![]() LOMBARDIA |
![]() |
Comunicato
Il Convegno organizzato dalla Fisac Nazionale nel tardo pomeriggio di oggi, registrando una significativa ricchezza di contributi e di confronti.
La giornata si è aperta con la illustrazione di un report sul Sistema Finanziario nel Mezzogiorno a cura dell’Ufficio studi e ricerche della Fisac CGIL Nazionale 👇
A seguire si è tenuto la prima tavola rotonda sul ruolo del settore finanziario per lo sviluppo infrastrutturale del Mezzogiorno alla quale hanno contribuito il Professor Adriano Giannola ( Presidente Svimez), Vito Grassi ( vice Presidente di Confindustria), Roberto Torrini ( Capo servizio struttura economica Bankit), Ferdinando Natali (Regional Manager Region Sud Unicredit), Gigia Bucci ( Segretaria Generale CGIL Puglia), Pino Gesmundo ( Segretario confederale CGIL Nazionale), Stefano Malorgio ( Segretario Generale Filt CGIL Nazionale), Carmine Ranieri ( Segretario Generale CGIL Abruzzo Molise) e Veronica Nicotra ( Segretaria Generale Anci )
Ha aperto il dibattito Gianola esprimendo la preoccupazione, ripresa anche da altri ospiti, su come saranno coperte le spese per le opere stralciate dal PNRR (16 mln) e quindi de-finanziate. Sono opere destinate per il 40% al Mezzogiorno e che avrebbero dovuto creare occupazione femminile e giovanile per il 40%.
Di fronte ai divari che si accentuano, tra nord e sud e tra l’Italia e l’Europa, l’Autonomia Differenziata non farà che peggiorare la situazione.
Nicotra ha condiviso le preoccupazioni sullo stralcio dei 16 mld, di cui ben 14 rappresentano progetti di competenza dei comuni. Di questi 6 mld sono destinati a interventi a favore delle piccole e medie imprese e 4 mld per la rigenerazione urbana e recupero del dissesto idro geologico. Sarebbe importante almeno avere contezza sulla copertura di queste opere, considerando che 6 mld sono già stati spesi entro le scadenze previste (quindi non oltre il 2026) mentre altri progetti sono nella fase finale di apertura cantieri. Perché allora stralciarli dal PNRR?
Torrini si è intrattenuto sulla necessità dell’ammodernamento delle infrastrutture del Mezzogiorno. C’è una cosa che solo Stato può e deve garantire: servizi simili e infrastrutture materiali adeguate a tutti ma non solo. La carenza nella gestione delle scuole, dei tribunali degli ospedali – dice Torrini – evidenzia come anche le c.d. infrastrutture immateriali siano da rivedere.
Non ci sono ricette sicure e, conclude Torrini, se il Mezzogiorno è in declino anche l’economia del Centro Nord è “piantata”. “E’ una lenta decadenza parallela”.
Malorgio ha parlato dei problemi di ammodernamento della rete dei trasporti che sono gli stessi al Sud come al Nord. Ci sono ben 20 anni da recuperare e questa necessità induce a tempi lavorativi così stretti da portare a incidenti sul lavoro come quello che ha coinvolto, causandone la morte, i cinque operai di Brandizzo.
C’è tutta una filiera dei trasporti, dice Malorgio, da recuperare, rifare, ridisegnare perché possa rappresentare la trama per unire tutta l’Italia all’Europa attraverso i porti e le strutture retroportuali. Quelle che rendono i maggiori porti europei città ricche, cosa che non è per le nostre Genova e Trieste che sono solo un mero nastro trasportatore di merci. Il valore aggiunto di quelle merci viene creato altrove.
Natali è intervento sul ruolo degli istituti di credito nel Mezzogiorno. Ma, si chiede, è condivisa la consapevolezza che colmare il divario Nord /Sud sia la priorità n.1 in questo Paese? Perché così dovrebbe essere.
Mentre il gap tra nord e sud sui Km di binari ad alta velocità è di 5:1, mentre il Corridoio 1 dell’alta velocità della Rete Trans Europea dei trasporti va – andrebbe – da Berlino a Palermo, noi ci siamo fermati molto prima.
Per coprire questo gap non bastano le banche.
I giovani hanno perso fiducia, non vedono il futuro in questo Mezzogiorno e neppure nel Paese. E anche per recuperare questa fiducia non bastano le banche.
Tuttavia le banche possono fare bene il proprio lavoro che è quello di essere vicino al territorio, alle persone e alle imprese, affiancare chi investe al Sud in progetti forti ma anche in start up: perché, e conclude Natali, non è mai stato conveniente come oggi investire al SUD tra Bonus, decontribuzione per chi assume, Zes e Pnrr.
Grassi ritiene che la rimodulazione del Pnrr sia utile per togliere dal tavolo le opere non strategiche che, comunque, sarebbero andate a compimento entro il 2026. Concorda con gli altri ospiti come sia indispensabile capire come saranno finanziate le opere stralciate, anche a garanzia di quei comuni che hanno già speso cifre significative. In ogni caso il vincolo del 40% in opere nel Sud va mantenuto poiché non c’è dubbio che il divario si stia allargando.
Bucci è intervenuta sui 900 mln di investimenti previsti per il Mezzogiorno e stralciati dal Pnrr senza che fossero in ritardo rispetto alla scadenza del 2026.
La mobilità, da tutti richiamata parlando della obsolescenza delle infrastrutture, è un elemento democratico all’interno del Paese.
Secondo il World Economic Forum (2019) l’Italia è al 18’ posto per qualità delle infrastrutture, la Germania è ottava e la Francia nona.
Il PNRR è la cura di questi enormi problemi di connessione territoriale e sociale, contro la desertificazione di un Mezzogiorno per la crisi demografica e la fuga dei giovani.
Le risorse stornate dal Pnrr (16 mld) sono state cancellate- dice Bucci – da una politica di governo non neutra ma “di classe”, che mira a dividere il Paese e a comprimere i diritti rispetto al luogo dove si vive.
Per Ranieri il Pnrr deve servire a costruire le opere che servono non a una manutenzione generalizzata delle infrastrutture del Mezzogiorno. Un’ occasione da non perdere.
Eppure il progetto di collegamento trasversale tra il porto di Barcellona, quello di Civitavecchia e poi, via terra, fino a Ortona e da lì verso l’Asia è stato stralciato dal PNRR.
Gesmundo chiude il panel con il richiamo alla miope contrapposizione tra Sud e Nord che non fa crescere tutto il Paese.
Sulla transizione energetica il Mezzogiorno è avanti in proporzione al resto del Paese; eppure- conclude Gesmundo. qualcuno- il ministro Pichetto Fratin ha immaginato impianti nucleari di quarta generazione che entrerebbero a regime non prima di 6-7 anni con un impatto ambientale di smaltimento scorie di gravità non ancora chiara.
Sul secondo Panel trovate un ampio resoconto nella nota dell’Ufficio Stampa della Fisac Cgil Nazionale che trovate qui 👇
https://www.fisac-cgil.it/132637/il-futuro-del-paese-parte-dal-sud
Napoli 29 settembre 2023
La Fisac CGIL Milano e Lombardia