di GABRIELE POETA PACCATI
Segretario Generale FISAC CGIL Lombardia
La scelta di organizzare questo seminario deriva dal fatto che, da tempo, la nostra categoria si occupa di economia e innovazione digitale: stiamo cercando di monitorare gli impatti delle innovazioni sul lavoro, nelle banche e nelle assicurazioni, ma anche nel pubblico. Quando parliamo di euro digitale ci troviamo di fronte a innovazioni con spettro e impatto vasti che ricadono sia sul sistema finanziario che sui pagamenti oltre che sulle abitudini di consumatori, imprese e pubblica amministrazione.
A noi spetta il compito di prepararci e di capire in anticipo: l’euro digitale non c’è ancora, ma abbiamo il dovere e il compito di prepararci per negoziare nel migliore dei modi, cercando di indirizzare le novità in un’ottica di valorizzazione del lavoro, facendo in modo che le persone, anche di fronte alle profonde innovazioni, mantengano un ruolo centrale.
Per farlo, domani ci confronteremo con economisti, studiosi e ingegneri: Lorenzo Esposito, Massimo Amato, Valeria Portale, Luca Fantacci, Silvia Attanasio, Paolo Mele.
La moneta digitale
La questione della creazione di una moneta digitale di banca centrale è un tema al centro delle attenzioni delle banche centrali di tutto il mondo. Quindi non riguarda solo l’euro: anzi, le sperimentazioni già più avanzate sono svolte in altri contesti. In India per esempio; in Cina. È un tema caldo che viene trattato continuamente nei contesti in cui si riuniscono i banchieri centrali. Cito da ultimo il vertice dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali del G7 (di pochi giorni fa a Stresa); o l’Innovation Summit svolto a inizio mese promosso dalla Banca dei Regolamenti Internazionali BRI (o BIS ).
Le differenze: moneta privata o pubblica?
Esistono già diversi di di moneta digitale, ma sono tutte monete private. È moneta bancaria. Qui stiamo parlando invece di una moneta pubblica. Cioè garantita da una Banca Centrale. Per l’euro sarebbe la BCE.
Per fare un esempio: nei normali pagamenti della vita di tutti i giorni usiamo sempre di meno i contanti, La cartamoneta. Le banconote o che dir si voglia. Il fenomeno della riduzione dell’uso del contante è poi esploso durante la pandemia: il commercio elettronico richiede uno strumento di pagamento non materiale. Usiamo quindi moneta creata dalla banca. Una moneta che ha valore in quanto contiene la promessa di poter essere convertita in contanti.
Lo stato dei fatti
La BCE è stata molto chiara: non si discute più se farlo o meno. Semmai si può discutere di come farla. Ma non c’è dubbio che la strada è stata imboccata con la volontà di percorrerla fino in fondo.
Anche perché c’è un rischio. Poiché c’è una domanda crescente di valuta digitale, che ha dimostrato di poter essere soddisfatta in modo non ottimale, il rischio è che le Banche Centrali si trovino a dover regolare fenomeni di cattive monete messe in circolazione da privati. Un esempio sono le criptovalute: che sono un pessimo mezzo di pagamento.
Intanto per un problema non eliminabile: il valore di una criptovaluta (es. il bitcoin) non è stabile ma oscilla molto. La moneta pubblica invece garantisce la stabilità del valore. Per dirla con una battuta: quando ho una banconota da 10 euro nel portafoglio so quanto ho in tasca. Con un bitcoin dovrei chiedere la quotazione di mercato ogni istante.
Moneta digitale pubblica: quanto manca
L’interesse per il contante digitale è cresciuto notevolmente. Il 90% delle banche centrali sta studiando e progettando. Il 50% sta già sperimentando. Ci sono paesi già molto avanti, come l’India per esempio.
Dal 2016 la Banca dei Regolamenti Internazionali sta monitorando le attività delle banche centrali in merito alle monete digitali.
Non è una questione di giorni, ma il traguardo che si è posto è comunque vicino. Anche perché in gioco c’è la cosiddetta sovranità monetaria. Non è pensabile che in una Unione Monetaria non ci sia anche una moneta unica per i pagamenti on line (perché avremmo solo forme di pagamento come le carte di credito privata di banca commerciale). C’è bisogno allora di un sistema di pagamento pubblico, sicuro, che non abbia rischi, a basso costo. Che non sia fuori dal controllo del settore pubblico.
In questo senso la moneta pubblica digitale è un bene pubblico.
Le relazioni
Lorenzo Esposito - Università Bocconi
Massimo Amato - Università Bocconi
Valeria Portale - Politecnico di Milano
Luca Fantacci - Università Statale di Milano
Silvia Attanasio - ABILAB