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Riforma del Mes : atto politico e necessità future di Paolo Cecchi Il prossimo 27 gennaio il Consiglio Europeo dovrà decidere definitivamente sulla riforma del Mes, che, se approvata, dovrà poi essere ratificata dai singoli Parlamenti nazionali, entrando in vigore nel 2022. La gestazione di questa riforma parte da lontano, nel dicembre 2018, con le proposte dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo. Il nuovo assetto del cosiddetto “Fondo Salva Stati” prevede che le linee di credito siano concesse e gestite dal Mes con la Commissione europea (quindi non più la Trojka come avvenuto ad esempio in Grecia). La linea di credito meno gravosa, la Pccl (Precautionary Conditioned Credit Line), richiede la sola sottoscrizione di una lettera di intenti, e non di un più stringente Memorandum; peraltro chi ne fa istanza deve rispettare tutte le regole del Patto di Stabilità (deficit/pil non oltre il 3% e debito/pil non superiore al 60%, quest'ultimo conformemente alle regole del Fiscal compact) e deve avere un debito sostenibile. La seconda linea di credito, più gravosa, la Enhanced Condition Credit Line, prevede una valutazione sia preventiva che consuntiva relativamente alla sostenibilità del debito e alla solvibilità dello Stato, con l'obbligo di attenersi alle prescrizioni previste dalle regole di bilancio e al rispetto delle condizionalità legate a un programma di aggiustamento macroeconomico. Programma che dà accesso all'acquisto dei titoli pubblici emessi dal Paese richiedente da parte della Bce sul mercato secondario, le Outright Monetary Transactions. Il Mes potrà fare da mediatore tra lo stato e gli investitori privati in caso di ristrutturazione del debito pubblico; in proposito, è prevista la riforma delle “clausole di azione collettiva”(Cacs). Si tratta delle deliberazioni dei possessori di titoli pubblici alla modifica delle clausole esistenti al fine, proprio, di accettare la ristrutturazione. Tali deliberazioni si riducono da due, l'una per ogni emissione, l'altra per il totale dei titoli, a solo quest'ultima; con una riduzione più dei tempi che dei costi della ristrutturazione stessa. Al riguardo, è bene ricordare che in paesi come l’Italia i titoli di stato sono posseduti da investitori nazionali (quindi anche cittadini) per oltre il 75% per cui una eventuale svalutazione del debito sarebbe, probabilmente, l'inizio di un default massivo. Novità rilevante della riforma è l’attribuzione al Mes della funzione di “backstop” del fondo unico di risoluzione delle banche; trattasi di una linea di credito di 70 miliardi a cui i paesi della Ue potranno accedere nel caso in cui i rispettivi fondi nazionali per le risoluzioni bancarie non risultino sufficienti. Questo è un elemento positivo anche in previsione del possibile aumento dei crediti deteriorati a causa delle conseguenze economiche della pandemia. Al di la di tutte le polemiche politiche che la discussione intorno a questa riforma ha fatto emergere e pur tenuto conto delle oggettive debolezze che il nuovo Mes presenta in specie per paesi più fragili finanziariamente come l’Italia, l’approvazione da parte dei Parlamenti può risultare fondamentale anche come segnale politico in relazione alle prossime sfide negoziali in seno all’Unione Europea. Si fa riferimento non soltanto alla questione dell’avvio, si spera in tempi brevi del Recovery Found, ma anche e soprattutto alla necessità di rivedere interamente tutto il diritto comunitario in tema di banche e risparmio. In proposito, si cita – ad esempio – l’indispensabile revisione della normativa sul bail-in, essendo la sua applicazione propedeutica all’attivazione del Back stop del nuovo Mes o, anche, l’avvio dell’assicurazione europea sui depositi bancari, tassello indispensabile per il completamento dell’unione bancaria nella Ue. Infine una buona notizia: recentemente la Bce ha deciso di allungare fino a marzo 2022 il Qe “pandemico” (cioè l’acquisto di titoli di stato dei paesi Ue) e di reinvestire i bond in scadenza almeno fino al 2023. Trattasi di una nuova opportunità per il nostro paese al fine di poter continuare ad avere accesso ai mercati a costi molto contenuti.
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Al box di partenza per il rinnovo del CCNL ANIA   di Tania Cità Dopo il rinnovo del CCNL ABI e una stagione martoriata dalla inaspettata pandemia, che ha sparigliato agende e priorità, il sindacato si è subito mosso per garantire al meglio la sicurezza e la tutela della salute delle lavoratrici e lavoratori del settore (vedi protocollo ANIA dello scorso aprile). Dai pochi accordi sperimentali sul lavoro, il settore è inoltre passato velocemente al 98% di utilizzo di questo strumento, sebbene agito più come home working che come strumento di vera conciliazione tempi di vita/tempi di lavoro. Poiché questi imponenti cambiamenti avranno certamente conseguenze strutturali nella futura organizzazione del lavoro, abbiamo richiesto un incontro ad ANIA, che ha convocato le organizzazioni sindacali il prossimo 17 dicembre, appuntamento a cui andremo con l'obiettivo di verificare se sussistono le condizioni per aprire un tavolo finalizzato a costruire un protocollo di settore che fissi le linee guida e una cornice per la futura negoziazione collettiva sul lavoro agile nei singoli Gruppi/aziende, in modo da rendere omogeneo il settore; protocollo che dovrebbe poi essere recepito nel CCNL ANIA. Nel settore assicurativo la digitalizzazione , l’arrivo di nuovi soggetti che competono sul mercato e le accelerazioni legate all’emergenza Covid ci consegnano una situazione in rapida evoluzione e non necessariamente tutta in positivo. Nel trimestre del lockdown (da marzo a maggio) il decremento dei premi vita è stato del 35% rispetto al 2019. Nel ramo danni la contrazione è stata, per lo stesso periodo, del 9%. Nei mesi di luglio e agosto c’è stato un recupero, ma ovviamente sono attese nuove difficoltà. La situazione contingente ha favorito e favorirà utili generati dalla naturale diminuzione dei sinistri, ma la naturale riduzione dell’attività lavorativa e della nuova produzione rischia di ripercuotersi sul fattore lavoro. Le “parti” più esposte, al momento, sono il settore delle agenzie in appalto e la categoria dei produttori, ma in un periodo più lungo potrebbe interessare tutto il settore. È in questo quadro che ci accingiamo al box di partenza per il rinnovo del CCNL ANIA. Sebbene siano ancora aperte e in corso le trattive per il rinnovo dei due maggiori CIA (Unipol e Generali), la FISAC ha avviato nella scorsa commissione contrattuale la discussione interna per poi procedere alla costruzione unitaria della piattaforma, che dovrà essere al passo con i tempi e contenere temi cari alla FISAC e alla CGIL: l'inclusione contrattuale, nel solco dello scorso rinnovo, per far si che il ccnl ania sia sempre più contratto di riferimento del settore; l'attenzione alle filiere più deboli del settore; i cambiamenti legati all'innovazione tecnologica; un potenziamento degli istituti relativi alla conciliazione tempi di vita/tempi di lavoro; un adeguato riconoscimento economico alle lavoratrici e ai lavoratori del settore, che hanno contribuito alla buona tenuta del settore anche in tempo di pandemia, considerando che l'attività assicurativa non si è mai interrotta essendo stata per la prima volta dichiarata dal Governo attività essenziale. La FISAC Toscana ha anche dato impulso alla ripresa della trattativa finalizzata al rinnovo del CCNL ASSICOOP, in modo da procedere poi alla contrattazione di secondo livello, e occupandoci in parallelo anche delle partite Iva che gravitano intorno al mondo ASSICOOP, nel tentativo di costruire per loro tutele essenziali, nel solco di quanto fatto nel CCNL ALLEANZA e nello spirito confederale che sempre deve contraddistinguere la nostra azione sindacale.
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Nella partita delle aggregazioni bancarie i lavoratori non sono pedine Il sistema mediatico ripropone ogni giorno il tema della riorganizzazione del sistema creditizio e assicurativo come un eterno gioco bellico da tavolo nel quale i capitali, i grandi manager, gli equilibri finanziari e politici nazionali e sovranazionali si confrontano e si scontrano. Mai o quasi mai si svolgono considerazioni appropriate sulla sorte delle lavoratrici e dei lavoratori, che quando non vengono posti nei Fondi di “prepensionamento” sono trattati come pedine, soggetti a spostamenti, cambio di sistemi organizzativi e informatici, di relazione e modalità di lavoro. Elemento vissuto con ancora maggiore sofferenza per i lavoratori di quelle aziende incorporate o fatte proprie da aziende più grandi che ne impongono modelli, stile di relazione, cultura di impresa. Alcuni lavoratori hanno vissuto più volte questi momenti in pochi anni e si accingono a viverne di nuovi. Dove sia lo spazio per costruire quello a cui cui Bruno Trentin ha dedicato tutta la sua vita sindacale, cioè l’autodeterminazione del lavoratore, il controllo dell’organizzazione del lavoro, l’autorealizzazione nel lavoro, si può intuire. Con l’aggravante di relazioni sindacali sempre più accentrate che ledono l’idea stessa di negoziazione, in modo particolare quella decentrata. E il “carico” terribile della pandemia, con l’impossibilità di normali relazioni interpersonali, di una normale relazione tra persone e di confronto anche sindacale con gli strumenti ai quali siamo stati abituati, compresa l’assemblea, che ha chiuso il cerchio. Questa tragica esperienza ci consegna la necessità di cambiare totalmente il nostro modo di agire, immaginare nuove modalità di informazione e relazione nei luoghi di lavoro attraverso l’uso di ogni strumento, ma soprattutto deve fornirci la possibilità di riflettere criticamente su un modello di relazioni che soprattutto in questo settore è stato codificato e che rischia di svuotare di senso l’idea del sindacato generale confederale. Riprogettare il futuro significa immaginare un diverso ruolo della finanza in Italia e in Europa ma anche un diverso ruolo del sindacato che sia più sensibile e permeabile alle istanze provenienti dal basso, in primo luogo dalle sue RSA e RSU e che, per quanto sia difficile immaginarlo adesso, si avvicini di più, nella pratica negoziale e in quella organizzativa ai propri iscritti e ai propri territori.
Il punto di vista dei Produttori Generali:Recuperiamo il tempo perduto   di Elisabetta Masciarelli In Italia ci sono circa 6300 lavoratori dipendenti addetti alla vendita di servizi assicurativi del Gruppo Generali Italia che si trovano in gravi difficoltà sia per la tutela della propria salute che per mantenere un livello di produzione tale da originare un reddito superiore a quello di cittadinanza e da garantirsi il mantenimento del posto di lavoro dal momento che, in caso di scarso rendimento, la compagnia procede all’irrogazione di una serie di sanzioni disciplinari che portano al licenziamento, sistema con cui un contratto di dipendenza a tempo indeterminato diventa un contratto a termine. Diversamente da quanto annunciato ad inizio pandemia, Generali Italia ha ripreso il monitoraggio delle rese produttive da settembre ultimo scorso come se il disastroso quadro sanitario attinente il Covid 19 fosse risolto e l'accordo fatto dal governo con i sindacati sul blocco dei licenziamenti non fosse stato concluso. Nel contempo l'azienda ha deciso di portare avanti un progetto di riorganizzazione del comparto dei produttori con l'obiettivo di caricare maggiormente i pesi produttivi sull'80% della rete e sul personale con maggiore anzianità, personale che nel dettato del CCNL ANIA (che prevede all'interno dell'area contrattuale i dipendenti di Generali Italia e non quelli di Alleanza) si trova disciplinato nella parte seconda del contratto nazionale ed in quanto assunto nel commerciale trascorrerà tutta la vita professionale come venditore, senza possibilità di accedere ad un percorso di carriera certo dove possa valorizzare i propri titoli di studio e le competenze e abilità professionali maturate. Giova far presente che il 60% dei produttori ha una laurea, per molti accompagnata da un master, e che le assunzioni della compagnia su tutto il territorio nazionale negli ultimi dieci anni sono avvenute soprattutto attraverso il canale dei produttori. Il “procrastinare” l'avvio di una seria presa in carico di tutte le problematiche dei produttori da parte dei sindacati negli ultimi trenta anni ha creato nei lavoratori un logorio incessante, ha minato l'autostima, ha generato un'autosvalutazione e il passato, con tutte le criticità troppe volte segnalate da noi RSA, viene rivissuto di continuo in un doloroso riproporsi. Dobbiamo recuperare il tempo perduto, Fisac CGIL deve fare da motore nell'affrontare un progetto complesso e importante ed occorre iniziare: abbiamo l'occasione di farlo mettendo la nostra categoria al centro del rinnovo del CCNL ANIA allo scopo di ottenere in termini normativi ed economici almeno quello che oggi è il trattamento riservato ai colleghi del contact center (call center). I conflitti non risolti si fissano nella psiche, avvelenano il presente, non permettono di consegnare all'oblio nessuna delle questioni che ci riguardano perché nessuna è stata portata a termine con un risultato positivo per i lavoratori. “Una persona saggia inizia ciò che uno stupido rimanda. Entrambi affrontano la stessa attività, ma in tempi diversi” (Lord Acton). Ora è il nostro tempo.
Polizze Assicoop 2021 Anche per il 2021 sono disponibili le polizze Assicoop relative agli Ammanchi di Cassa, RC Professionale e Tutela Legale.  Come di consueto queste sono sottoscrivibili da tutti le iscritte ed iscritti alla Fisac Cgil della regione Toscana. Per le lavoratrici e lavoratori del Monte dei Paschi è possibile sono a disposizione invece su tutto il territorio nazionale.  La novità di quest’anno è relativa alla modalità di sottoscrizione e pagamento interamente online. Infatti accedendo al sito Assicoop tramite il seguente link - https://www.assicoop.it/toscana/convenzione-fisac/ è finalmente possibile gestire la sosttoscrizione di una delle combinazioni disponibili direttamente da computer o smartphone (il pagamento tramite carta di credito sarà attivo da lunedì 21 dicembre).  Ricordiamo infine che sempre tramite la pagina Assicoop è possibile gestire anche la polizza Rc Capofamiglia valida per tutte le iscritte ed iscritti al Fisac CGIL Toscana.  Questa polizza comprende anche eventuali danni procurati a terzi da cani di piccola e media taglia. È possibile integrare questa polizza con una specifica relativa a cani di grossa taglia e/o pericolosi (verifica l’elenco nel documento delle condizioni della polizza presente nalla pagina Assicoop).  È un piccolo passo in avanti per agevolare al massimo le nostre iscritte ed i scritti.
Lo Smart working cambia anche le persone?La ricerca della Fisac Siena di Alessandro Lotti Lo smart working sta cambiando il modo di lavorare, ma il lavoro che cambia... cambia anche le persone? Questa, in estrema sintesi, potrebbe essere la domanda che ci siamo posti quando, all’inizio di questo strano autunno 2020, abbiamo iniziato a immaginare i contorni di una ricerca che analizzasse non solamente il gradimento delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro settore per il lavoro agile, ma soprattutto l’impatto di questa nuova modalità lavorativa sulle abitudini personali e familiari degli interessati. Se è vero, infatti, che nella prima fase dell’emergenza Covid il lavoro agile ha costituito, per chi ha potuto farlo, un'opportunità accolta in maniera generalmente positiva (si pensi ad esempio alla possibilità di seguire i figli piccoli in Didattica a distanza), con il passare dei mesi agli aspetti positivi si sono affiancate molteplici problematiche. Ecco quindi che, con l’avvento della seconda ondata pandemica, la prospettiva di alcuni lavoratori di dover proseguire con il lavoro da casa per un lungo periodo è stata vissuta in maniera più contrastata e molti iscritti iniziano a riferire problematiche di carattere psicologico, relazionale e di ergonomia del posto di lavoro “casalingo”. Come FISAC CGIL Siena, considerato che per lunghi periodi abbiamo avuto fino all’80% degli iscritti del nostro territorio in lavoro agile, abbiamo ritenuto interessante approfittare di questa ampia base di esperienze per organizzare una campagna di ascolto che consenta a noi e a tutta l’Organizzazione di comprendere meglio il fenomeno, con l’auspicio che ciò sia utile per mettere a fuoco quelli che dovranno essere i futuri obbiettivi negoziali in materia di smart working. La scelta è stata quella di avvalerci di un contributo accademico e di dare alla ricerca un taglio “sociologico”. Saranno effettuate circa 50 interviste in profondità che verranno effettuate e coordinate dal professor Pippo Russo della facoltà di sociologia dell’Università di Firenze. Le domande partiranno da aspetti dell’esperienza vissuta in questi mesi, ma l’intervista potrà svilupparsi “in profondità” su eventuali tematiche particolari evidenziate dal singolo intervistato. Lo scopo della ricerca, infatti, non è solamente quello di fare una fotografia schematica della condizione del lavoratore in smart working, ma soprattutto di capire come questi mesi di lavoro da casa abbiano inciso nel rapporto fra lavoratore, organizzazione aziendale e contesto familiare e quali siano le incognite e le preoccupazioni rispetto al futuro rientro lavorativo in presenza. Per dare a questa ricerca una valenza quanto più possibile generale, le interviste saranno somministrate a un campione di colleghi bilanciato per genere, attività lavorativa di back o front office e settore di provenienza (Banche, assicurazioni, società di back office). Sarà altresì garantito, per chi lo richieda, l’anonimato rispetto alle risposte rilasciate, in modo da non limitare la possibilità di esprimere concetti “sgraditi” alle proprie aziende. I primi riscontri, nella fase preparatoria delle interviste, stanno indicando una grande e per certi versi inaspettata disponibilità delle lavoratrici e dei lavoratori a partecipare a questo progetto. Il lavoro agile costituisce, infatti, forse la più grande novità degli ultimi anni in materia di organizzazione del lavoro. Una vera e propria rivoluzione che è stata, però, accelerata in maniera parossistica dall’emergenza sanitaria in atto, superando di gran lunga le previsioni contrattuali esistenti. Compito del Sindacato dovrà essere quello di governare e contrattare una tipologia di lavoro che è destinata, in qualche misura, a rimanere anche dopo la fine della pandemia e deve quindi essere normata e disciplinata in maniera ordinaria e non più in ottica emergenziale. Se, dal lato delle Aziende, c’è un chiaro interesse a praticare il lavoro agile finalizzato al contenimento dei costi, più complessa e sfaccettata è la situazione dal lato dei lavoratori. Auspichiamo che questa nostra ricerca contribuisca proprio a sondare il punto di vista dei diretti interessati e ci aiuti a capire le richieste di tutela che questi lavoratori rivolgono al Sindacato. Ringraziamo quindi la Fisac Regionale Toscana per il convinto sostegno a questo progetto i cui risultati speriamo possano essere sistematizzati e resi pubblici nella prossima primavera.
Pandemia: responsabilità individuale e politica di Daniele Quiriconi La pandemia ha messo in discussione lo stile di vita di miliardi di persone. Il lavoro, la scuola, l’organizzazione familiare hanno subito stravolgimenti impensabili e i tempi per un possibile ritorno alla normalità non sembrano brevi. Ciascuno di noi si è trovato immerso in un mondo nuovo. Il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione covid, i ristori, hanno consentito di mitigare lo sconquasso economico tuttavia ciò che si annuncia per i prossimi mesi non è solo il dover sostenere uno sforzo senza pari nella storia per la campagna vaccinale di massa, ma anche una crisi economica e sociale senza precedenti. Le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa che ha messo da parte, speriamo per sempre, l’ossessione del rigore, dell’inflazione, insomma della sua dimensione molto tecnocratica e finanziaria poco sociale, possono aiutare. Ciò che appare incomprensibile però, è il dibattito “lunare” che si è aperto tra le forze politiche di maggioranza di Governo. E’ utile tacere di quelle di opposizione i cui leader sono imbarazzanti anche per le parti più responsabili dei loro partiti, ma in generale la domanda è: in quale altro paese d’Europa, il continente più colpito dalla pandemia, alla vigilia dell’avvio della campagna vaccinale, con 20.000 morti nell’ultimo mese e un'emergenza sanitaria drammatica, si evoca una crisi politica e le elezioni anticipate? Quale stolto giocatore di poker può immaginare di lucrare uno zero virgola di consenso attraverso modalità che sono quanto di più vecchio e stantio sia possibile immaginare? Esiste un tema di accentramento delle scelte da parte della Presidenza del Consiglio che vediamo anche nel rapporto con le organizzazioni sindacali, molto cercate nella prima ondata di Febbraio Marzo, tenute assai in disparte in queste settimane, ed esiste un tema per la cabina di regia degli investimenti delle risorse del Recovery, ma viene da domandarsi se il tono giusto per affrontarlo è quello a cui assistiamo. Governatori in prima linea per anticipare le riaperture (magari di 3 giorni) garantire lo shopping, dimenticandosi delle scuole e dei teatri, che improvvisamente attaccano il Governo perché non decreta tutto il paese “zona rossa” per Natale dimentichi del fatto che fino a un minuto prima avevano difeso la zona gialla ad oltranza. Ed un premier, che resiste a misure più drastiche con l’argomentazione ( speriamo non sia vero) che ormai la gente ha comprato i biglietti per muoversi (?) per le feste e quindi non si può fare un blocco troppo lungo. Oltre la vanità e la ossessiva azione volta alla dimostrazione di esistere, la responsabilità individuale, che vale per il cittadino, deve valere anche per chi ha ruoli di leadership. Per evitare di cadere nel grottesco è necessario unire le forze per far rinascere il nostro paese nel minor tempo possibile. Sarà uno sforzo duro. Le diseguaglianze emergeranno con ancor più forza. Saranno ancor più evidenti le visioni tra diversi modelli di società. Verrà il tempo allora anche per il regolamento dei conti tra i partiti e nella politica. Dopo l’emergenza. Se Ennio Flaiano tornasse tra noi e assistesse a questo spettacolo forse ripeterebbe la sua memorabile battuta: “ Coraggio… il meglio è passato..” Lavoriamo purché non sia così.