quelle modificazioni, sia tecnologiche che tecniche, che normative, che possono annullare o ridurre al minimo il rischio al quale Il lavoratore è esposto nel luogo di lavoro. Oggi il tema della difesa della salute psico-fisica del lavoratore in rapporto all'ambiente di lavoro è diventato elemento essenziale dell'iniziativa e dell'azione rivendicativa del Sindacato.” più avanti si sottolinea inoltre l’importanza della partecipazione attiva e cosciente dei lavoratori, della conoscenza della realtà ambientale nella prevenzione del rischio e viene introdotto il concetto della non-delega: si passa da una delega piena all’esperto ad un cambiamento di latitudine, la valutazione degli esperti dovrà confrontarsi continuamente con i lavoratori. “Senza la conoscenza della realtà ambientale, con tutte le sue implicazioni scientifiche, sia a livello del sistemi di produzione e delle sostanze Impiegate e prodotte, sia a livello degli effetti sull'uomo, non è possibile controllare la nocivltà del lavoro. Questa conoscenza comporta Implicitamente una socializzazione delle scoperte e quindi la soluzione del rapporto tra classe operaia e tecnici della produzione e della salute. Senza la classe operaia come protagonista, la socializzazione delle scoperte resta un fatto marginale, non diventa base di azione vitale, elemento di coordinamento, di ordine Intellettuale e morale e fonte di trasformazione del mondo.”   Questi 2 elementi dell’azione rivendicativa e della partecipazione attiva attraverso la “socializzazione” così chiaramente espressi nella dispensa del 1971 sono stati gli elementi che oggi in piena emergenza hanno reso protagonista il sindacato nei luoghi di lavoro. Da una parte infatti il sindacato è intervenuto a garantire la salute deille/dei lavoratrici/tori, attraverso una non sempre facile contrattazione aziendale, attivando congedi, lavoro a distanza, permessi retribuiti per malati fragili, dall’altra la partecipazione attiva dei lavoratori attraverso l’intermediazione degli Rls ha rafforzato il presidio nei luoghi di lavoro. Ha rinnovato una coscienza tra le lavoratrici e i lavoratori, ha rafforzato la partecipazione attraverso le commissioni aziendali previsti dai protocolli confederali (un occasione persa per Abi che non lo ha sottoscritto), e attivato un’azione che se portata avanti congiuntamente con gli Rsa può entrare nelle dinamiche dell’organizzazione del lavoro e in qualche caso anche scardinarle. Il virus ha fatto emergere molte contraddizioni che sarà nostro compito far esplodere: dalla carenza di addetti (le aziende continuano ad attivare prepensionamenti) alla mancanza di formazione creditizia dei colleghi ai quali si chiede solo di vendere prodotti finanziari. L’azione sindacale portata avanti dalla Fisac Cgil durante l’emergenza attraverso le Rsa e gli Rls nei luoghi di lavoro ci ha visti esprimere a pieno la nostra vocazione di sindacato generale, che fa della solidarietà il suo punto di forza. Se qualcosa ci ha insegnato questa pandemia forse è proprio l’importanza, per preservare la salute di tutte/i, che ognuno metta in sicurezza più che se stesso chi gli sta intorno. In una società nella quale andiamo a perseguire l’interesse personale questa è l’occasione per capire cosa significa avere a cuore il benessere della collettività e agire pensando all'interesse di tutte e di tutti e non soltanto al proprio.
“Adelante Pedro, con juicio” (I Promessi Sposi, cap. XIII)  di Roberto Beducci La nota frase scritta dal Manzoni sintetizza efficacemente la gestione dell’emergenza Covid-19 in BNL. In tempi di emergenza, avere il vero centro decisionale ubicato fuori dai confini nazionali, non favorisce un approccio razionale a come gestire tali situazioni. Il dover ricevere istruzioni dalla “proprietà” francese, che inizialmente ha sottovalutato l’effettività del problema, lasciando spazi ad interventi di “pancia” dei vari referenti di funzione, e successivamente ha appesantito e rallentato la messa in campo di ogni decisione, ha determinato una sensazione di affanno nei lavoratori a cui è sembrato che la banca arrivasse sempre dopo, a prescindere. All’inizio della diffusione del Coronavirus, il lunedì 24 febbraio, dopo un fine settimana abbastanza concitato per l’esplosione dei casi di Codogno e Vo’, BNL provvedeva a comunicare (alle ore 17:37!!!) direttamente a tutti i colleghi (tramite mail) ed ai clienti (tramite sito istituzionale) che «Per quanto riguarda le operazioni di intensificazione della pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro su tutto il territorio nazionale vi informiamo che le società di pulizia sono state ingaggiate e le relative attività verranno svolte a partire da domani al fine di aumentare ogni misura di prevenzione anche con misure straordinarie. Nei prossimi giorni sarà nostra cura fornirvi ulteriori e specifiche comunicazioni sui singoli interventi straordinari effettuati». Tale affermazione, seppur pienamente condivisibile, ha successivamente evidenziato l’impreparazione “culturale” a gestire l’emergenza. Infatti, quando sono stati richiesti dettagli, è emerso che tale affermazione, oltre a non nascere da un confronto con gli RR.LL.SS., come previsto dal D.Lgs. 81/08 art. 50 comma 1 lettera “e”, non era neppure stata condivisa con le funzioni banca preposte alla Salute e Sicurezza: - Non c’erano i protocolli né interni né con le imprese appaltatrici; - non erano stati definiti e quindi non c’erano i materiali con cui mettere in atto tale “pulizia”; - Non era stato individuato da chi e come dovesse essere fatta la verifica dell’avvenuta “pulizia” In definitiva, una funzione della banca, aveva ritenuto “attraente” (o come avrebbe detto tale funzione: “smart”) dal punto di vista dell’immagine di riprendere quanto previsto dalla Circolare del Ministero della Salute n. 5443 del 22/02/2020 in riferimento alla «Pulizia di ambienti non sanitari dove abbiano soggiornato casi confermati di COVID-19». Immediatamente come RR.LL.SS. abbiamo denunciato la “irrealtà” della cosa e dal quel momento è iniziato un pressante ed impegnativo rapporto con il RSPP. Rapporto fatto di call almeno settimanali se non addirittura giornaliere, con RSPP ma anche con i Dirigenti Territoriali, dato che il territorio Italiano presentava specifiche diverse (es. gestione dei contagi nel nord, e difficoltà di approvvigionamento materiali nelle Isole). Da questa costante, intensa e fattiva collaborazione, supportata anche dalle segreterie nazionali che “rafforzavano” le proposte degli RR.LL.SS. presso le Relazioni industriali, è stato “generato” un sistema che ha previsto nel DVR: - l’effettiva pulizia di locali ed impianti di areazione (all’inizio nessuno ci aveva pensato…); - la dotazione di almeno 2 mascherine chirurgiche al giorno per ogni dipendente e la fornitura di un flacone di gel disinfettante; - l’installazione di pannelli divisori in plexiglass per tutti i lavoratori a contatto con la clientela la dotazione di termoscanner per tutte le filiali Lombarde e per tutti i grandi edifici - L’attivazione, sotto la supervisione del MC ed in collaborazione con l’università di Tor Vergata, di un servizio di supporto psicologico disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 - l’avvio di un programma, su basi volontarie, in collaborazione con la Cassa Sanitaria interna ed il Medico Competente, di screening sierologico tramite prelievo venoso. Questo per quanto concerne le misure attive.  Inoltre c’è da evidenziare che, sempre di concerto tra RSPP-MC-RR.LL.SS., e con il supporto delle Segreterie Nazionali, in BNL:  - tutti i colleghi affetti da patologie croniche (circa 1.000 su 12.000 dipendenti) sono stati autorizzati a svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità “lavoro agile” fino a quando il proprio medico lo riterrà opportuno, dotandoli degli strumenti informatici necessari (PC e linea dati tramite smartphone aziendale), e ciò indipendentemente dal ruolo ricoperto in azienda (ad esempio è stato autorizzato anche ai cassieri) ai colleghi ipovedenti (centralinisti) è stato consentito di recarsi sul posto di lavoro non utilizzando i mezzi pubblici ma con taxi rimborsato dall’azienda. a tutti i colleghi in maggiore difficoltà, che non potevano ricorrere al FW, sono stati riconosciuti 10 giorni di permesso retribuito aggiuntivo, attingendo dalla Banca del Tempo Solidale. Detto questo, durante la “quarantena”, come RR.LL.SS. non ci siamo certo annoiati. Il dover rapportarci quotidianamente con i colleghi che ci segnalavano ogni tipo di esigenza e le varie funzioni banca (HR, Immobiliare, ecc.) al fine di poter garantire il diritto al lavoro in sicurezza per tutti, è stata un “sfida” faticosa ma sicuramente gratificante. Facendo una valutazione a “consuntivo”, anche se l’emergenza non si può ritenere ancora terminata, potremmo ritenere che le misure messe in campo hanno dato i risultati sperati. In BNL ci sono stati circa 30 contagi, tutti guariti ed i due casi di decesso sono relativi a colleghi che, per patologie, erano già a casa e si può ragionevolmente presumere che non hanno contratto il virus sul posto di lavoro. Inoltre è stato garantito a tutti, non solo il livello reddituale, ma di poter conciliare le proprie esigenze di vita con quelle lavorative. Unico rammarico, l’esclusione aprioristica, mutuata dalla posizione ABI, di non coinvolgere direttamente gli RR.LL.SS. nei processi decisionali ha portato ad un costante “ribalzo” (Comitato di Crisi – RSPP – RR.LL.SS.) che ha ulteriormente allungato i tempi di attivazione.
RLST: comunicare e raccontare di Elisabetta Masciarelli In ogni luogo di lavoro la presenza di un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sarebbe auspicabile, ma nel mondo delle agenzie di assicurazione raramente è così. Nell’appalto, quindi, per avere questa figura è necessario riferirsi all'esterno coinvolgendo un Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale. Fino ad oggi la procedura si è imperniata sulla richiesta da parte dell'agenzia di un contatto, di un sopralluogo o di un confronto all'ente che può fornire questo servizio. In particolare nel caso di chi scrive l'ente cui si fa riferimento è ENBASS, ente bilaterale, che vede condividere fini ed azioni per prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro alla rappresentanza datoriale insieme a quella dei lavoratori. Una più recente interpretazione della legge 81/2008, che in modo organico ha riordinato la materia, prevedrebbe5 che un RLST nel proprio territorio possa visitare le agenzie ‘motu proprio’, offrendo un servizio ed una tutela ai lavoratori anche se non richiesto dall'agente. La forza di questa interpretazione può trarsi dalle norme dell'ordinamento italiano e dalle direttive europee che brevemente riepilogo. Dalla Costituzione Italiana, art.32 che definisce la salute come un diritto fondamentale di interesse per la collettività e art. 41 che riconosce la sicurezza dei cittadini al pari della libertà e dignità limitando l'autonomia dell'iniziativa economica privata, originano i principi cardine della prevenzione (art.2087 c.c.). Il primo principio identifica nella figura del datore di lavoro l'obbligo alla salvaguardia della salute, della sicurezza e della dignità del prestatore d'opera. Il secondo principio previsto dalla legislazione e dalla direttive europee impone a qualsiasi attività lavorativa l'attuazione di norme a tutela della salute fisica e psichica e la prevenzione dei rischi legati all’attività lavorativa. Il terzo principio è rendere centrale la persona del lavoratore attraverso l'informazione e la formazione ed il coinvolgimento nel prendersi cura della propria sicurezza e contribuire all'adempimento degli obblighi per protezione collettiva ed individuale. Il quarto prevede la sorveglianza sanitaria che fa emergere una serie di figure con specifiche responsabilità e compiti. Il DL 81/2008 ha riordinato tutto il complesso delle norme attinenti la materia con l'obiettivo di ridurre il rischio all'esposizione a situazioni di pericolo. In questo contesto RLST esercita le competenze del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza per tutte le aziende o unità produttive del territorio o del comparto di competenza in cui non sia eletto o designato il rappresentante dei lavoratori, cioè rappresenta i lavoratori verso l'impresa su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Quali strumenti e modalità adotta un RLST? Nella mia esperienza ho riscontrato che il primo passo è aprire un dialogo che includa un passaggio sulle norme, ma punti anche oltre, punti cioè al benessere nell'organizzazione del lavoro. L'incontro con l'agente prende spunto dalla visione del Documento di Valutazione dei Rischi e dalla Valutazione del Rischio Stress Lavoro Correlato unitamente ad una visione dello stato dei locali agenziali, ma poi deve entrare di più nello spirito della normativa. Altrimenti i successivi comportamenti adottati saranno un mero adempimento di precetti normativi e non la ricerca di un profondo passo avanti nell’attenzione alla salute ed alla sicurezza. La mia attività in Toscana ha registrato nelle visite agenziali effettuate qualche elemento da migliorare per la posizione di uno schermo del computer piuttosto che una stampante un po' troppo vicina alla seduta del lavoratore, ma spesso è più significativo richiamare l'attenzione dell’imprenditore sui carichi di lavoro o la ripetitività delle mansioni, perché tante volte il male più sottovalutato è lo stress. A maggior ragione in tempi di Covid, dove tutte le attività si sono dovute adeguare e conformare a nuovi modi di organizzare spazi e presenze in Agenzia. Per questo tanto importante è la formazione per i lavoratori e la sensibilizzazione del datore di lavoro, primo responsabile di salute e sicurezza. Per tali ragioni ho intitolato questo contributo comunicare e raccontare. Comunicare e raccontare l'organizzazione per trasferirne la forma e la personalità e aiutare i datori di lavoro ed i lavoratori a capire per rafforzare la qualità delle cose che già si fanno. E porre la giusta attenzione sul quadro normativo e contrattuale di riferimento. Funzionale è uscire dalla cultura della colpa o del fatto personale per approdare al fatto organizzativo, dove si prendono in esame perché, cause e dati per individuare soluzioni. Questi sono i primi passi per condividere una visione, costruire un progetto, sviluppare consapevolezza ed avviare le future azioni.
Salute e Sicurezza nelle BCC  di Enrico Chiavacci L’emergenza Covid-19 non ha risparmiato nessuno, colpendo in maniera improvvisa ed indiscriminata tutti i luoghi di lavoro, a partire dai più esposti al contatto con il pubblico. Le Banche – o meglio le lavoratrici ed i lavoratori bancari - sono state chiamate a svolgere il proprio ruolo di “servizio essenziale”; alle Banche di Credito Cooperativo, da sempre istituti del territorio con uno spiccato rapporto di conoscenza diretto con la clientela, le Federazioni di categoria e le tre capogruppo neocostituite, hanno chiesto di più, e cioè di intervenire rafforzando la vicinanza con la clientela strizzando l’occhio a quella fetta di mercato aggredibile in seguito alle prime chiusure degli istituti maggiori che per primi hanno compreso che la normale affluenza e le consuete modalità di accesso libero sarebbero state inopportune ed impraticabili. Questa miope opportunità, presentata come una “necessità di missione”, complice il clamoroso ritardo dell’approvvigionamento di dispositivi di difesa individuale (gel e mascherine) al quale il governo italiano ha pensato di non far fronte fino ai primi giorni di marzo ignorando ogni misura contenuta nel “piani anti-pandemici”, ha fatto si che per almeno due/tre settimane le lavoratrici ed i lavoratori delle BCC fossero lasciati completamente allo sbaraglio, con regole parziali e differenti di Banca in Banca, in barba alla pomposa ed ormai non più recente nascita dei Gruppi. Da un lato dunque una invasione normativa ha travolto le BCC, tutte sottoposte a rigide policy procedurali ed organizzative delle Capo Gruppo, dall’altro la loro indipendenza, formale più che sostanziale, che ha mostrato tutti i suoi limiti proprio nel momento più delicato per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori stessi. In Toscana, anche la Federazione delle BCC che con grande sforzo è riuscita a sopravvivere all’accentramento previsto dalla nuova dimensione del Credito Cooperativo ritagliandosi funzioni politiche, di assistenza e formazione, e di raccordo fra le BCC della regione, ha cessato improvvisamente di interloquire con le rappresentanze sindacali regionali in attesa di piani emergenziali e di comportamento dall’alto che non arrivavano. In seguito, un po’ per il rispetto delle normative legislative in continua uscita, un po’ per cercare di governare una fase particolarmente disallineata e grave, sulla scia dell’accordo sindacale con Federcasse del 24 marzo, è stata costituita la Commissione bilaterale Nazionale Salute e Sicurezza ed ogni Banca ha – o almeno avrebbe dovuto – costituito al suo interno il medesimo organismo aziendale. I lavori sono iniziati molto a rilento, con due incontri settimanali incentrati entrambi sulla stesura di una check list definitiva per il monitoraggio delle disposizioni organizzative e di carattere sanitario messe in atto in ogni BCC. Nel frattempo le BCC stesse ponevano in essere misure parziali ed autonome, costringendo per la salvaguardia operativa messe in ferie forzate, con la diffusione minima e quasi insignificante del lavoro agile (non normato contrattualmente nelle BCC ma utilizzato per l’emergenza), dichiarandosi” in attesa” di norme generali e giustificando in questo modo ritardi e provvedimenti non coordinati. E’ per questo che anche l’inedita esperienza del Covid-19 rafforza la nostra convinzione che le commissioni bilaterali, così come gli enti bilaterali di categoria, hanno una responsabilità notevole, spesso centrale, e devono essere approcciati – per lo meno dalla parte sindacale – in maniera risoluta e vivace, per non trasformarsi in “carrozzoni” colmi di inutile ed anzi dannoso e sterile attendismo. La Fisac in questo senso ha fatto la sua parte. Da qualche tempo in tutte le BCC toscane i protocolli (minimi) di sicurezza sono rispettati, anche se continuano ad essere tasti dolenti sia l’assenza di concrete misure di recupero salariale a fronte dell’utilizzo obbligato dei congedi parentali per l’accudimento dei figli, sia il lavoro agile, soprattutto nelle agenzie, che potrebbe calmierare le immense difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori genitori. L’auspicio rimane il proseguimento dell’adozione di misure sanitarie preventive faticosamente conquistato; serve però una maggiore sinergia fra Gruppi e Banche ai quali questa emergenza sanitaria dovrebbe aver accelerato la consapevolezza dei propri e rispettivi ruoli nel nuovo assetto del Credito Cooperativo. La Fisac di settore farà l’impossibile per ricordarglielo.
Salute e sicurezza in Intesa Sanpaolo   di Diego Castagnoli In qualità di Rls del gruppo IntesaSanpaolo, le riflessioni che mi sento di fare, in seguito alla gestione della pandemia covid 19, sono le seguenti: nella fase embrionale della diffusione del virus abbiamo assistito ad un momento d’osservazione, probabilmente perché, non solo la banca evidentemente, non era ben chiara la gravità di ciò che sarebbe accaduto in seguito. Una volta acclarata l’importanza del fenomeno, IntesaSanpalo si è dimostrata abbastanza reattiva, predisponendo turnazione del personale, ove possibile e attivando una intensa formazione da casa per limitare la presenza numerica del personale sul luogo di lavoro. Sebbene le mie impressioni iniziali fossero abbastanza rassicuranti, in un secondo momento, quando siamo entrati nel vivo della gestione emergenziale, l’atteggiamento dell’azienda è stato fortemente attendista e assolutamente non proattivo rispetto all’evoluzione del fenomeno coronavirus. Mi riferisco alla fornitura di mascherine che, nella prima fase, sono state considerate non particolarmente utili alla limitazione della diffusione del virus, asserendo che era sufficiente il distanziamento sociale. Adesso è diventato un accessorio senza il quale non possiamo uscire di casa. Penso inoltre al grande ritardo nella fornitura di gel igienizzanti ed alla predisposizione di un piano per la sanificazione degli ambienti. In particolare, e questa è stata una dura battaglia degli rls, la richiesta mai soddisfatta di installare pannelli plexiglass mobili, soprattutto per i colleghi a stretto contatto con il pubblico. Molti altri istituti bancari si sono adoperati in tal senso molto in anticipo rispetto alla nostra azienda che, soltanto alle porte della seconda fase, ha introdotto le mascherine in plexiglass. Non mi sfugge la difficoltà di reperire il materiale in un momento di arresto globale delle attività economiche o la difficoltà di stare al passo con una evoluzione della pandemia e la relativa gestione in continuo mutamento in cui sicuramente i distinguo territoriali non hanno aiutato, tuttavia quello che mi sarei auspicato sarebbe stato un atteggiamento di maggiore proattività e vicinanza al personale. L’azienda avrebbe potuto muoversi in anticipo, ed avere una interpretazione estensiva e non restrittiva nell’ applicazione dei vari DPCM che si sono susseguiti nel tempo. Dico questo, sapendo che in altri settori lavorativi la situazione che si è venuta a creare è ben più grave con ripercussioni irreversibili ma, se IntesaSanpaolo è la prima banca italiana, pilota in innovazione e ricerca di nuovi business, una banca a cui tutto il settore e non solo prende a riferimento, mi sarei aspettato, anche in questo ambito emergenziale, un distinguo d’eccellenza che probabilmente sarebbe stato alla sua portata.