Inform@fisac dicembre 2014 n.1

A proposito di sciopero: qualche riflessione


Gentili colleghi,
chiediamo la vostra attenzione per alcuni minuti: le comunità umane si sono sempre distinte per il ruolo, più o meno centrale, che l’individuo ha svolto nei confronti della società: vi è sempre stato bisogno di un contemperamento fra libertà del singolo e bisogni comunitari; sempre ve ne sarà.

Gli ultimi lustri hanno consolidato, purtroppo, un’idea individualistica e poco solidale della società, una visione del mondo in cui il singolo deve sbrigarsela da solo, facendo affidamento sulle proprie forze. Ci si scorda che le pensioni di vecchiaia, quelle per l’invalidità, i diritti del lavoratore, la tutela sindacale, la sicurezza sul lavoro, la sanità pubblica sono il risultato mirabolante di lotte comuni di cui, ancora oggi, godiamo i benefici. Tutte queste misure sono anche la prova di quanto poco conti la forza individuale, isolata dalla comunità. Un tempo valeva il “tutti per uno”, ora sembra prevalere l’”ognuno per sé”.

La morale richiama i latini “mores”, i costumi e le tradizioni che distinguono un popolo; l’etica si rifà all’“ethos” greco, cioè al comportamento. In questi anni abbiamo osservato esterrefatti il dissolvimento dell’una e dell’altra; impotenti davanti a uno sfacelo che percepivamo e che pure, vigliaccamente, bollavamo come inevitabile: la furbizia dei potenti, infatti, sta nel far passare per “necessità storica e naturale” ciò che è una loro mirata scelta. Col vostro comportamento avete modo di testimoniare a quale visione della vita aderite, a quali costumi siete avvezzi, avete occasione per dichiarare se siete a favore della comunità o dell’interesse del singolo.

Noi aderiamo allo sciopero a tutela del principio di contrattazione sindacale, nell’interesse pubblico e a difesa anche dei vostri diritti.

A chi dice che è vergognoso scioperare perché saremmo “presunti privilegiati”, replichiamo che se sprofonda l’apice della scala salariale, ancor di più lo farà la base; ricordiamo che il nostro stipendio ci consente una vita dignitosa e autonoma e che il non dover chiedere sostegno ai nostri genitori o parenti e il non dover mendicare assistenza ad alcuno non è un privilegio ma un diritto dell’uomo che lavora.

A chi dice che “ce lo possiamo permettere”, “che guadagniamo bene” replichiamo che proprio perché ce lo posso permettere, siamo ancora più tenuti a farlo. Aggiungiamo, peraltro, che queste stesse ragioni potrebbero indurci a restare in ufficio, a non subire una trattenuta in busta paga, magari a lucrare straordinario e, comunque, a metterci alla finestra sperando che i problemi collettivi siano risolti da qualcun altro.

A chi oppone impegni di lavoro o timori o altre necessità, più o meno stringenti, controbattiamo: se questi calcoli opportunistici li avessero fatti i rivoluzionari francesi di fine ‘700, i partigiani italiani degli anni ’40 e gli operai degli anni ’70, astenutisi dal lavoro per settimane intere, dove saremmo adesso? Ancora a bere olio di ricino, a servire la gleba, a fare il saluto romano, a supplicare il nostro capoufficio di darci da lavorare per portare a casa da mangiare, sotto costanti minacce di ogni genere?

A chi afferma che lo sciopero è inutile, opponiamo che è ancora più inutile subire in silenzio le scelte autoritarie e sleali di chi ci comanda, foriere peraltro di un grave danno alla libertà sindacale, cioè a un bene pubblico, anche nostro e vostro.

Siate franchi con voi stessi e vi accorgerete che molte delle presunte necessità o delle difficoltà cui vi appiglierete sono meri calcoli di convenienza. Pensate, per un attimo, a quanto la “convenienza” e l’”opportunismo” abbiano danneggiato e danneggino le vostre vite e quelle di chi avete intorno, rendendovi più soli, più pavidi, più tristi e, in definitiva, meno liberi.

Siate arditi e non temete il giudizio di chi vi sta sopra: è un vostro diritto scioperare e, aderendo, aiuterete il bene pubblico a tornare al centro dell’attenzione, legittimando, ancor più, l’autorevolezza delle vostre censure politiche.

Non riducetevi a leggere gli articoli della Costituzione mentre il mondo va per altra via: siatene interpreti, testimoni e argini.

Scusandoci in anticipo per l’eventuale disturbo arrecato, vi auguriamo buon lavoro.

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