Inform@fisac novembre 2014 n.2

 

Rapine in banca (e alla BPER)

 

Due rapine in filiali BPER la settimana scorsa: sul tema scottante delle rapine in banca dirigenti sindacali e RLS della FISAC CGIL sono attivamente impegnati sulla prevenzione ed a tutela della sicurezza e della salute di chi lavora.

Raccomandiamo di prestare particolare attenzione all’approssimarsi delle festività natalizie, definite periodo ad alto rischio di attacchi criminosi.

Non tutte le notizie sono però negative: le rapine in banca registrate nel primo semestre del 2014 sono 271, il 49% in meno rispetto allo stesso periodo del 2013 e dal 2007 al 2013 le rapine consumate ai danni degli sportelli bancari sono diminuite del 68%. In calo anche l’indice di rischio: da 9,1 rapine ogni 100 sportelli nel 2007 ad appena 1,7 oggi, un indicatore che avvicina la situazione italiana a quella del resto d’Europa.

 

I dati del primo semestre 2014

Nonostante il leggero calo degli sportelli bancari presenti sul territorio, risulta in netta flessione anche il cosiddetto indice di rischio, ossia il numero di rapine annue ogni 100 sportelli, pari nel 2014 a 1,7 contro un valore di 3 rapine ogni 100 sportelli del 2013. Vale la pena di ricordare che nel 2007 il numero di rapine ogni 100 sportelli era pari a 9,1: in pratica l’indice di rischio era quasi il sestuplo di quello del 2014. In calo del 39% anche il bottino complessivo rapinato, pari a 7 milioni di euro, mentre il bottino medio per evento è risultato di poco
superiore ai 27 mila euro.

 

Grandi città più sicure

Il calo delle rapine sta caratterizzando tutto il territorio nazionale, gli attacchi sono in diminuzione da Nord a Sud. In particolare le rapine risultano in calo in 15 regioni e in tutte le maggiori province italiane, a cominciare da Milano (dove sono passate da 71 a 17, con un calo del 76%) e da Roma (dove sono passate da 45 a 20, con un calo del 56%).

Ma la caduta degli episodi sta caratterizzando anche Rimini (-92%, da 13 rapine a una soltanto), Firenze (-83%, da 12 a 2), Siracusa (-70%, da 10 a 3), Torino (-66%, da 29 a 10), Palermo (-56%, da 16 a 7) e Napoli (-46%, da 22 a 12).

Le numerose azioni che le banche stanno sviluppando per contrastare il fenomeno rapina si stanno rilevando efficaci: dalla limitazione dell’uso del contante a una maggiore automazione allo sportello e a un uso più diffuso delle tecnologie, da un’attività di informazione e formazione del personale sempre più capillare a un’intensificazione della collaborazione con le Forze dell’ordine. Proprio per quanto riguarda questo ultimo aspetto, è sempre più intensa la sinergia tra le banche da un lato e Prefetture e Forze dell’ordine dall’altro. Il Protocollo d’intesa per la prevenzione della criminalità in banca è ormai operativo su tutto il territorio nazionale.
Dagli ultimi dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno emerge come la percentuale di autori di rapine scoperti è salita al 51% nel 2013, anche grazie alle immagini fornite dalle banche.

L’ABI, nel comunicato del 2012, non si limita ad allertare le banche associate ma passa ad elencare una serie di consigli e raccomandazioni utili a prevenire oltre all’invito a rispettare gli impegni previsti nel Protocollo per la prevenzione delle criminalità in banca sottoscritti con le Prefetture.

Continuano a diminuire le rapine in banca. Ma come vengono effettuate e quanto sono traumatiche?

La principale missione di qualsiasi Servizio Sicurezza delle banche è, infatti, la tutela dell’incolumità delle persone e questo si estrinseca attraverso due imprescindibili linee di indirizzo:

  • la mitigazione del rischio rapina, ovvero ridurre la probabilità del verificarsi dell’evento;
  • la mitigazione della magnitudo o dell’intensità della rapina, una volta che questa si è verificata, contenendo il rischio che la stessa procuri danni fisici/psicologici.

Il nuovo concetto di magnitudo o intensità di una rapina sta ad indicarne la traumaticità, intesa come capacità di arrecare trauma fisico o psichico alle persone coinvolte. Da qui deriva l’esigenza di misurare l’intensità di una rapina. Se infatti esistono diversi indicatori quantitativi per analizzare la numerosità delle rapine (variazione %, rapine ogni 100 sportelli), non era ancora ben definito un indicatore che ne misurasse la gravità.

 

L’indicatore

Primo obiettivo è stato quello di individuare le variabili che potessero avere influenza su un indicatore di
intensità su 10 variabili delle rapine:

  • Esito della rapina
  • Bottino sottratto
  • Durata della rapina;
  • Vie di accesso dei malviventi
  • Numero di rapinatori
  • Armi utilizzate dai rapinatori
  • Presa di ostaggi
  • Presenza di morti/feriti
  • Presenza di feriti lievi/malori
  • Mascheramento dei rapinatori.

 

Le aree a maggiore intensità media di rapine

Le analisi elaborate per l’anno 2013 hanno evidenziato che il valore medio dell’intensità delle rapine in Italia è stato pari a 27,9. A livello provinciale le rapine più gravi si sono verificate a Napoli (indice di intensità pari a 42,1), a Salerno (41,5) e Reggio Emilia (41,5).

Dalle analisi territoriali sono emerse tre aree geografiche particolarmente “calde”: la prima comprende appunto le
province di Napoli e Salerno; una seconda zona comprende le province di Reggio Emilia e Parma; la terza infine è caratterizzata da 4 province della costiera adriatica: 3 province abruzzesi Chieti, Pescara e Teramo e la provincia di Ancona. Nella classifica delle 10 province con la più alta intensità figurano anche Viterbo ed Agrigento.

Ma ci preoccupa un verificarsi delle rapine se causato dalla riduzione delle spese dedicate a fronteggiare gli eventi criminosi di cui sono oggetto i colleghi e la clientela delle agenzie: la tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori è fondamentale e non può essere considerata in alcun caso come merce sulla quale poter negoziare o attuare politiche di risparmio.

Riportiamo qui il testo sulla valutazione del rischio rapina; sintesi del parere espresso dall’ASL Milano ed alleghiamo la Circolare ABI su Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro :

 

Per una compiuta analisi dell’evento rapina è necessario distinguere il diverso impatto che lo stesso fenomeno ha sulla sicurezza sociale, quella richiesta dal cittadino ed affidata alle istituzioni, sulla sicurezza del patrimonio aziendale, che definita come security è affidata alla valutazione del rischio d’impresa, e sulla sicurezza del luogo di lavoro che la legge affida alla responsabilità del datore di lavoro.

Rischio sociale (SOCIAL) In ciascuno dei tre scenari esposti, l’evento rapina è un accadimento criminoso, un pericolo sociale che lo stato deve tenere sotto controllo con attività di prevenzione e con attività di repressione.
Per un accordo volontario tra pubblico e privato lo stato, su sollecitazione dell’ABI – sindacato datoriale di categoria

  • ha sottoscritto tramite le Prefetture provinciali Protocolli d’intesa che mirano a promuovere sul territorio opportune forme di collaborazione con l’obiettivo di prevenzione del rischio sociale e protezione sociale in caso di evento:
  1. prevenire l’evento criminoso agendo su due parametri: appetibilità del bottino e vulnerabilità della custodia dei
    valori (PREVENZIONE)
  2. favorire l’individuazione e la cattura dei responsabili (PROTEZIONE).

Rischio patrimoniale (SECURITY) Lo stesso evento criminoso rappresenta un pericolo anche per il patrimonio di ogni azienda con rischi di natura economica e di immagine anch’essi valutati e ricondotti entro i valori di accettabilità che ciascuna azienda ritiene di dover adottare.
Anche in questo caso il rischio rapina è un rischio aziendale che viene tenuto sotto controllo, riducendo il rischio stesso, riconducendolo entro limiti di accettabilità e gestendo il rischio residuo non eliminabile, attraverso un processo di risk management che prevede attività pianificate di prevenzione antirapina e di protezione dei danni patrimoniali in caso di accadimento:

  1. prevenire l’evento criminoso al di fuori dei luoghi aziendali agendo su due parametri: appetibilità del bottino e accessibilità alla custodia dei valori (PREVENZIONE )
  2. contenere l’evento criminoso agendo su due parametri: riduzione del bottino e vulnerabilità della custodia dei valori (PROTEZIONE di 1^ livello)
  3. ridurre il danno patrimoniale (ammontare del bottino, danni alle attrezzature ed ai luoghi di lavoro, perdita di operatività con interruzione di pubblico servizio, perdita di immagine), stipulando polizze assicurative a copertura e garanzia dei danni da rischio residuo (PROTEZIONE di 2^livello).

Rischio sicurezza e salute sul luogo di lavoro (SAFETY) Dopo l’intervento della UE, il datore di lavoro nel redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (D.L.vo 81/08) deve valutare TUTTI i rischi compreso il rischio rapina ed adottare gli accorgimenti più opportuni per ridurre il rischio stesso, riconducendolo entro limiti di accettabilità e gestendo il rischio residuo, altrimenti non eliminabile, attraverso un processo di risk management che prevede attività pianificate di prevenzione dell’evento rapina e di protezione della salute in caso di accadimento, non certo voluto né prevedibile, ma pur sempre possibile.

L’approccio tradizionale dell’evento criminoso che aveva individuato il pericolo sociale o patrimoniale nel pericolo costituito dall’evento rapina deve essere spostato dall’evento criminoso agli attori principali di quest’ultimo: i rapinatori.
Infatti il rischio per il lavoratore e per la clientela deve essere individuato nel comportamento dei rapinatori nella loro interazione in un luogo di lavoro che, organizzato per attività diverse, vede il rischio, esogeno portato dall’esterno, come un vero e proprio rischio interferenziale e, come tale, trattato:

  1. prevenire e mantenere l’evento criminoso al di fuori dei luoghi aziendali agendo ancora sugli stessi due parametri: appetibilità del bottino e accessibilità alla custodia dei valori (PREVENZIONE di 1^ livello), tenendo però conto che le tecnologie e gli strumenti utilizzati per ridurre tali parametri possono risultare ininfluenti, se non addirittura antitetici, con gli obiettivi di tutela dei diritti dei lavoratori: salute, sicurezza, privacy, e come tali accuratamente valutati.
    Senza entrare nel merito della valutazione dei modelli OSSIF è fuori dubbio che non possano essere utilizzati indifferentemente per il rischio security e per il rischio safety.
    Nell’evento rapina, se il pericolo costituito dal rapinatore non crea interferenze con il luogo di lavoro e non introduce rischi aggiuntivi per i lavoratori è solo perché viene tenuto al di fuori.
    E’ come un attacco al caveau in giorni festivi, come un appalto di lavori edili fuori dell’orario di agenzia, in orari notturni o festivi, eliminando la possibile interferenza si elimina il conseguente rischio pur non eliminando l’evento stesso.
  2. superato il 1^ livello di prevenzione, siamo nell’ambiente di lavoro dove occorre prevenire e contenere il rischio introdotto dall’agente esterno (l’attività predatoria, criminosa, del rapinatore, lavoratore criminale, nell’ambiente di lavoro, intervenendo e limitando il più possibile la conseguente esposizione al rischio dei lavoratori/lavoratrici/clientela.

In analogia con un classico rischio fisico o chimico o con il sempre più normato rischio incendio, qualora tale rischio non possa essere completamente eliminato dal luogo di lavoro, occorre agire per ridurre i tempi di esposizione all’agente nocivo e promuovendo comportamenti virtuosi (informazione, addestramento, simulazione, corretti ed adeguati comportamenti, piani di emergenza) dei sottoposti all’esposizione (PREVENZIONE di 2^ livello).
Quando poi l’evento rapina, incidente, è ormai avvenuto si pone il problema di ridurre il danno subito, infortunio, sia per circoscrivere il numero dei soggetti coinvolti sia per l’entità dei danni per traumi fisici e/o danni psichici correlati alla rapina, per nesso di causalità.

Anche in questo caso si tratta di valutare e contenere il danno patrimoniale aziendale, connesso alla salute dei dipendenti coinvolti (PROTEZIONE di 1^ livello) e/o agli interventi risarcitori -a favore di dipendenti, clienti, aventi causa -con polizze assicurative a copertura e garanzia dei danni da rischio residuo (PROTEZIONE di 2^ livello).
Alla protezione di 1^ livello saranno da associare le procedure e gli interventi di primo soccorso necessari per stabilire p.e.i dati clinici di partenza sia in merito ai traumi fisici riscontrati – reali -sia a quelli psichici potenziali.

E’ evidente che per avere elementi significativi diagnostici, terapeutici o peritali di valutazione degli eventuali danni psichici, l’infortunio/malattia in caso di rapina debba essere considerato solo come potenziale e quindi, sottoposto, da parte del medico competente, con l’eventuale collaborazione di specialisti, a specifico protocollo medico di sorveglianza e valutazione con attività di aggiornamento e controllo programmate nel tempo.

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