La Fisac Cgil Roma e Lazio denuncia da tempo la necessità di tornare alla separazione tra Banche di investimento e Banche commerciali, si tratta di un passo per tornare ad una idea del credito al servizio dell’economia reale, così come prevede la Costituzione Italiana.
I lavoratori del credito denunciano da tempo infinito le pressioni e i ricatti a cui sono sottoposti Da parte delle aziende, sotto il giogo di logiche di budget pressanti e amorali.
Fino ad oggi tutto questo non è servito. Ora, il predominio assoluto delle logiche della finanza più spericolata si sta drammaticamente esplicitando in questi giorni con le vicende legate al fallimento di alcune Banche. Non vorremmo che finito il cordoglio sulle vicende umane, e la finta sorpresa di una deriva ampiamente annunciata , la politica italiana torni a balbettare invece che adottare soluzioni legislative che tolgano risparmiatori e dipendenti dalle grinfie di lobby senza scrupoli che guardano solo al denaro per il denaro.
Il Direttivo Regionale Fisac di Roma e del Lazio, ancora una volta, prende posizione su questi temi ed ha approvato all’unanimità l’ODG che riportiamo di seguito.
Odg sul decreto salva banche
Il decreto “salva banche” non sappiamo se riuscirà davvero a salvare le 4 banche, per certo ha messo sul lastrico oltre 300.000 piccoli risparmiatori e le loro famiglie ed i territori dove sono capillarmente insediate queste banche. Aree del Paese già pesantemente colpite da eventi naturali ed economici: quali i terremoti dell’Emilia e dell’Abruzzo, nonché la feroce deindustrializzazione dell’Umbria e delle Marche, oltre alle zone depresse della Toscana e Lazio. Senza quei capitali queste aree non si riprenderanno più. Siamo di fronte ad una vera e propria crisi di sistema per questi vasti territori del Paese, le cui ripercussioni si riverbereranno sull’intera Nazione.
Sui singoli è persino ovvio immaginare il dramma, effetti devastanti in particolare sugli anziani che hanno visto sfumare i risparmi di una vita; come abbiamo letto un pensionato di Civitavecchia non ha retto alla notizia ed ha messo fine alla propria vita.
L’enormità della vicenda, nonostante sia circoscritta a solo 4 banche, ed anche piccole, dimostra che il Governo, Banca d’Italia e Consob non avevano minimamente compreso i danni che si sarebbero venuti a creare.
Questo evento ha cambiato la storia finanziaria ed economica dell’Italia, in futuro si ricorderà la Legge bancaria del ‘36, che unitamente alle altre legislazioni mondiali mise un argine separando l’attività bancaria da quella speculativa e il 2015 per questa vicenda.
La fiducia dei risparmiatori nei confronti delle banche cambierà radicalmente. Compreranno in futuro le obbligazioni emesse dalle banche ad esempio? Non a caso i risparmi al momento salvati in queste banche vengono sistematicamente liquidati a ritmi enormi, sia per mancanza di fiducia, sia per una vendetta ritorsiva.
Intanto la dimensione numerica dei clienti (130.000 secondo gli organi di stampa) coinvolti nella vendita delle obbligazioni subordinate, dimostra che non può essere un atto autonomo dei singoli dipendenti per raggiungere il budget imposto. La numerosità dimostra in modo inequivocabile che le direttive erano del management.
In ogni caso le tragedie di queste ore fanno capire che non vi erano controlli interni adeguati, che la Banca d’Italia durante il commissariamento non si è accorta di niente, come pure la Consob.
Ma se le banche buone saranno svuotate dei risparmi, all’appuntamento della vendita che accadrà?
I dipendenti, che sono anche clienti e che anche loro hanno perso ingenti patrimoni che fine faranno?
Il credito da investire in quei territori chi lo presterà?
Alla luce di tutto ciò e dei risvolti generali e non solo categoriali e il CD della Fisac Cgil di Roma e del Lazio, riunito il 10 dicembre 2015, chiede che la segreteria, oltreché raccordarsi con il nazionale di categoria già impegnato dal proprio direttivo, coinvolga la CGIL di Roma e del Lazio e nazionale, nonché le forze politiche e istituzionali per formulare una soluzione al decreto che non potrà essere solo “umanitaria” e discrezionale a favore degli indigenti, una clausola sociale.
Occorre non solo emendare profondamente il decreto, ma anche rinegoziare con l’Europa l’applicazione troppo repentina del bail in, facendo leva sul fatto che esso stesso prevede “esclusioni al fine di evitare il rischio di contagio per preservare la stabilità finanziaria” e noi aggiungiamo dell’economia reale.