di Sabrina Marricchi e Cristina Pascucci – Segreteria Fisac Cgil Toscana
Sebbene si possa pensare ad un’origine esclusivamente mossa dalla ricerca di guadagno e speculazione, Bitcoin e Blockchain nascono in un ambiente fortemente ideologico. Il cypherpunk, movimento di cui faceva parte lo stesso Satoshi Nakamoto ma anche Julian Assange, usava la crittografia per estromettere i governi e ridurne il potere attraverso la tecnologia. L’ideologia alla base delle criptoattività è una completa sfiducia nei confronti di ogni istituzione pensata per controllare e limitare la libertà individuale. Ogni intromissione dello Stato nell’iniziativa del singolo è rigettata e contrastata: le tasse sono considerate un’appropriazione indebita del frutto del lavoro individuale da parte del soggetto pubblico, i sindacati sono intrusi nella contrattazione libera fra individui. Tutto, compresa scuola e servizi sanitari, devono essere ottenuti tramite libera negoziazione fra consumatori e non frutto di un patto sociale che preveda la presenza dello Stato come regolatore. Si parla infatti di cripto anarchia o anarcocapitalismo.
È evidente che alla base di tutto ciò più che la libertà ci sia un concetto ultraliberista: si è instaurato un sistema oligopolista fortemente centralizzato che gestisce il mining (ovvero il sistema che Bitcoin utilizza per generare nuove monete e convalidare le transazioni) con tre grandi consorzi che gestiscono oltre il 50% del mercato dei Bitcoin. Lo scenario è di speculatori diffusi, ma aumenta la presenza di criptomiliardari che si rifugiano in questi paradisi fiscali al solo scopo di non pagare le tasse.
Dal nostro punto di vista un altro modo di sottrarre risorse dai circuiti dell’economia reale per arricchire pochi e impoverire (ulteriormente) molti. Una macchina che produce altre disuguaglianze sociali.