La prossima settimana l’Aula del Senato discuterà il disegno di legge in materia di stabilizzazioni del personale non dirigente della pubblica amministrazione. Basterà avere lavorato con contratto a tempo determinato per una qualunque pubblica amministrazione (testo così proposto dalla Commissione Affari Costituzionali) per un periodo non inferiore a tre anni per poter così accedere a procedure selettive totalmente riservate.
Sorprendentemente la stessa Commissione ha approvato un emendamento che consente solo al Garante per la protezione dei dati personali di operare in modo del tutto diverso. Alle procedure di stabilizzazione potrà partecipare unicamente il personale in servizio con contratto a tempo determinato (e non dunque quello che magari ha terminato i propri tre anni da poco) e, udite udite, anche il personale con qualifica dirigenziale. Quello, per intenderci, con retribuzioni superiori ai 100.000 euro annui.
Il tutto è passato senza che si sia sollevata (stando ai resoconti parlamentari) alcuna voce contraria. Eppure questa rappresentanza aveva scritto ai componenti della Commissione Affari costituzionali, al relatore della legge, alla senatrice che quell’emendamento ha presentato.
La rappresentanza Fisac-CGIl presso il Garante per la protezione dei dati personali ritiene inaccettabile che venga utilizzata una procedura, il cui fine è quello di cercare in qualche modo di tutelare le fasce più deboli del mondo del lavoro, per rendere definitivo il posto di chi guadagna (lo ripetiamo per essere chiari) oltre 100.000 euro annui.
E aggiungiamo anche un altro particolare: quanti sono questi dirigenti che potrebbero essere stabilizzati perché allo stato titolari di un contratto di oltre tre anni a tempo determinato presso il Garante per la protezione dei dati personali? Uno.
Per quell’unico dirigente a contratto il Garante potrà indire una procedura selettiva riservata solo a lui e per un solo posto: secondo voi chi la vincerà?
E’ ora di finirla. Speriamo in un sussulto dell’Aula di Palazzo Madama.