Dipartimento Fondi Pensione: NEWS – gennaio 2024

Fondi pensione, il 2023 chiude in bellezza: su risorse, rendimenti e iscritti.

 

Dal sito COVIP: https://www.covip.it

Le posizioni in essere

Alla fine del 2023, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,7 milioni, il 4 per cento in più rispetto alla fine del 2022. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,610 milioni (+4 per cento). I fondi negoziali registrano 211.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+5,5 per cento), per un totale che supera i 4 milioni. Gli incrementi maggiori continuano a rilevarsi nel fondo rivolto al settore edile (+87.700 posizioni), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e nel fondo del pubblico impiego (+37.600 posizioni), per il quale è attiva l’adesione anche tramite silenzio-assenso per i lavoratori di nuova assunzione; segue il fondo destinato al settore del commercio, turismo e servizi (+15.700 posizioni). Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 109.000 posizioni in più nei fondi aperti (+5,9 per cento) e 83.000 in più nei PIP (+2,2 per cento); alla fine dell’anno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,950 milioni e 3,781 milioni.

Le risorse in gestione e i contributi

Le risorse destinate alle prestazioni totalizzano 222,6 miliardi di euro, in crescita dell’8,2 per cento rispetto ai 205,6 miliardi di fine 2022. Circa i tre quinti dell’incremento è dipeso dal miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 67,9 miliardi di euro nei fondi negoziali, aumentato dell’11,1 per cento rispetto alla fine dell’anno precedente; esso si attesta a 32,6 miliardi nei fondi aperti e a 49,9 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 16,3 e il 9,8 per cento in più nel confronto con la fine del 2022.  Nel corso del 2023 l’ammontare dei contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP è pari a 14,7 miliardi di euro, in crescita del 5,7 per cento sul 2022. L’incremento risulta del 7,7 per cento nei fondi negoziali e del 7,4 nei fondi aperti, mentre è minore nei PIP (2,3 per cento).

I rendimenti

Nel 2023 tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti registrano in media risultati positivi, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria.  Per i comparti azionari si riscontrano rendimenti in media pari al 10 per cento nei fondi negoziali, all’11,3 nei fondi aperti e all’11,4 nei PIP. Nelle linee bilanciate i risultati sono in media pari al 6,9 per cento nei fondi negoziali, all’8,3 nei fondi aperti e al 7,1 nei PIP; più contenuti sono i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti.

Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, negli ultimi dieci anni (da inizio 2014 a fine 2023) i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4-4,5 per cento per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3 per cento. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,8 per cento.

Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4 per cento

Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.

Dal sito: www.focusrisparmio.com

Secondo Covip, gli attivi salgono dell’8,2% a 222,6 miliardi. Performance positive per tutti i comparti: battuto il Tfr, azionari in testa. Adesioni a quota 10,7 milioni (+4%)


Da: “Il Sole 24 Ore” del 30/01/24 – Articolo di M. Rogari

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Fondi pensione negoziali: i rendimenti di dicembre e dell'intero 2023

Dal sito: www.mondoinstitutional.com

L’anno termina con una brillante crescita del +6,96% per i Fondi pensione negoziali: +2,31% nel solo mese di dicembre.

I Fondi pensione negoziali hanno archiviano il 2023 con un progresso del +6,96%, sulla scia di una performance positiva del +2,31% nell’ultimo mese dell’anno, secondo l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Generale. Il risultato di dicembre è stato ottenuto grazie alle aspettative di un graduale ribasso dei tassi da parte delle Banche Centrali a partire dal 2024, e alle perfomance azionarie trainate dalle big seven della tecnologia.
Guardando alle diverse tipologie di comparto, i migliori risultati di dicembre sono stati conseguiti dai comparti azionari, seguiti dai bilanciati azionari e dai bilanciati. L’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Azionario chiude il mese preso in considerazione con una performance di +2,90% (+10% nell’intero 2023). Il podio mensile dei tre comparti appartenenti alla categoria è formato dall’Azionario di Mediafond (+3,27%), seguito dal Crescita di Fondaereo (+3,07%) e dal Comparto azionario di Fondo Perseo Sirio (+2,98%). Segue poi, l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Bilanciato Azionario, che chiude il dodicesimo mese del 2023 con una performance di +2,63% (+9,73% nell’anno) e di cui fanno parte il Bilanciato azionario di Fopen (+3,01%), il Profilo dimanico di Mediafond (+2,85%) e il Dinamico di Fon.Te (+2,70%). Medaglia di bronzo a dicembre per l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Bilanciato, che archivia un risultato di +2,80%: +9,13% nell’intero 2023. In testa si trovano il Bilanciato dinamico di Arco (+5,87%), segue il Dinamico di Solidarietà Veneto (+3%) e il Crescita di Cometa (+2,85%).
Quarto posto per l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Bilanciato Obbligazionario che chiude dicembre con un rendimento positivo di 2,42%, che porta a +7,03% il risultato del 2023. Nell’ultimo mese dell’ano si distinguono il Bilanciato prudente di Arco (+4,25%), segue il Bilanciato di Prevedi (+2,91%) e il Reddito di Fondo Pensione Quadri e Capi Fiat (+2,88%). L’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Obbligazionario Diversificato, poi, contabilizza una performance mensile di +1,75%: +4,41% nel 2023. In testa ai migliori comparti del mese si trovano il Garantito di Arco (+3,71%), segue l’Equilibrio di Fondaereo (+3,07%) e il Prudente di Fondo Perseo Sirio (+2,60%).
Infine, l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Monetario archivia il mese considerato con un rendimento di +1,07% e termina il 2023 con +3,66%. Il podio mensile dei tre comparti ad esso appartenenti è formato dal Garantito di Foncer (+1,47%), seguito Garantito di Fondaereo con +1,17% e dal Monetario Plus di Cometa (+0,65%).

Previdenza integrativa, ecco cosa cercano gli italiani (e cosa li frena)

Dal sito: www.focusrisparmio.com

29 gennaio 2024

Il 90% sa di dover integrare l’assegno pubblico, ma solo il 54% ha deciso di agire. Pesano le scarse conoscenze e informazioni. Cosa li incentiverebbe? Flessibilità, vantaggi fiscali e supporto aziendale (e una diversa comunicazione). La ricerca di Anima Sgr.

Il 90% degli italiani sa bene che per garantirsi una vecchiaia serena deve affidarsi il prima possibile a un fondo pensione privato. Eppure si ferma al 54% la quota di coloro che hanno attivato una qualche soluzione di previdenza integrativa. A frenare tutti gli altri sono sostanzialmente due fattori: la scarsa conoscenza di questi prodotti, così come dei loro vantaggi, e la carenza di informazioni. Lo rivela un’indagine condotta su un campione di 802 correntisti da Anima Sgr, secondo la quale i nostri connazionali vorrebbero dal secondo pilastro soprattutto una maggiore flessibilità. Oltre a ulteriori vantaggi fiscali e a un maggiore supporto dalle aziende.

Dalla teoria all’azione gli italiani si perdono

Stando alla survey, agli italiani è ormai chiaro che la sola pensione pubblica non consentirà loro di mantenere lo stesso tenore di vita degli ultimi anni di lavoro. Tanto che nove su dieci affermano di aver pensato a questo problema e di ritenerlo “molto” o “abbastanza” rilevante. Sei su dieci sono inoltre consci che questa sfida vada affrontata per tempo, almeno prima dei 35 anni. Tra la consapevolezza e l’azione, però, moltissimi si perdono per strada: oltre la metà degli intervistati non ha infatti alcuna forma di previdenza integrativa. E tanti di quelli che hanno sottoscritto un prodotto della categoria non lo alimentano a sufficienza o in modo sistematico. Rapportando infatti il numero totale degli aderenti alle varie forme di previdenza complementare alle masse amministrate complessive, risulta che a ogni sottoscrittore corrisponde una posizione media di 22.180 euro. Troppo poco per integrare in modo adeguato l’assegno pubblico per molti anni.

Colpa della scarsa conoscenza e delle poche informazioni

Fra le cause di tale inerzia, la ricerca cita la scarsa familiarità con la previdenza integrativa e i suoi vantaggi: appena il 39% del campione afferma di conoscere adeguatamente la materia. Non solo: pesa anche l’inclinazione ad allocare il capitale in altro modo. Ad esempio, quasi la metà di chi dispone di un Tfr lo lascia in azienda perché non conosce le alternative o perché convinto di optare per una soluzione più liquida e sicura. Se però gli si chiede cosa può essere utile sapere per sottoscrivere un prodotto di risparmio previdenziale, gli italiani evidenziano la necessità di sottolinearne i vantaggi concreti. Vorrebbero, in particolare, più informazioni sulla flessibilità nel disporre del capitale accumulato prima del pensionamento (l’83% degli intervistati), sulla deducibilità fiscale dei versamenti (76%) e sulla possibilità che l’azienda versi un contributo aggiuntivo (75%).

Cosa vogliono gli italiani dal fondo pensione   

Per quanto riguarda ciò che incentiverebbe l’adesione alla previdenza integrativa, in testa spicca una invece maggiore flessibilità nell’accedere al capitale prima del pensionamento. Seguono una riduzione della tassazione sui rendimenti, l’aggiustamento dei benefici fiscali all’inflazione e l’aumento del massimo deducibile dall’Irpef. Due terzi dei dipendenti, inoltre, sarebbe disponibile a chiedere alla propria azienda di aprire una convenzione con un fondo pensione aperto e oltre otto su dieci trovano che un’azienda impegnata su questo fronte sia ben posizionata per fidelizzare i dipendenti.

I nostri connazionali si confermano però molto prudenti. Quasi quattro su dieci (con percentuali rilevanti anche fra i giovani) sceglierebbero la linea d’investimento garantita o la più conservativa in assoluto. Solo il 15% opterebbe per una linea prevalentemente azionaria, nonostante l’orizzonte temporale di lungo periodo suggerisca in genere un’asset allocation comprensiva anche l’equity. Ad essere più caute sono le donne: appena il 9% è disposto a sottoscrivere un piano previdenziale dove l’equity sia prevalente. Ma anche fra le nuove generazioni, la propensione per le linee più rischiose è superiore alla media di soli tre punti percentuali (18%).

Come dare le giuste informazioni

Lo studio di Anima afferma infine che per portare gli italiani a ragionare concretamente sulle soluzioni previdenziali l’unica strada è quella di informarli. E fornisce indicazioni su che tipo di informazione potrebbe essere più efficace. Ad esempio, elencare loro i ‘pericoli della scopertura previdenziale’ o il ‘rischio di sopravvivere ai propri soldi’ potrebbe essere percepito ancora come astratto e lontano. In alcuni casi persino controproducente: per quanto possa generare attenzione, questo tipo di informazione rischia infatti di risultare ansiogena e poco utile per chi è già alle prese con preoccupazioni e incertezze quotidiane. Meglio quindi un messaggio positivo e concreto, come ad esempio fornire indicazioni operative su ciò che si può fare e su come lo si può far o inserire la scelta in un quadro di reale sostenibilità economica per la famiglia. E parlare soprattutto dei vantaggi.

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