ROMA E LAZIO
22 Giugno Manifestazione a Latina e raccolta fondi famiglia Satnam Singh
Roma, 20 giugno 2024
Cari compagni e care compagne,
come noto negli ultimi giorni sono state diverse le vittime sul lavoro nel nostro territorio. In particolare quanto successo nel settore agricolo a Latina, con la morte dell’operaio Satnam Singh, ha suscitato un’ondata di indignazione per l’ennesimo omicidio sul lavoro, nonostante le denunce che da anni la nostra Organizzazione porta avanti contro ogni forma di sfruttamento e il caporalato. Non smetteremo mai di alzare la voce e continuare a sollecitare un intervento deciso delle istituzioni competenti, delle associazioni datoriali di categoria e della società civile tutta.
Per tali ragioni, la Flai a livello locale e regionale e la confederazione ai medesimi livelli, hanno proclamato uno sciopero per l’intera giornata di Sabato 22 Giugno del comparto agricolo nella provincia di Latina, con manifestazione in Piazza della Libertà alle ore 17.00 a Latina. Tutte le strutture, anche esterne alla CDLT di Latina – Frosinone, sono invitate a garantire la presenza di una delegazione a sostegno dell’iniziativa.
In più, sempre d’intesa con la Flai, la CGIL sta promuovendo una raccolta fondi a sostegno della famiglia del compianto Satnam Singh.
È possibile donare attraverso bonifico bancario sul conto BPER intestato alla CGIL di Roma e del Lazio all’iban IT16L0538703207000035325085 con causale “Fondo sostegno famiglia Satnam Singh”.
Siamo sicuri che le strutture forniranno un adeguato sostegno a questa giusta causa.
La Segreteria della CGIL di Roma e del Lazio
Nel nome di Satnam Singh
Satnam Singh è morto mercoledì al San Camillo di Roma. Era un bracciante indiano cui lunedì un macchinario aveva tranciato un braccio. Il padrone non ha chiamato i soccorsi, lo ha abbandonato per strada nei pressi della sua abitazione
Satnam Singh era un bracciante indiano di 31 anni che lavorava come tantissimi connazionali nell’Agro Pontino, Lazio meridionale, territorio di Latina. Era arrivato due anni fa in Italia con la compagna. Indebitato per pagare il viaggio, non parlava italiano, non aveva il permesso di soggiorno. Uno dei tanti lavoratori sfruttati, in balia del ricatto dei padroni. La schiena piegata tutto il giorno a terra per raccogliere zucchine, meloni e cocomeri. Mille sacrifici per pagare una sistemazione a Borgo Santa Maria. Lunedì un macchinario gli ha staccato di netto un braccio. Il padrone, anziché chiamare i soccorsi, lo ha caricato sul furgone in condizioni gravissime e ha messo l’arto in una cassetta della frutta. Poi ha abbandonato l’uomo per strada nei pressi della propria abitazione e durante la fuga ha gettato dal finestrino la cassetta con il braccio in un cassonetto. Hardeep Kaur, la segretaria della Flai di Latina che ha raccolto la drammatica denuncia di un iscritto ricevendo una foto dell’arto abbandonato nella cassetta all’inizio non riusciva nemmeno a capire quello che vedeva nel messaggio. Tanto era l’orrore da risultare incomprensibile. Satnam mercoledì è morto all’ospedale San Camillo di Roma per le gravi ferite e, certamente, per la mancanza di un soccorso medico tempestivo. Vittima della brutalità e dell’avidità. Nel suo nome il sindacato e la società si ribellano: Mai più barbarie.
Firmare per cambiare il lavoro
Perché non accada mai più quello che è accaduto a Satnam Singh, contro lo sfruttamento, la mancanza di sicurezza, la precarietà che rende fragili, il sistema degli appalti, firmate per sostenere i quattro quesiti referendari della Cgil. La campagna va avanti.
Landini: È questo modello di fare impresa che uccide. Va cambiato
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è tornato a parlare di sicurezza sul lavoro e della morte del bracciante indiano a Latina, a margine dell’iniziativa per i 50 anni della Cgil Toscana.
È una strage, lo diciamo da tempo. Quello che emerge è un modello di fare impresa che uccide, che è fondato sulla riduzione dei diritti e dei costi. Il lavoro è considerato una merce da comprare e vendere. A Latina è stato un atto di schiavismo disumano e sentire il commento dell’imprenditore, sentirgli dire che il bracciante è morto per una sua leggerezza, è come sentirgli dire che quello che è successo è un prezzo che si deve pagare a quel modello di fare impresa. Io credo che sia non più accettabile, bisogna cominciare ad agire, bisogna vietare di fare impresa in quel modo, vanno applicate le leggi che esistono nel nostro Paese. Qui parliamo di lavoro nero, caporalato, di persone clandestine: e allora bisogna cancellare la Bossi-Fini, muoversi in una misura completamente diversa. Non a caso noi stiamo facendo questa campagna referendaria: vogliamo cancellare leggi sbagliate perché questo modello di fare impresa in realtà è frutto della legislazione che negli ultimi venti anni si è affermata nel nostro Paese che ha reso possibile l’appalto, il subappalto, il lavoro precario, la logica fondata sulla riduzione dei diritti e non su qualità e innovazione. Il governo dia risposte e faccia leggi in questa direzione e anche il sistema delle imprese deve cominciare a prendere le distanze. Bisogna salvaguardare gli imprenditori seri, che rispettano i lavoratori e i diritti. In ballo c’è la libertà delle persone: una persona non è libera quando è precaria, quando rischia di morire al lavoro, quando non ha un salario dignitoso. E questa libertà bisogna affermarla con tutti gli strumenti a disposizione, dal referendum alle lotte, alla mobilitazione, ai contratti
Maurizio Landini