Toscana – L’Angolo Rosso: perché è fondamentale votare l’8 e 9 giugno

Carlo Moretti (FISAC CGIL Toscana): “Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe promuovere la partecipazione, non disincentivarla”

Redazione – Carlo Moretti, segretario FISAC CGIL Toscana, iniziamo dalla dichiarazione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha affermato pubblicamente che farà propaganda affinché la gente “se ne stia a casa” durante il prossimo appuntamento referendario. Come valuta queste parole?

Carlo Moretti – È un’affermazione grave. Sentire parole simili dalla seconda carica dello Stato, che in casi straordinari potrebbe sostituire persino il Presidente della Repubblica, lascia davvero interdetti. Siamo di fronte a una distorsione istituzionale. Il voto, anche referendario, è un diritto costituzionale e un dovere civico. Le istituzioni dovrebbero promuoverne l’esercizio, non ostacolarlo. Chi ricopre cariche istituzionali dovrebbe essere garante della partecipazione democratica, non soggetto attivo del suo indebolimento.

Redazione – Che clima percepite sul territorio rispetto a questi referendum?

Carlo Moretti – Le iniziative si moltiplicano, non solo da parte della CGIL ma anche di molte forze politiche e civiche. Tuttavia, notiamo una grande assenza informativa nei media mainstream: c’è ancora poca consapevolezza, non tanto dei contenuti, ma della stessa esistenza del referendum. Ecco perché il nostro primo obiettivo è stimolare la partecipazione. Poi chiediamo un voto favorevole, un “sì” ai quattro quesiti sul lavoro e al quinto sulla cittadinanza. Ma prima di tutto serve esserci, andare a votare.

Redazione – Cosa risponde a chi sostiene che lo strumento referendario sia poco efficace?

Carlo Moretti – Intanto va ricordato che questi sono referendum abrogativi e che possono incidere direttamente sul quadro normativo. Detto ciò, rispetto chi non condivide il merito dei quesiti, ma è inaccettabile che si tenti di delegittimare il percorso partecipativo. La CGIL non fa di questi referendum uno strumento di contesa politica: li propone perché crede che sia necessario rimettere al centro il lavoro e i diritti. La partecipazione è la base stessa della democrazia. È paradossale che alcuni oggi invitino all’astensione e domani si lamentino del distacco dei cittadini dalla politica.


Lorenzo Esposito (Fisac Banca d’Italia): “La spesa per le armi rischia di cannibalizzare quella sociale”

Redazione – Lorenzo Esposito, esperto di finanza pubblica e delegato sindacale FISAC Banca d’Italia, vorremmo partire con lei da una riflessione più ampia. L’Europa promuove da anni i criteri ESG per investimenti sostenibili. Eppure oggi l’attenzione sembra spostarsi su un piano chiamato Rearming Europe, cioè sulla spesa militare. Non è una contraddizione?

Lorenzo Esposito – Lo è eccome. Negli ultimi anni l’Unione Europea ha fatto sforzi importanti per normare e incentivare la finanza sostenibile, promuovendo la transizione ecologica. Ma questi sforzi sono rimasti a metà. Manca una vera politica industriale europea orientata alla sostenibilità. Al contrario, con Rearming Europe sembra emergere una nuova priorità: il riarmo. E si tenta persino di farlo passare come compatibile con i criteri ESG, il che è palesemente una forzatura propagandistica. In realtà, questa direzione disgrega il progetto europeo: ogni Stato si muove da solo, alimentando dinamiche nazionalistiche.

Redazione – Che conseguenze avrà tutto ciò sul piano economico e sociale?

Lorenzo Esposito – Semplice: più spesa militare significa meno spesa sociale. I parametri europei – deficit al 3%, debito pubblico al 60% – sono rimasti quelli del Trattato di Maastricht. L’Italia, la Francia e altri Paesi sono già ben oltre questi limiti. Se davvero si vorrà destinare il 2, 3 o persino il 4% del PIL alla difesa, bisognerà tagliare altrove. E cosa verrà sacrificato? Scuola, sanità, trasporti, pensioni. Lo si è già detto esplicitamente: bisognerà cambiare la composizione della spesa pubblica. Per un Paese come l’Italia, già in difficoltà nei servizi essenziali, sarebbe un colpo gravissimo.

Redazione – Eppure il piano Rearming Europe è presentato come una leva per la crescita economica. Non è una buona notizia?

Lorenzo Esposito – Attenzione: per funzionare come leva economica, il riarmo dovrebbe diventare strutturale. Ma le armi non si consumano da sole. L’unico modo per farle “consumare” è usarle. È un ragionamento inquietante, ma logico: per giustificare un riarmo permanente servono conflitti continui. È un modello insostenibile e pericoloso, che apre scenari di tensione continua. Inoltre, i benefici economici sarebbero per pochi Paesi: Germania in primis. I Paesi più indebitati, come Italia e Spagna, subirebbero solo i tagli ai servizi. È uno squilibrio evidente, che aggrava disuguaglianze e instabilità.


Conclusione

Grazie a Carlo Moretti e Lorenzo Esposito per aver partecipato a questa puntata de L’Angolo Rosso. Continueremo a parlare dei cinque referendum nelle prossime settimane. Ricordiamo che si voterà domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno fino alle 15. Partecipare è un diritto, esercitarlo è un dovere.

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