Inform@fisac febbraio 2015 n.1

Renzi: «10 banche popolari dovranno diventare spa entro 18 mesi»

 

Dl del governo: gli istituti con almeno 8 miliardi di patrimonio dovranno trasformarsi Sindacato contrario: «A rischio posti di lavoro». Ncd: «Non lo votiamo a scatola chiusa»


Il governo ha deciso di trasformare dieci banche popolari in società per azioni entro i prossimi 18 mesi. «Attraverso l’articolo 1 di questo decreto legge interveniamo sulle banche popolari, non su tutte ma sulle banche popolari con un patrimonio superiore agli 8 miliardi. Sono 10 in Italia che in 18 mesi dovranno superare il voto capitario e diventare società per azioni. È un momento storico» ha spiegato il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri. Ma la manovra non incontra il favore dei sindacati di categoria e del Nuovo Centrodestra, alleato di governo: «A rischio posti di lavoro»

 

Renzi: «Necessari elementi di innovazione»

«Dopo 20 anni di dibattito interveniamo attraverso un decreto legge», ha aggiunto Renzi -. È tema controverso e dibattuto, le altre banche se vorranno potranno mantenere la fisionomia di popolari, ma queste 10 in 18 mesi dovranno trasformarsi in Spa» superando il voto capitario (per il quale ogni socio è titolare di un singolo voto indipendentemente dal numero delle azioni possedute o rappresentate). Renzi ha sottolineato che non c’è «nessun intervento sulle banche di credito cooperativo, non si tratta di danneggiare la storia di piccoli istituti ma di far sì che le banche sul territorio siano all’altezza delle sfide europee e mondiali». Il premier ha sottolineato che «il nostro sistema bancario è solido, sano e serio. Ma ha bisogno di avere elementi di innovazione».

 

La contrarietà del sindacato: « A rischio posti di lavoro»

La riforma delle popolari varata dal governo mette «a rischio posti di lavoro per l’inevitabile avvio di aggregazioni, la possibile perdita fra 18 mesi dell’italianità delle banche a un forte rischio di fronte ai capitali stranieri». È quanto afferma dunque il segretario generale della Fabi, il sindacato maggiormente rappresentativo dei bancari, Lando Sileoni. «Abi e Federcasse – aggiunge –dimostrino intelligenza politica rivedendo loro posizioni di incomprensibile chiusura sui contratti di lavoro dei bancari».

 

Ncd: «Non votiamo a scatola chiusa»

Ma anche Ncd, per bocca del capogruppo Nunzia De Girolamo non approva la riforma: «Le Banche popolari e quelle di Credito Cooperativo – dice in una nota la De Girolamo – sono da sempre un punto di riferimento sul territorio e un sostegno imprescindibile per piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, liberi professionisti e famiglie. Ed è proprio per questo che, a scatola chiusa, non siamo disponibili a votare provvedimenti volti a tutelare la grande finanza a discapito delle piccole realtà economiche». Più dura Giorgia Meloni: «Una vergogna, il Governo amico della grande finanza colpisce ancora». E il «dissidente» del Pd Fassina esprime anch’egli le sue riserve: «Renzi attua un altro fondamentale capitolo dell’agenda della Troika»

 

«Popolari più forti»

La trasformazione delle principali banche popolari in Spa «renderà le banche popolari più forti» ha spiegato invece il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. «È una misura che rafforza il sistema bancario italiano che andrà sempre meglio man mano che la ripresa si consolida – ha aggiunto Padoan – è interesse del sistema bancario e dei consumatori». «La scelta quantitativa» con l’applicazione del decreto a dieci grandi banche popolari «concilia la necessità di dare una scossa forte preservando però in alcuni casi una forma di governance che ha servito bene il Paese» ha aggiunto Padoan. «Andranno valutati in futuro altri suggerimenti di modifica della governance». Dunque, «gradualità ma indirizzo chiaro» ha sottolineato il ministro dell’Economia.

 

Le banche coinvolte

Ma quali sono le banche toccate dalla riforma? Si tratta delle 10 più importanti banche popolari italiane. La classifica mostra ai primi posti Ubi, Banco Popolare, Bpm e Bper tutte quotate così come le valtellinesi Creval e Popolare di Sondrio. Quotata anche Banca Etruria, mentre fuori dal listino restano le due big venete: Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La decima, con attività tangibili per oltre 9 miliardi, è la più grande popolare del Mezzogiorno: la Popolare di Bari. Il sistema delle popolari conta complessivamente su 70 istituti con 9.248 sportelli e 1,34 milioni di soci. Le banche popolari distribuiscono circa un quarto degli impieghi in Italia e hanno attivi complessivi per 450miliardi. Non sono coinvolte dalla riforma, quindi, una sessantina di banche.

 

Fonte: Il Corriere della Sera

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