Lazio: Lettera aperta degli iscritti FISAC CGIL presso il Garante per la protezione dei dati personali

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Lettera aperta degli iscritti FISAC CGIL presso il Garante per la protezione dei dati personali

I 71 iscritti della FISAC-CGIL presso il Garante per la protezione dei dati personali hanno inviato oggi una lettera aperta al Presidente dell’Autorità, Pasquale Stanzione, ai componenti del Collegio, al Segretario Generale e a tutti i dipendenti. La lettera, frutto delle riunioni dei lavoratori, denuncia una profonda crisi di fiducia e autorevolezza che ha travolto l’istituzione, chiedendo un’immediata e radicale inversione di rotta.
I lavoratori si dicono sorpresi di dover ricorrere a uno strumento simile per rivolgersi ai vertici di un’istituzione che per decenni è stata un punto di riferimento “per la difesa dei diritti fondamentali della persona” e che “oggi sembra trasformata in qualcosa di ben diverso”.
Nel documento, il personale esprime profondo “dolore e mortificazione” per la situazione emersa dalle inchieste giornalistiche di questi giorni e sottolinea come “le uniche parole di solidarietà” per la comunità dei lavoratori del Garante siano arrivate da giornalisti esterni, come il conduttore di Report, che hanno auspicato “una rifondazione” dell’Autorità a partire proprio dalla competenza dei suoi dipendenti.
Raccogliendo questo auspicio, gli iscritti della FISAC-CGIL pongono ai vertici alcune domande. Chiedono “se si debba ancora attendere per avviare con i lavoratori del Garante un confronto serio” per fare chiarezza sull’accaduto e “stabilire limiti e prerogative” delle diverse componenti dell’Autorità (Collegio, Staff, Uffici), al fine di “aumentare la trasparenza delle dinamiche amministrative e delle decisioni” anziché investire “tempo ed energie in una surreale ‘caccia alla talpa’ che rischia di trasformarsi in una caccia alle streghe indiscriminata e vendicativa”.
La lettera contesta inoltre una gestione delle risorse che “ha progressivamente sottodimensionato i dipartimenti nevralgici”, nonostante l’acquisizione di nuovo personale “anche con metodi che abbiamo apertamente contestato”. Si criticano le “disarticolate dichiarazioni” di singoli componenti, “univocamente indirizzate alla tutela dell’operato individuale”, piuttosto che alla difesa dell’istituzione.
La lettera si chiude con un appello a tutto il personale – impiegati, funzionari e dirigenti – a uno “sforzo corale” attraverso un’assemblea ampia, per ricostruire l’Autorità sui valori che ne costituiscono il DNA: “il rigore nelle procedure”, la “gestione accorta delle risorse pubbliche” e il “rispetto di un Codice Etico”.
Obiettivo finale della mobilitazione è l’introduzione di “strumenti di autodisciplina che rafforzino l’indipendenza dell’Autorità, l’autonomia degli Uffici e impediscano ogni forma di ingerenza dei partiti politici e dei grandi potentati economici”, per riportare l’istituzione in sintonia con l’Autorità immaginata da Stefano Rodotà e Giovanni Buttarelli.

LETTERA APERTA

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