
Mentre la letteratura contemporanea sulla gestione aziendale descrive la figura manageriale illuminata come orientata al colloquio e alla coesione con collaboratori e collaboratrici, in BPER osserviamo l’esatto contrario di questo proponimento. Assistiamo a call di gruppo in cui il registro comunicativo del dirigente di turno è improntato alla più disinibita aggressività e nelle quali l’unico fine apparente è sminuire il lavoro svolto per generare un senso diffuso di inadeguatezza (anche di fronte a risultati oggettivamente positivi).
Il leit motiv è sempre lo stesso: focalizzare il tempo lavorativo sull’azione commerciale più esasperata, sovente con ricorso a un velato invito a forzare le trattative commerciali per abbinare prodotti di finanziamento e prodotti assicurativi anche in sottile e sotterranea, perché mai richiesta ufficialmente, violazione delle vigenti normative. La settimana lavorativa è costellata di riunioni, mail e telefonate caratterizzate da toni perentori e richiami all’obbedienza più assoluta ai dettami commerciali, al metodo, arrivando addirittura a sollecitare la delazione di coloro che non soddisfano “il passo atteso”.
Di fronte a questo scenario, una riflessione viene spontanea: una banca che porta a bilancio utili stellari -come negli ultimi esercizi- che bisogno ha di instaurare e alimentare un clima del genere? Perché ogni giorno deve essere campale e ogni campagna commerciale vitale? Perché lavoratori e lavoratrici devono diventare un fattore produttivo in continua competizione, prima ancora che fra di loro, con sé stessi, e colmare così il gap dovuto alla pianificazione scientifica di riduzione degli organici (a sua volta altro fattore produttivo). Questa è la risposta. Occorre però una precisazione: nel lavoro bancario, gli epiloghi negativi dal punto di vista disciplinare non arrivano mai dal mancato raggiungimento degli obiettivi commerciali, ma dalla violazione della normativa e delle incombenze, anche burocratiche, ad essa legate. Incombenze viste, da chi dirige il gioco, come inutili fardelli a cui dedicarsi nei rari ritagli di tempo. Allora, come diceva l’indimenticabile Totò: siamo uomini o caporali?
Chi conosce la risposta, agisca di conseguenza
FISAC CGIL BPER Liguria
“Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”