Intelligenza artificiale e lavoro umano

In questi giorni si fa un gran parlare delle Intelligenze Artificiali e, come sempre, sui giornali come nei bar, un sacco di gente sproloquia senza la minima cognizione di causa. E in fondo è comprensibile, quando si tratta di qualcosa che fin’ora ha lavorato un po’ in sordina e, apparentemente lontano dalla nostra vita quotidiana.

Il caso che più ha colpito la fantasia popolare è quello di un fotografo che ha vinto un prestigioso premio con un’immagine di due donne dallo sguardo mesto, molto intenso e profondo. Il vincitore, però, ha rifiutato il premio perché la foto era stata realizzata da un’intelligenza artificiale. Ha fatto bene a rifiutare?

Sì e no.

Se ci pensiamo bene il lavoro del fotografo è principalmente scattare un’infinità di foto, possibilmente fatte a regola d’arte, ma poi scegliere tra di esse solo alcune, le migliori, da presentare al pubblico. Siamo quindi sicuri che, prima di spacciare per sua una foto creata da un’AI, il nostro gliene ha fatte fare moltissime, tra cui ha scelte le migliori. Poi, essendo uno del mestiere, probabilmente un po’ le ha ritoccate con dei software che oggi usano tutti i fotografi tradizionali. Insomma, la sua creatività ce l’ha messa e quindi il premio se l’era meritato.

Pare invece che abbia rifiutato per sollevare il problema, e quindi ha fatto sicuramente bene. Oggi tutti i professionisti dell’immagine sono preoccupati perché sentono un po’ minacciata la loro professionalità.

Ci sono programmi in grado di riprodurre tutti gli stili pittorici più noti e già alcuni editori hanno dichiarato che grazie a questi programmi si sono fatti da soli le copertine dei loro libri, senza dover pagare un costoso professionista.

Tuttavia, non è poi così facile convincere queste macchine a fare tutto ciò che si vuole. Se chiedi loro di fare una donna bellissima, loro ti sfornano l’immagine di una creatura incantevole, tuttavia, dato che ci sono ancora troppe cose che non sanno del mondo, a ben vedere la bella signora ha sei dita in una mano, e un braccio di troppo le spunta da dietro la schiena. Ecco che allora ci vuole un bravo grafico per far sparire queste imperfezioni.

Si tratta di un vecchio tema legato alle produzioni artistiche, quello della bravura dell’artista legata alla sua capacità tecnica. Capacità che noi rispettiamo ma che non è più un fatto dirimente fin dall’avvento stesso della fotografia che fece svanire il disegno naturalista e nascere un’infinità di nuove correnti che noi oggi amiamo alla follia.

Sin dall’avvento del computer, quello che è successo è che sono stati messi a disposizione anche della gente comune mezzi straordinari per sviluppare la propria creatività; ma questo è andato a discapito di professionalità importanti. Oggi noi tutti scriviamo con il computer realizzando pagine ordinate nel carattere e nel corpo prescelto, ma questo ha quasi fatto sparire le professionalità della dattilografa e del vecchio tipografo che richiedevano anni di studio ed esperienza a chi se ne occupava.

Insomma, ci siamo accorti delle intelligenze artificiali adesso, perché stanno facendo cose che non ci attendevamo che potessero fare (e invece siamo solo agli inizi, perché queste menti di nuovo tipo… imparano). Le AI, inoltre, sono impiegate già da moltissimo tempo.

Ad esempio, già prima del 2020, esse venivano utilizzate in molti campi:

  • Finanza: le IA venivano utilizzate per analizzare i dati finanziari e prevedere i trend di mercato. Ad esempio, le banche utilizzavano gli algoritmi di apprendimento automatico per individuare le frodi e le anomalie nei dati dei clienti;
  • Assistenza sanitaria: le IA venivano utilizzate per aiutare i medici nella diagnosi di malattie e nella pianificazione del trattamento. Ad esempio, gli algoritmi di apprendimento automatico venivano utilizzati per analizzare i dati dei pazienti e prevedere quali trattamenti sarebbero stati più efficaci;
  • Trasporti: venivano utilizzate per la pianificazione del traffico e la gestione delle flotte. Ad esempio, le compagnie di trasporto utilizzavano gli algoritmi di apprendimento automatico per prevedere i tempi di arrivo dei mezzi di trasporto e ottimizzare le rotte.
  • Automazione industriale: le IA venivano utilizzate per controllare le linee di produzione e migliorare l’efficienza delle fabbriche. Ad esempio, i robot che utilizzano l’apprendimento automatico venivano utilizzati per ripetere e migliorare continuamente i processi di produzione.
  • Marketing: le IA venivano utilizzate per analizzare i dati dei clienti e prevedere i loro comportamenti di acquisto. Ad esempio, i siti di e-commerce utilizzavano gli algoritmi di apprendimento automatico per suggerire prodotti ai clienti in base ai loro interessi.

E questi sono solo alcuni esempi, ma ci sono molte altre applicazioni in vari campi, come l’educazione, la sicurezza informatica e la gestione delle risorse umane.

Vi chiederete come abbiamo fatto a fare questa bella lista con tanta sicurezza. Ci saranno voluti anni di studi? No. Lo abbiamo chiesto a un’Intelligenza Artificiale, la famosa CHAT GPT, e lei cortesemente ci ha fatto questo bel quadretto in un secondo. Chi meglio di lei poteva saperlo?

Insomma, come tutti gli strumenti umani innovativi, essi possono aiutarci a realizzare cose altrimenti prima impossibili, spesso permettendo a poche persone di gestire attività che prima richiedevano un esercito di addetti.

E proprio qui sta il problema più grosso. Non solo le AI, ma l’intera informatizzazione iniziata negli anni 60 – 70, ha progressivamente fatto sparire molti posti di lavoro. Fino ad oggi si è detto che altri e di più ne sono stati creati, ma è molto difficile discernere se queste compensazioni erano dovute a fenomeni culturali e di boom economico anche esterni all’informatizzazione, come la nascita delle grandi democrazie, l’acculturazione, l’ampliamento della classe media.

I trend ci dicono che i posti di lavoro stanno diminuendo in tutto il mondo. La sfida, quindi, inizia ora e sarà devastante quando il connubio tra AI e robotica minaccerà seriamente tutti quei posti di lavoro e di manovalanza che fino ad oggi sono stati il rifugio per la mancanza di posti di lavoro operai o impiegatizi.

A quel punto occorrerà prevedere dei correttivi sociali, perché il risultato potrebbe essere un colossale crollo dell’economia come la conosciamo, con un ritorno a un medio evo in cui pochi privilegiati vivono in castelli-fortezze circondati da masse di diseredati dedite al brigantaggio.

Come sempre l’umanità sfida sé stessa e deve scegliere se progredire o tornare al passato.

Ci vorrà, tuttavia, ancora qualche decennio prima che si arrivi a questo livello tecnologico. Nel frattempo, non sarà male rifletterci su.

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