Firenze: Microsoft Teams ti spia?

Segretario Atrei, nelle ultime ore molti lavoratori e lavoratrici sono preoccupati dalla notizia che una nuova funzione di Microsoft Teams sarebbe in grado di rilevare automaticamente la loro posizione tramite la rete Wi-Fi aziendale. Si parla addirittura della fine della “pausa caffè”. Cosa stiamo realmente vedendo?

Prima di tutto occorre riportare la questione nel suo perimetro reale: anche quando parliamo di tecnologie nuove, come quelle integrate in Teams, il quadro normativo in Italia non cambia.

Il punto centrale rimane l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/1970), che vieta l’uso di impianti e apparecchiature finalizzati al controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.

Qualsiasi tecnologia – sia essa videocamere, badge, software, app o funzionalità Wi-Fi – se consente anche indirettamente di controllare la prestazione lavorativa, può essere utilizzata solo a determinate condizioni molto rigide:

  • deve rispondere a esigenze organizzative, produttive o di sicurezza,
  • deve essere oggetto di un accordo con le rappresentanze sindacali aziendali (RSA/RSU),
  • in assenza di accordo, serve un provvedimento dell’Ispettorato del Lavoro.

Se questo non accade, l’utilizzo è vietato. Punto.

Ma la norma è stata modificata dal D.Lgs. 151/2015. Questo cambia qualcosa?

No, non cambia la logica di fondo. Il D.Lgs. 151/2015, nell’ambito delle deleghe del Jobs Act, ha aggiornato l’art. 4 dello Statuto per tenere conto degli strumenti digitali.

Ma non ha autorizzato alcun controllo libero o automatico sulla posizione o sulle attività dei lavoratori.

La modifica introdotta prevede che:

  • gli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione (PC, smartphone, software aziendali) possano generare dati;
  • ma anche in questo caso il datore di lavoro deve informare in modo chiaro e completo su quali dati vengono raccolti e per quali finalità;
  • e soprattutto quei dati non possono essere usati per finalità di controllo a distanza, salvo che vi sia il percorso autorizzatorio previsto.

Il decreto, insomma, non apre a nuovi poteri di sorveglianza: ribadisce che la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore viene prima di ogni altra cosa.

Qual è allora il messaggio per i lavoratori che oggi si sentono preoccupati?

Il messaggio è molto semplice:

  • Nessuna tecnologia può scavalcare lo Statuto dei Lavoratori.
  • Nessun datore di lavoro può attivare strumenti di controllo senza accordo sindacale o autorizzazione.
  • Nessuna app può diventare un “localizzatore” senza limiti.
  • Ogni utilizzo improprio sarebbe illegittimo e immediatamente impugnabile.

Come FISAC CGIL Firenze monitoriamo costantemente tutte le evoluzioni tecnologiche negli ambienti di lavoro, e siamo pronti ad intervenire in ogni contesto aziendale per tutelare i diritti e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori.

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