Domenica 25 novembre si è celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La Città metropolitana ed il Comune di Bologna hanno tenuto le bandiere a mezz’asta durante la giornata e numerose sono le iniziative per sensibilizzare uomini e donne su questa piaga sociale.
Prosegue fino al 4 dicembre il programma di Taci, anzi parla, la XIII edizione del festival La violenza illustrata, curato dalla Casa delle donne di Bologna, con il supporto di Comune e Regione.
Tutte le iniziative sono raccolte in un calendario on line sul sito della Città metropolitana dedicato alle Pari opportunità.
La FISAC CGIL ha pubblicato recentemente una nota approfondita sul DDL Pillon e contribuito all’iniziativa Bella Ciao della CGIL sulla Piattaforma di genere con una nota sulle molestie e sul nostro sito sono in continuo aggiornamento le iniziative su tutti i territori.
La FISAC CGIL di Bologna ha aderito a diverse iniziative tra le quali un Seminario sul linguaggio di genere, come da articolo allegato.
In occasioni come queste oltre alle parole sono importanti anche i numeri:
In Emilia Romagna dal 1° gennaio 2018 sono 3629 le donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza, di cui 2477 vi si sono recate per la prima volta mentre le altre avevano già avuto contatti in passato. Il 74% di queste donne ha figli e 566 sono state ospitate con la prole nelle case protette, con un aumento del 25% rispetto allo scorso anno.
La violenza di genere impatta sulle donne, sui figli e sulla società tutta.
E’ una piaga sociale che va combattuta a tutti i livelli: nei luoghi domestici e nei luoghi di lavoro, con le parole e con i fatti.
LA COMUNICAZIONE E IL LINGUAGGIO VEICOLI DI UGUAGLIANZA
di Valentina Mariani (19.11.18)
Il 16 Novembre ha avuto luogo a Bologna, a Palazzo Malvezzi, in via Zamboni, un seminario sulla comunicazione di genere, sul linguaggio non sessista e non discriminatorio, dal titolo “Parole pari”. L’evento è stato organizzato dalla Città Metropolitana di Bologna insieme a Cgil, Cisl, Uil ed ha visto la partecipazione della prof.ssa. Giovanna Cosenza, filosofa del linguaggio, dell’Assessora per le Pari Opportunità della Regione Emilia-Romagna, Emma Petitti, del Presidente del Corecom (Comitato Regionale per le Comunicazioni), Stefano Cuppi, del consigliere regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Michelangelo Bucci, di tre sindacaliste delle organizzazioni confederali: per la CISL è intervenuta Marzia Montebugnoli, per la UIL Giuseppina Morelli, per la Cgil di Bologna Anna Salfi, della Segreteria territoriale, da sempre in prima linea per le rivendicazioni e le battaglie legate al tema del genere.
L’assessora Petitti ha sottolineato come l’Emilia-Romagna sia la regione con il più alto tasso di occupazione femminile e come bandi regionali, protocolli e progetti abbiano tenuto insieme il tessuto sociale e la questione democratica che passa dal tema del lavoro. È molto importante partire da questi dati e consolidare gli interventi nel campo lavorativo.
Occorre altresì supportare gli interventi con forme comunicative importanti, fare una sorta di “battage di genere”.
La professoressa Cosenza è entrata quindi nel vivo del tema: noi pensiamo grazie ai segni e al linguaggio, ha spiegato; la nostra mente prende letteralmente forma attraverso intricati sistemi semiotici (grafici, acustici, linguistici: questi ultimi sono quelli principali). In una lingua come quella italiana, in cui il maschile è dominante, accade che il femminile venga cancellato, a livello non soltanto linguistico, ma anche del pensiero e, dunque, della realtà circostante, tangibile. E visto che gli stereotipi sono cognitivi, occorre utilizzare le parole per le donne e le loro attività al femminile, per superare l’invisibilità di cui sono vittime, invisibilità che comporta, come qui soltanto accenno, una mancanza di riconoscimento di volontà e autodeterminazione da parte del mondo, grammaticalizzato, e perciò creato e rappresentato, quasi esclusivamente al maschile. È importante quindi normare e diffondere atti e fatti relativi al superamento degli stereotipi di genere anche grazie ad una comunicazione attenta e responsabile.
Da questo punto di vista, la Regione Emilia-Romagna, oltre alla legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere, del 2014, si è anche interessata a portare avanti, assieme al già citato Corecom, un percorso di sensibilizzazione con operatori/operatrici della comunicazione sul tema della rappresentazione della donna nei media il quale ha prodotto, nello stesso anno, un Protocollo d’intesa dal titolo “Donne e media”.
Come ha riferito anche Bucci, dell’ODG, se si decostruiscono immagini radicate nel tempo – gli stereotipi – si libera il linguaggio e si modifica la mentalità.
Anna Salfi ha ricordato come la semina produca raccolti non sempre immediati, citando il ’68 e i suoi frutti maturati nel decennio successivo (la riforma del diritto di famiglia, la legge sull’interruzione di gravidanza, sull’aborto, et alt.) e che talora alla produzione di norme non è seguita una sensibilizzazione culturale altrettanto ricca e rilevante. Già nel 1996 è stato trascritto, proprio dalla CGIL, il primo contratto di lavoro con linguaggio non sessista, ma molto resta da fare nella comunicazione istituzionale, in quella “commerciale”, nei contesti quotidiani ed in quelli lavorativi. Anche per questo i tre sindacati confederali si sono adoperati per promuovere questo seminario sull’importanza della dimensione culturale nel contrasto alla violenza di genere, nel più ampio intento di rafforzare il percorso per lo sviluppo di relazioni tra istituzioni, attori ed enti della comunicazione e Università di Bologna, con l’obiettivo di creare un’intesa che contenga impegni e indicazioni per una comunicazione istituzionale non sessista.
La rappresentazione del mondo e l’azione in esso originano dal linguaggio. Ecco perché dire il mondo al femminile è importante. Occorre usare le parole per accompagnare e fondare una uguale considerazione delle donne e combattere la violenza che contro di esse si genera a partire dal linguaggio – linguaggio che crea la Weltanschauung individuale e collettiva. Come diceva Heidegger, è nel linguaggio che si crea il destino e si prepara una nuova epoca: “Il linguaggio è la casa della verità dell’essere”. Le donne hanno bisogno di fare parte del linguaggio comune, personale e sociale, di costruirlo, di diventare riferimenti simbolici e valoriali, come sempre è stato per l’uomo, affinché una uguale dignità ontologica venga loro riconosciuta “naturalmente” – e non come risultato di continui sforzi -, affinché il loro essere trovi una “casa propria” in cui essere padrone e da cui potere uscire in piena libertà.