ROMA – Rapina da film a Morena, con l’auto bloccano impiegato del PalaCavicchi e fuggono con 120mila euro


ROMA – Hanno agito come un commando, quattro banditi col volto coperto, hanno aspettato che l’impiegato del PalaCavicchi uscisse con la valigetta che conteneva 50.000 euro in contanti e 70.000 in assegni, e dopo un breve inseguimento lo hanno bloccato e rapinato. L’assalto è avvenuto in pieno giorno, in via di Morena, tra Roma e Ciampino. La dinamica ricorda la scena di un film d’azione.

LA TRAPPOLA
Sono da poco passate le 10 di lunedì mattina, quando l’impiegato lascia con la sua auto il palazzo del divertimento. Ha con sé l’incasso del fine settimana, oltre 100.000 euro in assegni e contanti. Non è la prima volta che l’impiegato trasporta i soldi nella banca di Ciampino, al PalaCavicchi non c’è un sistema di cassa continua e i soldi vengono ogni volta trasferiti in banca. Un particolare che conoscevano anche i rapinatori. L’impiegato percorre via Bandinelli, sull’Anagnina e si dirige verso Ciampino, la trappola scatta in via di Morena: la macchina dell’impiegato viene affiancata prima da una «Panda», poi da una «Opel Kadett». La Panda lo supera e gli si ferma davanti a pochi metri, la Opel resta indietro e forma un secondo sbarramento. LA DINAMICA L’uomo è intrappolato, non può compiere nessuna manovra per evitare gli ostacoli. La Panda e la Opel hanno bloccato la strada e non c’è via di uscita. Dalla Panda esce il primo bandito, è armato di pistola, porta un cappello calato in testa, una sciarpa davanti alla bocca e un paio di occhialoni scuri. L’uomo si ferma davanti all’auto dell’impiegato con la pistola puntata, anche il complice che guidava la Opel è sceso dalla macchina e si avvicina alla vittima. Il bandito ha il viso coperto pure lui da occhiali e sciarpa e una pistola che punta contro l’impiegato.

IL RACCONTO

«Ero paralizzato dalla paura – ha raccontato l’impiegato – ho visto i banditi che si avvicinavano con le pistole e credo che per un attimo il cuore si sia fermato. I pensieri si accavallavano nella mia mente, ho creduto che volessero uccidermi. Il bandito che era alla guida della Panda si è fermato davanti alla mia macchina, il complice invece ha aperto lo sportello dell’auto dal lato del passeggero e ha preso la valigetta che avevo appoggiato sul sedile. Quei due erano italiani, parlavano con accento romano, mi hanno detto di stare fermo e non cercare di fare l’eroe. Mi hanno ripetuto che volevano soltanto i soldi e sarebbero andati via, ma se provavo a fare una mossa falsa sarei morto. All’improvviso ho visto due motociclisti avvicinarsi, ho capito subito che erano altri complici, perché quando sono spuntate le moto i banditi che mi tenevano sotto tiro si sono scambiati dei cenni. I centauri si sono fermati e i banditi sono saliti sulle moto. Li ho visti scappare e solo allora ho capito di essere salvo».

LE INDAGINI
L’impiegato, però, non è riuscito a dare una descrizione dei banditi alle forze dell’ordine e nella zona non ci sono telecamere. Gli inquirenti stanno ascoltando personaggi della malavita locale, poiché il sospetto è che ci sia un basista che ha aiutato i rapinatori. In seguito ad alcune indagini si è scoperto che la Panda e la Opel erano state rubate la settimana scorsa, quindi i banditi progettavano il colpo da giorni.

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