Lavorare in UniCredit?

Lavorare nella nostra azienda vuol dire solo portare numeri, mol, pezzi, contatti, pratiche, eseguire task?

Carichi di lavoro insostenibili, mancato turn over del personale in uscita, poca attenzione allo  sviluppo professionale e alle competenze acquisite delle persone in azienda, i pochi neoassunti spesso inseriti i ruoli complessi senza la dovuta formazione, pressioni commerciali continue irrispettose degli accordi presi, difficoltà a programmare e a fruire di ferie e formazione…

Le assunzioni non sono sufficienti a garantire una sana e sostenibile organizzazione de lavoro.

I pochi stagisti entrati non sono oggi certamente la soluzione alla carenza diffusa di personale.

Nonostante si siano firmati importantissimi, ed anche avveniristici, accordi sulla formazione che deve servire anche a garantire la riqualificazione del personale, in questi primi 4 mesi non sembra  sia una priorità dell’azienda.

Le – quasi quotidiane revisioni organizzative – molto spesso vanno più ad aggravare che a risolvere una situazione già pesantemente compromessa. I continui spostamenti ed il resizing di uffici e filiali molto spesso si traducono in ore di straordinario e interventi fuori dai normali orari di lavoro (sabati, domeniche e festivi). Situazione ormai diffusa in tutta l’azienda. Nel Digital da un lato servirebbero ancora competenze di programmazione considerate obsolete, mentre dall’altro si fatica a trattenere lavoratrici e lavoratori. In Operations si assiste allo spostamento di attività verso Paesi che hanno un minor costo del lavoro e tutele occupazionali; la Direzione, nonostante sia stata riorganizzata sei mesi fa, vive ancora nel caos più totale. Si fa fatica a sapere chi fa cosa e le nostre colleghe ed i nostri colleghi fanno sforzi enormi per continuare a garantire quell’efficienza necessaria. Anche in Buddy e nel Direct c’è carenza organizzativa e la mole di lavoro è insostenibile.

In aggiunta a tutto questo le Pressioni commerciali rimangono la reale costante organizzativa. Tutti i divieti presenti nei nostri accordi sul benessere nei luoghi di lavoro vengono violati in tutte le Region.

L’obiettivo è ovvio ed è chiaro.

Nessuna operazione societaria può giustificare tutto questo!

IL RISULTATO? Stress, ansia, malessere diffuso, senso di inadeguatezza e disagio: si lavora male, si sta male e ci si ammala!

MANCATO RISPETTO DELLE REGOLE

Eppure le regole, gli accordi, le normative interne e le grandi dichiarazioni sul benessere ci sono. Basterebbe applicarle. Cosi come la volontà dichiarata di normare strumenti di pressione come Ubook e Task Manager, restano solo belle parole.

Non basta “predicare bene”: serve agire davvero per garantire un ambiente di lavoro sano e rispettoso.

CHE AZIENDA VUOLE ESSERE UNICREDIT?

Una banca etica, moderna e sostenibile come dichiara a parole, o una macchina disumanizzante che consuma le persone?

La contraddizione è evidente. Mentre si parla di “wellbeing”, si continua a scaricare sulle lavoratrici e i lavoratori le contraddizioni di una governance più interessata a grandi operazioni per soddisfare  gli azionisti.

La stagione delle promesse è finita!

Pretendiamo:

  • Il rispetto di tutti gli accordi a partire da quello sul benessere nei luoghi di lavoro volti ad evitare le pressioni commerciali;
  • una valutazione reale e condivisa dello stress lavoro-correlato tramite un questionario anonimo e conseguenti azioni volte a ridurlo;
  • un’analisi di clima aziendale utile ad individuare le criticità su cui lavorare;
  • le assunzioni concordate e interventi concreti per ridurre i carichi di lavoro e migliorare l’organizzazione;
  • il coinvolgimento sindacale, così come previsto anche dal contratto nazionale, nelle informative sulle riorganizzazioni e la stesura degli accordi volti ad eliminare pressioni e controlli;
  • di tenere nella giusta considerazione la professionalità pregressa in fase di “reskilling”

Serve un vero dialogo aziendale per affrontare le criticità e costruire un clima di fiducia e il rispetto degli impegni assunti negli accordi.

Milano 17 aprile 2025 Segreteria di Coordinamento Fisac CGIL Unicredit

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