di Cristina Pascucci – Segreteria Fisac Cgil Toscana
In Italia non si riesce a scendere sotto i mille morti sul lavoro all’anno e enorme è la cifra degli infortuni, spesso gravissimi: siamo a oltre 500mila ogni anno.
Non è sfortuna, non è fatalità, non è leggerezza di chi lavora. Lo stato di precarietà nel mondo del lavoro, la mancanza di formazione, investimenti, cultura della sicurezza ci porta a questo risultato scontato e sono le corrispondenze a fare da cartina di tornasole:
- perché la maggior parte degli infortuni si verificano nella catena degli appalti?
- perché a subire l’infortunio è sempre più spesso un lavoratore o una lavoratrice interinale, a tempo determinato, ricattabili e disposti a tutto pur di mantenere un lavoro, precari appunto?
Il quarto referendum vuole cancellare la norma che esclude ogni responsabilità per il committente in caso di infortunio nei lavori dati in appalto. Questa norma infatti consente al committente di valutare le ditte a cui affida i lavori solo in base al risparmio che esse gli garantiscono, senza chiedersi se queste rispettino o meno anche le regole sulla sicurezza. “L’importante è la minima spesa e il massimo risultato”.
Peccato che nel massimo risultato perseguito dalla logica del profitto non sia compresa la salute e sicurezza di chi lavora.