Fisac Lazio – Intervento al III Forum – omaggio a Sara

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agg. 23.09.2016

Mi chiamo Daniela e sono una compagna della segreteria della Fisac Cgil di Roma e Lazio.

Mi chiamo Daniela e, qui, oggi sono una donna che a nome delle donne e degli uomini della Fisac vuole rendere omaggio alla memoria di una giovane donna. In questi casi si rischia di dire cose che fanno parte della consueta retorica; se sarà così me ne scuso in anticipo perché è la retorica che invece vogliamo abbattere per lasciare lo spazio alla costruzione di una vera cultura di rispetto verso il nostro sesso.

Perché al di là delle parole, dei convegni, è vero che la discriminazione sessuale, alla base di ogni violenza fisica e psichica è ben radicata in Italia e nel mondo e si manifesta in molteplici terribili forme.

Nel nostro Paese c’è ancora molto da fare per dare una vera equità giuridica, etica, sociale, una reale parità dei generi per ottenere il rispetto del corpo, dell’anima e della dignità del nostro sesso. La violenza di genere in Italia rientra a pieno titolo sotto la lente dei diritti umani, come è stato affermato nel giugno scorso in sede ONU.

Per questo l’Italia è stata sollecitata a mettere il problema della violenza sulle donne all’ordine del giorno della politica nazionale ed a eliminare gli atteggiamenti stereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società, nell’ambiente di lavoro. Si tratta di “raccomandazioni”, certo, ad oggi se non erro il governo tace, ma non potrà sottrarsi a lungo. E’ storia dei nostri nonni il diritto di un uomo di picchiare una donna, ce ne siamo dimenticati ma la legge che ha abrogato questo diritto è solo degli anni 70. In quegli anni la società italiana era culturalmente in crescita, ma siamo dovuti arrivare al 1996 per far affermare al legislatore che lo stupro è un crimine contro la persona, non contro la morale pubblica. Un “altro ieri” storicamente parlando che ci fa ben capire che la strada è tutta in salita malgrado le raccomandazioni a pioggia.

Si è detto che l’unica rivoluzione riuscita del secolo breve sia stata quella delle donne ma nascere donna ancora adesso è un ostacolo o un problema.

Ecco perché dobbiamo ringraziare l’impegno di molte donne, qui lo faccio in particolare pensando al coordinamento donne per la battaglia quotidiana contro la mercificazione, contro il femminicidio, ma anche contro ogni discriminazione lavorativa, legislativa, sociale che continua a fare delle donne non l’altra metà del cielo ma la parte più diseguale di una società diseguale per sé. E siccome come diceva Simone de Beauvoir, “la cultura è il più alto dei valori” dedicare la borsa di studio, che abbiamo promosso insieme al dipartimento nazionale Legalità della Fisac Nazionale, alla Federazione lavoratori della conoscenza FLC, alla CGIL Lazio e soprattutto con l’Università Roma tre (grazie al Preside prof. Scarano e ringrazia tutti) a Sara Di Pietrantonio, ci è sembrato il modo migliore per rendere omaggio alla sua memoria, e ricordare in suo nome le tante donne vittime di una cultura spregevole che meritano giustizia. Un grazie ai genitori di Sara che oggi sono qui con noi, e un grazie particolare alla mamma, perché la sua forza è la nostra forza, quella che caparbiamente ci continuerà a far fare tutte le battaglie per le donne per gli uomini, perché ogni singola ingiustizia è una sconfitta di tutti.

Ciao Sara, sarai sempre più di un ricordo.

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