Inform@fisac novembre 2014 n.2

Contratto Bancari: è rottura, sarà sciopero!

 

Categoria mobilitata, sciopero generale a gennaio


Rotte trattative su rinnovo contratto, Abi conferma posizione su pregiudiziali

Dopo la rottura delle trattative tra sindacati e Abi per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, “la Fisac Cgil si mobilita assieme a tutte le Organizzazioni del Credito, con la costruzione di un vasto programma di assemblee con l’indicazione dello sciopero generale da realizzare a gennaio”. E’ quanto afferma il segretario generale della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, Agostino Megale.

“Questa mattina abbiamo dovuto registrare da parte di Abi la conferma delle sue posizioni, senza quel cambiamento radicale che avevamo richiesto, a partire dal superamento della pregiudiziale d’intervento sul costo del lavoro, ovvero scatti d’anzianità e Tfr. Proprio per questo – prosegue -, nel riconfermare le priorità della nostra piattaforma, abbiamo detto a chiare lettere all’associazione dei banchieri che il permanere di questo atteggiamento pregiudiziale impedisce una trattativa ed un negoziato fondato sulla pari dignità”.

Da qui, aggiunge Megale, “la rottura delle trattative voluta nei fatti da ABI e la costruzione di un programma di assemblee con l’indicazione dello sciopero generale da realizzare nel mese di gennaio. Ricordo che il contratto nazionale di lavoro rappresenta la carta costituzionale per tutti i lavoratori e lavoratrici del settore e che siamo in campo, e ci batteremo unitariamente, per conquistare il rinnovo del contratto“.

I segretari di Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca hanno ribadito che al tavolo per il rinnovo del contratto con l’Abi, rappresentata da Alessandro Profumo, non c’è stata l’apertura attesa e le “pregiudiziali” sono rimaste invariate. Il dito viene puntato soprattutto contro il blocco della ristrutturazione degli scatti e la revisione del calcolo del Tfr; oltre che l’area contrattuale, l’inflazione e gli inquadramenti. “Il punto politico attuale – ha spiegato Agostino Megale della Fisac – e che Profumo a nome dell’Abi ha rappresentato ancora una volta la stessa posizione delle precedenti. Non c’è stato quel cambio radicale che avevamo chiesto. Si è fatta l’ora che i banchieri facciano loro i sacrifici”. Per Sileoni “c’è uno scontro politico in atto: loro vogliono interrompere la dinamica di crescita automatica del costo del lavoro e far pagare ai lavoratori il prezzo della crisi. Ora l’Abi probabilmente disdetterà il contratto nazionale ma si assume anche una responsabilità enorme nei confronti del paese. A questo punto partirà una fase organizzativa interna alle rappresentanze sindacali con riunioni e assemblee a partire dal 15 dicembre e anche a febbraio”. La proposta di contratto dell’Abi comporterebbe a partire dal 2015 tagli sul costo del lavoro per 500-600 milioni e per chi entra oggi nel mercato del lavoro significa dire 3.200 euro in meno all’anno di stipendio, ovvero il 20% e il 10% in meno per la pensione. Insomma, “il sistema bancario pensa di scaricare sui lavoratori il costo della crisi quando il vero problema è l’attivo deteriorati delle banche”.

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