Dip.Fondi Pensione: NEWS di Settembre 2024

SPECIALE – NOVITA’ IN VISTA PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE:
IL CANTIERE E’ APERTO

Pensioni, Tfr, Covip e uscite anticipate: il pacchetto giovani per rafforzare la previdenza complementare

In vista del varo a metà ottobre della manovra ci sono al momento tre opzioni sul tavolo per la destinazione del Trattamento di fine rapporto alla previdenza integrativa. Possibile una mini-riforma della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, con il passaggio da tre a cinque commissari

Dal sito: https://www.ilsole24ore.com/ – Marco Rogari

Rafforzare la previdenza complementare e renderla più funzionale alla cosiddetta “copertura pensionistica” degli under 35. È uno degli obiettivi che il governo intende centrare con la prossima manovra in arrivo a metà ottobre, facendo leva sul terreno previdenziale su una sorta di mini-pacchetto giovani. Che dovrebbe prevedere un intervento sul Tfr, non solo limitato a una nuova fase di silenzio-assenso ma anche misure per rendere meno ostico l’accesso al canale di uscita anticipata con almeno 64 anni d’età e 20 di versamenti. L’esecutivo sta poi pensando di dare maggiore forza alla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, facendo salire da tre a cinque gli attuali commissari e provvedendo contestualmente alla nomina del presidente, che è in “stand by” da un anno e mezzo. Ecco tutte le opzioni al momento allo studio.

Un raccordo tra previdenza obbligatoria e integrativa

Con l’adozione ormai quasi a tutto campo del metodo contributivo i trattamenti pensionistici futuri dei giovani, in molti casi con carriere lavorative discontinue, si presenteranno non adeguati. Soprattutto per questo motivo il governo è intenzionato a dare maggior peso al “secondo pilastro” anche nel tentativo di coniugare, come ha detto il ministro del Lavoro, Marina Calderone, il percorso della previdenza obbligatoria con quello delle forme integrative.

Tre ipotesi per il Tfr

L’intervento che stanno valutando i tecnici del governo è imperniato sul Tfr. Tre, allo stato attuale, sono le ipotesi in campo. La prima, su base volontaria, prevede una nuova fase di “silenzio-assenso”, con tutta probabilità semestrale come in occasione di quella scattata nel 2007, ed è la misura che è caldeggiata dallo stesso ministro Calderone. La seconda ipotesi è quella lanciata dal sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon, che punta alla destinazione obbligatoria alla previdenza complementare di una fetta pari al 25% del Tfr per i soli lavoratori neo-assunti. La terza opzione, sempre destinata ai neo-assunti, punta a prevedere un arco di tempo di sei mesi per consentire al lavoratore di effettuare la scelta di destinare il 25% della liquidazione ai fondi pensione. Secondo numerosi esperti previdenziali, però, la via dell’obbligatorietà non appare facilmente percorribile anche sotto il profilo costituzionale. In ogni caso, come hanno già lasciato intendere il ministro e anche Durigon, scatterà una massiccia campagna di comunicazione per far comprendere ai giovani l’importanza dell’adesione alla previdenza integrativa per assicurarsi una complessiva “copertura pensionistica” dignitosa.

Mix previdenza pubblica e integrativa per le uscite anticipate dei lavoratori «contributivi»

Il governo sembra intenzionato a percorrere la strada del mix previdenza obbligatoria e complementare anche in altri casi. In particolare, per i lavoratori interamente contributivi, ovvero per chi è in attività dal 1° gennaio 1996, si sta valutando un raccordo tra le forme pensionistiche integrative e il sistema obbligatorio anche per rendere meno ostico l’accesso al canale di pensionamento anticipato con almeno 64 anni e 20 di versamenti. Che è vincolato al raggiungimento di un importo minimo del trattamento, salito con l’ultima legge di bilancio ad almeno 3 volte quello dell’assegno minimo. Importo che si riduce a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le madri con 2 o più figli. Una soglia ora non facilmente raggiungibile, ma che lo diventerebbe assorbendo nel calcolo dell’importo dell’assegno la rendita della pensione integrativa.

Articolo completo: https://www.ilsole24ore.com/art/pensioni-tfr-covip-e-uscite-anticipate-tutte-opzioni-pacchetto-giovani-AFJJk9xD?refresh_ce&nof&cmpid=nl_pensioni – (contenuto in abbonamento)

Pensione complementare: una scelta per il futuro

Con stipendi bassi e precarietà gli assegni saranno sempre più magri. Ma non basta, bisogna superare la Fornero e intervenire sul mercato del lavoro

Dal sito: https://www.collettiva.it – Stefano Iucci

Lavoro povero e crisi demografica rappresentano una vera e propria bomba a orologeria per il sistema previdenziale italiano e per il futuro pensionistico di intere generazioni. Ecco perché il rafforzamento della previdenza complementare – rispetto alla quale l’Italia è indietro nelle adesioni nel confronto con altri Paesi europei – è importantissimo per garantire loro un futuro pensionistico dignitoso.

Anche se ovviamente tutto questo non basta per chi lavora con bassissime retribuzioni, è entrato tardi nel mondo del lavoro e ha carriere discontinue. Per questo, spiega Ezio Cigna, responsabile Politiche previdenziali della Cgil, “è necessaria una pensione di garanzia, come la Confederazione propone da tempo e comunque qualsiasi intervento sul sistema previdenziale non accompagnato da interventi strutturali nel mercato del lavoro rischia di non dare alcun risultato”. In ogni caso, in questo contesto di incertezza e difficoltà è fondamentale agire anche sulle pensioni complementari.

Articolo completo e simulazioni: https://www.collettiva.it/copertine/welfare/pensione-complementare-una-scelta-per-il-futuro-yih5qsei?guid=nl-1725345077

Obbligatorietà del versamento del TFR ai fondi pensione: le ipotesi sul campo

Dal sito: https://www.itinerariprevidenziali.it/ – Giulia Sordi

Tra le fila del Governo sono attualmente in discussione diverse ipotesi sul fronte pensionistico, tra cui l’obbligo di destinare una parte del TFR alla previdenza complementare o l’attivazione di un nuovo semestre di “silenzio assenso”. Quali le prospettive sul piatto e i possibili effetti per i fondi pensione?

Secondo recenti indiscrezioni, sembrerebbe pronta la nuova proposta di legge per rendere obbligatorio il trasferimento di una parte del TFR dei dipendenti ai fondi pensione e che, se vedrà luce, potrebbe trovare spazio all’interno della Legge di Bilancio per il 2025. L’obbligo si concretizzerebbe nel versamento automatico di una base del 25% del TFR alla previdenza complementare (con la possibilità di poterla incrementare successivamente) attivando immediatamente, per tutti i lavoratori dipendenti, un percorso di risparmio in un fondo pensione.

Al vaglio del Ministero del Lavoro anche l’ipotesi di introdurre un nuovo semestre di silenzio-assenso, una misura che prevede il trasferimento integrale del TFR maturando alla previdenza complementare per tutti quei lavoratori che non dichiarino esplicitamente di voler mantenere il TFR in azienda (o al Fondo di Tesoreria INPS per i lavoratori di aziende con più di 50 dipendenti). L’ultima sperimentazione sul “silenzio-assenso” risale al 2007, anno in cui il numero degli iscritti alla previdenza complementare aumentò del 43,2%, passando da poco più di 3,1 milioni a oltre 4,5 milioni aderenti. Il tasso di partecipazione globale si fermò tuttavia al di sotto del 30% per portarsi al 36,2% negli anni successivi (percentuale che scende al 26,3% considerando gli iscritti effettivamente versanti). Oggi, il numero complessivo di ingressi nel sistema avvenuti attraverso la modalità tacita – e quindi unicamente con il conferimento del TFR – si attesta a circa 450.000 (dati relazione COVIP 2022). 

Articolo completo su: https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/ilpunto/pensioni/obbligatorieta-versamento-tfr-ai-fondi-pensione-le-ipotesi-sul-campo.html

Con l’obbligo del 25% del Tfr ai fondi pensione aumenti irrisori

Secondo i calcoli dell’Ufficio previdenza della Cgil, l’incremento del futuro assegno sarebbe soltanto da 22 a 112 euro al mese. Serve una misura di garanzia

Scarica il report (PDF)

Dal sito: https://www.collettiva.it

L’obbligo di versare il 25% del Tfr ai fondi pensione – ipotesi che circola in questi giorni – è sbagliato e non risolve affatto il problema del futuro previdenziale di tanti lavoratori e tante lavoratrici. I calcoli li ha fatti l’Ufficio delle politiche previdenziali della Cgil. I numeri non lasciano dubbi: la rendita pensionistica mensile aggiuntiva che ne deriverebbe, infatti, andrebbe da 22 a 112 euro al mese nei casi più “fortunati” e le donne sarebbero ancora una volta penalizzate.

Ingiuste forzature

Non solo. A essere sbagliata è proprio l’impostazione. “Il Tfr – argomenta Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil – rappresenta una parte di salario differito e per molti lavoratori precari svolge anche la funzione di ammortizzatore sociale tra un impiego e l’altro, soprattutto per i lavoratori più poveri. Imponendo il trasferimento forzato di una quota del Tfr alla previdenza complementare, si limita la possibilità di gestire liberamente queste risorse, scelta che potrebbe avere profili di incostituzionalità”.

Qualche numero

Secondo i calcoli per un reddito lordo annuo di 10.000 euro, la rendita mensile per un lavoratore che inizia a versare contributi a 30 anni è di appena 37,48 euro per gli uomini e 31,17 euro per le donne. Se l’iscrizione avviene a 40 anni, la situazione peggiora drasticamente, con una rendita che scende a 22,39 euro mensili per gli uomini e a 18,61 euro per le donne. “Questi importi sono irrisori e non garantiscono alcuna sicurezza economica”, commenta Cigna.

Articolo completo e simulazioni: https://www.collettiva.it/copertine/welfare/con-lobbligo-del-25-del-tfr-ai-fondi-pensione-aumenti-irrisori-si681t7y

Pensioni, allarme dell’Inps: sistema a rischio squilibrio

Colpa delle uscite anticipate. I giovani guadagnano troppo poco e l’assegno delle donne pesa il 35% in meno di quello degli uomini. Spesa previdenziale a circa 347 miliardi

Dal sito: https://www.focusrisparmio.com/ – Chiara Santilli

Il sistema previdenziale italiano è a rischio squilibrio. Colpa di un’età media di uscita di 64,2 annie dell’eccessiva generosità dei trattamenti rispetto all’ultima retribuzione. Intanto, anche se cresce il numero di lavoratori rispetto al 2019, cala il loro potere d’acquisto e i giovani guadagnano sempre meno. Con enormi disparità di genereche si ripercuotono nella vita post-lavorativa, quando l’assegno delle donne si rivela in media più leggero del 35% rispetto a quello degli uomini. È la fotografia scattata dall’Inps nel consueto Rapporto annuale, che vede il 2023 passare in archivio con un risultato economico positivo per 2.063 milioni, in peggioramento rispetto ai 7.146 milioni dell’anno prima, e una spesa pensionistica di circa 347 miliardi. “Nel breve-medio periodo la tenuta dei conti previdenziali è assolutamente in equilibrio”, ha comunque assicurato il presidente dell’Istituto, Gabriele Fava.

Articolo completo: https://www.focusrisparmio.com/news/pensioni-allarme-dellinps-sistema-a-rischio-squilibrio?utm_source=newsletter

Previdenza complementare: a che punto siamo?

Dal sito: https://fundspeople.com/ – Chiara Santilli

Osservatorio Sara Assicurazioni: 8 su 10 hanno timore per il futuro post lavoro. E quasi 1 su 4 teme di cadere in povertà. Ma per metà non sanno di cosa si tratti. Anche se aumenta il numero di chi vuole saperne di più e pensa di rivolgersi a un consulente

Mentre il governo lavora alla proposta di destinare ai fondi pensione una quota obbligatoria del TFR, così da garantire ai lavoratori una vecchiaia più dignitosa, sul tema emerge ancora una volta la quasi completa estraneità degli italiani. Basti pensare che oltre uno su due non sa cosa sia la previdenza complementare, nonostante otto su dieci guardino con pessimismo alla loro situazione economica post lavorativa. A tracciare l’allarmante quadro è questa volta una ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, dalla quale emerge però l’interesse a ricercare soluzioni e aiuto per capire come integrare l’assegno Inps e rendere più sicuro il proprio futuro.

Articolo completo: https://www.focusrisparmio.com/news/previdenza-complementare-sara-assicurazioni-sondaggio-tfr-pensioni

I 20 fondi pensione più grandi del mondo

Dal sito: https://fundspeople.com/

I 300 maggiori fondi pensione del mondo sono tornati a crescere nel 2023, invertendo gran parte del declino dell’anno precedente. Tuttavia, il patrimonio dei maggiori fondi pensione non è ancora tornato ai massimi storici, secondo il rapporto Global Top 300 Pension Funds di quest’anno del Thinking Ahead Institute di WTW.

Il rapporto, realizzato in collaborazione con Pensions & Investments, evidenzia le tendenze di alto livello del settore dei fondi pensione. Fornisce inoltre informazioni sull’evoluzione della composizione dell’elenco dei primi 300 fondi pensione globali, comprese le caratteristiche e le allocazioni degli investimenti di questi fondi.

Il report classifica il Government Pension Investment Fund of Japan (GPIF) come il più grande fondo pensione al mondo dal 2022, con un patrimonio in gestione di 1,59 trilioni di dollari. Tuttavia, con un patrimonio di 1,58 trilioni di dollari, il Fondo Pensione Governativo Norvegese, più piccolo solo dello 0,5%, potrebbe conquistare il primo posto l’anno prossimo dopo aver registrato una crescita del 22% del patrimonio nel periodo di 12 mesi.

In Europa, i fondi continuano a destinare una parte significativa dei loro investimenti al reddito fisso, con il 47%, seguito dalle azioni, con quasi il 40% dell’allocazione. Questa distribuzione segna una differenza significativa rispetto ad ad altre regioni e sottolinea la necessità di continuare a lavorare sulla diversificazione delle strategie.

Pozione Fondo Paese Patrimonio
1. Government Pension Investment Giappone 1.593,141
2. Government Pension Fund Norvegia 1.584,524
3. National Pension Corea del Sud 801,864
4. Federal Retirement Thrift USA 782,835
5. ABP Paesi Bassi 552,376
6. Canada Pension Canada 477,676
7. California Public Employees USA 452,453
8. Central Provident Fund Singapore 432,509
9. National Social Security Cina 364,351
10. California State Teachers USA 309,931
11. PFZW Paesi Bassi 262,261
12. New York City Retirement USA 247,999
13. Employees Provident Fund Malesia 247,268
14. New York State Common USA 246,307
15. Local Government Officials Giappone 226,803
16. AustralianSuper Australia 204,631
17. Florida State Board USA 194,659
18. Ontario Teachers Canada 186,897
19. Texas Teachers USA 181,656
20. Labor Pension Fund Taiwan 176,267

Fonte: Thinking Ahead Institute di WTW.Dati in milioni di dollari USA.

Dal sito: https://www.itinerariprevidenziali.it/ – Michaela Camilleri

Redatta con cadenza annuale dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, la pubblicazione – giunta nel 2024 alla sua undicesima edizione – offre un’accurata fotografia dell’ampio universo degli investitori istituzionali italiani, con particolare riferimento a Casse di Previdenza dei liberi professionisti, fondi pensione negoziali e preesistenti, Fondazioni di origine Bancaria, Compagnie di Assicurazione e forme di assistenza sanitaria integrativa. Tutti soggetti che, pur operando con schemi e riferimenti normativi differenti, rappresentano i principali player istituzionali del Paese, oltre che pilastri fondamentali del nostro sistema di welfare.

Dopo la flessione registrata lo scorso anno a causa dell’andamento negativo dei mercati finanziari, a fine 2023 torna a crescere il patrimonio degli investitori istituzionali (welfare contrattuale e fondazionale), passato dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 295,97 miliardi del 2023, con un incremento del 107%. Di questi, circa l’80% è affidato direttamente o indirettamente a gestori professionali. In percentuale del PIL, il patrimonio di fondi pensione negoziali e preesistenti, Casse Privatizzate, Fondazioni di origine Bancaria e forme di assistenza sanitaria integrativa è pari al 14,2%; includendo anche il welfare privato (Compagnie di Assicurazione del settore vita, rami I, IV e V, fondi aperti e PIP), tale rapporto aumenta al 48%.

Il ritratto emerso dall’Undicesimo Report annuale Itinerari Previdenziali “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l’anno 2023”, presentato questa mattina a Milano nella prestigiosa cornice offerta dalla Sala Parterre di Borsa Italiana, è quindi quello di un Paese che negli anni è riuscito a conservare e consolidare il proprio mercato istituzionale, resistendo a scenari avversi e raggiungendo una dimensione ormai piuttosto rilevante anche nel confronto internazionale. «Guardando ad esempio alla sola previdenza complementare, se si considera che il rapporto tra il patrimonio dei fondi pensione e il PIL è di poco superiore all’11%, quando in molti altri Paesi supera il 50%, risulta evidente come il nostro sia un mercato già molto interessante, ma con alte potenzialità di sviluppo, soprattutto se verranno implementate le necessarie riforme in termini di fondo di garanzia per le microimprese e le PMI (eliminato dal Governo Prodi/Damiano nel 2007) e la revisione fiscale prevista nella delega», il commento del Professor Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

Report completo scaricabile su: https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/biblioteca/pubblicazioni/undicesimo-report-sugli-investitori-istituzionali-italiani.html

Sintesi report: https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/ilpunto/finanza/investitori-istituzionali-si-torna-a-crescere-un-mercato-che-vale-quasi-1.000-miliardi.html

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