Bnl: No non siamo tutti uguali

Prospettiva: Periodico a cura della FISAC/CGIL del Gruppo BNL – BNP Paribas N.5

“L’azienda attua una politica paternalistica di aumenti “ad personarn”, di “relazioni umane”, di divisione tra lavoratori; di corruzione di dirigenti sindacali e di attivisti aziendali con qualche successo. Governo e padroni fanno ogni sforzo per indebolire, screditare, umiliare il Sindacato..” cronaca italiana degl’anni cinquanta,ai tempi del governo Scelba.
Queste righe sembrano essere state scritte da qualche cronista, forse un po’ di parte, nostro contemporaneo. Certo viene naturale pensare, alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi anni e al di là delle dichiarazioni, purtroppo ancora accade, non lontano dalla nostra azienda e spesso anche in alcuni territori della nostra azienda, che la storia si ripropone, anzi, alcuni atteggiamenti si riproducono con più veemenza e scaltrezza da parte dei cialtroni, meschini e disonesti di turno.
Qualcuno tra i colleghi, leggendo, potrebbe riconoscere quale portatore di queste caratteristiche qualche “figuro” che negl’ultimi tempi si aggira nei locali della nostra azienda millantando filantropia, capacità e vocazione pari ai padri nobili fondatori del Sindacato nel nostro paese e nella nostra azienda. Chiariamoci da subito, ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Quello che è più preoccupante è la crescente incapacità di discernimento, la disillusione che ormai pervade una parte, sempre più crescente, di società civile, la subalternità di analisi sui processi di cambiamento che ci stanno attraversando, la deresponsabilizzazione delle scelte di natura politica e sindacale che quotidianamente operiamo. Questa condizione ci pone senz’altro in una posizione di svantaggio rispetto a chi negli anni passati ha dovuto fare i conti con i così detti “sindacati gialli” (denominazione con cui si indicano i sindacati creati e controllati dagli imprenditori, presenti negli Stati Uniti negli anni venti e dichiarati illegali con la legge Wagner (National Labor Relations Act, o “Legge sui rapporti nazionali di lavoro”) del 1935.); non fosse altro che all’epoca una maggioranza crescente di lavoratori aveva la capacità di individuare ed emarginare certi individui.

In Italia lo statuto dei lavoratori (legge n.300 del 1970) nell’articolo 17 proibisce ai datori di lavoro e alle loro associazioni di costituire e finanziare associazioni sindacali dei lavoratori.
Il divieto suddetto, peraltro, non esclude l’esistenza dei sindacati gialli, in quanto le finalità perseguite dal datore di lavoro o da istituzioni e gruppi di potere portatori di interessi contrari ai lavoratori possono essere realizzate da sindacati costituiti, sostenuti e organizzati da lavoratori compiacenti alla volontà del datore di lavoro o di tali istituzioni e gruppi di potere, a volte al solo scopo di ricevere in cambio piccole prebende che si possono limitare anche ad usufruire di diritti frutto di conquiste sindacali costate anni di battaglie fatte dai nostri padri. Queste piccinerie non sono meno disoneste di chi tra i lavoratori approfitta d’istituti di protezione e garanzie pur non avendone legittimità. Non sta certo a noi giudicare chi siano i buoni e chi i cattivi, quello che auspichiamo per il bene dei lavoratori, e che la scelta di far parte di un’organizzazione sia consapevole e corrisponda all’idea di sindacato che ognuno di noi ha che non può essere certo di un piccolo tornaconto personale ma bensì d’interesse collettivo, sapendo che l’obiettivo finale padronale è che nelle aziende non rimanga traccia di un’organizzazione indipendente dei lavoratori. Il sindacato, nella misura in cui deve continuare ad esistere, deve essere un semplice alleato dell’azienda nella ricerca della produttività e del massimo profitto. Tutto deve subordinarsi a questo.
Qual è la tua idea di sindacato?

Comunicato

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