Paolo, lavoro e cittadinanza, cosa chiede la CGIL con questi referendum?
La Cgil chiede di mettere il lavoro al centro del modello economico, ribaltando il paradigma che negli ultimi anni, nel nostro paese, ha consentito l’arricchimento senza limiti di chi detiene il capitale, anche grazie alla diminuzione dei diritti e della sicurezza di chi per vivere ha bisogno di lavorare.
Il ripristino del reintegro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, compresi quelli di imprese sotto i 16 dipendenti, l’obbligo di inserimento per le causali del lavoro a tempo determinato, l’estensione della responsabilità alle imprese appaltanti, l’abbassamento degli anni necessari alla richiesta della residenza di cittadinanza italiana, questi sono gli strumenti che renderebbero più stabile e più sicuro il lavoro, dando garanzie anche alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori stranieri nel nostro paese.
Perché andare a votare per i 5 referendum é cosi importante? Cosa cambierà per il mondo del lavoro e per la società se raggiungiamo il quorum e ci saranno 5 SI convinti ai quesiti?
Andare a votare è fondamentale, prima di tutto per difendere, attraverso la partecipazione, la democrazia in questo Paese. L’astensionismo degli ultimi anni è diventato una piaga, alimentato dalla poca fiducia nei partiti politici e nei corpi intermedi in generale. Il referendum è un espressione diretta di volontà popolare e una straordinaria occasione per dimostrare, attraverso una forte partecipazione, che le derive autoritarie, che il Governo prova a mettere in atto, non possono trovare cittadinanza perché la risposta democratica è ancora molto forte.
Il raggiungimento del quorum consentirebbe, da subito, l’eliminazione di leggi ingiuste e l’inserimento di norme a garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori e della loro sicurezza.
Perché si parla di rivolta (sociale)?
Perché il voto rappresenta davvero uno straordinario strumento di rivolta: il suffragio universale, vigente in Italia da meno di 80 anni, è stata una delle più importanti conquiste della nostra storia, ottenuta con decenni di lotte. E’ il voto la nostra vera arma, per questo si parla di rivolta sociale.
Vorrei ricordare che è bene che anche le lavoratrici e i lavoratori del nostro settore si rendano conto che i diritti conquistati non sono eterni e che rimettere il lavoro al centro è tanto più importante in questo momento in cui i nuovi scenari di aggregazioni e i movimenti di pacchetti azionari nelle aziende, dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, come al centro della scena ci siano gli interessi di gruppo di imprenditori e anche del Governo, interessi finanziari e politici, senza alcuna preoccupazione né per le lavoratrici e i lavoratori del settore, né per lo sviluppo economico del Paese di cui le banche e le assicurazioni dovrebbero essere una parte fondamentale.
Ci sono abbastanza motivazioni per andare a votare l’8 e il 9 giugno e per votare convintamente cinque SI