di Cristina Pascucci – Segreteria Fisac Cgil Toscana
È lunedì e la scorsa settimana a Roma è stata firmata l’ipotesi di accordo del contratto dei bancari. Entro in filiale e Paolo mi saluta con il pugno chiuso mentre la cliente che sta servendo si gira verso di me con sguardo interrogativo. “Meglio di così!” dice il collega allo sportello. Si riferisce all’accordo e credo, più nello specifico, all’aumento previsto. Non mi soffermo da lui dato che è occupato, ci passerò prima di uscire.
Nei box c’è meno confusione del solito perciò mi affaccio da Patrizia. “Alla mia mamma che fa la pizza più buona del mondo”: dietro di lei i disegni di sua figlia che più o meno adesso avrà 7 anni. Ricordo quando l’aspettava, non sono stati momenti facili per lei, ma per fortuna sono superati nel migliore dei modi. “Ho letto un po’ il comunicato. Questa cosa sulla maternità a rischio coperta al 100% è davvero importante. Te lo ricordi?”. Eh, me la ricordo bene la tempesta perfetta: lei a letto per ordine del ginecologo e il marito disoccupato: quel 20% in meno faceva una differenza enorme. “Ci dicono che dobbiamo fare figli, ma non ci aiutano in niente”. Amara, triste verità alla quale almeno si può rispondere “Per questo sei iscritta alla Cgil, no?”.
Saluto Patrizia e mi affaccio dal titolare. Lui non è iscritto Cgil, ma nessuno è perfetto. In compenso ha voglia di confrontarsi sulle novità del contratto. “Certo che un rinnovo così non si è mai visto, eh? Tutto sui giornali dal primo momento, Messina che gioca libero e accelera tutto. Per come la vedo io non credo che abbia giovato alla trattativa tutta questa confusione”. Lo credo anche io e aggiungo che non è stato banale tenere su tutte quelle partite in cui le aziende volevano mano libera. Mi chiede poi “Ma questa cabina di regia che è?”. Gli spiego che è un tavolo fra ABI e sindacati che avrà il compito di confrontarsi e raggiungere accordi su tutto quello che riguarda l’impatto delle nuove tecnologie sul nostro lavoro. Non lo vedo tanto convinto “Sì ma non c’era anche l’altra volta?”. Si riferisce al rinnovo del 2019, non si può nascondere proprio niente al titolare. Stavolta però far funzionare questo organismo è un impegno politico che assumiamo perché è l’unica possibilità di agire una contrattazione di anticipo su temi che altrimenti rischiano di trasformare il settore e il lavoro senza alcun paracadute. “Bah! Qui se non stiamo attenti l’intelligenza artificiale ci soffia il posto di lavoro” Su questa ultima frase, lapidaria, arriva il gestore aziende che ci ha sentito parlare e anche lui ha voglia di un commento a caldo sul contratto. “Mi pare ci sia andata proprio bene visto quello che si vociferava. L’unica cosa che un po’ mi rompe le scatole è che si vada sempre un pochino più in là. Ci hanno fregato tre mesi se non mi sbaglio. Ci metti poi che gli arretrati coprono solo da luglio a dicembre. Insomma in tasca ci si prende sempre noi!”. Sì, la validità del contratto arriva al 31 marzo 2026. Cerco di vedere la questione da un altro punto di vista: se lasciare parte degli arretrati e allungare di qualche mese la validità del contratto ci ha permesso di togliere dal tavolo tutte quelle flessibilità che volevano le aziende, per me abbiamo fatto bene. Quello che i giornali non hanno detto è che ABI, una volta presentata la nostra piattaforma, ci ha risposto punto per punto con un documento denso di elementi che avrebbero reso più fragile la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori delle banche.
Mentre il collega mi parla mi arriva un messaggio di Marco: “Sono personalmente molto amareggiato”. Non c’è bisogno che aggiunga altro perché so a che si riferisce: al contratto complementare che l’accordo raggiunto non modifica nell’impianto. Abi nella famosa ‘contro piattaforma’ diceva addirittura che bisognava rendere più attrattivo il contratto dei bancari per favorire l’insourcing, il che tradotto significa ancora più tagli al salario e ai diritti. In questo modo diventa attrattivo anche il contratto più buono del mondo. Quella posta da Marco è una questione fondamentale che come Fisac Cgil non possiamo che far diventare una nostra battaglia. Eravamo soli su questo tema, e non solo da parte datoriale.
Mi avvio verso l’uscita e do uno sguardo alla cassa. Paolo non ha clienti perciò vado a salutarlo. “Allora? Tanta roba eh? Anche il Tfr! Ma dov’è la fregatura?” dice dandomi una pacca sulla spalla da commilitone che quasi mi stende. Decido di fare la dura e di vendicarmi spiegandogli che per lui la fregatura è che gli si allunga l’età della pensione di dieci anni. Si rabbuia immediatamente perciò confesso subito che è uno scherzo. “Allora quando si fanno le assemblee così ce la dite la fregatura?”. E adesso sono io a rabbuiarmi: sono costretta a dirgli che si faranno, ma a gennaio e che intanto l’accordo sarà valido. Per una RSA della Fisac Cgil non andare immediatamente dalle lavoratrici e dai lavoratori dopo la firma di un contratto nazionale per sottoporlo al loro voto è qualcosa di inconcepibile.
Ma anche su questo, evidentemente, siamo soli.
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