Camusso e i 120 anni del sindacato “Rispondere all’emergenza lavoro”
Per la segretaria nazionale le priorità sono gli esodati e il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga
Susanna Camusso viene ieri a Firenze per fare gli auguri alla Camera del Lavoro per il suo 120esimo compleanno. C’è anche il sindaco Renzi a salutare l’anniversarioe dice che «stiamo perdendo tempo». Non si sono mai amati il sindaco e la segretaria ma siedono vicini e apparentemente cordiali come si fa in casi del genere. Magari anche d’accordo sul perdere tempo. Ma solo sulle parole inchiodate a se stesse. La lettura è totalmente diversa. Non fosse altro perché la leader della Cgil non si ferma sui contorcimenti della politica o alle consultazioni trai partiti, ma si concentra sul punto di vista sindacale: «Si perde tempo se non si mette al centro il lavoro: non solo per una questione di equità ma perché è l’unica molla di sviluppo».
Comunque, stiamo o non stiamo perdendo tempo?
«Il tempo è importante, ma non è questione di giorni. Il tempo lo abbiamo perso ai tempi del governo Berlusconi negando che ci fosse la crisi e così scontiamo quattro anni di ritardo nell’intervenire. Poi abbiamo perso altri 17 mesi con un governo tecnico che ha accumulato scadenze che ora vengono tutte insieme al pettine e fatto una politica recessiva invece che rimettere in moto l’economia».
Dunque, è troppo tardi?
«La situazione è difficile, direi drammatica. E’ ovvio che dobbiamo muoverci. Ma basta fare? Non basta. Non ci vogliono provvedimenti qualunque ma è necessaria una risposta all’emergenza del lavoro e alla drammaticità della condizione sociale. Si tratta di tempo ma soprattutto di qualità del fare e di avere un punto di vista. Di dare risposte di cambiamento: tempo e cambiamenti devono andare insieme. Ci vuole un governo di cambiamento per il quale ci vuole un esercizio di responsabilità che non ho visto praticare da tutti. Intanto però ci sono priorità che anche un governo per l’ordinaria amministrazione può fare».
Quali?
«Le priorità le abbiamo già indicate. Risolvere la questione degli esodati, rifinanziare la cassa integrazione in deroga che altrimenti lascerebbe migliaia di persone sulla strada, evitare l’esplosiva concentrazione a giugno di una serie di balzellie di aumenti che darebbero il colpo di grazia a stipendi già provati: Imu, aumento dell’Iva e Tares. La Cgil sta pensando a una manifestazione nazionale sulla cassa in deroga, speriamo anche con Cisl e Uil ».
Sulla Tares Anci e governo si sono appena accordati per il rinvio a dicembre.
«E’ un passo avanti ma non si può andare di rinvio in rinvio, va trovata una soluzione equa e definitiva».
Sarà almeno soddisfatta dei 40 milioni per pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese.
«Purché si proceda con un criterio. Dando la priorità al lavoro.Ossia ai pagamenti che servono a fare andare avanti le produzioni avviate, i cantieri. E purché si trovino i finanziamenti altrove e non si scarichi sempre tutto su altre tasse orizzontali che gravano sempre su lavoro e pensionati».
Si riferisce all’ipotesi dell’aumento dell’addizionale Irpef?
«O di qualsiasi altra addizionale. Aumentare le tasse in maniera non progressiva sarebbe una follia».
Lei chiede cambiamento, ma proprio voi venite spesso tacciati di conservatorismo.
«L’Italia non decide perché è l’unico paese dove i partiti sono partiti personali. Ne deriva che anche gli interessi sono specifici e mai generali. E’ il deficit del punto di vista collettivo che impedisce i cambiamenti a favore della logica dei veti. Quanto al sindacato certo che abbiamo bisogno anche noi di innovazione, ma chi ci accusa di conservatorismo mi sembra che guardi il dito e non la luna. Ci si può accusare di avere fato ultimamente politiche in nome del salviamo il salvabile: di fronte allo sgretolarsi di tutto. E di fronte al fatto che ogni riforma cui si è dato mano non è mai stata un cambiamento ma è servita solo a peggiorare le condizioni del lavoro e dunque l’economia del paese»