Banco di Sardegna: E’ arrivato il Messi(a)

 

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E’arrivato il Messi(a)

Care colleghe e cari colleghi, in questo periodo abbiamo purtroppo assistito ad eventi che possono cambiare le sorti del mondo, speriamo in senso positivo. La guerra ed il conflitto stanno divenendo sempre più l’unico metodo di risoluzione delle discordie.
La celebre foto del colloquio tra Trump e Zelensky in un luogo sacro come la Basilica di San Pietro ha fatto il giro del mondo. Il dialogo tra due parti è indispensabile per cercare di avvicinare le reciproche e lecite richieste e addivenire ad una soluzione negoziata e giusta.
Purtroppo, da un po’ di tempo a questa parte, nella nostra azienda stiamo assistendo a decisioni prese senza avere una visione d’insieme su come sarà il futuro del Banco.
Assistiamo a trasferimenti di personale per coprire buchi organizzativi; competenze professionali spostate improvvisamente senza rimpiazzo; servizi e filiali prive di figure previste, come i vicari; colloqui informali con il personale senza interloquire con i capi servizio, dirigenti, preposti, coordinatori; commissariamenti veri o presunti; progetti pilota che partono per poi fermarsi; creativi ruoli e modelli di servizio come il prevalente assicurativo o l’addetto alle cessioni del quinto; campagne commerciali sprint con monitoraggio quotidiano; valutazioni da abbassare in maniera massiva.
Il nervosismo e la confusione che si percepisce in tutte le strutture della banca è la vera grande novità. La tensione pervade tutti i livelli della nostra comunità e, come al solito, si scarica in maniera prepotente sugli anelli più deboli ed indifesi della catena di comando.
Si sta mettendo in discussione una organizzazione della banca che ha prodotto lusinghieri risultati in questi anni in nome di una non meglio precisata rivoluzione che, a detta di coloro che la stanno mettendo in atto, dovrebbe rendere l’azienda più snella e meno burocratica.
Non si capisce quale sia il progetto strategico alla base di questa rivoluzione. Non si capisce come si voglia supportare la rete e, con essa, la società sarda e le importanti realtà della penisola su cui insistiamo.
Nel corso degli anni la Direzione Generale del Banco è stata interessata da un importante ridimensionamento sia da un punto di vista sostanziale che formale procedendo ad un lento svuotamento delle autonomie aziendali.
Il management, di recente approdo, deve essere in grado di favorire la creazione di prodotti, modelli organizzativi e sinergie ritagliati sulle specificità proprie del Banco e del territorio che al momento non percepiamo.
Tutto ciò non potrà succedere senza un coinvolgimento fattivo delle Organizzazioni Sindacali che rappresentano la stragrande maggioranza del personale.
Probabilmente, per una cultura aziendale delle relazioni industriali che non appartiene alla storia del Banco, qualcuno pensa di essere assurto alle più alte cariche dirigenziali in odore di santità, il che rende inutile una qualsiasi comunicazione su pseudo riforme organizzative che pervengono a tumulazione avvenuta.
Ebbene, noi non abbiamo bisogno di entità che camminano sulle acque, noi abbiamo il diritto /dovere di essere convocati nelle forme previste dalla legge, dai contratti di riferimento; di ricevere le informative dettagliate che spieghino le modifiche organizzative; di esprimere le nostre opinioni su progetti; di dissentire quando non siamo d’accordo. Scavalcare le OO.SS non è accettabile al Banco di Sardegna, se l’idea è di convocare i sindacati “a babbo morto” risponderemo in maniera adeguata chiamando le lavoratrici ed i lavoratori nelle sedi opportune per fare sentire la voce degli ultimi, che ultimi non sono.

Sassari, 29 aprile 2025

Le Segreterie di Coordinamento del Banco di Sardegna
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN

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