FEMMINICIDIO – Documento a cura dell’Esecutivo nazionale donne Fisac CGIL

Care Compagne e Cari Compagni,

è stato approvato in Consiglio dei ministri un testo che modifica il Codice penale introducendo la fattispecie del nuovo reato di femminicidio, che può essere punito anche con l’ergastolo.
Con un approccio populista e contro lo spirito rieducativo della pena, credono di risolvere nel modo più comodo e meno impegnativo un problema ben più radicato nella nostra cultura e si agisce con misure penali che intervengono a violenza o femminicidio oramai agiti.

In allegato un nostro documento.

Esecutivo Nazionale Donne Fisac CGIL


REATO DI FEMMINICIDIO OPPURE OPERAZIONE BANDIERA?

Il Consiglio dei ministri il 7 marzo ha approvato lo schema di un disegno di legge recante “Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”.

Il provvedimento prevede l’introduzione nel sistema giuridico italiano del reato di femminicidio, qualificando come tale il delitto commesso da chiunque provochi la morte di una donna per motivi di discriminazione, odio di genere o per ostacolare l’esercizio dei suoi diritti e l’espressione della sua personalità.

Non abbiamo a disposizione la bozza completa del DDL ma alcune considerazioni ci sorgono spontanee anche in virtù delle dichiarazioni che hanno accompagnato la conferenza stampa del DDL come ad esempio il Ministro Nordio che definisce il DDL un risultato epocale, oppure la Ministra Roccella che parla di novità dirompente.

Il femminicidio rappresenta una delle forme più estreme di violenza di genere e costituisce una grave emergenza sociale. Ogni anno, numerose donne perdono la vita per mano di partner, ex partner o uomini che rifiutano la loro autonomia e libertà, donne italiane uccise da italiani e donne straniere uccise da stranieri. Alla data di oggi le vittime di femminicidio sono QUATTRO*:

*fonte femminicidioitalia.info

– Elisa Stefania Feru uccisa dal marito Daniele Bordicchia;
– Maria Porombescu uccisa dall’ex compagno Emilio Martini;
– Jhoanna Nataly Quintanilla Valle uccisa dal compagno Pablo Heriberto Gonzalez Rivas;
– Eleonora Guidi uccisa dal compagno Lorenzo Innocenzi.

Tuttavia, il femminicidio è spesso l’atto finale di una lunga escalation di violenze, molte delle quali possono essere identificate attraverso i cosiddetti “reati spia”.

I reati spia sono quei crimini che possono costituire un campanello d’allarme per un possibile rischio di violenza letale. Tra questi si annoverano:

♦ Maltrattamenti in famiglia
♦ Stalking
♦ Molestie
♦ Violenza sessuale
♦ Minacce gravi
♦ Lesioni personali

Questi atti, se riconosciuti in tempo, possono permettere alle forze dell’ordine e ai servizi sociali di intervenire prima che si arrivi a conseguenze estreme.

Uno dei principali strumenti di prevenzione è l’educazione alla parità di genere fin dalla scuola.
Promuovere il rispetto e la consapevolezza sulle dinamiche della violenza di genere è necessario per contribuire a cambiare la mentalità della società.

Le vittime, i loro familiari e le persone vicine devono essere sensibilizzate a riconoscere i segnali di pericolo, come un controllo ossessivo da parte del partner, minacce, isolamento sociale e comportamenti aggressivi.

Centri antiviolenza, case rifugio e sportelli di ascolto devono essere adeguatamente finanziati e resi accessibili alle vittime. Una rete di supporto forte può fare la differenza, dando la possibilità alla donna di uscire da una relazione violenta. Purtroppo però, neanche questa volta, le realtà che se ne occupano quotidianamente sono state minimamente coinvolte per la definizione del DDL e neppure coinvolta la Commissione Bilaterale sul femminicidio.

Le denunce delle donne devono essere prese sul serio e trattate con la massima urgenza.

È necessaria una specifica formazione per le forze dell’ordine e la magistratura, per gestire i casi di violenza di genere con competenza e tempestività.

Strumenti tecnologici, come i braccialetti elettronici per gli aggressori e le app di emergenza, possono aiutare a proteggere le vittime. Inoltre, le misure cautelari, come il divieto di avvicinamento, devono essere applicate con severità e monitorate con attenzione.

La prevenzione del femminicidio non può basarsi esclusivamente sulla repressione, ma deve fondarsi su un cambiamento culturale e su un sistema di protezione efficace. Il riconoscimento precoce dei reati spia e l’intervento tempestivo possono salvare vite. Va tenuto in considerazione, inoltre, l’aspetto economico del problema: i dati recentemente pubblicati dall’Istat evidenziano come il rischio che la donna non abbia l’indipendenza economica, possa risultare un deterrente per attuare quel processo di consapevolezza e salvezza che la porta ad allontanarsi dall’uomo violento.

L’approccio della destra politica risulta essere privo di una visione risolutiva sistemica, prediligendo un sistema giustizialista con annunci roboanti e nessun cambiamento culturale.

Solo con un impegno collettivo e una presa di coscienza condivisa, sarà possibile costruire una società più sicura per tutte le donne.

Per noi sarà un momento epocale e dirompente quando il numero delle vittime di femminicidio sarà pari a ZERO.

8 marzo 2025

ESECUTIVO NAZIONALE DONNE FISAC CGIL

 

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