Il Segretario Generale Agostino Megale e la Segreteria Nazionale hanno firmato l’appello
Un’imposta dello 0,1% da applicare sugli acquisti e le vendite degli strumenti finanziari di carattere speculativo e dello 0,01% da applicare sui cosiddetti derivati, «colpevoli» come si sa di gravissime distorsioni sui mercati. Si tratta di quella che è stata chiamata la «Tobin tax europea», sulla quale si discute da anni senza che si sia potuti arrivare a una conclusione a causa delle opposizioni di alcuni Paesi dell’Unione, capitanati dal Regno Unito. Eppure, più di un anno fa il Parlamento europeo, con una iniziativa partita dal gruppo dei Socialisti e Democratici, ha votato l’istituzione dell’imposta e diversi parlamenti nazionali, tra cui quello italiano, hanno discusso in varie forme la proposta: ma il mancato consenso nelle istituzioni comunitarie ha fin qui impedito di raggiungere il risultato. Il valore economico dell’iniziativa è evidente. L’imposta, secondo i calcoli del Parlamento europeo, frutterebbe circa 60 miliardi di euro l’anno: una formidabile boccata di ossigeno per le esauste casse comunitarie che, per una volta, non verrebbero finanziate ricorrendo a tagli e sacrifici nei Paesi dell’Unione ma facendo pagare una minima parte del dovuto alle istituzioni finanziarie, le quali sono spesso le responsabili delle difficoltà di bilancio che assillano l’Europa. Sarebbe, quindi, un primo segnale importante della volontà e della capacità della politica europea di regolamentare i mercati finanziari. Ma sarebbe anche un chiaro segnale in controtendenza, in un tempo in cui le scelte economiche dei governi e delle grandi tecnostrutture internazionali tendono a scavalcare o a ignorare tout court i poteri delle rappresentanze democratiche e degli stessi parlamenti nazionali.
Il segretario Generale della Fisac Cgil Agostino Megale e tutta la Segreteria Nazionale della Fisac Cgil ha aderito all’appello.