Toscana – L’Angolo Rosso: Palestina, armi e diritto internazionale

Nella nuova puntata de “L’Angolo Rosso”, il quindicinale sul lavoro, credito e risparmio a cura di Fisac CGIL Toscana, si è discusso di Palestina, commercio delle armi e diritto internazionale. In studio, il Segretario Generale della Fisac CGIL Toscana Paolo Cecchi e Paolo Pezzati, Humanitarian Policy Advisor di Oxfam Italia.

Perché questa puntata è stata definita “speciale”?

D: Paolo Pezzati, avete parlato di una puntata speciale. Perché?

Paolo Pezzati (Oxfam Italia): «Perché affrontiamo un tema che i decisori pubblici non trattano in modo serio e concreto: il massacro in Palestina ad opera del governo israeliano. Nonostante la gravità, le soluzioni politiche e diplomatiche possibili non vengono prese in considerazione».

Qual è il contenuto della petizione di Oxfam contro il commercio delle armi a Israele?

D: Oxfam ha lanciato una petizione molto seguita. Ce la racconti?

Paolo Pezzati: «Oxfam è presente in Palestina dal 1950 e a Gaza dagli anni ’80. Dopo il 7 ottobre abbiamo assistito a crimini di guerra e contro l’umanità. Per questo chiediamo all’Italia e alla comunità internazionale: cessate il fuoco, accesso umanitario a Gaza, rilascio di ostaggi e detenuti palestinesi e soprattutto l’interruzione della vendita di armi a Israele. È un obbligo previsto dalla legge 185/90 e dal trattato internazionale sul commercio delle armi. Purtroppo, il nostro Paese non lo sta rispettando».

Quali basi legali sostenete per questa iniziativa?

D: Avete citato decisioni importanti della Corte di Giustizia.

Paolo Pezzati: «Sì. Il 26 gennaio 2024 la Corte ha riconosciuto la plausibilità della violazione della Convenzione sul genocidio. Il 19 luglio 2024 ha dichiarato l’illegalità dell’occupazione israeliana e l’obbligo del ritiro dalle colonie. Questi non sono auspici politici, ma obblighi di legge internazionale. Da qui nasce la nostra campagna, promossa insieme a oltre 80 partner internazionali, di cui 20 italiani».

Chi sostiene la campagna in Italia?

D: Avete raccolto un fronte molto ampio.

Paolo Pezzati: «Sì, hanno aderito realtà come Amnesty International, ARCI, ACLI, Lampi, Libera, Fondazione Finanza Etica, Rete Pace e Disarmo, insieme a molte ONG italiane attive in Palestina. È un fronte trasversale che difende i diritti umani e il rispetto del diritto internazionale. Ora vogliamo allargare la coalizione anche al mondo del lavoro e dell’economia».

Qual è il ruolo del sindacato in questa battaglia?

D: Paolo Cecchi, la CGIL si è mobilitata da tempo.

Paolo Cecchi (Fisac CGIL): «Fin dall’inizio del massacro a Gaza abbiamo organizzato mobilitazioni in tutte le province toscane, culminate nello sciopero generale e nelle grandi manifestazioni del 19 settembre. Migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere la fine del massacro e il riconoscimento dello Stato di Palestina».

Perché il riconoscimento dello Stato di Palestina è così importante?

D: Non sarebbe solo un gesto simbolico?

Paolo Cecchi: «Tutt’altro. Sarebbe un atto politico concreto. Primo: darebbe unità al mondo occidentale contro il genocidio a Gaza. Secondo: metterebbe pressione contro i coloni israeliani che occupano illegalmente la Cisgiordania. Terzo: sarebbe una risposta anche contro Hamas, che è sempre stato contrario alla soluzione dei due Stati.

Riconoscere la Palestina significherebbe dare un messaggio di pace in un mondo che investe sempre più in armi, togliendo risorse ai servizi essenziali come la sanità».

Firma la petizione di OXFAM

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