Della Diciotti e della Sea Watch
di Daniele Quiriconi
Le cronache di questi giorni ci hanno riproposto il tema periodico di migranti ostaggio della politica. Comunque la si pensi sulla gestione dei flussi migratori, tema difficilissimo che mal si presta a soluzioni sbrigative, comunque la si pensi sull’ignavia dell’Europa, ciò che non è accettabile è usare persone deboli e con una storia terribile alle spalle, per ragioni di propaganda.
Si rispettino le leggi del mare e quelle internazionali, si facciano scendere a terra i disperati e poi si cerchino anche in sede comunitaria le soluzioni più adeguate. Anche perché nel mentre si dispiega in tutta la sua potenza mediatica la propaganda del Ministro della Paura che finora offriva il petto ai giudici e ora si nasconde dietro l’immunità parlamentare come un Forlani o un Craxi qualsiasi, secondo le stesse fonti delle forze dell’ordine oltre 5.000 persone sono sbarcate con piccole imbarcazioni ( a vela o a motore) in tutte le regioni del sud dalla Sicilia alla Puglia alla Sardegna senza essere intercettate. Probabilmente persone con maggiori disponibilità economica che si sono avvalse non di mezzi di fortuna come gommoni sgonfi o vecchi barconi a motore.
Impressiona nel dibattito di oggi il tono e l’argomentare degli esponenti di Governo che, con sprezzo del ridicolo, si rimangiano posizioni da sempre espresse dal Movimento di cui fanno parte sul superamento dei privilegi dei politici verso la Legge , oppure con toni coerentemente e oggettivamente fascisti, fanno la voce grossa con i disperati con un livello di cinismo e indifferenza sempre crescente. Analoga fierezza nel battersi contro la libertà dei capitali finanziari di circolare liberamente eludendo le leggi , contro le multinazionali che insediano le loro holding nei paradisi fiscali europei ( dal Lussemburgo all’Olanda) contro la più gigantesca evasione fiscale legalizzata d’Europa sarebbe cosa gradita. Solo per fare un esempio.
Ma, come detto, il tema è posto anche alle classi dirigenti europee nel complesso dimostratesi assolutamente incapaci di comprendere ciò che stava accadendo se vogliamo dare un’interpretazione benevola di questi 10 anni non soltanto in relazione ai flussi migratori, ma soprattutto in relazione alle politiche di austerità. Le lacrime di coccodrillo postume di Juncker e Merkel dopo quelle di Lagarde ( FMI) non cancellano le responsabilità storiche e soprattutto non offrono risposte per il futuro. L’Europa va profondamente rivoltata. E i linguaggi e le strategie del pensiero progressista ri-declinato. Ecco perché, l’idea di affrontare le elezioni europee come una sfida “europeisti contro sovranisti” è a mio modesto parere suicida.
Questo al di là e prima di una valutazione sui compagni di viaggio che promuovono o compongano certe compagini.
FisacSostiene
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La Recessione Tecnica
MPS: riprendono le assunzioni
Ciao PILLO!
Per cercare di comprendere l’attuale situazione del Gruppo Carige, bisogna andare un po’ indietro nel tempo. Leggi tutto.
È appena uscita
La Newsletter
Fisac Cgil Toscana
Numero 30
Febbario 2019
La conclusione unitaria del congresso CGIL con l’elezione alla segreteria generale di Maurizio Landini rappresenta un’importante spinta al rilancio dell’iniziativa della nostra organizzazione. Leggi tutto
Una CGIL unita per affrontare nuove sfide
Dopo il Congresso di Agenquadri
BCC: finalmente il nuovo contratto
Fisac Graffiti
Roma - 9 Febbraio 2019
Per le banche di credito cooperativo il 2019 inizia con il rinnovo del contratto nazionale, a 5 anni dalla scadenza e dopo una trattativa che in questi anni ha conosciuto una serie infinita di interruzioni...Leggi tutto.
Della Diciotti e della Sea Watch
Le cronache di questi giorni ci hanno riproposto il tema periodico di migranti ostaggio della politica. Comunque la si pensi sulla gestione dei flussi migratori, tema difficilissimo che mal si presta a soluzioni sbrigative, comunque la si pensi sull’ignavia dell’Europa, ciò che non è accettabile è usare persone deboli e con una storia terribile alle spalle, per ragioni di propaganda. Si rispettino le leggi del mare e quelle internazionali, si facciano scendere a terra i disperati e poi si cerchino anche in sede comunitaria le soluzioni più adeguate. Leggi tutto
EDITORIALE
FisacSostiene
Lo scorso 31 dicembre le OO.SS. di Banca MPS hanno firmato una serie di accordi riguardanti tra le altre cose nuove assunzioni di personale, l’adeguamento delle condizioni di finanziamento ai dipendenti, il Fondo esuberi per 650 Lavoratori, l’organizzazione del lavoro, la regolamentazione dei contest ed il ripristino della base di calcolo dell’accantonamento del TFR. Leggi tutto.
Carige: pagano sempre i lavoratori
BCC: Finalmente il nuovo contratto
di Cristina Pascucci
Per le banche di credito cooperativo il 2019 inizia con il rinnovo del contratto nazionale, a 5 anni dalla scadenza e dopo una trattativa che in questi anni ha conosciuto una serie infinita di interruzioni e riprese e che si è svolta in un contesto di forte incertezza.
Il risultato che sindacati e Federcasse sono riusciti ad ottenere è un contratto che mette dei punti fermi e lascia aperti temi importanti che dovranno essere immediatamente oggetto di tavoli di trattativa.
In questi anni i lavoratori del settore hanno scioperato, manifestato e non hanno mai smesso di chiedere il rinnovo del contratto e il riconoscimento del valore aggiunto del lavoro svolto in una situazione completamente nuova e accompagnata da incertezze e paure per il futuro come quelle che caratterizzano la fase attuale di realizzazione della Riforma. Necessario e non più rimandabile era quindi porre al centro del rinnovo le istanze dei lavoratori e gli strumenti necessari ad attraversare un momento epocale come quello che abbiamo davanti, cercando di limitare la pressante richiesta della controparte di ridurre il costo del lavoro e aumentarne la flessibilità in nome di un ormai inflazionato concetto di “sostenibilità”.
Aver quindi dato il via agli aumenti contrattuali a partire dall'immediato (85 euro per la figura media 3A 4L) senza nessuna perdita sul lato del TFR non è un risultato scontato e crediamo sia stato fatto un buon lavoro da parte dei sindacati unitari che risponda alle richieste dei lavoratori, così come aver tradotto la richiesta di “sostenibilità” di Federcasse che voleva una giornata di solidarietà nella possibilità di utilizzare quella giornata per attività di volontariato o, in alternativa, di devolverla in una “Banca del tempo solidale”, strumento che permette alle lavoratrici e lavoratori di avere permessi oltre a quelli previsti contrattualmente, in caso di gravi necessità personali. Importante è inoltre aver mantenuto la barra dritta e aver ottenuto l'abolizione del salario di inserimento per i giovani assunti, riportando i loro salari allo stesso livello degli altri lavoratori.
Molti altri sono i temi affrontati in fase di rinnovo e oggetto di lunga trattativa e mediazione come la norma sui trasferimenti, la formazione, l'orario di sportello, tematiche che saranno oggetto di confronto nelle assemblee che si svolgeranno nei territori.
L'accordo prevede che vengano immediatamente aperti specifici tavoli di confronto sul CCNL, fase che assumerà un'importanza strategica per completare il lavoro svolto con la sottoscrizione del contratto al fine di dare un quadro di regole collettive rispetto alla fase di avvio della riforma e al fine di tutelare occupazione e principi di solidarietà che da sempre contraddistinguono il Credito Cooperativo.
Le tematiche principali oggetto di trattative da aprire fin da subito sono il FOCC per il sostegno dei livelli occupazionali e mobilità, gli inquadramenti, i nuovi assetti contrattuali e l'istituzione di un osservatorio nazionale sull'andamento della realizzazione della riforma.
E' necessario oggi più che mai valorizzare il risultato raggiunto dai sindacati unitari in termini immediati, con gli obiettivi raggiunti e codificati nell'accordo, e di prospettiva, con gli impegni assunti congiuntamente con la controparte a trattare specifiche tematiche perché è necessario che il credito cooperativo poggi su basi normative solide e che i lavoratori siano tutelati in quello che sarà un cambiamento epocale degli assetti a partire da quelli contrattuali.
MPS: Riprendono le assunzioni
di Federico Di Marcello
Lo scorso 31 dicembre le OO.SS. di Banca MPS hanno firmato una serie di accordi riguardanti tra le altre cose nuove assunzioni di personale, l’adeguamento delle condizioni di finanziamento ai dipendenti, il Fondo esuberi per 650 Lavoratori, l’organizzazione del lavoro, la regolamentazione dei contest ed il ripristino della base di calcolo dell’accantonamento del TFR.
Le trattative sono state fortemente influenzate dalla necessità di rispettare quanto previsto dal Piano di Ristrutturazione 2017-2021, concordato con le Istituzioni europee, in materia di contenimento dei costi e dalla conseguente ricerca di un equilibrio che portasse a soluzioni soddisfacenti ed acquisitive dai punti di vista economico e normativo.
Il risultato complessivo è stato un accordo che tutela contemporaneamente salario e occupazione, che salvaguarda coloro che aderiranno al fondo di settore, che mette al centro i diritti e che al contempo permette alla Banca di mantenere gli impegni del Piano.
È il risultato dei Lavoratori e per i Lavoratori che in questi anni hanno tenuto a galla la reputazione della Banca e delle società del Gruppo ed hanno rafforzato la fidelizzazione dei clienti.
È stato quindi il naturale riconoscimento degli obiettivi che i Lavoratori di MPS hanno raggiunto nonostante, i sacrifici che da ormai sei anni si trovano ad affrontare. Le acquisizioni economiche maggiormente rilevanti sono senza dubbio un notevole abbassamento dei tassi di interesse per tutte le tipologie di mutui riservate al personale della banca ed il ripristino integrale della base di calcolo del TFR come da CCNL ABI.
Dall’accordo separato del 2012 infatti, delle deroghe prevedevano una un abbattimento del 23% della base di calcolo del TFR e l’esclusione dalla stessa della tredicesima mensilità. Una grandissima penalizzazione per il computo della futura pensione.
La parte di accordo riguardante il Fondo esuberi ribadisce innanzi tutto che il Fondo è l’unico strumento in MPS per la gestione degli esuberi. Prevede l’uscita di 650 colleghi con una fondamentale clausola di salvaguardia a favore dei Lavoratori, che li mette al riparo dal cambiamento dei requisiti per l’accesso alla pensione. Per gli aderenti sono state inoltre mantenute tutte le prerogative dei precedenti accordi sulle condizioni e agevolazioni per il personale.
Sono inoltre previste 50 assunzioni di personale che prenderà servizio già dal mese di febbraio nella rete filiali. Si tratta di assunzioni che danno respiro ad alcuni territori che sono davvero in grande affanno dal punto di vista degli organici, e rappresentano un chiaro segnale di ritorno alla normalità per la Banca.
Altri aspetti da non sottovalutare sono l’accordo sulla Formazione che rimette al centro i Lavoratori e la loro continua crescita professionale e quello relativo all’Organizzazione del lavoro che prevede che ogni progetto di riorganizzazione aziendale passi attraverso il pieno coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali e dei Lavoratori.
Da questi accordi vuole ripartire il Coordinamento FISAC CGIL di Banca MPS, che già dai prossimi giorni cercherà di portare al tavolo di confronto nuove tematiche nell’interesse di tutte le Lavoratrici e di tutti i Lavoratori.
Dopo il Congresso Agenquadri
di Simona Ghionzoli
"Quale spazio c'è per il sindacato oggi, con la digitalizzazione e con la rappresentanza sempre più impoverita da un'occupazione, ormai decisamente orientata verso forme di lavoro autonomo, precario e sempre più polarizzato sui due livelli opposti delle alte professionalità e dei lavoratori a qualificazione bassa o nulla, una volta svuotati definitivamente i livelli professionali intermedi? Di tutto questo si è parlato nell'ampio e partecipato dibattito e durante le tavole rotonde che si sono tenute a Milano, nella sede della Camera del Lavoro, il 16 e il 17 gennaio u.s., nell'ambito del V Congresso di Agenquadri "LavoroFuturo". Un'occasione importante di discussione e di confronto, che ha visto, tra l'altro, trasformarsi la storica Associazione affiliata alla Cgil, nata circa venti anni fa, in Apiqa, che ha come principale e ambizioso obbiettivo quello di rappresentare i quadri, le alte professionalità e i professionisti, con un tratto comune sotteso, che si richiama ai valori e ai principi di inclusività previsti nella Carta dei Diritti Universali del Lavoro.
La complessità non solo dei processi di lavoro connessi alla digitalizzazione, sempre più invadente ed invasiva, ma anche dell'impianto legislativo vigente, richiedono una capacità di elaborazione, in grado di formulare proposte adeguate e in modo da non delegare risposte alla mera proposta legislativa, appunto, in molti casi insufficiente, vetusta e corporativa, per un mondo del lavoro in progressivo e veloce mutamento.
Si pensi ad esempio alle leggi sull'ordinamento professionale dei farmacisti e degli avvocati, ma anche ai comparti inediti della comunicazione, traduzioni e servizi di interpretariato, della finanza, per arrivare fino alla medicina e alla scienza, ormai non più immuni all'automazione dei processi produttivi, tradizionalmente riservati a comparti produttivi a bassa qualifica.
Occorre insomma un Sindacato sempre più competente e preparato ad accogliere le sfide di un mondo in veloce trasformazione, in uno scenario legislativo, al contrario, spesso immobile e conservatore.
Ciò al fine di interpretarne al meglio e in tempo i mutamenti e sviluppare gli anticorpi necessari a contrastarne gli effetti negativi, riappropriandosi coraggiosamente del ruolo istituzionale di incubatore di proposte, finalizzate ovviamente alla estensione della contrattazione collettiva ai Quadri, alle alte professionalità e agli autonomi, in grado di muoversi in modo confederale e inclusivo e quindi con al centro un rinnovato rapporto tra lavoratori e lavoratrici dipendenti e non, dirigenti e non, alte professionalità e non, buon ultimo, ma essenziale, tra quest'ultimi e l'organizzazione.
In tale ottica le tavole rotonde che hanno animato il dibattito delle due giornate milanesi dedicate a "Professional e Manager nell'era digitale: cambia il lavoro dei quadri" e "Lavoro futuro: professionalità futura tecnologia ambiente e territorio", con la partecipazione di giornalisti e rappresentanti del mondo accademico e sindacale, tra cui anche il Neo segretario appena eletto, Maurizio Landini, hanno provato, insieme ai delegati e alle delegate di tutte le categorie, a fornire delle prime risposte e a cercare di costruire una rete di persone che si confronteranno anche in futuro su temi importanti e cari in questo momento alla Cgil, come quello del tempo e degli spazi di lavoro e di vita.
Al termine dei lavori è stato approvato un documento congressuale, lo Statuto di Apiqa e sono stati rinnovati gli organismi dirigenti, in particolare il Presidente, Massimo Mensi, eletto all'unanimità dal neo Comitato Direttivo, che andrà a sostituire Paolo Terranova.
Un lavoro quello della due giorni milanese cresciuto nel tempo e che costituisce la naturale prosecuzione della discussione sviluppatasi già a Roma nel gennaio dello scorso anno nonché durante le "summer school" e in occasione dei convegni territoriali, che per la Toscana sono stati organizzati dalla Fisac Cgil, in particolare “Costruire futuro con i quadri e le alte professionalità" tenutosi nella primavera del 2017.
E se è vero che il Sindacato, per citare le parole pronunciate dal neo segretario Maurizio Landini, intervenuto al Congresso dell'Associazione, deve servire alla trasformazione del sociale e contribuire al pieno sviluppo della persona e dell'identità, individuale e collettiva, che passa anche attraverso il lavoro, ma non solo, forse a Firenze, Roma e Milano un passo significativo è stato compiuto in questa direzione!
Carige: pagano sempre i lavoratori
di Sabrina Marricchi
Per cercare di comprendere l’attuale situazione del Gruppo Carige, bisogna andare un po’ indietro nel tempo. Il caso scoppia in modo apparentemente inaspettato nel 2013, in seguito a una doppia ispezione di Bankitalia che rileva diverse irregolarità nella gestione delle compagnie assicurative e nei controlli e segnala pesanti carenze nella governance. Il primo bilancio che registra una perdita è quello del 2013 (peraltro successivamente contestato da Consob).
Prima di quell'anno Carige veniva da una lunga stagione di utili fittizi che, limitando la verifica ai soli cinque anni precedenti, aveva comportato una distribuzione di dividendi pari a ca 200/mln annui, a cui vanno aggiunte le centinaia di milioni destinati alle svariate immissioni di liquidità effettuate verso le compagnie assicurative, allora interamente di proprietà della Banca.
Una dispersione di capitale vicina ai due miliardi di euro - quasi sempre realizzata grazie ad operazioni straordinarie - in un momento in cui tutte le aziende bancarie di pari o di maggiori dimensioni destinavano invece somme significative a copertura dei crescenti crediti deteriorati, che Carige invece lasciava sostanzialmente immutata.
Queste dissennate politiche di bilancio hanno avuto effetti pesantissimi su tutto il periodo successivo, visto che tutti i capitali raccolti con gli ingenti aumenti di capitale degli ultimi anni che avrebbero potuto essere destinati agli investimenti necessari per il rilancio del Gruppo, sono invece serviti a colmare i deficit del capitale di vigilanza richiesto da BCE.
Negli ultimi cinque anni si sono succeduti 5 piani industriali e 4 amministratori delegati fino al dicembre 2018 quando la situazione è degenerata e, a seguito della bocciatura, da parte dell'assemblea dei soci, dell'aumento di capitale già predisposto, la BCE ha deciso il commissariamento della Banca. Gli attuali commissari dovranno procedere a un nuovo piano industriale, risolvere il problema della fetta di UTP ancora in pancia e trovare il partner per una inevitabile aggregazione.
Questa breve e sommaria ricostruzione degli eventi mette in evidenza quali siano le cause e di chi siano le responsabilità della odierna situazione. Di certo non sono i dipendenti ad essere responsabili delle politiche di bilancio decise a livello strategico.
Occorre anzi ricordare che, nelle relazioni ispettive stilate da Banca d’Italia in quei momenti, le uniche parole positive dell’autorità di vigilanza erano dedicate alla professionalità e alla competenza dei dipendenti e che, nello stesso periodo, la stessa Banca d’Italia e Prometeia rilasciarono diversi report nei quali si diceva esplicitamente che il costo del lavoro pro capite dei dipendenti Carige era tra i più bassi dell’intero sistema. Eppure, come sempre, sono stati i dipendenti a pagarne il costo più pesante.
Dal 2012 al 2018 il costo del lavoro è sceso di oltre il 30%, tenendo conto che su di esso ha anche pesato la successione di manager puntualmente sostituiti ad ogni ricambio della governance, spesso con notevoli bonus di ingresso e di uscita.
Non altrettanto si può dire delle spese amministrative che, alla fine del 2017, risultavano addirittura cresciute rispetto ai livelli pre-crisi, nonostante i pesanti tagli alle spese di pulizia, di guardianaggio e di manutenzione, che hanno generato pesanti ricadute occupazionali nelle aziende fornitrici e reso i luoghi di lavoro ai limiti della vivibilità.
Nonostante ciò, i dipendenti subiscono oggi pressioni commerciali addirittura acutizzate rispetto al passato, nel frenetico tentativo di recuperare gli incalcolabili danni di immagine, di capitale e di liquidità inflitti (da altri) alla banca.
La vita professionale della giornata tipo di un “carigino”, da anni ormai, ha un sottofondo di scontento su cui agiscono momenti di forte ansia, perenne senso di incertezza, di fatica nell’offrire rassicurazioni a clienti con diversi livelli di conoscenza della situazione (che tra l’altro, a seguito del decreto del 2 gennaio sono gli unici a poter stare tranquilli) e soprattutto frustrazione nel sentire sul collo il fiato di chi chiede obiettivi sempre più difficili da raggiungere e che cambiano dall’oggi al domani a seconda della voragine aperta dalle ultime notizie sulla banca.
Questo stato di cose ovviamente incide sulla salute delle persone, che vedono in ballo il proprio lavoro e i propri risparmi. Tutti i dipendenti del Gruppo hanno la legittima convinzione di aver pagato, in termini di retribuzione e di condizioni di lavoro, il prezzo più alto per responsabilità che risiedono altrove.
Forte è arrivata la solidarietà della categoria espressa con un primo odg approvato dalle compagne e dai compagni del Direttivo Montepaschi e, soprattutto, dall'odg approvato all’unanimità dal direttivo nazionale della Fisac, che si impegna a sostenere eventuali forme di lotta e raccoglie la richiesta che la struttura aziendale rivolge a tutti gli attori in scena: tenere al centro i lavoratori e le lavoratrici, tutelarli e lavorare per offrire loro continuità professionale e mantenimento dei livelli retributivi.
Dobbiamo essere consapevoli che le vicende del Gruppo Carige sono per molti aspetti emblematiche dell'evoluzione dell'intero settore creditizio e non possono essere ridotte a un problema che riguarda unicamente l'occupazione e l'economia della Liguria.
Più di 1.500 dipendenti sui circa 4.300 totali, sono distribuiti sul resto del territorio nazionale, e circa un terzo di questi vive e lavora in Toscana.
Per queste ragioni abbiamo richiesto e richiediamo che qualsiasi eventuale forma di mobilitazione, qualsiasi iniziativa sindacale dovesse essere necessario intraprendere, coinvolga necessariamente, non solo per ragioni solidaristiche, l'intera nostra categoria.
Fisac Graffiti - di Alessio Atrei
La Recessione Tecnica
di Paolo Cecchi
Come confermato recentemente anche dal Bollettino economico della Banca d’Italia, l’economia italiana ha subito una contrazione del pil nel 4° trimestre 2018, determinando una cosiddetta recessione tecnica, termine un po’ burocratico per sottolineare il fatto che per due trimestri consecutivi cala il prodotto interno.
È notizia recentissima che la recessione è stata certificata anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Che le cause della recessione siano anche internazionali è indubbio.
La guerra dei dazi tra Cina e Usa nonché le limitazioni statunitensi al principale settore manifatturiero tedesco, l’auto, sono tra le cause principali. Altrettanto chiaro, però, è la crescita asfittica della produttività italiana che, senza scomodare il trilemma di Rodrik, presenta comunque motivazioni tipicamente italiane, quali - ad esempio - lo strutturale nanismo e individualismo imprenditoriale del bel paese.
Ancora Bankitalia sottolinea che “all’indebolimento dei mesi estivi ha contribuito la riduzione della domanda interna, in particolare degli investimenti e, in misura minore, della spesa delle famiglie”. Siamo usciti da una crisi devastante che, distruggendo parte del sistema produttivo, ha finito per peggiorare significativamente i conti delle banche.
Questo, unitamente a scelte sbagliate e poco trasparenti di alcuni manager, hanno determinato le note ristrutturazioni e le significative fuoriuscite di personale. Se siamo alla vigilia di un nuovo ciclo recessivo è evidente il rischio di nuovi effetti negativi sulla qualità del credito bancario; tra l’altro si ricorda che negli ultimi mesi le stesse aziende di credito, con in pancia miliardi di titoli di stato italiani, hanno subìto importanti decurtazioni di capitale.
Da alcune parti si dice che la cosiddetta “manovra del popolo” ribalterà la situazione. Siamo tuttavia alle dichiarazioni prive di contenuto.
Si tratta di misure che, per dimensione, non potranno cambiare in nulla la situazione e che si scontreranno con dolorosi tagli per ora nascosti nelle pieghe delle misure governative.
Ciao Pillo!
di Tania Città
Ci ha lasciato, in una fredda notte di gennaio, il partigiano Pillo, operaio comunista, sindacalista ed ex partigiano, che ha contribuito a liberare la sua Firenze oppressa dai fascisti, dedicando poi la sua vita a trasmettere alle nuove generazioni i valori della Costituzione e la sua fede antifascista, sempre presente a ricorrenze e manifestazioni per portare la sua testimonianza.
Lo si ascoltava rapiti, in Camera del Lavoro quando veniva ospite ai direttivi, perché era come vederle e viverle, le sue storie e i suoi racconti; per questo era tanto efficace con i giovani, nelle scuole. La Resistenza non era più soltanto una pagina nel libro di storia, ma si incarnava plasticamente in quel grande uomo, che con tanta passione faceva capire l'importanza della libertà e i sacrifici fatti per sancirla nella nostra Costituzione.
In una fase storica così intrisa di rigurgiti fascisti, la perdita di Silvano Sarti è una perdita importante. Qualche editorialista sostiene che è sbagliato parlare di spinte fasciste al giorno d'oggi perché ciò ingenera la sottovalutazione del fenomeno in chi pensa che il fascismo resti legato e confinato in un periodo storico preciso, e quindi irripetibile.
Comunque lo si voglia chiamare, appare evidente la china di questa società verso l'intolleranza, la paura del diverso, il ripiegamento verso l'individuo, l'anelito all'uomo forte al comando, la cessione di diritti inviolabili in cambio di inclusione sociale - ciò che, appunto, è avvenuto nel preludio del ventennio fascista -.
Se ne va con il partigiano "Pillo" un testimone in carne ed ossa della cultura antifascista, ma resta il suo testamento morale, e la sua voce possente che, registrata e trasmessa, ha risuonato ancora una volta sull'arengario in piazza Signoria nel giorno del funerale, dove anche il mondo sindacale, insieme ad una folla commosa, gli ha tributato un ultimo omaggio proprio nel giorno della Memoria.
Una CGIL unita per affrontare nuove sfide
La conclusione unitaria del congresso CGIL con l’elezione alla segreteria generale di Maurizio Landini rappresenta un’importante spinta al rilancio dell’iniziativa della nostra organizzazione.
A partire dalla manifestazione del 9 Febbraio insieme a CISL e UIL va rilanciata un’iniziativa generale in un serrato e costante confronto con gli iscritti e i lavoratori, capace di portare i temi da tempo sostenuti dalla nostra organizzazione (a partire dalla carta dei diritti dei lavoratori) al centro dell’agenda politica.
La separazione tra rappresentanza politica e sociale e l’indifferenza per la condizione e il diritto dei lavoratori sta producendo risultati mostruosi, come l’aumento del 10% dei morti sul lavoro nel 2018 con la legge di bilancio che ha consentito alle imprese di tagliare le spese in prevenzione e ridotto anche rendite e indennizzi, oppure il proliferare di contratti pirata cui solo una legge sulla rappresentanza può porre argine.
Serve un’iniziativa forte che accompagni anche una stagione contrattuale che per quanto riguarda la categoria entrerà nelle prossime settimane nel vivo col varo della piattaforma rivendicativa che verrà discussa in ogni luogo di lavoro e per la quale c’è attesa dopo tanti anni di sacrifici.
I risultati che riusciremo a conseguire, dipendono anche dalla qualità della nostra mobilitazione e dal livello di coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori senza il protagonismo dei quali, la partita non può essere nemmeno giocata.