di Paola Galgani – Segreteria Cgil Toscana
La pandemia ha fatto emergere con forza imprevista la questione della salute come bene primario della vita di ciascuno di noi. Nonostante il tentativo individuale, comprensibilmente, e collettivo, molto meno comprensibilmente, di rimuovere ciò che abbiamo vissuto nei due anni di emergenza pandemica.
Oggi assistiamo, di nuovo, ad una diminuzione rilevante, almeno in rapporto al Pil, delle risorse statali destinate alla tutela della salute dei cittadini (dal 7% del 2020 al 6,4% del 2024). Di nuovo, il diritto fondamentale alla salute, così come definito in Costituzione, viene subordinato alle esigenze del bilancio. Questa scelta penalizza in particolar modo quelle Regioni che hanno mantenuto un sistema sanitario largamente pubblico, come la Toscana. Se a questo aggiungiamo il vincolo di spesa per il personale di 1,4% rispetto al 2004 e la suddivisione del fondo sanitario nazionale per silos, che significa che il totale del fondo attribuito alle Regioni è suddiviso per tipologia di intervento, è evidente che la possibilità di mantenere o aumentare la garanzia del diritto “fondamentale” dei cittadini da parte di strutture pubbliche con personale pubblico, risulta difficilmente raggiungibile. Per questo difendere il modello toscano di sanità non significa difendere chi oggi governa la Regione e men che meno non evidenziarne i limiti. Significa applicare la legge 833 del 1978 che istituisce il servizio sanitario nazionale basato su tre principi cardine: l’universalità, che significa l’estensione di tutte le prestazioni sanitarie a tutta la popolazione, l’uguaglianza che si realizza con l’accesso ai servizi sanitari senza distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche e l’equità che si traduce nella parità di accesso per tutti i cittadini in rapporto a uguali bisogni di salute. Tutto questo è molto vero quando c’è una situazione di emergenza/urgenza e comunque quando il cittadino viene “preso in carico” dal sistema sanitario pubblico.
Per questo occorre rafforzare la sanità territoriale in tutte le sue articolazioni: dalla medicina generale, alla prevenzione, all’assistenza sociale e sanitaria prossima al cittadino. Per farlo c’è bisogno di scelte politiche coraggiose ma anche di risorse economiche. Perché alla fine, quando c’è la salute… c’è tutto.