Dip.Fondi Pensione: speciale Relazione Annuale Covip

Il 19 giugno a Roma, alla Camera dei Deputati si è tenuta la relazione della Presidente Facente Funzioni di COVIP On. Francesca Balzarani.

Questo importante appuntamento per il mondo dei Fondi Pensione e Casse previdenziali si è contraddistinto, oltre alla fornitura del quadro della situazione della Previdenza Complementare nel nostro Paese, per molti ed interessanti spunti di riflessione.

La relazione contiene moltissimi dati ed ulteriori spunti. Di seguito alcune notizie, la relazione ed il testo completo.

Fondi pensione, Covip: oltre la metà delle risorse viene investita in titoli pubblici. Crescono rendimenti e iscritti

di Silvia Valente     

dal sito: www.milanofinanza.it

I fondi pensione hanno immesso nell’economia italiana 36,6 miliardi di euro nel corso del 2023. Le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si sono attestate a 224,4 miliardi di euro (+9,1%).

Doppiati i rendimenti del Tfr Guardando nel dettaglio alla dinamica positiva dei mercati finanziari del 2023, questa si è «riflessa sui rendimenti di tutte le tipologie di linee di investimento, recuperando le perdite subite nell’anno precedente».

Guardando nel dettaglio alla dinamica positiva dei mercati finanziari del 2023, questa si è «riflessa sui rendimenti di tutte le tipologie di linee di investimento, recuperando le perdite subite nell’anno precedente».

Fondi pensione, aumentano rendimenti e iscritti. Dai giovani il 19,3% di adesioni

Dal sito: www.ilsole24ore.com

Risorse a quota 224,4 miliardi, che salgono a 338 miliardi includendo le Casse di previdenza. Risultati positivi anche dell’11,5% nei comparti azionari. Donne, “under 35” e lavoratori del Sud ancora poco presenti. Cresce la propensione delle famiglie ad aprire posizioni per i figli a carico. La Covip: valutare la rimodulazione degli attuali benefici fiscali in un contributo d’ingresso nelle prime fasi lavorative

DAL COMUNICATO STAMPA DEL 19/6/24

www.covip.it

LE PROSPETTIVE EVOLUTIVE 

La solidità dimostrata dal sistema della previdenza complementare negli anni non può distogliere l’attenzione dai fattori strutturali che, nel nostro Paese, renderebbero necessario un suo consistente ulteriore sviluppo ma che, al contempo, non lo agevolano. Un’adeguata strutturazione del sistema previdenziale su più pilastri appare sempre più necessaria per mitigare i rischi specifici che interessano il sistema pensionistico di base e per aumentare la probabilità di conseguire prestazioni previdenziali nel complesso più elevate. La sfida dell’inclusione previdenziale è di cruciale importanza. Donne, giovani, lavoratrici e lavoratori delle aree meridionali continuano a essere meno presenti nel sistema della previdenza complementare; anche perché più fragili nelle loro condizioni di occupazione.

A fronte di tali fattori strutturali, non favorevoli alle prospettive di sviluppo della previdenza complementare, vi sono tuttavia possibili interventi di manutenzione evolutiva che possono accrescere in un orizzonte più ravvicinato l’attrattività e l’efficienza del sistema. Un insieme di interventi dovrebbe aiutare la capacità contributiva delle persone meno forti, attraverso una rimodulazione dei benefici fiscali. Tali benefici, oggi sostanzialmente espressi in termini di deducibilità dei contributi – fino a 5.164,57 euro – potrebbero trasformarsi in una contribuzione di ingresso nelle prime fasi lavorative.  Andrebbe inoltre consentito di riportare ad anni successivi spazi di deducibilità di cui non si è goduto nell’anno di riferimento. Ciò incentiverebbe la partecipazione di quanti hanno redditi più variabili, come i lavoratori autonomi. Vanno inoltre viste con favore misure volte a rafforzare il processo di accumulazione delle risorse. Il passaggio del sistema di tassazione dei rendimenti conseguiti dai fondi pensione dal risultato maturato al risultato realizzato, quale previsto dalla delega per la riforma fiscale, in corso di attuazione, andrebbe nella giusta direzione.

Il disegno della linea di default per il conferimento del TFR da parte dei lavoratori silenti dovrebbe virare dalla linea garantita ad una linea life-cycle, offrendo così maggiori opportunità in termini di redditività e di prestazioni pensionistiche. Le linee garantite hanno infatti una componente azionaria quasi nulla e su un orizzonte temporale di dieci anni hanno registrato rendimenti inferiori alla rivalutazione del TFR, pari al 2,4% medio annuo, e quindi ben al di sotto del rendimento medio annuo delle linee a maggior contenuto azionario (che si colloca tra il 4-4,5%).  Si tratta di misure che riportano all’attenzione del decisore politico il ruolo della conoscenza, dell’informazione e dell’educazione finanziaria e previdenziale per favorire decisioni di risparmio previdenziali più adeguate.

Temi su cui anche la COVIP è da tempo impegnata. La disciplina nazionale esprime oggi un favor per la corresponsione della prestazione complementare nella forma di rendita vitalizia, volta a coprire il rischio di longevità, ma incerta nella sua durata. L’evidenza empirica mostra, tuttavia, che le persone manifestano una preferenza a ricevere le somme accumulate interamente in capitale (analogamente a quanto avviene per il TFR alla cessazione del rapporto di lavoro). È ragionevole ritenere che l’obbligo oggi vigente di percepire nella forma di rendita vitalizia almeno il 50% della posizione individuale accumulata sia un fattore che non incentiva l’accumulazione di risparmio nella previdenza complementare.  In tale quadro, sarebbe quindi utile disporre di ulteriori opzioni di pay-out, che amplino le possibilità di scelta nella fase di erogazione. Potrebbero essere prese in considerazione, ad esempio, anche prestazioni previdenziali che eroghino le somme accumulate ripartendole su un periodo pluriennale, contribuendo almeno in parte a mitigare i rischi connessi alla durata della vita successivamente al pensionamento, diversamente dall’erogazione del capitale in un’unica soluzione.

(Testo completo allegato)

ALLEGATI:

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