BNL: Prospettive n.29 / Nov. 2024 – La violenza economica sulle donne

La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (che ricorre il 25 di novembre) rischia spesso di essere ridotta a una semplice ricorrenza simbolica, con dichiarazioni di principio e gesti di solidarietà che, pur necessari, non bastano a fronteggiare la

complessità del fenomeno. La connessione tra la violenza di genere e le strutture di potere che pervadono la nostra società alimenta il fenomeno: esempio lampante ne è il Ministro Valditara con le sue dichiarazioni fuori luogo e prive di fondamento, ma anche il sistema attraverso leggi, media, economia e cultura. La vera sfida non è solo denunciare i singoli casi di violenza, ma smantellare le radici culturali, sociali ed economiche, creando un ambiente dove le donne possano vivere senza paura e in piena autodeterminazione. In altre parole, la lotta non è solo contro l’aggressore, ma contro il sistema che lo rende possibile.

Tra  i  tanti  aspetti  legati  alla violenza di genere, vogliamo concentrarci su quello economico, visto che come bancari ci è più affine. Si tratta di una forma di abuso insidiosa e spesso invisibile che implica l’uso del controllo delle risorse finanziarie per limitare l’autonomia e la libertà delle donne. Non si tratta di un atto fisico, ma di una vera e propria forma di oppressione psicologica e sociale, che può avere effetti devastanti sulla vita delle donne, minando la loro indipendenza e autostima. Si manifesta in diversi modi: negare l’accesso al denaro (1 donna su 3 in Italia non ha un conto corrente), limitare la possibilità di lavorare o intraprendere attività economiche.

In un contesto di violenza economica, la donna si ritrova spesso intrappolata in una spirale di povertà e isolamento, di dipendenza e vulnerabilità, incapace di sfuggire alla situazione di abuso. La manipolazione finanziaria è, infatti, una delle principali armi nelle mani di chi esercita violenza, privando la vittima di un lavoro stabile, anche della capacità di prendere decisioni economiche autonome.

Affrontare il tema implica un cambiamento culturale che riconosca questa forma di abuso come tale e la combatta. È necessario che le politiche pubbliche promuovano l’accesso delle donne a risorse economiche indipendenti, offrendo forme di sostegno come l’accesso al credito, la tutela del reddito, l’inserimento lavorativo e la creazione di una    rete   di   servizi   che permetta alle donne di sfuggire all’oppressione economica. La sensibilizzazione su questa tematica è cruciale perché, non essendo sempre evidente, la violenza economica rischia di passare inosservata anche da parte delle stesse vittime, che non riconoscono la sua pericolosità o non hanno consapevolezza delle risorse legali ed economiche a loro disposizione per contrastarla. Facciamo rumore, dunque, e rompiamo il silenzio per l’autodeterminazione delle donne e la possibilità di vivere una vita libera da violenza e discriminazione.

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