Toscana – L’Angolo Rosso: “Non restiamo in silenzio”

Questa mattina a Controradio è tornato in onda L’Angolo Rosso, lo spazio quindicinale della Fisac CGIL Toscana dedicato a lavoro, credito e risparmio. La prima puntata di stagione ha affrontato un tema urgente e doloroso: la tragedia di Gaza e le mobilitazioni in corso per chiedere la fine del massacro e il ritorno della legalità internazionale.

Abbiamo raccolto alcuni passaggi della conversazione con Carlo Moretti, Segretario Fisac CGIL Toscana, e Giancarlo Albori, presidente dell’associazione Casa Palestina – Fuori Fuoco.

“Una mobilitazione che non può fermarsi”

D. Carlo Moretti, la CGIL Toscana è stata presente in più occasioni con iniziative e fiaccolate. Perché questa costanza?

R. «Perché siamo davanti a una tragedia che non può lasciarci indifferenti. Israele continua a ignorare risoluzioni ONU e decisioni delle corti internazionali, perpetuando un massacro contro la popolazione palestinese. Da mesi ci mobilitiamo: dalle fiaccolate a Firenze con istituzioni locali, all’iniziativa di digiuno a staffetta di fine agosto, fino alle manifestazioni in Versilia. La CGIL non si limita all’aiuto umanitario: rivendichiamo il ripristino della legalità internazionale e continuiamo a sostenere iniziative come la Global Flottiglia».

“Informare, per muovere i governi”

D. Giancarlo Albori, qual è il cuore dell’azione di Casa Palestina – Fuori Fuoco?

R. «Allargare il più possibile l’informazione. Solo così i cittadini possono organizzarsi e spingere i governi a uscire dalla loro compromissione con Israele. Non è una guerra tra due stati: è una guerra condotta da Israele contro la popolazione palestinese. In questi giorni sosteniamo la Global Flottiglia e, dall’11 al 14 settembre, promuoviamo a Massarosa la rassegna Cento artisti per Gaza: scultori, fotografi, pittori hanno risposto a una chiamata alle arti, non alle armi. Le loro opere saranno esposte e messe all’asta. Sarà un’occasione per unire bellezza e resistenza».

“La corsa al riarmo non è inevitabile”

D. Moretti, intanto in Parlamento si vota sull’aumento delle spese militari. Che lettura ne dà?

R. «Assistiamo a un ritorno della logica della guerra. Dopo la pandemia si parlava di transizione ecologica, ora le risorse vengono dirottate sulla difesa. È una nuova corsa agli armamenti, simile a quella di inizio Novecento. A trarne profitto sono banche, fondi e assicurazioni che investono nell’industria bellica. Noi dobbiamo fare pressione affinché i fondi pensione adottino criteri di finanza etica e disarmata, e bloccare i flussi di denaro verso le armi. Il sindacato, anche a livello europeo, deve alzare la voce. Non possiamo restare a guardare».

“Un appello alla politica”

D. Un messaggio conclusivo?

R. «Non restiamo in silenzio. Lo diciamo alla politica, ai fondi di investimento, a chi alimenta questi conflitti: fermatevi finché siete in tempo. Perché il tempo sta scadendo e rischiamo una tragedia che non riguarderà solo Gaza, ma il mondo intero».

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