Gruppo Bper: la Coppa Cobram


 

In uno dei film della saga cinematografica di Fantozzi, il capo della fantomatica azienda in cui lavora il Ragioniere, Visconte Cobram, costringe ogni anno gli impiegati a partecipare ad una massacrante gara ciclistica che da lui prende il nome, con esiti tragici per i partecipanti, comici per chi assiste al film.

Nella nostra azienda non si arriva a questi eccessi, ma non mancano gare tragicomiche: alzi la mano chi non ha mai partecipato a riunioni di Area o di Direzione Regionale nelle quali sono state fatte affermazioni del tipo: “La nostra Area è una delle ultime: dobbiamo recuperare”, oppure “La nostra DR è vicina a diventare la prima: facciamo uno sforzo ulteriore”.

Quello che dovrebbe essere un lavoro diventa una continua gara tra dipendenti, con l’assillo di dover essere i primi. Se ci pensiamo bene, in realtà la gara non è tra le persone, e neanche tra i territori: a gareggiare tra loro sono i dirigenti a capo di queste strutture. Loro sanno che dal posizionamento che otterranno potrà dipendere la loro carriera e l’ammontare dei loro premi. Una gara in cui vincono in pochi, e perdono quasi tutti. Perdono le lavoratrici e i lavoratori: se il loro territorio è in coda alla classifica subiranno forti pressioni per recuperare, se si trova in cima le pressioni saranno altrettanto forti per non perdere posizioni. Alla fine, i loro premi per una gara nella quale non era previsto che vincessero qualcosa, saranno una pessima qualità di vita, tanta ansia, e un crescente senso di inadeguatezza. Sì, perché le gare non finiscono mai e si alternano senza soluzione di continuità tra campioni d’autunno, campioni d’inverno, campioni di una notte di mezza estate; e alla fine, il segnale che arriva a colleghi e colleghe è che qualunque cosa facciano non sarà mai abbastanza. E questo, a lungo andare, rischia di essere molto pericoloso anche per l’Azienda.

Per quanto sia scontato, è ovvio che un conto è partecipare a gare insensate, un altro è impegnarsi nel proprio lavoro: che è ciò che fanno quotidianamente migliaia di lavoratrici e lavoratori di Bper, spesso con riconoscimenti del tutto inadeguati, se non inesistenti. Ottenere buoni risultati è il presupposto per assicurare ad ognuno di noi la tranquillità economica, che inevitabilmente passa per un buon andamento dell’azienda. Ma questo non può giustificare la creazione di un clima tossico di esasperata competezione.

Alla base delle delle gare c’è un’altra grossa stortura: il terreno su cui ci si confronta.
Aree e DR vengono misurate sulla percentuale di raggiungimento degli obiettivi. Che non possono essere discussi: sono giusti per definizione, il dogma su cui poggia l’attività commerciale delle banche. E invece, essendo frutto di algoritmi che cercano di approssimare la realtà, presentano un margine d’errore che può portare a distorsioni anche notevoli.
Per cui può succedere che una filiale ottenga una redditività importante ma inferiore a quella che secondo l’algoritmo avrebbe dovuto raggiungere, e chi ci lavora venga trattato da lavativo, mentre un’altra che guadagna sensibilmente meno, ma sulla quale l’algoritmo aveva riposto aspettative minori, finisca per svettare nelle classifiche. L’eventualità che ci sia un errore di valutazione a monte non è contemplata.

L’obiettivo è giusto ed intoccabile. O meglio, è sempre giusto, ma non sempre intoccabile. Perché nel momento in cui si lancia una nuova gara, si può pensare di aggiungerci qualcosa. Oppure si può modificare l’obiettivo in corso d’anno qualora ci si accorga che troppe persone lo stanno raggiungendo: e anche allora si ritocca verso l’alto. L’obiettivo è giusto, ma… fino ad un certo punto.

Sarebbe forse opportuno che chi continua a fomentare queste gare, tragicomiche quanto la Coppa Cobram, si soffermasse a valutare se davvero sono utili alla Banca, ed a considerare i danni che possono produrre nel morale di chi lavora, che in un’ipotetica gara ciclistica sarebbe trattato peggio dei gregari, cioè di quei corridori costretti a sobbarcarsi il grosso dello sforzo pur di veder vincere il proprio capitano, ma che almeno alla fine si dividono con lui i premi vinti.

Ma il tempo per fermarsi a riflettere non c’è, sta partendo una nuova campagna con le inevitabili classifiche. E allora, citando Fantozzi: “Vadi Ragioniere. Alla bersagliera!

 

Pulsante per tornare all'inizio