Un 8 marzo, questo, che cade a due anni esatti dall’inizio della grande emergenza Covid-19.
Un 8 marzo in cui il bilancio del peggioramento delle condizioni materiali, dell’arretramento socio-culturale e delle poche opportunità di ripresa, mostra sempre più marcatamente penalizzato il genere femminile.
Dopo gli ultimi (per cronologia degli eventi e non di certo per gravità) drammatici avvenimenti che interessano l’Ucraina (e da lì, immediatamente, l’Europa e il “Blocco atlantico” con timori per un coinvolgimento mondiale) è poi facilmente immaginabile che le politiche di contrasto alle disparità di genere finiranno per l’ennesima volta in coda ad altre urgenze.
Questo a partire dalle scelte di suddivisione dell’appetibile “torta” del PNRR, che già si intravedeva spartita senza particolare attenzione a soggetti deboli, alle fragilità, alle politiche di genere.
Paradossalmente, invece, anche in funzione dei flussi migratori che si prevedono in forte aumento e proprio nella componente femminile e spesso con bambini piccoli al seguito, l’ottica di genere richiederebbe più che mai centralità.
In questo contesto ci impegneremo a progettare e ad intraprendere azioni sempre più concrete e incisive, per gli spazi e responsabilità che ci competono, sfruttando a fondo ogni occasione e ogni strumento a disposizione.
Nella nostra categoria si stanno diffondendo attenzione e competenze per elaborare e utilizzare a livello negoziale i dati dei “Rapporti Biennali Pari Opportunità”, prescritti proprio per contrastare il divario di trattamento lavorativo in base al genere (salariale e non soltanto). Con le recenti novità normative introdotte, con legge 05/11/21 n.162 – ad esempio in termini di: certificazione delle misure concrete (e premialità annesse) e istituzione di comitati permanenti di monitoraggio – l’azione per eliminare disparità e discriminazioni potrà fare passi in avanti.
Altro strumento importante è costituito da quanto convenuto, più o meno recentemente nei vari settori della nostra categoria, per il contrasto alle molestie e violenze, a partire dai luoghi di lavoro: ora serve predisporre misure concrete, da quelle formative e informative a quelle in sede di valutazione di rischio da includere nei DVR (in ambito prevenzione, salute e sicurezza) fino ad ogni specifico intervento ritenuto utile nei contesti aziendali.
Nella nostra regione, anche grazie alla continuità e alla qualità del coinvolgimento sindacale, le buone pratiche nell’ambito delle Politiche di genere sono significative, a partire dal nuovo Piano regionale triennale contro la violenza di genere e da altre misure per valorizzare il ruolo delle donne in ambito economico e sociale: tutti elementi che possono supportarci nella contrattazione, per allargare tutele e prospettive.
In un momento storico come questo può suonare strano focalizzarsi sulla contrattazione (e “di genere” poi!), ma è soltanto rivendicando e conquistando diritti ovunque si riesca a farlo che si contribuisce ad alzare il livello generale dei diritti, specialmente se si presta attenzione a riequilibrare condizioni e sostenere chi è in svantaggio.
L’augurio per una Giornata Internazionale della Donna 2022 che ne colga il senso politico e sociale più profondo, tuttavia, non può che essere rivolto alle persone, alle donne in particolare, strette nella morsa di questo conflitto assurdo e devastante. Un augurio che possano prevalere diplomazia e cura, “armi” tipicamente femminili che i potenti del mondo dovrebbero imparare a privilegiare.
8 marzo 2022
FISAC
EMILIA ROMAGNA