Per un lavoro dignitoso

di Carlo Moretti – Segreteria Fisac Cgil Toscana

Il secondo quesito riguarda il mondo delle aziende al di sotto dei 15 dipendenti: la legge attuale prevede che, in caso di licenziamento illegittimo dichiarato tale da un giudice, il lavoratore può essere riassunto o indennizzato. Nel caso dell’indennizzo però la stessa legge stabilisce un tetto massimo all’indennizzo, che è di 6 mensilità, maggiorabile dal giudice fino a 10 mensilità per il lavoratore con anzianità superiore a 10 anni, e fino a 14 per quello con più di vent’anni.

Uno dei referendum che la Cgil propone chiede appunto di cancellare questo tetto massimo all’indennizzo.

Per comprenderne appieno i motivi, facciamoci una domanda: perché il giudice non dovrebbe avere la possibilità di definire più liberamente l’indennizzo che l’azienda deve corrispondere al lavoratore licenziato illegittimamente, in relazione a diversi fattori, giusto per fare degli esempi, quali la capacità economica dell’impresa, la situazione e i carichi familiari del lavoratore, l’età?

Una delle risposte che ci possiamo dare è che purtroppo questa limitazione della libertà del giudice si comprende nel momento in cui si guarda a tutta la legislazione riguardante il lavoro: i continui attacchi subiti e che continua a subire consolidano la convinzione che le imprese debbano essere libere di agire e disporre.

E se quindi cancellare questo limite fosse un deterrente efficace ai licenziamenti illegittimi? Se un’azienda sa che con il licenziamento illegittimo rischia di dover pagare un indennizzo di una certa consistenza, forse ci pensa bene prima di avere un atteggiamento spregiudicato nei confronti del lavoratore.

Fosse davvero la volta buona che anche con questo quesito restituiamo forza, dignità e sostanza al lavoro…

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