Meno nove. In dieci anni gli sportelli bancari fisici nella zona nord della provincia sono passati dai 30 del
2013 ai 21 del 2023 (i dati sono quelli di Banca d’Italia). II calo maggiore a Follonica, dove i punti in cui andare per prelevare, chiedere una consulenza e guardare il proprio operatore bancario negli occhi da 13 sono diventati 9.
Meno due – da cinque a tre – a Gavorrano e sportelli dimezzati anche a Scarlino da due a quattro. Resiste un po’ di più Massa Marittima dove i sei sportelli nel corso degli anni si sono attestati a cinque. E poi ci sono i Comuni più piccoli, come Monterotondo Marittimo e Montieri, dove c’è un solo punto bancario.
Con uno “spopolamento” comune a tutti i territori. Non si salva nemmeno il capoluogo: a Grosseto, solo per confermare questa tendenza, gli sportelli da 42 sono diventati 28, sempre nello stesso arco di tempo.
E sì, gli sportelli chiudono, ma a volte c’è anche «il ridursi dei giorni di apertura degli stessi, così come avvenuto per la filiale di Monterotondo Marittimo, funzionante a giorni alterni. Anche questo aspetto rientra nel fenomeno conosciuto come desertificazione bancaria ed è da sempre contrastato dal nostro sindacato», sottolinea Claudia Rossi, segretaria provinciale Fisac Cgil. «Tale fenomeno – spiega Rossi – è iniziato circa 15 anni fa, andando così a creare criticità per le fasce della popolazione meno abituata a utilizzare i canali telematici o con scarse competenze finanziarie, che in assenza di un confronto con un consulente bancario hanno difficoltà ad eftettuare le scel te più adatte alle loro esigenze».
Più penalizzate quindi le fasce anziane, ma anche chi in generale non ha troppa dimestichezza con la tecnologia o comunque con nozioni finanziarie.
Da un lato così si rischia di fare «investimenti che non sono quelli che servirebbero e che potrebbero far avere un ritorno economico e quindi tranquillità per il futuro. Su questo aspetto – sottolinea Rossi – c’è il progetto Banca d’Italia che porta l’educazione finanziaria dalle scuole».
Dall’altro aumenta anche il rischio di truffe bancarie. A cui s’aggiunge «un pericolo – dice Rossi – di legalità, nel senso che, se manca non presidio dell’erogazione del credito, possono introdursi altre forme di reperimento di liquidità».
E infatti a essere coinvolto è anche il tessuto economico del territorio. «L’assenza di istituti di credito – sottolinea Rossi – rappresenta un problema anche per le piccole e medie imprese che non possono accedere facilmente al credito. Questi territori vedono così ulteriormente diminuire le opportunità di sviluppo sociale ed economico».
E a cambiare non è solo la “geografia” dei servizi, ma anche il modello di banca tra nuove tecnologie, digitalizzazione e l’introduzione dell’intelligenza artificiale. «Dietro l’abbandono dei piccoli territori o delle aree interne vi è il fattore “fare utili”: le banche infatti-spiega Rossi-dimenticano la funzione sociale attribuita loro dalla Costituzione. Le agenzie non sono solo punti dove ritirare i soldi ma, soprattutto nei piccoli centri, sono luoghi dove gli utenti entrano per riporre la propria fiducia e i loro risparmi.
Gli istituti finanziari dovrebbero sostenere l’economia reale, i territori e tutelare il risparmi. Non pensare solo agli utili da distribuire agli azionisti. Per questo la Fisac da tempo chiedeva la costituzione di un osservatorio a livello regionale sulla desertificazione e a fine ottobre la commissione aree interne su proposta del presidente Marco Niccolai ha approvato l’atto da portare in giunta regionale per l’avvio di tale osservatorio».
E se da un lato «tutto è mirato a ridurre al minimo i costi per sedi e personali, con conseguenti maggiori utili da distribuire agli azionisti», sottolinea Rossi, dall’altro il fenomeno della desertificazione bancaria non penalizza solo la clientela. «Basti pensare che i grandi gruppi a ogni riorganizzazione- aggiunge Rossi – vanno a diminuire il numero dei dipendenti, quindi posti di lavoro “buoni , con garanzie contrattuali impor
tanti, lasciando così chi resta nelle filiali ad affrontare ogni giorno situazioni complica te, stressanti a causa delle continue pressioni commerciali alla vendita e dei reiterati cambiamenti operativi; non dobbiamo dimenticare infatti che lo stress da lavoro correlato è un fattore di altissimo rischio per la salute dei bancari. Proprio per analizzare, monitorare e governare questa trasformazione, nell’ultimo rinnovo contrattuale è stata istituita la “cabina di regia” con il compito di favorire il raggiungimento di intese che permettano l’evoluzione del settore e assicurino alle lavoratrice e lavoratori tutte le tutele necessarie».
Intanto l’obiettivo fondamentale è presidiare i territo ri. «Mi preme ricordare – conclude la sindacalista – che è
Pasce li siena se Monte dei muni della nostra Provincia sono presidiati e ci auguriamo che questa presenza possa continuare ad essere sinonimo di servizio diffuso, garanzia e legalità».